Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 settembre 2012

Consiglio d’Europa: la tragedia del Mediterraneo monito per i Paesi Ue. “Ecco cosa succede a far passare sotto silenzio le tragedie”.
Dura presa di posizione della senatrice olandese Tineke Strik che ha condotto l’inchiesta sul naufragio dell’imbarcazione non soccorsa dai mezzi Nato.
Immigrazioneoggi, 11-09-2012
“Una nuova intimazione per l’Europa. Altri naufragi nel Mediterraneo. Decine di morti annegati: molte donne, tanti bambini. Ecco che cosa succede quando si lascia passare sotto silenzio tragedie umane come quelle dei mesi scorsi”. È quanto ha dichiarato ieri a Strasburgo la parlamentare olandese Tineke Strik che, per conto dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha condotto l’inchiesta sul naufragio dell’imbarcazione dei migranti non soccorsi, nonostante l’SOS e l’avvistamento del natante in avaria da parte di militari della Nato.
“È un problema di cui deve farsi carico tutta l’Europa – aggiunge la parlamentare olandese – perché questa povera gente non va in Italia né in Turchia: fugge dalla violenza e dalla guerra, dalle epidemie e dalla fame. Lasciano i Paesi in guerra, in Siria o altrove, e sbarcano nei Paesi più vicini che, però, non sono la loro meta. Cercano un Paese dove non ci siano guerra né persecuzione. Ecco perché tutta l’Europa deve contribuire a dare asilo e protezione ai profughi, non possiamo stare inerti a guardare e limitarci a dire poverini”.



Migranti in balia del mare salvati al largo di Pantelleria
Evitata un'altra tragedia del mare: i naufraghi, partiti tre giorni prima da Bengasi, in Libia, erano in acqua, aggrappati allo scafo da due giorni. L'intervento della Guardia di Finanza
la Repubblica, 11-09-2012
Un altro viaggio della speranza stava per finire in tragedia. Un gommone carico di immigrati diretto in Sicilia era in balia del mare, 20 miglia nord ovest di Pantelleria. I migranti erano in acqua aggrappati allo scafo da due giorni e, come spiegano dalle Fiamme gialle, "poco tempo sarebbe rimasto per salvarli". L'intervento, scattato a seguito di una telefonata giunta alla Guardia Costiera, ha permesso al guardacoste della Guardia di Finanza di Trapani di dirigersi subito in zona, iniziare le ricerche e trovare i naufraghi in tempo per salvarli. I naufraghi risulterebbero essere profughi libici partiti da Bengasi tre giorni prima.



Pantelleria, salvati 11 profughi libici
I migranti erano aggrappati a un gommone da due giorni quando sono stati avvistati dalla Guardia di Finanza
Corriere della sera, 11-09-2012
Un gruppo di immigrati nordafricani a bordo di un gommone in balia delle onde è stato salvato dalla Guardia di Finanza nel Canale di Sicilia. Gli extracomunitari, che si trovavano a 20 miglia a Nord Ovest dell'isola di Pantelleria, da due giorni erano aggrappati all'imbarcazione che rischiava di andare a fondo. I migranti hanno riferito di essere partiti dalla Libia tre giorni fa. Ad allertare i soccorsi è stata una telefonata giunta alla Guardia Costiera.



