Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 settembre 2011

 

Evasioni di massa a Ponte Galeria  «Al Cie situazione esplosiva»
Quarta fuga in un mese di immigrati dal centro di identificazione. L'allarme del garante dei detenuti: intervenga il prefetto, condizioni peggiori del carcere
Corriere della Sera, 14-09-2011
Alessandro Fulloni 
ROMA - Quarta evasione di massa da Ponte Galeria. Molti dei fuggitivi erano approdati a Lampedusa nei mesi scorsi, soccorsi dalla Guardia costiera mentre erano in fin di vita, privi di acqua e cibo, sul punto di affondare nelle carrette del mare o di morire per asfissia stipati sotto coperta, respirando i letali fumi dei motori diesel. Nigeriani e senegalesi che hanno attraversato il Sahara. Tunisini ed egiziani che si sono imbarcati a Tripoli, la capitale libica incendiata dalla guerra civile. E che una volta sbarcati in Italia, per conoscere il loro destino non hanno voluto aspettare i 18 mesi di attesa – in condizioni simili a quelle della detenzione – al Cie ( centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria, tra Fiumicino e la Magliana. E alla prima occasione hanno guadagnato la libertà. Fuggendo, venerdì 9, dalla struttura d’accoglienza.
L'ingresso del Cie (Jpeg) UNA FUGA A SETTIMANA - Si tratta, appunto, della quarta evasione consecutiva da luglio. Le ultime 3 si sono registrate da Ferragosto in poi, al ritmo di quasi una a settimana. Scappano in cinquanta, cento, centocinquanta. Nessuno viene ripreso. Ad invogliarli è il fatto che molti di loro hanno il cellulare (in attesa di identificazione non sono infatti detenuti) e possono parlare con altri clandestini che stanno fuori dalle mura del Cie. Amici e conoscenti che insistono, convincendoli: «Appena puoi, scappa. Che stai a fare in quella prigione».
IL GARANTE: «INTERVENGA IL PREFETTO» - Ecco perché ora «occorre un intervento della prefettura - dice il garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni –. La situazione è paradossale. Nel Cie si vive in condizioni durissime, le stesse, se non peggiori, di un carcere. Ma gli agenti in servizio sono 4 o 5 per turno. Un numero insufficiente per fronteggiare i clandestini in attesa di identificazione, anche 300 in certi periodi. Mentre la cooperativa sociale che ha sostituito la Croce Rossa nella gestione di Ponte Galeria non può certo mettersi a svolgere il servizio di vigilanza».
Una protesta di immigrati sui tetti del centro (Ansa) SCAPPATI DOPO IL RAMADAM - Venerdì 9 settembre sono scappati in 21, cogliendo l’occasione di una specie di trasferimento nei «bracci» interni. I fuggitivi hanno scavalcato il muro di cinta, dileguandosi nei campi che costeggiano il vicino argine sinistro del Tevere. Più articolata la terza «grande fuga» dal centro di via Portuense, avvenuta a fine agosto al termine del Ramadam. Gli ospiti della struttura hanno approfittato del periodo di preghiera concesso dalla prefettura. Per consentire digiuno e raccoglimento, ai musulmani era stata autorizzata l’apertura notturna delle camerate. Ma proprio di notte è scoppiata una specie di insurrezione. Sono state divelte le porte di ferro dei bagni, servite per costruire rudimentali piedi di porco con i quali sono state scardinate le cancellate e staccate le inferriate.
SASSAIOLA CONTRO GLI AGENTI - Carabinieri, poliziotti e finanzieri arrivati per sedare la rivolta sono stati accolti dal lancio di sassi. Una specie di «cannoneggiamento» servito per coprire la fuga vera e propria, passata attraverso una cancellata utilizzata come scala usata per arrampicarsi sul muro di cinta. Poi un salto di sotto e sono tutti spariti. Secondo le forze dell’ordine sarebbero scappati 47 tunisini e 33 tra egiziani, giordani, moldavi e bengalesi. Ma le associazioni che operano nel settore dell’assistenza agli extracomunitari riferiscono cifre più alte, e parlano di un centinaio di fuggitivi.
18 MESI PER l'IDENTIFICAZIONE - Numeri che vanno ad aggiungersi a quelli dalle altre due evasioni di massa, una ad agosto e la prima a luglio. All’incirca il copione è lo stesso: ad un certo punto della giornata, in genere verso sera, scoppia un tafferuglio che serve per coprire la fuga durante la quale scappano decine di persone. Che non ne vogliono sapere di attendere i tempi previsti per l’identificazione: in media 8 mesi, con un massimo fissato di 18 mesi fissato dalla legge italiana ma contestato dalla Ue, che lo giudica troppo lungo.
«SITUAZIONE ESPLOSIVA» - Secondo Marroni, «l’ennesima evasione conferma quanto sia complessa la gestione quotidiana degli ospiti del centro dove, nonostante l’attenzione delle forze dell’ordine e degli operatori che gestiscono la struttura, è sempre più problematico garantire il rispetto dei diritti umani». Caldo, affollamento, disperazione degli ospiti e, non da ultimo, «l’allungamento dei tempi di permanenza», sono ingredienti che «contribuiscono a creare una miscela esplosiva - prosegue il Garante - . Bisogna intervenire prima che ci scappi il morto. E di fronte a queste continue fughe, non è improbabile».
 
