Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

27 gennaio 2011

Profughi africani sequestrati in Sinai: una fiaccolata in Campidoglio
Il Messaggero, 27-01-2011
Una fiaccolata silenziosa al Campidoglio per chiedere l'intervento della comunità internazionale e delle autorità italiane sulla vicenda dei profughi africani sequestrati nel Sinai da più di due mesi. L'iniziativa, organizzata da Centro Astalli, Consiglio Italiano per i rifugiati (Cir), Agenzia Habeshia, Associazione a Buon diritto, è prevista per il 1 febbraio alle ore 18. La vicenda di questo gruppo di persone è tristemente nota: alla fine di novembre diversi gruppi di migranti che tentavano di passare attraverso la penisola egiziana per raggiungere Israele sono stati rapiti da trafficanti di uomini e sottoposti ad abusi, torture e uccisioni, nel deserto del Sinai, dove si trovano in condizioni disumane con tanto di catene ai piedi, senza cibo e acqua. In cambio della loro liberazione, i sequestratori chiedono migliaia di euro ai familiari residenti in Europa. I gesuiti del Centro Astalli, promotori dell'iniziativa, hanno denunciato l'«assordante silenzio» da parte delle istituzioni. Ciò che servirebbe è un piano di «evacuazione umanitaria» e un progetto di accoglienza dei profughi nel territorio dell'Unione Europea. «Di 250 profughi sequestrati non sappiamo che fine abbiano fatto 100 di essi, presumibilmente trasferiti o venduti a un altro gruppo di trafficanti. Tra il 28 novembre e il 12 dicembre 2010,8 persone sono state uccise e altre 4 sono stale sottoposte a un intervento chirurgico per l'espianto di un rene come forma di pagamento del riscatto. A ciò si aggiunge che, nei confronti degli ostaggi, viene esercitata una violenza quotidiana, anche sessuale. Bisogna fare qualcosa, non possiamo restare in silenzio».



Finita la "pax libica"
Barconi da Tunisi: torna l'emergenza Lampedusa
Libero, 27-01-2011
ALESSANDRA CORICA
LAMPEDUSA (AG) -  Mini sbarchi. Gli ultimi, proprio ieri. Il primo nella notte, quando nove uomini sono arrivati a Lampedusa dopo aver attraversato il canale di Sicilia. Il secondo all'alba, quando altri cinque sono approdati nell'isola: tutti hanno detto alla Guardia Costiera di essere partiti dalla città tunisina di Mahdia. Nelle stesse ore, a Sciacca ne arrivavano altri otto. Tre in un solo giorno.
Piccoli gruppi di disperati, molti in fuga dalla Tunisia, sempre più instabile dopo la caduta di Ben Ali. Gli arrivi sono ricominciati a metà dicembre, tra il 15 e il 20. Dieci, quindici persone, abordo di barche in legno o vetroresina. Piccole, 6-8 metri, di quelle che vengono usate perla pesca al "cianciolo", quella con la rete. Tanti dicono di cercare amici o parenti: molti degli extracomunitari recuperati nelle scorse settimane, infatti, erano già stati in Italia. E ne erano stati espulsi. «Ma siamo ben lontani dai flussi di due o tre anni fa, quando arrivavano pescherecci con centinaia di persone - spiega il comandante della Guardia Costiera di Lampedusa, Antonio Morato - Dal 2009 a oggi, la media era di uno "sbarco" al mese: un fenomeno sotto controllo. E nelle ultime settimane che gli episodi sono aumentati».
Il 18 gennaio a Lampedusa sono arrivati sette tunisini, partiti dal porto di Haouria, seguiti poche ore dopo da altri 10, a bordo di due piccole barche. Il 21 gennaio un gruppo di 13 migranti è stato rintracciato sulla terraferma dai carabinieri: era -no appena arrivati sull'isola. I militari hanno trovato l'imbarcazione usata per la traversata e hanno trasferito gli extra -comunitari a Porto Empedocle. Mentre un elicottero della Guardia di Finanza avvistava, in mare, un'altra barca. Carica di 16 persone, tutte di nazionalità tunisina. E ancora: il 24 gennaio in nove - appena sbarcati - sono stati sorpresi per le strade dell'isola. Fino ad arrivare ai tre sbarchi di ieri. «Sono sempre uomini, non abbiamo mai trovato donne né bambini. Solo tre minorenni che però non avevano meno di 17 anni» rivela il comandante Morato. Chi siano è difficile dirlo con certezza. Visto che quasi tutti erano privi di documenti.
«Nessuno, però, ha dichiarato divenire dalla Libia, da cui invece nascevano i flussi di due anni fa: tutti hanno detto di essere tunisini», puntualizza il comandante. Dati alla mano, negli ultimi due anni gli sbarchi sono diminuiti: dall' 1 agosto 2009 al 31 luglio 2010 in Italia sono approdati 3.499 clandestini, contro i 29.076 dell'anno precedente. Un calo dell'88% che a Lampedusa, Linosa e Lampione tocca addirittura il 98%: i migranti arrivati nelle Pelagie tra l'1 agosto 2008 e il 31 luglio 2009 sono stati 403. A dispetto dei 20.655 di 12 mesi prima. «Per questo, ora si deve soprattutto vigilare: i problemi che in queste settimane ci sono in Tunisia presumibilmente sono la causa dei nuovi arrivi, ma noi non dobbiamo essere impreparati», spiega Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord e vicesindaco del comune di Lampedusa e Linosa dal 2007 al 2009. Da sempre impegnata nella battaglia contro gli sbarchi nell'isola: celebre fu la sua richiesta di far annettere Lampedusa alla provincia di Bergamo. Visto che, secondo lei, poco veniva fatto dalle istituzioni siciliane per limitare gli approdi illegali. «Oggi però è diverso : i numeri di questi giorni non sono preoccupanti. Per il momento, continuiamo ad avere fiducia negli accordi con i paesi del Nord Africa per limitare gli sbarchi. E speriamo che non si ripeta quanto accaduto in passato, anche se comunque siamo pronti- dice -. La cosa più importante è vigilare sui trafficanti, sugli scafisti. Sono loro quelli che potrebbero approfittare della situazione». Speculando sulla pelle di chi tenta una fuga a tutti i costi. E arriva in Italia da clandestino.



