Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 novembre 2010

Costretta a togliere il velo per l'esame della patente
Maghrebina in lacrime. L'esaminatore: "Poteva avere auricolari"
La Stampa, 08-11-2010
BEATRICE RASPA
MANTOVA - «O si toglie il velo o non può sostenere l'esame». È polemica a Mantova per quanto accaduto a una donna magrebina costretta ad abbandonare il hijab, il foulard della tradizione islamica che protegge i capelli ma lascia il vólto scoperto, per poter partecipare al test di teoria della patente. Sabato mattina la giovane immigrata si era recata alla Motorizzazione civile di Valdaro, nella zona industriale della città, dove alle 11 era prevista la prova scritta. Un funzionario, adducendo come spiegazione che il velo avrebbe consentito all'esaminanda di nascondere eventuali auricolari - «Così potrebbe ricevere suggerimenti dall'esterno» - le ha posto l'aut-aut. Umiliata, la ragazza pur di poter sostenere il quiz come tutti gli altri presenti, una decina, si è piegata all'imposizione: è corsa in bagno, si è spogliata del copricapo, e si è ripresentata nell'aula in lacrime. E in lacrime ha affrontato il test, che ha passato senza problemi. L'episodio ha lasciato nello sconcerto il gruppo di ragazzi convocati con lei. A non lasciare cadere la questione, in particolare, è stata Viola Banzi, 18 anni, figlia dell'assessore provinciale alle Politiche sociali e sanitarie Renzo Banzi (Prc): «Sono rimasta allibita - racconta -. Eravamo in fila per la registrazione. Dietro di me c'era questa donna con il foulard in testa, ma il volto era libero e ben riconoscibile. Quando è stato il suo turno le è stato chiesto di
levarsi il velo. Lei ha spiegato che già una volta aveva affrontato l'esame, era stata bocciata, e nessuno le aveva fatto storie». Ma l'addetto, forse inconsapevole del fatto che non esistono leggi italiane che impongono di mostrare in pubblico capelli e orecchie, non ha sentito ragioni: «La ragazza ha protestato, non si capacitava che l'autoscuola o la Motorizzazione non l'avessero avvertita delle nuove norme in vigore - continua la testimone -. Ha sostenuto la prova continuando a piangere». Viola non ha lasciato che l'accaduto passasse sotto silenzio: «Se il timore era un auricolare nascosto bastava farle spostare il foulard. Ho raccontato tutto al titolare dell'autoscuola. Ed è emerso che non è la prima volta che quel funzionario tratta male gli stranieri». Rimbalzata nella comunità islamica la notizia ha destato preoccupazione e rischia di generare strascichi: «Spero sia una questione isolata che riguarda solo quel funzionario - auspica il portavoce, Hammadi Ben Mansour -. Ora rintracceremo la donna interessata, e se lei lo vorrà siamo pronti a fare scattare una denuncia. E abbiamo l'appoggio di molte realtà». Perplesso anche il sindaco, Nicola Sodano (PdL): «Il velo va tolto solo se impedisce il riconoscimento della persona - precisa -. In questo caso non ho capito di quale necessità si trattasse». Zelo dettato da antipatie razziali? «A Mantova gli immigrati sono il 7-8%, siamo in un'isola felice. Reali criticità non ve ne sono. Nemmeno in termini di intolleranza».



Mantova, ragazza musulmana in lacrime. "Poteva avere un auricolare"
Costretta a togliere il velo per fare l'esame della patente
la Repubblica, 08-11-2010
ORIANA LISO
MILANO—Un gesto di strisciante razzismoo, forse, un non meno grave eccesso di zelo nell'applicare le regole. Delle due, l'una: ma a farne le spese è stata una donna musulmana che a Mantova, sabato mattina, si è presentata alla Motorizzazione civile per sostenere l'esame di guida, e per farlo è stata costretta a togliere lo jihab, il velo tradizionale che copre i capelli, le orecchie e la nuca, ma lascia libero il volto. A denunciare l'episodio è stata la figlia dell'assessore provinciale alle Politiche sociali Fausto Banzi, Viola, neodiciottenne, presente alla scena. Il suo racconto -riportato dalla Gazzetta di Mantova - parla di una donna di circa 30 anni a cui, al momento di registrarsi per l'esame di teoria, il funzionario dietro la scrivania avrebbe ingiunto di togliersi il velo che le copriva i capelli. Alla richiesta di spiegazioni da parte della donna - che avrebbe provato a spiegare che la sua religione le impone il velo - l'uomo avrebbe risposto: «Nella foto del documento d'identità è a capo scoperto, lì sotto potrebbe esserci un auricolare. Con il velo addosso, niente esame». Racconta ancora Viola Banzi che la donna, piangendo per l'umiliazione e per l'agitazione, è andata in bagno e ne è riuscita poco dopo a capo scoperto, ha sostenuto l'esame e lo ha superato. Viola Banzi ha raccontato l'episodio al suo istruttore di guida che le ha risposto che già altre volte quel funzionario avrebbe trattato male gli stranieri. Il dubbio, a questo punto, è che il funzionario sia andato oltre il rigore: «Forse bastava far alzare alla signora un lembo del foulard per assicurarsi che non avesse nulla: non conosco a fondo la normativa (ma una circolare ministeriale del 1995 ammette lo jiahb nel riconoscimento di identità, ndr), ma so che le persone vanno rispettate», conclude l'assessore del centrosinistra Banzi.