 
 
Immigrazione, identifi cati due uomini in difficoltà
il Nuovo Molise, 14-09-2011
MONTENERO DI BISACCIA – Interventi dei Carabienieri a Montenero di Bisaccia e a Petacciato: trovati due extracomunitari in difficoltà. Nel corso di un servizio di controllo del territorio, i Carabinieri della Stazione locale hanno rinvenuto nei pressi del centro commerciale “Costa Verde” un minore riverso su una cabina, in precarie condizioni igienico-sanitarie. Prontamente soccorso, il ragazzo, di diciassette anni, ha dichiarato di essere di origine afgana. Le forze dell’ ordine hanno poi provveduto al trasporto del giovane presso l’ospedale di Termoli e al termine degli accertamenti il minore è stato affidato ai servizi sociali. Inoltre a Petacciato i Carabinieri si sono imbattuti in un uomo il quale, a seguito di ulteriori accertamenti, è stato identificato in B.N., 42enne algerino, risultato essere senza permesso di soggiorno. L’uomo, dopo essere stato denunciato per ingresso illegale sul territorio nazionale, è stato accompagnato presso gli uffici della Questura di Campobasso per i provvedimenti di competenza. Ancora una volta questi episodi mettono il luce la complessa tematica dell’immigrazione, intesa come fenomeno che riguarda uomini con alle spalle spesso storie difficili, arrivati nel nostro paese in cerca di una vita migliore e finiti ai margini delle strade, in giacigli di fortuna o in cerca di piccoli guadagni sul litorale durante la stagione estiva. L’immigrazione senza controllo, non può essere incoraggiata ma mai bisogna dimenticare di riservare umanità e comprensione a chi arriva da lontano cercando nella nostra terra una nuova casa.
 
 
 
Islam, riempiranno tutti i quartieri di moschee Pisapia ha deciso di farne dodici: ecco il piano
Oggi il vicesindaco e mezza giunta partecipano al vertice con le comunità musulmane. Tramontata l'idea del grande minareto, si dà il via al nuovo piano. Pisapia intanto anticipa la soluzione: "Realizzare una sede religiosa in ogni quartiere"
il Giornale, 14-09-2011
Alberto Giannoni
Dodici moschee. Una per ciascun centro islamico. Il disegno di Palazzo Marino era già chiaro - una volta accantonato il progetto (tutto elettorale) di un unico grande «duomo dell’islam». Ora è finito nero su bianco anche il numero. Lo ha riportato il «Mattino di Padova»: «Abbiamo deciso di realizzare - avrebbe detto il sindaco, nel corso di un incontro nella cittadina veneta con il collega Flavio Zanonato - dodici moschee in altrettante aree della città, evitando così di costruire un unico centro islamico come invece inizialmente avevamo pensato». Dunque 12 luoghi destinati a ospitare le attività culturali, sociali e anche di culto che le associazioni musulmane conducono, con vario orientamento, nelle attuali sedi, in gran parte piccole, inadeguate e insicure. Ieri sera lo stesso Pisapia ha smentito: «Non è stata presa nessuna decisione né sul numero né sull’ubicazione di questi centri di preghiera».
Sarà dunque dedicato a questo, l’incontro che, come programmato da tempo, oggi sarà ospitato a Palazzo Marino: un vertice con le comunità religiose cittadine a cui parteciperà mezza giunta; oltre al vicesindaco Maria Grazia Guida, ci saranno gli assessori alla Sicurezza, Marco Granelli, allo Sport Chiara Bisconti e all’Urbanistica Lucia De Cesaris. Una formazione che prefigura già un ordine del giorno piuttosto concreto, che va al di là di un semplice dialogo preliminare. Al di là di un lavoro «per commissioni» su temi come la condizione delle donne, la scuola (con l’insegnamento della lingua araba), e il lavoro (si parla del problema della pausa del venerdì, giorno tradizionalmente dedicato alla preghiera più importante). «Si inizierà a ragionare dei luoghi di culto esistenti - conferma Davide Piccardo, portavoce del Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, che ha incassato l’adesione di altre due sigle, fino dunque al numero di dodici - i luoghi devono essere accessibili, dignitosi, trasparenti». Quanto al ruolo del Comune, Piccardo è molto netto: «Le spese le sosteniamo da sempre noi, il Comune non fa le moschee, il ruolo del Comune sarà di accompagnamento nel dialogo con i quartieri e i privati, per dare tranquillità. Il tempo della paura è passato - conclude il portavoce del Caim - i problemi sono di ordine pratico».
Non la vede così il vicepresidente del Consiglio comunale, ed ex assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, del Pdl, che torna a ribadire il suo «no» al progetto di Palazzo Marino. «Da oggi - ironizza De Corato - il Comune si trasforma in un’immobiliare islamica». Dello stesso tenore la posizione della Lega, che con il consigliere Alessandro Morelli, attacca: «Con una giunta come questa, che nel momento di crisi per migliaia di famiglie si occupa di priorità fasulle per la città, capisco le sempre maggiori richieste da parte degli islamici che chiedono permessi di lavoro, pause più lunghe e la creazione di corsi di educazione civica gestiti loro e non dal Comune. Il prossimo passo saranno le madrasse?». Dal Pd Pierfrancesco Majorino fa sapere: «Quello che faremo come istituzione è una verifica approfondita sull’idoneità dei luoghi scelti per il culto».
 