Immigrazione/ Mobile Brescia sgomina traffico internazionale

Affaritaliani, 27 Gennaio 2011
Ha portato a otto arresti l'operazione 'Carontè della squadra Mobile della Questura di Brescia, che ha sgominato un gruppo dedito al traffico internazionale di clandestini e ha consentito anche di scoprire alcune 'Safe housè a Milano, Brescia e Desenzano del Garda (Brescia). Così si chiamano infatti le abitazioni in cui i clandestini provenienti da Iran e Iraq, dopo essere giunti in Italia attraverso la Grecia, alloggiavano prima dei trasferimenti nel Nord Europa. L' indagine ha preso il via da una segnalazione proveniente dall'Unità Nazionale Europol riguardante un'attività d'indagine seguita dalla Polizia tedesca, in materia di immigrazione clandestina, con cui la Mobile di Brescia ha collaborato sotto il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e dell' Interpol.



Procura: «Basta arresto per i clandestini»

IMMIGRAZIONE. I magistrati bresciani stanno già applicando la normativa europea: è illegittimo arrestare chi non ottempera all'ordine di espulsione. Il procuratore della Repubblica Nicola Pace: «Abbiamo diffuso alle forze dell'ordine il nostro attuale orientamento. In caso di denuncia chiediamo al gip l'archiviazione»
Bresciaoggi.it, 27-01-2011
Wilma Petenzi
Brescia. Basta manette per chi non «ottempera all'ordine di espulsione del questore»: gli immigrati clandestini su territorio bresciano possono stare tranquilli non rischiano più l'arresto se saranno trovati ancora in Italia nonostante abbiano già ricevuto il documento che li invita ad andarsene, a tornare in patria. O meglio, in caso di fermo, gli immigrati anche non in regola con il permesso verranno immediatamente liberati perchè per la procura di Brescia l'arresto in questo caso è illegittimo.
La garanzia agli immigrati viene dalla procura di Brescia che ha deciso di applicare immediatamente la direttiva europea del 2008 in materia di immigrazione. Il procuratore della Repubblica Nicola Maria Pace ha inviato ai due procuratore aggiunti, Fabio Salamone e Sandro Raimondi, e a tutti i sostituti una circolare in cui affrontava il problema e indicava la linea che gli sarebbe piaciuto applicare. I magistrati si sono trovati per discuterne, pochi secondi e all'unanimità è passata la linea indicata dal procuratore Pace: basta arresti sul territorio bresciano per la violazione dell'articolo 14 della legge Bossi-Fini.
LA NORMA EUROPEA del 2008 ha dato due anni di tempo ai paesi membri per adeguarsi alle direttive e passare a norme più garantiste con gli stranieri. Nei due anni concessi non c'è stata alcuna modifica alla Bossi-Fini e dal 24 dicembre 2010 la legge è quindi finita in netto contrasto con la direttiva europea che punta sull'allontanamento volontario degli stranieri che non hanno i requisiti per stare in un Paese e concede agli immigrati trovati senza permesso di soggiorno la possibilità di allontanarsi entro un mese di tempo e non prima, comunque, di una settimana.
«È un problema di squisita natura giuridica - specifica il procuratore Pace -, l'ideologia non c'entra nulla, stiamo solo applicando la legge e l'abbiamo fatto subito perchè si tratta di una norma che ha un contenuto di precetto e perchè allarga la sfera delle tutele dei diritti umani e perchè riguarda una materia difforme dagli stati membri».
E, in punta di diritto, la procura di Brescia ha deciso di dire basta agli arresti. La linea scelta dalla procura è stata comunicata subito anche alle forze dell'ordine che operano sul territorio.
«In caso di denuncia - precisa il procurato Pace - noi chiederemo al gip l'archiviazione, mentre in caso di arresto la procura lo riterrà illegittimo e chiederà l'immediata scarcerazione perchè il fatto non sussiste».
Il nuovo orientamento cambia la situazione di centinaia di cittadini immigrati che si trovano a Brescia senza permesso di soggiorno e che, incappati, in un controllo hanno già in tasca un ordine di espulsione firmato dal questore.
SE PRIMA DEL 24 dicembre rischiavano di finire in prigione e rischiavano una condanna fino a cinque anni di carcere per la violazione dell'ordine di espulsione, adesso gli immigrati senza permesso hanno fino a un mese di tempo per lasciare l'Italia e in caso di un nuovo controllo dovrebbe essere attivata una procedura di espatrio e se il termine non viene rispettato il Paese potrebbe decidere per l'espulsione.
Ma cosa succederà a Brescia e nel resto d'Italia non è ben chiaro.
«In questo momento - prosegue il procuratore - siamo di fronte a un vuoto normativo: non c'è una legge che disciplina cosa si deve fare, sarà il Governo a dire ai questori come si devono comportare». Ma in assenza di una precisa disposizione pare abbastanza evidente che i questori non prenderanno alcuna iniziativa propria e gli immigrati clandestini scovati dopo il mese di tolleranza, resteranno comunque sul territorio nazionale.
Per il procuratore Pace la linea scelta dalla Procura bresciana «riporta la lotta alla immigrazione clandestina nei giusti termini, perchè non vanno scambiate le vittime per gli aguzzini e la magistratura deve colpire chi sfrutta gli immigrati». Il nuovo orientamento alleggerisce anche il problema del sovraffollamento cronico del carcere, già parzialmente affrontato quando il procuratore ha disposto che non finissero più a Canton Mombello le persone arrestate per reati di competenza del giudice monocratico.
A Brescia, quindi, gli immigrati clandestini non finiscono più in cella. Ma la stessa garanzia non esiste sull'intero territorio nazionale.