Costretta a togliersi il velo per fare l'esame della patente

Il Messaggero, 08-11-2010
MANTOVA - Una donna magrebina, di religione islamica, è stata costretta a togliere il velo che le copriva il capo e le lasciava completamente libero il volto, per sostenere l'esame di teoria per la patente di guida. È accaduto sabato scorso alla motorizzazione civile di Mantova. È stato il funzionario che stava registrando gli esaminandi a pretendere che la donna togliesse il foulard.
«Temeva che sotto avesse un auricolare», hanno riferito alcuni testimoni, rimasti colpiti dall'ordine perentorio del funzionario. «Le ha detto chiaramente che se avesse tenuto il velo non avrebbe fatto la prova per la patente -
ha raccontato Viola Banzi, 18 anni, di Mantova, anche lei impegnata nell'esame -. La signora aveva il velo che le copriva il capo e le orecchie ma il volto era perfettamente riconoscibile. La donna aveva confessato che era la seconda volta che sosteneva l'esame e la prima l'aveva fatto regolarmente con il velo. Era sta bocciata, quindi nessuno aveva potuto aiutarla».
Secondo i testimoni la donna, dopo la richiesta è andata in bagno e si è tolta il velo. E' tornata con il viso rigato di lacrime, ha sostenuto la prova teorica e poi l'ha superata. Dalla Motorizzazione, informata di ciò che è avvenuto a Mantova, non è arrivato alcun commento all'episodio.