 
 
MMIGRATI: CONVENZIONE GABRIELLI-OIM PER RITORNO VOLONTARIO ASSISTITO
 (ASCA) - Roma, 13 set - Il Commissario delegato per l'emergenza umanitaria legata all'eccezionale afflusso di cittadini dai Paesi del Nord Africa, Franco Gabrielli, e il rappresentante Capo Missione in Italia e a Malta dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), Jose Angel Oropeza, hanno siglato oggi una convenzione per regolare i rapporti tra la struttura del Commissario delegato e l'OIM in merito ad un progetto per il Ritorno Volontario Assistito (RVA) degli stranieri attualmente presenti sul territorio nazionale. Lo riferisce, in una nota, la Protezione Civile.
L'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (Opcm) n. 3958 del 9 agosto 2011 e successive modifiche, infatti, stabilisce che l'OIM gestira' le operazioni di rimpatrio nei Paesi di origine di un primo contingente di 600 stranieri che ne facciano richiesta, disponendo di un finanziamento di 904.792,40 euro posto a carico della struttura del Commissario delegato.
In base alla convenzione firmata oggi, la cui durata coincide con il termine dello stato di emergenza fissato al 31 dicembre 2011, l'OIM provvedera', tramite vettore aereo, al rimpatrio volontario dei migranti, garantendo loro l'assistenza logistica e il trasporto dalle strutture in cui sono ospitati all'aeroporto di partenza.
Considerata la composizione mista dei migranti accolti sul territorio italiano-tunisini con permesso di soggiorno umanitario in scadenza, richiedenti asilo denegati, lavoratori migranti in fuga dalla Libia, l'obiettivo della convenzione, spiega la nota, e' ''quello di promuovere a livello capillare la misura del ritorno volontario assistito tra i migranti potenzialmente interessati a usufruire di questo strumento, al fine di poter rispondere in modo efficace alla gestione dell'emergenza''.
In particolare, l'OIM assicurera' un team di esperti per valutare le richieste di rimpatrio volontario assistito, garantira' il coordinamento con le Rappresentanze consolari di riferimento in Italia e con i propri uffici OIM nei Paesi d'origine e il buon funzionamento dell'attivita'. Il Dipartimento della Protezione civile curera' la collaborazione con i Soggetti Attuatori per favorire ''la massima diffusione della misura del rimpatri volontario assistito e con Questure e Prefetture del territorio per facilitare l'accesso dei migranti a tale strumento''.
 
 
 
OCCUPATI GLI UFFICI IN VIA LUPI DI TOSCANA
Permessi di soggiorno, blitz degli immigrati
Giornale di Brescia.it , 14-09-2011
Permessi di soggiorno, nuovo blitz di protesta degli immigrati. Qualche problema si è registrato questa mattina all'Ufficio immigrati in via Lupi di Toscana a Brescia. Cinque-sei persone infatti, dopo un colloquio con il direttore dello sportello immigrati, hanno deciso di restare per un paio di ore all'interno dell'ufficio in una sorta di occupazione, mentre fuori una ventina di persone hanno dando vita a un presidio. Il tema è sempre quello dei permessi di soggiorno.
Tutto è avvenuto questa mattina quando 5-6 persone, quasi tutti immigrati, hanno raggiunto i locali di via Lupi di Toscana chiedendo di parlare con il direttore dello sportello immigrazione, dottor Camplese. La richiesta è quella di poter velocizzare le pratiche per il rilascio dei permessi di soggiorno.
La risposta è stata che ci sono soltanto due persone preposte alle pratiche e così da parte degli immigrati è arrivata la richiesta da inoltrare alla Prefettura per un aumento del personale. Gli immigrati hanno quindi deciso di restare all'interno dei locali e hanno deciso di sciogliere il presidio esterno e l'occupazione nel momento in cui il direttore Camplese ha promesso loro un incontro martedì prossimo, per dare conto delle novità per quanto riguarda il personale destinato al rilascio dei permessi.
A questo proposito il direttore dello sportello unico ha dichiarato di avere già pronta una relazione per il Prefetto nella quale fa presente le criticità degli uffici di via Lupi di Toscana.
 