Decreto flussi, domande in calo

Mancano sei giorni alla scadenza del termine per la presentazione delle richieste di soggiorno.
"Mille nel 2007, ora solo 10". Diminuiscono imprenditori e datori di lavoro disponibili alla regolarizzazione. La Cisl: attenti alle agenzie private
la Repubblica Napoli.it,  6-01-2011
TIZIANA COZZI
Una buona occasione per far emergere i lavoratori in nero. La svolta che migliaia di immigrati (e datori di lavoro) hanno colto al volo nel 2007, quando la prefettura di Napoli fu sommersa dalle domande: 15 mila richieste su 8 mila quote ammesse dal decreto flussi. Quattro anni fa fu un vero successo. Stavolta, invece, rischia di essere un flop.
Mancano sei giorni al click day: il 31 gennaio, il 2 e il 3 febbraio sono i giorni fissati dal ministero dell'Interno per inviare via web le domande di soggiorno previste dal decreto flussi 2011. Ma sulle scrivanie di sindacati e patronati non ci sono pile di pratiche in attesa di essere smaltite. Anzi. Sono pochissime le richieste compilate, in tanti (soprattutto immigrati) chiedono informazioni ma nessuno arriva alla fine dell'iter e giunge a compilare la domanda. Una situazione comune agli uffici immigrazione di Cgil, Cisl e Uil che, all'unisono, denunciano la vertiginosa flessione delle domande. "Abbiamo riscontrato un calo fortissimo rispetto al 2007 - dice Mohamed Saady presidente Anolf-Cisl (Associazione nazionale Oltre le frontiere) - almeno settanta per cento in meno rispetto a quattro anni fa. Allora ne avevamo presentate a Napoli circa trecento, cinquecento in tutta la regione, eravamo molto fiscali, accettavamo solo richieste dai datori di lavoro. Questa volta la differenza è impressionante. Venti persone in media al giorno arrivano nei nostri uffici per chiedere informazioni ma abbiamo solo venticinque pratiche in tutto da inviare per Napoli. Lo stesso accade per le sedi di Caserta, Benevento, Avellino. Sono pochissime, mai accaduta una cosa del genere".
A cosa si deve questa flessione? È effetto della crisi? Meno datori di lavoro disponibili alla regolarizzazione, giudicata troppo costosa? Gli immigrati si sono organizzati per inviare la domanda da soli, da casa propria? Oppure si tratta dell'ennesimo tranello ordito ai loro danni? "Spero proprio che non ci sia dietro una vera e propria organizzazione - si preoccupa Saady - con agenzie che, dietro pagamento, procurano all'immigrato il datore di lavoro fittizio e inviano contestualmente la domanda. Andrà verificato, dopo il click day, quante domande sono giunte al ministero e, soprattutto, da dove sono partite". Preoccupazione condivisa anche da Enzo Annibale, responsabile immigrazione per la Cgil: "Ci stiamo chiedendo da giorni il motivo di questa astensione, nel 2007 avevamo presentato mille domande, oggi nelle nostre sedi regionali ci sono soltanto una decina di richieste di soggiorno. Uno dei motivi di questa astensione possono essere le agenzie private. Ma può essere dovuto anche alla sfiducia nella procedura, nel 2007 si bloccò il sistema, oppure alla resistenza dei datori di lavoro alla regolarizzazione".
E poi c'è anche un dato ulteriore. Chi riuscirà ad avere il nulla osta dovrà formalmente uscire dall'Italia e far finta di rientrare, dopo la chiamata da parte di un datore di lavoro. Non tutti sono disposti a farlo, visto che da anni vivono stabilmente in Italia. "Forse non c'è la voglia di dare una mano agli extracomunitari - dice Pasquale Scuotto del patronato Uil - E comunque è un dato troppo debole. Sono sicuro, non ci saranno novità, nemmeno negli ultimi giorni".