LO STRAPPO DEI FINIANI

Appalti, gay, immigrati, sinistra: le bugie del leader Fli dall'A alla Z
il Giornale, 08-11-2010
Gian Maria De Francesco
Professa trasparenza a dispetto del contratto Rai alla suocera, predica moralità nonostante l'affaire Montecarlo, su intercettazioni e legge elettorale si smentisce
Roma «Comprereste un'auto usata da quest'uomo?». Si può rivolgere al democratico Gianfranco Fini la stessa domanda che i democratici Usa posero a Nixon nel 1974. La risposta è articolata. Troppe volte Gianfranco ha cambiato bandiera e opinione, mentito, taciuto, brigato perché si possa dargli credito. No, un'auto usata non si può comperare e nemmeno un appartamento a Montecarlo perché l'ha già venduto. Appalti. «Bisogna cambiare le regole per gli appalti in modo da garantire legalità e trasparenza». Come dar torto a Fini? Peccato che l'ottimo presiden¬te della Camera abbia fatto ottenere alla suocera un contratto in Rai (cioè un appalto) ingerendo direttamente nell'azienda e che abbia procurato anche qualche minuscolo affare al «cognatino» per il quale aveva cercato un «minimo garantito» pur se non iscritto all'albo fornitori Rai.
Casini-Crisi. «È impensabile immaginare che l'Udc arrivi gaudente» a sostenere la maggioranza, il premier deve «aprire la crisi» ed «evitare una logica mercantile». È la contraddizione più evidente: Fini rinfaccia aBerlusconi di volerlo sostituire coi centristi, ma è il primo a voler mercanteggiare un governicchio pur di archiviare il Cavaliere.
Etica. «Credo che questo decadimento morale sia la conseguenza della perdita di decoro e rigore di quelli che sono i comportamenti di chi è chiamato a essere di esempio», ha rimarcato il presidente della Camera riferendosi al caso-Ruby. Belle parole ma vuote, soprattutto, se a pronunciarle è colui che ha svenduto un appartamento di Montecarlo di proprietà del suo partito a una società off-shore che fa indirettamente riferimento al «cognato Giancarlo Tulliani. E che continua imperterrito a restare sullo scranno più alto di Montecitorio nonostante sia acclarata l'illiceità del comportamento.
Falchi & Colombe. «Non ci sono falchi e colombe», ha ripetuto ieri. I fatti lo smentiscono. Il povero ministro Ronchi s'è sgolato a rivendicare «quanto di buono ha fatto il governo» e a sottolineare che «bisogna rafforzare il bipolarismo». Per «duri» Briguglio, Bocchino & C bisogna «cogliere l'attimo» per uccidere politicamente il Cav. No, non ci sono falchi e colombe. Sarà stato per qualche altro motivo che qualche giorno fa Granata e Moffa sono venuti alle mani durante un pranzo.
Gay. «Rispettare la persona vuol dire che non si possono distinguere etero e omossessuali». Ormai gli italiani lo sanno Fini combatte a favore dei diritti della comunità gay. Quello stesso Fini che nel 1998 aveva affermato che «un omosessuale dichiarato non può fare il maestro».
Immigrati. «In Europa non c'è movimento politico così arretrato come mi sembra il Pdl, allevato alla peggior cultura leghista». Certo, oggi Gianfry è il teorico della cittadinanza breve. Ma quando raccolse l'eredità almirantiana si proponeva come obiettivo «preservare l'identità culturale e razziale dell'Italia» contro un certo «sindacalismo comunista», contro Confindustria e «qualche prete trafficone». Intercettazioni. Il governo «non ha preso coscienza delle priorità nell'agenda degli italiani, altro che il ddl intercettazioni». Oggi Gianfry è un idolo dei giustizialisti e delle toghe rosse, ma quando con la magistratura ebbero a che fare la ex moglie Daniela Di Sotto e il fedele exportavoce Salvo Sottile nel 2006 il presidente della Camera non fu così leguleio. «Posso capire l'intercettazione di una persona già indagata, ma quando ci sono persone che non c'entrano nulla che hanno solo la colpa di essere mia moglie... È una questione che riguarda la civiltà di un Paese». Oggi Fini non è più chiamato in causa e, quando lo è, fioccano le richieste di archiviazione dei pm, perciò la regolamentazione delle intercettazioni non è più una priorità. Legge elettorale. «Non c'è patto di legislatura se non si ha il coraggio di cancellare una legge elettorale che è una vergogna». Questo è il Fini di Bastia Umbra, ma basta andare indietro di cinque anni e si ritrova il vicepremier Fini Gianfranco difenderne la riforma. «La legge elettorale proporzionale -affermava - è garanzia della difesa della sovranità dei cittadini nelle urne perché se cade la maggioranza, si torna subito al voto». L'esatto contrario del semi-ribaltone prospettato alla convention di Fli. Personalismo. «Altro che rancori personali. Gli uomini passano, le idee restano. Per questo non vi chiederò mai di cantare "Meno male che Gianfranco c'è"». No, il signor Tulliani non fa una politica personalistica. È contrario al culto della leadership. Anche per questo si è fatto un partito a suo immagine e somiglianza nel cui simbolo più della metà dello spazio è occupata dal suo nome. Regole. «Creare un partito di centrodestra che si caratterizzi per un maggiore rispetto delle regole, delle istituzioni», ha pontificato ieri sul Welt am Sonntag. Certo, un partito come An dove tutti i temi erano decisi e stabiliti dal presidente e dove tutti gli «incarichi» dei colonnelli furono azzerati nel 2005 perché sorpresi a criticare privatamente il gerarca Gianfry.
Sinistra. «Non saremo mai subalterni alla cultura della sinistra». Eppure è proprio a sinistra che ieri Gianfranco ha trovato i principali estimatori a cominciare da D'Alema passando per il veltroniano Tonini («È un nuovo Lingotto») per finire con Di Pietro che gli chiede di appoggiare una mozione di sfiducia. E pensare che qualche anno fa bacchettò le intemerate Udc dicendo che «se una dichiarazione di Casini crea entusiasmo nel centrosinistra, forse è sbagliata».
Zattera. «Fli non sarà certo An in piccolo, ma non sarà nemmeno una sorta di zattera della Medusa pronta a accogliere    naufraghi di ogni stagione. Porte aperte a tutti esclusi affaristi e carrieristi». Quando si dice predicar bene e razzolar male. In Parlamento Fli ha accolto tra i suoi ranghi Giampiero.
Catone, ex Udc con alle spalle un arresto per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, mentre tra i consiglieri beneventani recentemente arruolati ce n'è - a detta della pidiellina Nunzia De Girolamo «uno condannato per insolvenza fraudolenta, uno con una serie di rinvìi a giudizio e uno che ha illuso un sacco di lavoratori con una fabbrica
che era un bluff». Ma, per favore, non chiamatela «zattera della Medusa».