 
 
Un blitz nei campi della faida
La Stampa, 14-09-2011
Cinque rom e uno slavo saranno espulsi, altri cinque romeni dovranno lasciare il Paese entro un mese In via Germagnano controllate 176 persone e 52 automobili. 
Due denunciati per abbandono di minori
CLAUDIO LAUGERI
TORINO- Il blitz della polizia scatta alle 7. Gli agenti arrivano nei campi rom di via Germagnano, con il rinforzo di carabinieri e vigili urbani. Controllano tutto e tutti. In modo tranquillo, senza esasperazioni, ma con fermezza. Hanno in mano gli elenchi compilati dagli specialisti del Nucleo Nomadi, voluti a suo tempo da Diego Novelli, sindaco della tolleranza e dell’accoglienza per i rom, presenze difficili da far digerire a una città incupita, macchiata dal sangue degli «Anni di Piombo». Dopo tre ore di controlli, dieci tra rom e slavi finiscono in cella di sicurezza. Cinque (4 rom e uno slavo) saranno espulsi, gli altri (tutti rom) dovranno lasciare l’Italia entro un mese. Tra loro ci sono alcuni «capi» delle comunità che la scorsa settimana si erano prodotte in attacchi e ritorsioni reciproci. 
«Non saranno tollerati ulteriori episodi violenti» aveva spiegato il vicequestore Antonio Politano, dirigente del commissariato Madonna di Campagna, arrivato nei campi con il rinforzo di carabinieri e polizia municipale. Le provocazioni fra le due etnie, però, non si sono fermate. E ieri è arrivata la risposta delle forze dell’ordine. 
Ogni elemento ha un significato, nell’intervento coordinato dal questore vicario Salvatore Sanna. Primo fra tutti, l’orario. I furgoni del Reparto Mobile sono entrati nel campo abusivo di via Germagnano alle 7, quando il sole era già alto. E nello stesso momento, a un centinaio di metri di distanza, i carabinieri bloccavano le uscite del campo occupato dalle famiglie slave. A quell’ora, molti erano già fuori. Ma alle forze dell’ordine non interessava una «retata». E nemmeno volevano trovarsi in situazioni «a rischio», come un intervento al buio. In questo modo, sono stati controllati 65 nomadi (su 250) di origini slave e 111 (su quasi 500) rom. I loro nomi sono stati spuntati sulle liste della polizia municipale, ma sono stati anche inseriti nell’archivio del «Sistema d’indagine» (Sdi) delle forze dell’ordine. Altro messaggio: d’ora in poi, in qualsiasi parte d’Italia, sarà possibile sapere che quelle persone (con tanto di indicazioni sui nuclei familiari) sono state identificate ieri a Torino. Sfuggire al controllo sarà più difficile. 
Poi, ci sono le 52 auto (25 nel campo slavo) ispezionate dalla Polstrada. Una è stata sequestrata perché «fuorilegge». Messaggio che non richiede spiegazione. Come pure la denuncia di due genitori per abbandono di minori. Gli agenti della polizia municipale avevano notato tre bimbi che giocavano in mezzo ai topi, nell’immondizia. «Dove sono papà e mamma?» ha chiesto la poliziotta. «Sono via», hanno risposto i piccoli. Convocati dagli agenti, i genitori sono arrivati di corsa. In tempo per ricevere la notifica della denuncia. 
Il messaggio più importante, però, è stato recapitato di persona ai «capi» delle comunità. Cinque sono stati portati al Cie, in attesa del rimpatrio; altrettanti dovranno lasciare il Paese entro un mese. La modifica alla normativa in materia d’immigrazione, approvata il 2 agosto, prevede la possibilità di espellere dal Paese chi «abbia tenuto comportamenti che costituiscono una minaccia concreta, effettiva e sufficientemente grave ai diritti fondamentali della persona, ovvero all’incolumità pubblica», oppure nell’eventualità di «condanne, pronunciate da un giudice italiano o straniero, per uno o più delitti non colposi, consumati o tentati, contro la vita o l’incolumità della persona». E ieri, la norma è stata applicata alla lettera.
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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