IMMIGRAZIONE: BIZZO, NUOVO DDL CONTRO CREAZIONE DI GHETTI

(ANSA) - BOLZANO, 26 GEN - Promuovere e richiedere, questo il caposaldo del ddl sull'inclusione dei cittadini stranieri varato in prima lettura dalla giunta provinciale e presentato nel dettaglio a Bolzano dall'assessore competente Roberto Bizzo.
Una legge contro la creazione di ghetti, che guarda anche alle famiglie, attenta alle professionalita' e alle qualifiche del cittadino straniero. ''Una legge che accompagna l'immigrato nel processo di integrazione per crescere nel rispetto delle regole della comunita' locale'', ha detto Bizzo.
Bizzo ha sintetizzato i cardini del ddl e gli aspetti che intendono favorire il processo di inclusione dei cittadini stranieri in Alto Adige. Pur con le difficolta' per una costruzione complessa che tocca tutti i settori e per i paletti previsti dalla normativa europea e nazionale, la legge provinciale con i suoi 15 articoli introduce importanti novita'.
''L'obiettivo e' quello di accompagnare i cittadini stranieri nel processo di inclusione, attraverso la conoscenza delle lingue, della storia e delle leggi di questa terra, e di offrire loro l'opportunita' di svilupparsi nel rispetto delle regole della comunita' locale'', ha esordito Bizzo.
L'assessore ha spiegato che ''la legge si muove all'interno del caposaldo del promuovere e del richiedere: mette a disposizione, nell'ambito delle competenze e della disponibilita' della Provincia, una serie di regole e modalita' per agevolare l'integrazione dei cittadini stranieri nel tessuto sociale ed economico''. Ad esempio tramite corsi di apprendimento linguistici associati alle competenze lavorative, la mediazione interculturale e i corsi di lingua. Attenzione viene dedicata ai corsi di formazione dei lavoratori, sia nell'aspetto linguistico che nella specificita' della loro professione, e al riconoscimento dell'associazionismo.
Importante sara' la figura del mediatore interculturale, ''figura di alta professionalita' preziosa soprattutto nei settori scolastici e sanitari'', ha sottolineato Bizzo. I corsi linguistici prescolastici per i figli di famiglie di immigrati garantiranno invece il loro inserimento graduale e omogeneo nel percorso scolastico.
La legge e' concepita per evitare la concentrazione delle persone immigrate e quindi la creazione di ghetti, sia a livello di istituti scolastici che di quartieri. Oltre a un inserimento equilibrato sul territorio e nel tessuto sociale, favorisce l'integrazione non solo del cittadino straniero lavoratore ma di tutto il nucleo familiare: le prestazioni del welfare di base sono garantite sin da subito a tutti, mentre quelle del cosiddetto welfare superiore -previste in aggiunta dalla
Provincia - vengono garantite dopo un periodo di permanenza di 5 anni. Bizzo ha voluto sottolineare un articolo particolarmente innovativo, ''volto a favorire il soggiorno di stranieri in possesso di titoli accademici o di stranieri che lavorino all'interno di centri di ricerca pubblici o privati.'' Questo in particolare per evitare che i molti stranieri che si laureano anche con ottimi risultati e anche alla LUB, il giorno dopo aver acquisito la laurea siano costretti a lasciare il territorio per questioni legate al permesso di soggiorno.  Il direttore della Ripartizione provinciale Lavoro Helmuth Sinn ha illustrato la funzione di coordinamento che la Ripartizione dovra' svolgere in una materia trasversale a molti settori. ''Si partira' con la creazione di una rete tra servizi, istituzioni e enti che lavorano sull'immigrazione e con il coinvolgimento dei Comprensori e dei Comuni, che dovranno ciascuno nominare una persona di riferimento sul territorio'', ha spiegato Sinn.
Sempre sul piano organizzativo, il ddl prevede un piano pluriennale sull'immigrazione con precise priorita' e tempistiche di attuazione, il Centro tutela contro ogni tipo di discriminazione e la Consulta provinciale per gli immigrati, composta da esponenti di Stato, Provincia, Comuni, e con 8 rappresentanti delle associazioni degli immigrati, cui spettera' la vicepresidenza della Consulta.
Il ddl approvato in prima lettura dalla Giunta provinciale -norma-quadro organica che demanda poi a regolamenti di esecuzione - e' stato inviato al Consiglio dei Comuni per le osservazioni prima di tornare in Giunta per l'approvazione definitiva e la trasmissione al Consiglio provinciale. (ANSA).