Brescia, la protesta per l' immigrazione Blitz della polizia, cariche e scontri

Il Messaggero, 08-11-2010
MILANO (8 novembre) - Ancora momenti di tensione in via San Faustino a Brescia nella zona dove continua la protesta degli immigrati in cima alla gru e dove stamattina all'alba è stato sgomberato il presidio dei manifestanti. Gli stessi manifestanti e le forze dell'ordine sono venuti a contatto più volte e ci sono state azioni di alleggerimento da parte della polizia che ha disperso gli attivisti. Tre le persone fermate per resistenza. È stato portato in questura -potrebbe essere stato arrestato, non solo fermato- anche Umberto Gobbi, portavoce dell'associazione «Diritti per tutti», che stava organizzato il presidio e da un mese si stava battendo per la regolarizzazione degli immigrati. Nel frattempo sulla gru i sei immigrati continuano a camminare avanti e indietro sul braccio della struttura sporgendosi e scandendo slogan tra cui: «Lotta dura senza paura».
Altre cariche con scontri si stanno verificando in via San Faustino a Brescia, le forze dell'ordine hanno disperso i manifestanti che si erano schierati in circa un centinaio, fronteggiando il cordone di sicurezza. Alcuni di loro sono stati portati via con la forza e accompagnati in questura come era avvenuto a più riprese anche questa mattina. Uno dei sei immigrati che manifestano sulla gru a Brescia a 35 metri d'altezza, dopo lo sgombero del presidio, si è messo un cappio al collo assicurando la cima al braccio della struttura. L'uomo è seduto sul braccio della gru con le gambe a penzoloni. I vigili del fuoco, intanto, hanno iniziato le operazioni di collocamento di una rete di protezione sotto la cabina della gru sulla quale si trovano i sei immigrati. Le operazioni di messa in sicurezza sono state interrotte dal lancio di bulloni da parte degli stessi manifestanti. Nel cantiere della metropolitana, in cui è in corso la protesta, è stata portata anche un' autoscala.



radicali, a Brescia situazione molto tesa dopo blitz

libero, 08-11-2010
Milano, 8 nov. (Adnkronos) - "L'irragionevolezza ha prevalso: da stamattina a Brescia si e' deciso di risolvere con la forza l'occupazione che dura da 9 giorni di una gru da parte di migranti frodati dalla cosidetta sanatoria colf-badanti. E' stato sgomberato il presidio sotto la gru con cariche e arresti". E' quanto denunciano i parlamentari radicali Rita bernardini e Marco Perduca.
"La situazione e' estremamente tesa e noi radicali che abbiamo seguito quest'iniziativa sin dall'inizio e abbiamo partecipato anche al corteo di sabato 6 novembre avevamo detto che l'unica soluzione doveva essere il dialogo con questi migranti esasperati dall'insipienza della legge di regolarizzaione di una sola categopria di lavoratori e chiedevamo se, infine, il ministro Maroni non ritenesse fosse arrivato il momento di ridiscutere le diverse posizioni dei migranti di Brescia, per giungere a un accordo rispettoso dei diritti umani".
"A questo punto -concludono- lo chiediamo con sempre piu' urgenza, a maggior ragione avendo ascoltato durante la manifestazione di sabato gli slogan nonviolenti che la caratterizzavano. Non si puo' portare all'esasperazione delle persone che hanno scelto una forma nonviolenta di azione per i propri diritti e naturalmente pur comprendendo la disperazione dei migranti sulla gru li invitiamo a continuare a resistere in modo nonnviolento senza compiere gesti irreparabili".



Milano
Il pranzo di Boeri per la città multietnica

Corriere Della Sera, 08-11-2010
«La città multietnica c'è già e la Padania non esiste». Stefano Boeri, candidato sindaco alle primarie del centrosinistra, ha raccolto ieri a pranzo migliaia di persone italiane e straniere a un tavolata di 400 metri dove sono stati serviti menù di 13 nazionalità. Una grande festa in via Padova, simbolo dell'integrazione, per dire «basta alla politica della paura».