Tunisia, misteri sul naugragio I posti di blocco anti-fuga
Grava il sospetto che a gettare in mare gli immigrati siano stati gli stessi "scafisti". Il governo tunisino ha deciso ora di muoversi, seppure con i tempi della burocrazia, rafforzando i controlli lungo le strade e le spiagge delle zone, soprattutto al Sud, tradizionali punti di partenza dei natanti carichi di disperati diretti in Italia. Governanti alla festa di matrimonio durante i funerali delle vittime
la Repubblica, 10-09-2012
TUNISI - Il trauma vissuto di fronte all'ultimo naufragio dell'imbarcazione tunisina, a poche miglia da lampedusa, dove c'è il fondato sospetto che ad annegare siano state centinaia di persone, è ora alimentato anche dall'alone di mistero che circonda ques'ennesima tragedia, anche perché c'è chi avanza l'ipotesi che siano stati lgli stessi "scafisti" a buttare in mare le persone, per alleggerire "il carico". Lo stesso trauma, tuttavia, ha avuto come conseguenza diretta quella di riaccendere l'attenzione sulla Tunisia e sul fenomeno incessante dell'immigrazione verso l'Europa, che sta di nuovo riemergendo, dopo mesi in cui le novità politico-istituzionali di quel paese avevano lasciato immaginare che invece fosse quanto meno in fase di esaurimento. Il governo tunisino ha deciso ora di muoversi, seppure con i tempi della politica e della burocrazia, facendo le prime mosse, annunciate dal ministro degli Esteri, Rafik Abdessalem, la più importante delle quali è il rafforamento dei posti di blocco lungo le strade e le spiagge delle zone (soprattutto nelle regioni del sud) tradizionale punto di partenza dei natanti carichi di disperati diretti in Italia.
Le due ragioni del calo delle fughe. Una misura che, per la verità, avrebbe dovuto essere già in vigore, perché era uno dei punti sui quali le autorità tunisine si erano impegnate con l’allora ministro degli Interni, Roberto Maroni, quando il fenomeno era al suo zenith e il sistema di soccorso e assistenza italiano quasi al collasso, sotto la spinta di migliaia di disperati pronti a tutto. Gli episodi di emigrazione irregolare si erano comunque rarefatti, sostanzialmente per due motivi. Il primo, più evidente, era per il fatto che, in base all’ accordo, tutti i tunisini arrivati dopo la firma dell’intesa e intercettati dalle forze dell’ordine italiane, sarebbero stati immediatamente rimpatriati. Il secondo, meno evidente, ma più efficace, era relativo al "passaparola" tra gli aspiranti emigranti sul rigore delle misure adottate per chi arrivava sulle coste italiane. Ora il governo tunisino sta cercando di correre ai ripari, anche perché l’osservanza dell’ accordo era alla base di un programma di aiuti concessi dall’Italia, sia in termini concreti (materiale), che di cooperazione (formazione del personale militare).
Politici in festa durante i funerali. Altro punto delle nuove misure riguarda una informazione diretta ai tunisini delle classi meno abbienti (e quindi potenzialmente futuri emigranti) sui problemi nei quali potrebbero incorrere per le loro scelte e anche per illustrare le prospettive di lavoro in patria. Misure queste ultime che sono state accolte in Tunisia con grande scetticismo, in un periodo in cui il governo (e per esso il partito confessionale Ennahdha, che ne costituisce il nerbo) è sotto accusa per molti motivi, e tra essi anche per l’apparente distacco con cui ha appreso la notizia delle decine di persone che sarebbero perite in mare. E qualche sito ha titolato "venti matrimoni e 50 funerali" per ricordare che, nelle ore in cui si cercavano le vittime del naufragio, molti esponenti del governo hanno presenziato sorridenti ad uno sposalizio collettivo benedetto da Ennahdha.
La lenta riconversione dei Media. Un'analisi di qualche mese fa della situazione dei media tunisini ha messo in evidenza come i giornali soprattutto non resistano alla tentazione di  sottolineare quasi esclusivamente gli elementi di "rottura rivoluzionaria" o su quelli che invece fanno registrare una continuità con la situazione precedente. Altro elemento assai evidente è quello legato all'approccio alla parità di genere, tra norme realmente innovative e altri vincoli sociali. Se infatti, da un lato, la legge elettorale tunisina ha imposto la parità perfetta e l'alternanza di uomini e donne nelle liste dei candidati, pena l'esclusione della lista dalla competizione elettorale, i risultati del monitoraggio rivelano le resistenze dei media all'inclusione di soggetti femminili nel discorso politico. Insdomma i Media tunisini appaiono affaticati in questa fase di riconversione - specialmente tra quelli che godono di finanziamenti pubblici - da organi di propaganda a strumenti al servizio dei cittadini.