Istituito lo Sportello Immigrati

Pupia, 27-01-2011
MONDRAGONE. L’assessorato alle politiche sociali ha promosso, con un recente atto di Giunta Comunale condiviso da tutti gli assessori, l’istituzione di uno Sportello Immigrati presso la struttura di proprietà comunale situata in via Boccucci.
Lo Sportello è finalizzato a favorire l’integrazione delle persone e delle famiglie immigrate, senza distinzioni politiche e di culto nel tessuto sociale comunale, agevolando la conoscenza e l’accessibilità ai Servizi e Uffici Pubblici e ad ogni altro canale utile a promuovere possibilità d’inserimento attivo e consapevole. Ulteriori obiettivi sono quello di facilitare la costruzione di relazioni positive fra immigrati e territorio, contribuire a cercare occasioni di contatto e conoscenza fra le diverse fasce della popolazione residente, a realizzare iniziative di sensibilizzazione della popolazione residente, al fine di contrastare l’insorgenza di fenomeni di discriminazione, intolleranza ed esclusione sociale.
“L’iniziativa ha un carattere assolutamente sperimentale ed innovativo, almeno per il nostro territorio – commenta l’assessore Alessandro Rizzieri – sebbene sia interessato in modo massiccio e diversificato dal fenomeno immigratorio. Per tali motivi l’Amministrazione Comunale vuole testimoniare una particolare attenzione al fenomeno affinché si possa costruire nel tessuto sociale della propria Comunità uno spirito di accoglienza e solidarietà che possa assolutamente contrastare fenomeni, pur registrati in questa nostra Nazione, di xenofobia e razzismo. Si tratta di un fenomeno complesso che, ritengo, non possa e non debba essere affrontato in modo unilaterale ed esclusivo dall’Ente Pubblico, ma deve essere promossa la costituzione di una rete di interventi a cui possono interagire le Istituzioni piuttosto che le Associazioni, il mondo imprenditoriale, il volontariato e quanti direttamente già esercitano le proprie attenzioni al fenomeno dell’immigrazione. L’Ente garantirà alcuni servizi previsti dalla normativa vigente, a questi dovranno affiancarsi, tuttavia, quei ulteriori che possono e, oso dire, devono essere resi disponibili da quei soggetti del Terzo Settore che chiameremo a raccolta per costruire una rete concreta e reale, avvalendosi della propria esperienza maturata singolarmente sul territorio”.
Il Terzo Settore, nella propria proposta di coprogettazione, dovrà programmare, tra l’altro, servizi di supporto concreto e fisso a livello di segretariato sociale, sia come orientamento verso altri servizi comunali, sia come presa in carico diretta di singole pratiche e procedimenti (in particolare in relazione ai documenti inerenti al soggiorno in Italia, le pratiche consolari, e tutti i percorsi burocratici, in genere complessi, in cui le difficoltà per gli immigrati sono molto elevate). Tale attività, affiancata dalla mediazione Interculturale e linguistica, si propone di ricondurre a normali canali e servizi amministrativi l’accesso a servizi e uffici pubblici della popolazione immigrata.



Pizza e poi kebab è la "cucina trasversale"

La mappa dei nuovi cibi nel "Manuale di alimentazione transculturale" patrocinato dall´Istituto per la salute dei migranti del San Gallicano