Boeri, cinque promesse agli immigrati  "Subito diritto di voto e luoghi di culto"

In via Padova la giornata multietnica del candidato alle primarie con le comunità straniere
"Milano non può essere ricondotta alla Padania", avverte. "La città deve accogliere il mondo"
la Repubblica, 08-11-2010
ZITA DAZZI
«Diritto di voto amministrativo, luoghi di culto per tutte le religioni, snellimento delle procedure per il permesso di soggiorno e i ricongiungimenti familiari, consulte stranieri in ogni quartiere e coinvolgimento delle comunità e dei consolati nella preparazione dell’Expo 2015». Chiudendo la festa multietnica di via Padova, Stefano Boeri, che correrà alle primarie di domenica prossima, spiega in cinque semplici punti quello che farebbe se diventasse sindaco di Milano. È da un mese e mezzo che ha preso contatti con le comunità straniere e il risultato si vede in via Padova, dove le associazioni degli immigrati gli si stringono attorno con applausi e abbracci, come se fosse già sindaco. Nella ex chiesetta del parco Trotter, dove si tiene il dibattito conclusivo della Tavola del mondo, ci sono centinaia di persone, fra le quali almeno la metà migranti e figli di migranti.
Il pranzo multietnico in via Padova
E Boeri, quando ripete che «Milano non può essere ricondotta alla Padania, Milano guarda il mondo e deve accogliere il mondo», viene accolto da un tifo quasi da stadio dai rappresentanti delle associazioni etniche in città. Spiega in modo molto chiaro il suo programma elettorale. Parla di temi che da anni sono dibattuti nelle comunità, nei forum, nelle riviste e nei convegni dove si affrontano i nodi della questione migratoria.
In sala, oltre a tante facce note delle comunità africane, latine ed asiatiche, ci sono anche gli esperti che studiano l’immigrazione dal punto di vista statistico e sociologico, ci sono docenti e funzionari dei servizi pubblici e delle scuole che si confrontano col tema giorno per giorno, ci sono le associazioni che assistono i clandestini dal punto di vista sanitario e legale.
Boeri questo lo sa, in mattinata è stato a visitare gli immigrati arrampicati sulla torre del Maciachini center in via Imbonati: «La nostra solidarietà a queste persone, che lavorano e che non riescono ad avere i documenti in regola perché la legge Bossi Fini ha creato delle procedure che impediscono alle persone oneste di vivere alla luce del sole e di lavorare in regola, e che impediscono alle famiglie di ricongiungersi». Boeri si impegna in caso di elezione a garantire luoghi di culto, a creare spazi di incontro per gli stranieri, a sostenere le associazioni nei quartieri «perché la sicurezza nei quartieri non si crea col coprifuoco e con l’esercito ma con luoghi di confronto e dialogo stabili fra cittadini, commercianti e immigrati». Applausi a scroscio anche quando promette una «stanza dei quartieri» a Palazzo Marino.
Poi il microfono passa ai leader delle comunità, il marocchino Mukrim Abdeljabar. che spiega i problemi di «chi perde il lavoro e quindi anche il permesso di soggiorno», il senegalese Saidou Moussa Ba, che spera ci sia «un sindaco di sinistra che ci ascolti e ci sostenga», l’eritrea Ainom Maricos, che ringrazia: «Finalmente un candidato che non scivola nei linguaggi e nei luoghi comune beceri del passato».



