Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

21 dicembre 2012

Migranti-lavoratori: sui diritti quella convenzione è un passo avanti
Italia-razzismo
l'Unità, 20-12-2012
Il 18 dicembre del 1991 l’Onu ha sottoscritto la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Una Convenzione entrata in vigore solo nel 2003 dopo aver raggiunto il numero minimo di Paesi aderenti, che attualmente sono 46. Tra questi si nota una pesante assenza, quella dell’Italia e, più in generale, quella dell’Europa. Ecco perché, da due anni, la Rete Global Migrants Action ha istituito per il 18 dicembre, la giornata globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti, un’occasione per far confluire tutte le iniziative sul tema svolte dalle associazioni.
Ma quali sono i diritti di migranti? Innanzitutto bisogna ricordare il diritto di migrare, ovvero di lasciare il proprio paese di origine per raggiungere nuove mete in cui migliorare le proprie condizioni di vita. E sono molte le persone che compiono questo percorso e che, senza non poche difficoltà, arrivano anche in Italia, dove si contano appunto quasi 5 milioni di persone stranieri residenti, di cui oltre 3 milioni sono lavoratori (Fonte Dossier Statistico Immigrazione Caritas e Migrante 2012). Un quarto di questi – per lo più donne provenienti da Paesi non comunitari – svolge un lavoro domestico e di assistenza alla persona. Dal momento che, come dimostrano i dati, molti migranti sono anche lavoratori, i diritti di questi ultimi devono essere garantiti anche ai primi. E questo aspetto è già previsto dal Testo Unico per l’Immigrazione.
Ma c’è una novità. Proprio il 18 dicembre è stata ratificata la Convenzione sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici in cui si trovano speciali misure per affrontare le vulnerabilità di particolari gruppi di lavoratori domestici: i giovani che anno un’età inferiore ai 18 anni e superiore all’età minima lavorativa, i lavoratori che vivono presso le famiglie per le quali lavorano e i lavoratori domestici migranti. Una di queste attenzioni riguarda la stipula di un contratto di lavoro con la persona straniera da far venire in Italia, prima ancora che questa arrivi a destinazione. E ancora, la garanzia di orari di lavoro ragionevoli, del riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, l’imposizione di un limite ai pagamenti in natura, la divulgazione di informazioni chiare sui termini e le condizioni di impiego. Queste ultime indicazioni ovviamente riguardano tutti i quasi 100 milioni di lavoratori domestici del mondo ma, almeno per quanto riguarda l’Italia, divengono ancora più importanti se indirizzate a quelli di origine straniera che, per problemi di lingua o culturali, hanno più difficoltà a ricevere informazioni in questo senso e a vederle applicate a loro beneficio. Il limite della Convenzione è che per entrare in vigore deve essere ancora sottoscritta da altri 8 Paesi. Infatti, per ora, siamo stati i quarti firmatari dopo le Mauritius, le Filippine e l’Uruguay. In ogni caso, come ha detto il ministro Giulio Terzi, è stato compiuto «uno storico passo in avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori».



Immigrazione. Emergenza “Nord Africa”, proroga sino a marzo 2013
Politicamentecorretto.com, 21-12-2012
Dopo gli appelli lanciati da molte associazioni che si occupano d’immigrazione per la scadenza prevista al 31 dicembre prossimo dei fondi che consentivano l’ospitalità ai 17.500 profughi fuggiti principalmente dal Nord Africa nel periodo dei tumulti avvenuti nei paesi sull’altra sponda del Mediterraneo a partire della primavera 2011, sarebbe pronta la tanto sospirata proroga che consentirà di poter mantenere la promessa di ospitalità nei loro confronti almeno sino al 31 marzo del 2013.
Un atto dovuto, quello della proroga dello “stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa”, ai più noto come “Emergenza Nord Africa”, indipendentemente da qualsiasi presupposto o visione ideologica, perché la scadenza precedentemente indicata, avrebbe lasciato per strada e senza vitto quasi ventimila migranti ad oggi ospitati da strutture d’accoglienza sparse su tutto il territorio nazionale.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, una buona notizia in mezzo a tante negative in un paese come il Nostro in cui viene smantellato giorno dopo giorno lo stato sociale, perché il principio di solidarietà è una condizione imprescindibile per ogni stato democratico che è degno di questo nome.
Resta però la delusione che ad oggi non è dato comprendere il destino di queste migliaia di persone, letteralmente fuggite dai propri paesi per le gravi crisi che questi continuano ad attraversare e che probabilmente non potranno rientrare per i prossimi anni nello stato d’origine per il rischio di essere perseguitati per le più svariate ragioni.
Riteniamo a questo punto che oltre al Nostro Paese debba essere l’Europa ad assumersi una responsabilità collettiva e definitiva per garantire a questi migranti un futuro dignitoso, almeno dopo la fine dell’emergenza, al fine di poter dire basta ad un assistenzialismo che può essere condiviso solo in una fase critica, ma che non può durare all’infinito.