la Repubblica, 27-01-2011
CARLO PICOZZA
Dal miglio alla soia, alla manioca al kebab, passando per il couscous e i falafel. Arrivando persino alla manna. Ecco, in rassegna, cibi e culture alimentari degli immigrati in Italia (e sempre più degli italiani) proposti dal Manuale di alimentazione transculturale di Aldo Morrone, Laura Piombo e Paola Scardella (Editeam, 2010).
Nel libro, patrocinato dall´Istituto nazionale per la salute dei migranti e dei poveri, con sede al San Gallicano in Trastevere, di cui Aldo Morrone è direttore, la tamaris mannifera, sostanza che, citata nella Torah, «nutrì il popolo di Israele in cammino nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto», viene proposta come una curiosità: secondo «l´interpretazione della Bibbia data dalla Cei nel settembre 2007, "secerne un lattice di sapore dolciastro, molto nutriente e, quando si solidifica, cade in terra formando un tappeto punteggiato di grani"».
Con gli sfizi impossibili, il manuale segnala «i gusti e le avversioni alimentari»: gli insetti mangiati in America Latina, Asia, Africa, il cane graditissimo in Corea, Cina e Oceania, la rana di cui sono ghiotti francesi e asiatici, il coniglio, la lumaca e il cavallo lontani dai palati in Gran Bretagna e nel Nord America. E si possono consultare le tabelle con la composizione nutrizionale dei prodotti più consumati dagli immigrati nel nostro Paese. Ortaggi e frutta tropicali, teff, pita e altri alimenti, sconosciuti ai più fino a pochi anni fa, ormai accompagnano i piatti della cucina italiana. Ecco, allora, i prodotti etnici e le loro ricette.
Gli stessi quartieri con insediamenti di immigrati assumono odori e colori prima sconosciuti e altre fisionomie con l´avvio di negozi dove si acquistano le nuove importazioni. «Nelle grandi città italiane, Roma in testa e meridione incluso», spiega Paola Scardella, «sono soprattutto le catene dei supermercati o i minimarket delle zone centrali, spesso vicini alle stazioni, a offrire i prodotti delle varie tradizioni alimentari».
E ancora: «Da alcune indagini di mercato su consumi e distribuzione», aggiunge Laura Piombo, «uno tra i "carrelli" segnalati è quello dei prodotti etnici, un paniere solo alimentare con riso, salse, cibi messicani, tè verde: tra le nuove abitudini, quella etnica registra la crescita più significativa, quasi il 40%». I prodotti etnici vengono adattati alla tradizione e agli ingredienti della cucina italiana, ai gusti e alle preferenze dei consumatori. Così «mentre negli anni Ottanta, quelli dei primi flussi migratori - spiega Morrone - i nuovi alimenti erano disponibili solo in pochi mercati rionali o in micro-negozi che avevano come clienti gli immigrati, oggi, con l´integrazione tra questi e i residenti, la domanda è cresciuta». Facendo accorciare, almeno a tavola, le distanze tra popoli e culture. Per l´Osservatorio sui consumi degli stranieri di TomorrowSwg, «il 62% degli immigrati mangia nei fast food, mentre il 76% va in pizzeria o al ristorante». In parallelo, sottolineano gli autori del "Manuale", gli italiani assumono stili alimentari etnici. Così la ristorazione collettiva si evolve verso un ampliamento dell´offerta sotto l´impulso della domanda di una società sempre più multietnica.



