Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

L’ultima di Maroni: si può stare nei Cie fino a 18 mesi

Italia-razzismo
Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma quelle voci di corridoio sul decreto in materia di immigrazione già fanno discutere. Il provvedimento in questione andrebbe a completare il recepimento della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari e dei loro familiari nel territorio italiano.

Nella scheda di sintesi del decreto, presentata dal ministero dell’Interno, si legge che, tra gli altri adeguamenti, ci sarà anche il prolungamento del «periodo di permanenza nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) fino a 18 mesi». Nonostante gli altri punti possano agevolare il rimpatrio volontario, quei 18 mesi fanno venire i brividi, soprattutto se si pensa alle condizioni, precarie sotto ogni punto di vista, in cui si trova la maggior parte dei Cie italiani. Non a caso il semplice annuncio del provvedimento ha già determinato qualcosa di assai simile a una “rivolta” nel Cie di Ponte Galeria, l’altro ieri. Un Cie dove attualmente sono “ospitati” oltre duecento tra uomini e donne e dove le condizioni igienico sanitarie tendono a deteriorarsi ogni giorno che passa: la prospettiva di dover prolungare la propria permanenza in quell’orribile “non luogo”, è destinato a produrre quegli effetti. Il ministro Maroni a Pontida domenica scorsa, ha tenuto a precisare che il decreto è stato pensato per «dare una risposta alla limitazione posta da sentenze che interpretavano le direttive europee in modo molto più favorevole ai clandestini rispetto alla nostra interpretazione». Insomma viene tutto ridotto alla lotta tra Stato e irregolari il cui epilogo è noto: vince chi ha il coltello dalla parte del manico. E indovinate chi è, a impugnare quel manico.
20 giugno 2011

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