Al via il primo canale tv dedicato agli immigrati

Affaritaliani.it, 08-11-2010
Si chiama Babel ed è il nuovo canale di Sky per i ''nuovi italiani'' che vivono e lavorano nel nostro paese. Avrà la posizione 141 nel bouquet Sky. Il canale sarà una sorta di ''guida'' per vivere bene in Italia, per conoscerne la lingua, le leggi e il mondo del lavoro.
Babel sara' anche una finestra aperta su usi e costumi, volti e storie, alcune straordinarie, di persone di cultura non italiana che vivono nel nostro paese. Il canale nasce per colmare un vuoto televisivo e diventare un luogo in cui raccontare le storie di un'Italia che cambia nei volti, nelle tradizioni e nelle abitudini di vita di tutti i giorni. E Babel coinvolgera' concretamente il suo pubblico attraverso una community online su www.babel.tv, un luogo virtuale in cui si potranno condividere idee, riflessioni e anche proposte utili alla vita quotidiana, contribuendo cosi' in modo concreto attraverso i propri suggerimenti, all'attivita' di ideazione dei contenuti televisivi del canale.
Il palinsesto di Babel e' pensato nel segno dell'originalita' e della varieta'. Un palinsesto ''verticale'' in cui ogni giornata e' dedicata a una di sei principali regioni di interesse: si inizia il lunedi' con l'America Latina, il martedi' si passa alla Romania, il mercoledi' le Filippine, il giovedi' l'Albania, il venerdi' l'Africa e si conclude il sabato con l'Ucraina. La programmazione della domenica propone il meglio di quanto andato in onda durante la settimana.
Tra i programmi che vedremo nel nuovo canale: ''Babzine'', un magazine quotidiano realizzato in collaborazione con Stranieri in Italia e in onda tutti i giorni alle 20.30. In ''Parliamoci chiaro'' si incontrano per la prima volta giornalisti di origini non italiane, per dare voce alle domande dei nuovi italiani e trovare le risposte attraverso interviste ai personaggi di spicco del nostro panorama politico, culturale e sociale.''Visto da vicino'' e' l'approfondimento di Babel dedicato agli sport, alla musica, alla cultura e alle tradizioni gastronomiche dei nuovi italiani .Con ''Un parere per tutti'' il canale mette a disposizione aggiornamenti legali su alcune delle questioni piu' dibattute in ambito giudiziario e di piu' grande interesse pubblico.
''Il segreto del mio successo'' svelera' le storie di chi ce l'ha fatta, raccontando come imprenditori, professionisti e artigiani, affermati e ben integrati nel tessuto socio-economico del Paese, hanno vinto la scommessa con il destino.



E il satellite manda in orbita anche gli stranieri

il Giornale.it, 08-11-2010
Paolo Scotti
Roma Nuovi canali arrivano. Nel moltiplicarsi di pubblico interessato a singoli argomenti, Sky ha deciso di varare da oggi quattro nuovi canali: Babel, Easy Baby, Arturo e Wedding tv. A breve ne arriveranno altri, soprattutto di informazione, che porteranno a 12 canali Sky in più: da 93 a 105 (per un totale sul satellite di 400 disponibili).
Decisamente innovativo Babel, primo canale tv interamente offerto ai «nuovi italiani», cioè gli immigrati stranieri i quali, vivendo e lavorando nel nostro Paese, desiderano integrarsi sempre più. «Tre le direttrici di Babel - spiegano i responsabili Sky -: fornire una sorta di guida per conoscere la lingua, le leggi e il mondo del lavoro in Italia; offrire una finestra su usi, costumi, volti e storie di alcuni “nuovi italiani”; aprire una community on-line in cui, tra vecchi e nuovi italiani si possano condividere idee, riflessioni, nuove proposte». Per questo ogni giorno del palinsesto sarà dedicato a un Paese straniero, fra quelli dai quali principalmente giungono gli immigrati sul nostro territorio. Il lunedì toccherà all’America Latina, il martedì alla Romania, il mercoledì alle Filippine, il giovedì all’Albania, il venerdì all’Africa, il sabato all’Ucraina. Il meglio di quanto andato in onda nella settimana verrà infine proposto la domenica. Un magazine quotidiano tenuto in sei diverse lingue, e in onda tutti i giorni alle 20,30, sarà Babzine. E Parliamoci chiaro darà spazio alle domande degli immigrati. Approfondimenti su musica, cultura, sport e tradizioni gastronomiche in Visto da vicino. Tutti i possibili aggiornamenti legali sulle più dibattute questioni giuridiche, infine, in Un parere per tutti.
Dedicato al mondo dell’infanzia sarà invece il canale Easy baby. L’infanzia vista però dai genitori: 24 ore su 24 la nuova creatura Sky aiuterà mamme e papà che abbiano bisogno di suggerimenti e consigli per affrontare il mestiere più difficile del mondo. Dal concepimento alla nascita, dallo svezzamento alla crescita: tutte le tappe dell’«avventura» di educare un figlio saranno sostenute da rubriche tenute da medici, pediatri, psicologi, educatori con programmi quali Buongiorno dottore, NonSoloMamma, Pret-a-bebè. Le altre due novità firmate Sky saranno Arturo, canale generalista, ma in rosa - indirizzato cioè a un pubblico femminile - che riporterà in video vari volti amati come Enza Sampò, Maria Rita Parsi, Beppe Bigazzi, offrendo programmi sulla cucina (Bischeri e bischerate), sui viaggi (Laguna Blu), sui bambini (Slurp), sugli animali (Cani e gatti). Infine, il nuziale Wedding tv, canale destinato alla coppia in procinto di unirsi in matrimonio, e interamente concentrato sul’organizzazione di nozze da favola, lune di miele, nidi d’amore.


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