Caccia al voto romeno Gariglio arruola una "testimonial"

E il centrodestra pensa a una lista "etnica"
La Stampa, 27-01-2011
ANDREA ROSSI
Sono i piccoli segnali a raccontare che sarà una battaglia all'ultimo voto. E chi vorrà vincerla, probabilmente, dovrà raschiare il fondo del barile, attingere a ogni brandello di città disposto a schierarsi. Varrà per le comunali di maggio. Varrà, forse ancor di più, per le primarie del centrosinistra.
Il bacino potenziale è ampio: si parte - almeno in teoria - dai 241.816 voti incassati dalla coalizione alle regionali dell'anno scorso. Quello reale, o verosimile, un po' meno: le stime sull'affluenza alle primarie parlano di 30-40 mila elettori. Contesa serrata. E la differenza potrebbero farla gli outsider: i giovani tra 16 e 18 anni e tutti gli stranieri residenti a Torino, che alle elezioni non possono votare ma alle primarie sì.
Praterie. Non a caso i candidati vi si sono gettati a capofitto. Il primo colpo l'ha messo a segno Davide Gariglio. Il consigliere regionale ha «reclutato» in Nuove energie per Torino Daniela Jara Moya. Romena, 26 anni, è diventata suo malgrado un simbolo della Torino sospesa tra integrazione e diffidenza. Brava, a tal punto da ottenere il patentino di guida turistica e accompagnare ogni giorno i turisti a Palazzo Reale. Straniera, tanto da far storcere il naso a qualche visitatore, spingendolo a una pubblica denuncia. Dopo quell'episodio Gariglio l'ha contattata. E l'ha convinta: si occuperà di integrazione. Organizzerà incontri con le comunità straniere. Soprattutto, lavorerà - insieme con alcune associazioni peruviane e romene - per mobilitare gli immigrati in vista del voto, Daniela ha le idee chiare: «Facciamo parte di questa città, viviamo e lavoriamo qui. I nuovi cittadini hanno il dovere di pensare, credere, scegliere e votare. Non possiamo sempre aspettare che gli altri facciano qualcosa per noi».
C'è una città dentro la città che finora è rimasta pressoché inesplorata. La politica non l'ha mai corteggia. Ora si è resa conto del potenziale di voti che rappresenta. Alle primarie del centrosinistra potrebbero in teoria presentarsi tutti i 125 mila stranieri residenti a Torino. A maggio, invece, il bacino sarà più ristretto, ma non trascurabile: solo i comunitari residenti. Quarantasei mila persone: 1.200 francesi, quasi 700 spagnoli, poco meno di 500 inglesi e altrettanti tedeschi, ma soprattutto 42 mila romeni. Numeri e proporzioni la dicono lunga. E spiegano perché Gariglio si stia spendendo così tanto e perché Piero Fassino distribuirà i materiali della sua campagna elettorale anche in inglese, albanese, romeno, arabo.
Spiegano anche perché l'esigenza di mobilitare gli immigrati abbia fatto breccia a destra, al punto che il primo a sollevare il problema è stato Agostino Ghiglia, vice coordinatore regionale del Pdl. «Il Comune non sta muovendo un dito per informare i cittadini stranieri». Ha chiesto lumi con un'interrogazione in Consiglio comunale. Dice di aver ricevuto «risposte interlocutorie». Gli stranieri comunitari per poter votare devono iscriversi   alle   liste elettorali. Palazzo   Civico,   per ora, si è limitato a pubblicare in una sottosezione del sito Internet il modulo da compilare, anche in lingua   romena. Ghiglia non è soddisfatto:    «Non vorrei che alla fine l'informazione arrivasse tramite letterine autografate da qualche assessore. Invece servirebbe una comunicazione estesa. Devono registrarsi entro inizio aprile». Qualcuno chioserà maligno: il centrodestra s'interessa agli stranieri solo per denunciare le amnesie del Comune. Sbagliato. A destra è in piedi addirittura l'ipotesi di una lista «etnica», tutta composta da romeni. Ghiglia frena: «Parlo a titolo personale: le liste   identitarie non mi convincono. Si rischia il ghetto. Di un fatto però sono certo: nelle nostre liste saranno candidati diversi stranieri».