Il condono e gli immigrati
la Repubblica, 11-09-2012
Tito Boeri
È in guerra dichiarata contro l’evasione fiscale. Eppure anche il Governo Monti un mini-condono contributivo lo ha varato. È la sanatoria degli immigrati che permetterà ai datori di lavoro che abbiano in questi giorni versato una somma forfettaria di mille euro di regolarizzare lavoratori immigrati assunti irregolarmente. A fronte di questo versamento una tantum, si creerà debito, perché i lavoratori regolarizzati acquisiranno maggiori anzianità contributive, dunque in prospettiva pensioni più alte. Bene sottolinearlo prima che a qualcuno venga in mente di utilizzare le entrate della sanatoria per finanziare spesa corrente anziché per ridurre il debito pubblico.
Vero che la misura vuole recepire una direttiva comunitaria contro lo sfruttamento degli immigrati per troppo tempo ignorata e offrirà per la prima volta ai lavoratori immigrati la possibilità di regolarizzarsi cooperando con la giustizia. Ma l’iniziativa spetta comunque al datore di lavoro ed è molto difficile che i casi di caporalato e sfruttamento degli immigrati vengano alla luce, senza un forte rafforzamento dell’attività ispettiva. Inoltre la procedura di regolarizzazione è preclusa a datori di lavoro a basso reddito, quindi taglia fuori molte delle irregolarità più dure. Tra l’altro il principio della soglia è aberrante: solo i ricchi possono partecipare ai condoni!
Probabile che molti datori di lavoro utilizzino questa opportunità per sanare irregolarità diffuse e prolungate nel versamento dei contributi. Non si tratta di casi isolati. Secondo l’unica indagine rappresentativa degli immigrati irregolari condotta sin qui in Italia (dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti nel 2011 campionando le aree ad alta intensità di immigra-ti), questi sarebbero circa un quinto del totale, quindi più di un milione. Questo spiegherebbe anche perché il Censimento, che andando casa per casa copre anche gli immigrati irregolari, abbia scoperto un milione di immigrati in più di quelli stimati dalle statistiche ufficiali, che campionano la popolazione a partire dall’anagrafe, quindi tra chi ha un regolare permesso di soggiorno. Inoltre potranno beneficiare della sanatoria anche datori di lavoro che abbiano assunto irregolarmente lavoratori regolarmente immigrati.
Come tutte le sanatorie ex-post, anche questa rischia di offrire un messaggio ai datori di lavoro che in questo momento non pare certo opportuno: è possibile farla franca perché tanto, prima o poi, ci sarà un nuovo condono. Anche il più inflessibile dei governi, quello che sin qui si è impegnato di più nella lotta all’evasione, nel mezzo di una crisi del debito pubblico che non consente di abbassare la guardia, vi consente di mettervi in regola. Dunque quando si tornerà alla normalità della politica italiana, sanare irregolarità contributive sarà ancora più facile.
L’unico modo di evitare di offrire questo messaggio, consiste nell’accompagnare il provvedimento con una riforma delle norme sull’immigrazione che le rendano più efficaci nel contenere il fenomeno del lavoro irregolare tra gli immigrati. Ci vuole, in altre parole, un forte segnale di discontinuità rispetto alla normativa esistente. Bisogna dimostrare nei fatti di voler voltare pagina e di usare la sanatoria per ripartire da zero. Ma questo segnale di discontinuità proprio non arriva. La legge Bossi-Fini ha compiuto quest’estate dieci anni, un’eternità se si pensa agli immensi difetti di cui ha fin da subito dato prova, tant’è che la costosissima burocrazia su cui si doveva reggersi non è mai stato creata. È una legge che si basa su di una doppia ipocrisia. La prima è che sia possibile assumere e magari formare la massa dei lavoratori poco qualificati prima ancora che questi arrivino in Italia. La seconda ipocrisia è che l’immigrazione possa essere resa temporanea semplicemente con un tratto di penna: dimezzando la durata del permesso di soggiorno, impedendo che ogni rinnovo allunghi la durata del periodo in cui si è regolari e introducendo un contratto di soggiorno che vincola la presenza regolare al fatto di avere un lavoro, al termine del quale bisogna tornare a casa se non si trova lavoro entro sei mesi. Che si tratti di ipocrisie, lo provano le tre sanatorie (per un totale sin qui di più di un milione di regolarizzazioni) varate da quando è in vigore quella legge. Il fatto è che gli immigrati vengono assunti solo dopo che sono in Italia e rimangono ben oltre la durata del loro permesso di soggiorno. Lo sanno tutti eppure nessuno osa proporre di cambiare la legge. Meglio andare avanti di sanatoria in sanatoria, permettendo in non pochi casi alla politica a livello locale di trattare gli immigrati come persone transitoriamente da noi, cui è possibile precludere l’accesso alle graduatorie per le case popolari, l’accesso all’assistenza sociale o addirittura la possibilità di mandare i figli a scuola, soprattutto in prossimità di elezioni, salvo poi dover far passi indietro di fronte all’azione della magistratura.
Per tornare a crescere abbiamo bisogno di adottare una politica dell’immigrazione diametralmente opposta, che sia selettiva negli ingressi e investa nell’integrazione dei nuovi arrivati, anzichè creare eserciti di irregolari. Si può premiare con la concessione direttamente del permesso di soggiorno chi ha meno problemi di assimilazione e che può fin da subito contribuire a realizzare quelle nuove idee imprenditoriali che sono il motore della crescita. Il nostro Paese in questa crisi sta perdendo moltissimi giovani talenti, peggiorando ulteriormente un saldo migratorio del capitale umano che già prima della Grande Recessione ci faceva perdere circa 6 laureati per ogni persona con istruzione terziaria che riuscivamo ad attrarre da altri paesi. Per far arrivare da noi i cervelli dei paesi emergenti e farli restare il più a lungo possibile bisogna evitare che ci sia discriminazione nelle assunzioni contro gli immigrati permettendo anche a chi non è cittadino italiano di accedere ai concorsi pubblici e di iscriversi agli albi professionali.
Nell’elenco di cose fatte elaborato dal Consiglio dei ministri a fine agosto l’immigrazione figura all’ultimo posto e non a caso. Prevale nell’esecutivo una forma di autocensura che aumenta all’avvicinarsi della scadenza elettorale. Ma non accompagnare il condono contributivo con una riforma delle politiche dell’immigrazione darebbe un segnale di lassismo a chi evade le tasse proprio mentre si sta cercando di contrastare davvero l’evasione. I contributi degli extracomunitari sono troppo importanti per la sostenibilità del nostro sistema di protezione sociale: già oggi versano ogni anno 6 miliardi all’Inps senza peraltro in molti casi maturare (o richiedere successivamente) prestazioni previdenziali. E nella disgrazia della crisi di credibilità dell’Italia, c’è anche il vantaggio di avere gli occhi del mondo puntati addosso. L’annuncio di una svolta nelle nostre politiche dell’immigrazione, di una chiara volontà di voler attrarre lavoro qualificato dall’estero, non passerebbe certo inosservato.



