Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Una piccola chance nella corsa ad ostacoli per regolarizzarsi

l'Unità, 08-01-2011
Italia-razzismo    Osservatorio
Il decreto flussi sarà utilizzato da molte persone straniere come una sorta di sanatoria, ovvero come la possibilità di regolarizzare, con l’ottenimento del permesso di soggiorno, la presenza già in corso sul territorio italiano.
Infatti molti lavoratori presenti in Italia, d’intesa con il datore di lavoro, il 31 gennaio saranno pronti a “cliccare” sull’apposito tasto di invio, per far partire la domanda e sperare di “vincere una quota”.
Ma l’essere già presenti sul territorio non costituisce una via preferenziale, tutt’altro. Infatti chi riesce a ottenere un posto deve comunque lasciare l’Italia e ritirare il visto per rientrarvi presso l’ambasciata italiana nel paese di origine rischiando, nei passaggi di frontiera, di incorrere in un controllo. E questo potrebbe avere come conseguenza l’espulsione con divieto di ritorno per 10 anni. Dal momento che molti sanno della funzione di sanatoria che svolge il decreto flussi, perché non adottare un provvedimento che renda meno rischiosa l’entrata e l’uscita dal paese per chi ha già ottenuto un visto di ingresso regolare in Italia pur destinato a scadere? Un provvedimento, cioè, che eviti l’espulsione coatta e il divieto di reingresso. Una possibilità consiste nell’applicazione della direttiva 2008/115/CE in cui all’articolo 7 si legge che la misura coercitiva, in caso di uscita volontaria va applicata solo “se sussiste il rischio di fuga”. E l’articolo 11 prevede che il reingresso sia possibile nei casi di rimpatrio volontario. Insomma, sarà pure poca cosa l’opportunità offerta da quella direttiva, ma utile comunque a far sì che i flussi siano meno un’affannosa corsa ad ostacoli e più un percorso di regolare integrazione.
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