Quelle memorie d'inciampo

Italia sera, 27-01-2011
A distanza di un anno, l'artista tedesco Gunter Demnig è tornato in Italia, per posizionare a Roma, 54 Stolpersteine (pietre d'inciampo) in 5 MUNICIPI: I Municipio (Centro Storico); II Municipio (Flaminio, Parioli, Pinciano, Salario, Trieste); III Municipio (Castro Pretorio, Nomentano, Tiburtino), XI Municipio (Appio, Ostiense, Ardeatino); XVII Municipio, (Borgo, Prati, Trionfale) per ricordare  deportati razziali e politici. La seconda edizione di Memorie d'inciampo a Roma è posta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, e promossa da: ANED (Associazion Nazionale ex Deportati), ANEI (Associazione Nazionale ex Internati), CDEC (Centro di Documentazione    Ebraica Contemporanea), '" Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane Italiane, Museo Storico della Liberazione, e organizzato da Incontri Internazionali d'Arte. L'idea di Demnig risale al 1993 -sottolinea la curatrice Adachiara Zevi - quando l'artista è invitato a Colonia per un'installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti. All'obiezione di un'anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom l'artista decide di dedicare tutto il suo lavoro successivo alla ricerca e alla testimonianza dell'esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom  e omosessuali. I primi Stolpersteine risalgono al 1995, a Colonia; da allora ne sono stati installati più di 22.000 in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi. L'artista - conclude la Zevi - sceglie il marciapiede prospiciente la casa in cui hanno vissuto uno o più deportati e vi installa altrettante "pietre d'inciampo", sampietrini del tipo comune e di dimensioni standard (cm. 10x10). Li distingue solo la superficie superiore, a livello stradale, poiché di ottone lucente. Su di essa sono incisi: nome e cognome del deportato, anno di nascita, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte. L'inciampo non è fisico ma visivo e mentale, costringe chi passa a interrogarsi su quella diversità e agli attuali abitanti della casa a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l'attualità. Gli  Stolpersteine  sono  un  segno concreto e tangibile, ma discreto e antimonumentale, che diviene parte della città, a conferma che la
memoria non può risolversi in un appuntamento occasionale e celebrativo, ma costituire parte integrante della vita quotidiana. Gli Stolpersteine sono finanziati da chi li richiede; il costo di ognuno è di 100 euro. Come per la scorsa edizione, dopo  l'installazione delle pietre, il progetto proseguirà con lo
"sportello" aperto da Stefano Gambari presso la Casa della Memoria e della Storia, cui potranno rivolgersi quanti intendono ricordare familiari o amici deporta¬
ti attraverso la collocazione di un Stolpersteine davanti alla loro abitazione. L'obiettivo è la costruzione di una grande mappa urbana della memoria. All'iniziativa è affiancato un progetto didattico: ogni  Municipio, coadiuvato dal Progetto' Memoria della Fondazione CDEC e Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma, dalla FNISM (Federazione Nazionale Insegnanti) - Sezione Roma e. Regione Lazio, dall'lrsifar (Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza), dalla sezione didattica del Museo Storico della Liberazione di Via Tasso, sceglie alcune scuole affidando loro la ricerca storica sui deportati alla cui memoria sono dedicati i sampietrini di quel Municipio.


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