Immigrati, su internet le soluzioni (regolari?) per chi non ha un datore di lavoro
Un neonato sito internet, come denuncia oggi il portale Stranieriinitalia 1, promette l'impossibile. Il sito in questione 2 parla chiaro. Basta leggere la sua homepage: "Il tuo datore di lavoro non ti offre la possibilità di avere la sanatoria? Non sei in possesso dei documenti per provare che eri in Italia da dicembre 2011? Ti mancano i requisiti? Se la tua risposta a queste domande è "SI", allora possiamo aiutarti". Pagando
la Repubblica, 10-09-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Sei un immigrato irregolare senza datore di lavoro? "Nessun problema, te lo troviamo noi". Devi provare la tua presenza in Italia prima del 31 dicembre 2011 ? "Tranquillo, possiamo darti noi i documenti che cerchi". Basta pagare, chiaramente. Ecco le scorciatoie per la regolarizzazione 2012. Il primo a muoversi è il web, con una serie di offerte "impossibili".
La sanatoria 2012. In cosa consiste? "I datori di lavoro, che occupano irregolarmente alle proprie dipendenze da almeno tre mesi lavoratori stranieri presenti nel territorio nazionale ininterrottamente almeno dal 31 dicembre 2011, possono dichiarare la sussistenza del rapporto di lavoro allo sportello unico per l'immigrazione". Le dichiarazioni di emersione sono presentate esclusivamente con modalità informatiche dalle ore 8 di sabato 15 settembre 2012 alle ore 24 di lunedì 15 ottobre 2012". Fatta la norma, trovato l'inganno.
La giungla delle offerte on line. Un neonato sito internet, come denuncia oggi il portale Stranieriinitalia 3, promette l'impossibile. Il sito in questione 4 parla chiaro. Basta leggere la sua homepage: "Il tuo datore di lavoro non ti offre la possibilità di avere la sanatoria? Non sei in possesso dei documenti per provare che eri in Italia da dicembre 2011? Ti mancano i requisiti? Se la tua risposta a queste domande è "SI", allora possiamo aiutarti". Strano, no?
Il sito dei "miracoli". I dettagli arrivano sulla pagina "Cosa offriamo?". Vediamoli. Primo caso: "Sei irregolare e non hai la prova di presenza sul territorio italiano prima del 31 dicembre 2011? Soluzione: possiamo fornirti tramite il nostro servizio la prova originale che necessiti, completamente verificabile. Condizioni: il documento verrà spedito all'indirizzo che ci fornirà l'immigrato (consigliamo di usare un indirizzo di un amico o di un conoscente per ovvie ragioni di sicurezza) in circa 7 giorni". Secondo caso: "Sono irregolare ma il mio datore di lavoro non ha i requisiti per farmi la sanatoria, oppure non ho il datore di lavoro. Soluzione: Siamo in grado di offrirti un datore di lavoro con i requisiti, disposto ad assumerti".
I costi. I prezzi? Una bazzecola: si va da un minimo di 800 euro (per avere i documenti di presenza in Italia) a un massimo di 8.500 (per ottenere un datore di lavoro che ti metta in regola). Come si paga? "Il pagamento deve essere effettuato con sistemi di trasferimento di denaro Western Union o MoneyGram. Per non creare problemi al momento dell'invio consigliamo di effettuare invii suddivisi per importo non superiore ad Euro 900.00 cadauno. Per ragioni di sicurezza comunicheremo di volta in volta i nominativi ad ogni cliente via SMS esclusivamente, per cui sarà necessario che il cliente fornisca un numero di telefono valido".


 

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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