Censimento: «spariti» settemila immigrati
Iniziata la cancellazione dall'anagrafe: Brescia si attesta a 189.902 abitanti in lieve aumento rispetto al 2001. La provincia a quota un milione e 238 mila residenti
Corriere della sera, 21-12-2012
La popolazione di Brescia è di 189.902 unità. È questo il dato comunicato ufficialmente ieri dall'Istat, in occasione della diffusione dei dati definitivi sulle operazioni del Censimento 2011. La popolazione riferita alla data del censimento (il 9 ottobre 2011) diviene riferimento legale fino alla prossima rilevazione censuaria. Rispetto al passato censimento la popolazione è leggermente aumentata (nel 2001 era di 187.567) mentre risulta in calo rispetto al 1991 (194.502) e al 1981 (206.661).
A livello provinciale la popolazione complessiva è invece di un milione 238 mila persone (contro un milione 108 mila del 2001). In provincia ci sono invece bene 173 Comuni (su 206 complessivi) che registrano incrementi di popolazione.
In città a prevalere sono le donne, che rappresentano il 53% circa della popolazione complessiva. Nel lungo e complesso processo di verifica dei dati legato al censimento, sono inoltre «scomparsi» oltre 8 mila immigrati. Si tratta delle cosiddette persone irreperibili, che magari hanno cambiato residenza e si sono trasferiti in altri Comuni ma non hanno fatto le conseguenti operazioni di cambio anagrafico o che sono andate all'estero.
Il numero di immigrati censiti risulta essere di 31.550, poco più del 16,5% della popolazione complessiva residente in città, con una leggera prevalenza di donne (16.359) rispetto agli uomini (15.191). «Tra le diverse funzioni del censimento - ricorda il responsabile dell'Ufficio statistica del Comune di Brescia Marco Trentini -, c'è anche quella dell'aggiornamento qualitativo e quantitativo dell'anagrafe».
Per dare un termine di confronto a ottobre 2011, la popolazione registrata complessivamente dall'ufficio statistica in città era di circa 194 mila persone, delle quali 38 mila di nazionalità non italiana. Da allora, proprio per effetto delle operazioni di censimento, sono state avviate le procedure per verificare e fare tutti controlli di ripulitura delle persone risultate irreperibili. L'allineamento anagrafe-censimento è già in atto da diversi mesi (anche perché le liste elettorali per le oramai imminenti elezioni si baseranno proprio su questo) ed è oramai ultimato. All'appello mancano quindi oltre 8 mila immigrati, trasferitisi o residenti altrove, mentre pochi altri sono quelli che sono stati registrati. Il saldo è di circa 7 mila immigrati in meno rispetto alle ultime rilevazioni anagrafiche.
Per quanto riguarda gli stranieri (comprensivi, all'interno di questa definizione, anche dei tanti bambini nati in Italia ma figli di coppie straniere) è bene ricordare che si stima di solito un tasso di clandestinità intorno al 10%. Insomma, ai 31.550 fotografati il 9 ottobre 2011 dal censimento, bisognerebbe aggiungerne altri 3 mila circa, portando il totale degli stranieri in città a poco meno di 35 mila. Il dato bresciano conferma comunque quanto viene evidenziato dall'Istat a livello nazionale, ovvero che la popolazione complessiva cresce (seppur non molto), ma questo solo grazie alla presenza di immigrati.
Un'ultima nota: in occasione del censimento 2001 i dati sulla popolazione legale erano stati diffusi solo nell'aprile 2003. Questa volta l'Istat ha diffuso il dato a poco più di un anno di distanza e tutti i Comuni della penisola hanno già completato l'allineamento censimento-anagrafe.



Amnesty International: l’Ue non merita il Nobel per come vengono trattai i migranti in Grecia.
“Situazione ben al di sotto degli standard internazionali per i diritti umani”.
Immigrazioneoggi, 21-12-2012
Il trattamento iniquo che le autorità greche riservano ai migranti e a coloro che chiedono asilo politico in Grecia sono uno schiaffo al premio Nobel per la Pace assegnato all’Unione europea.
Il duro giudizio è stato pronunciato eri da un rappresentante di Amnesty International, in una conferenza stampa ad Atene. Vista “l’attuale situazione dei migranti in Grecia, l’Unione europea non merita il Nobel per la pace essendo ben al di sotto degli standard internazionali per i diritti umani. La Grecia ha bisogno di aiuto ma deve anche accettare le proprie responsabilità”, ha detto John Dalhuisen, direttore del programma di Amnesty per l’Europa e l’Asia centrale. Dalhuisen ha quindi illustrato nel dettaglio l’incapacità delle autorità greche di attivare nella giusta maniera le procedure per la concessione dell’asilo politico, prendendo in esame appena 20 casi a settimana, e di gestire correttamente le aggressioni a sfondo razziale ai danni degli immigrati.



La Commissione diritti umani del Senato chiede la cittadinanza per i senegalesi feriti a Firenze in un attentato razzista.
Lettera al Capo dello Stato del presidente Pietro Marcenaro.
Immigrazioneoggi, 21-12-2012
Il presidente della Commissione diritti umani di Palazzo Madama, il senatore Pietro Marcenaro, ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere che venga riconosciuta la cittadinanza ai senegalesi feriti a Firenze un anno fa durante un attentato razzista.
“La Commissione diritti umani del Senato ha inteso fare proprio il merito della lettera aperta – si legge nel testo – relativa agli immigrati sopravvissuti al drammatico agguato di Firenze il 13 dicembre 2011 in Piazza Dalmazia. Alcuni cittadini del Senegal furono assassinati, altri feriti in modo grave”. Per Sougou Mor, Mbengue Cheike e Moustapha Dieng, che non potrà più essere autosufficiente, il senatore Marcenaro sollecita al Quirinale l’accoglimento della loro richiesta di cittadinanza.



Conoscere l'integrazione grazie al web: video e miniserie tv sull'immigrazione
Dall'appello del rapper Amir diretto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per dar voce ai figli di seconda generazione, agli episodi di Lettere Italiene che raccontano le storie di stranieri nel nostro paese in chiave ironica
la Repubblica.it, 20-12-2012
ROBERTA REI
ROMA - Internet, i video web e i diritti dei migranti. L'immigrazione al giorno d'oggi viene raccontata così, con mini serie tv e a suon di rap. Lettere Italiene ha lanciato il secondo episodio dal titolo Help me brother, che fa parte di un progetto sulle seconde generazioni di immigrati in Italia. Si racconta la storia di HanYi, uno studente cinese arrivato nel nostro Paese per studiare che vive la doppia integrazione sia con gli italiani che con i cinesi nati e vissuti in Italia. "Il cortometraggio resta fedele alla voce del ragazzo - come ha sottolineato il regista Federico Micali - perché il nostro progetto vuole mostrare l'immigrazione non da un punto di vista emergenziale o pauperistico, ma piuttosto descrivere in chiave anche ironica come anche i cinesi nel nostro paese abbiano tradizioni diverse da quelli che vivono in Cina". La voce di Hanyi infatti parla di ragazzi cinesi silenziosi, che tendono a parlare solo tra loro e spesso in dialetto, mentre con gli italiani "le discussioni maggiori si hanno sempre a tavola quando cerco di capire il loro cibo".
I corti tratti dai racconti di giornalisti. La data scelta di pubblicazione della webserie prodotta da Cospe - Cooperazione allo Sviluppo dei Paesi emergenti - e L'Occhio e la luna, non è stata casuale. "Abbiamo deciso di pubblicare il video - ha affermato il regista Yuri Parrettini - in occasione della Giornata internazionale per i Migranti, istituita dalle Nazioni Unite nell'anniversario della data dell'adozione della Convenzione per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie". I cortometraggi sono tratti dai racconti di giornalisti e scrittori stranieri che vivono in Italia, raccolti nel volume Nuove Lettere Persiane.
Il video del Rap. Sempre multimediale, ma scandito da note di un rapper, è il video appello che la campagna Chang. org ha promosso attraverso il nuovo brano di Amir dal titolo "Caro Presidente". Amir, un rapper che più volte ha dato voce ai figli di seconda generazione, chiede al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di citare la questione dello ius solis durante il consueto discorso di fine anno, come impegno su cui la classe politica non ha ancora dato una risposta. Nonostante il rapper sia cittadino italiano perché figlio di madre italiana, ha deciso di farsi portavoce di questo appello: "Dovrebbe cambiare la percezione di come è fatto un Italiano nel 2012 - ha dichiarato- un'intera generazione cresce e rischia di restare straniera nel paese che sente proprio, in cui è nata, si è formata, e nel quale intende restare per sempre. Un italiano non è necessariamente "bianco" ma può essere di carnagione scura, avere occhi a mandorla, avere capelli afro".
Lo strumento più efficace. Salvatore Barbera, direttore di Change.org Italia, ha sottolineato come le "petizioni on line siano lo strumento più efficace per dar voce alla società civile. Siti web e video danno la possibilità alla gente comune di lanciare un messaggio affinché siano rispettati i propri diritti, siano messe in luce le problematiche che stanno a cuore a chi è in difficoltà. E' con un'iniziativa del genere che un rapper può rapportarsi direttamente al Presidente della Repubblica".

 

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