Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 luglio 2011

 

CIE: DIVIETO DI ACCESSO ALLA STAMPA ED AI DIRITTI CIVILI 
    Conferenza stampa
Venerdì 8 luglio – ore 10.45
Sala della Stampa estera - Via dell’Umiltà, 83 C
Con una circolare interna, la n. 1305 del 01.04.2011 il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ha vietato ai giornalisti l’ingresso nei centri per migranti, sia in quelli di accoglienza sia in quelli di detenzione. Questo divieto costituisce un bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale, che non può verificare il rispetto dei diritti umani all’interno dei centri di identificazione e di espulsione e le condizioni dei richiedenti asilo nei centri per i rifugiati. Non si può esercitare il diritto di cronaca su un tema così rilevante in ambito nazionale ed europeo, quale quello dell’immigrazione. 
In alcuni Cie, le visita di parlamentari e le ispezioni di associazioni umanitarie hanno lanciato l’allarme per la situazione inaccettabile, destinata a peggiorare con l’estensione della reclusione da sei a 18 mesi. 
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti hanno scritto ed inviato in data 14 giugno 2011 una lettera congiunta indirizzata al ministro Maroni in cui chiedevano un incontro sulla circolare che “limita il dovere di informare liberamente i cittadini, in ottemperanza all’articolo 21 della Costituzione” , in violazione del diritto di libertà di stampa.  
Non avendo avuto risposta,  viene  lanciata una giornata di mobilitazione nazionale, con manifestazioni davanti ai principali Cie italiani, in cui giornalisti e parlamentari cercheranno di entrare nei centri per migranti.  I contenuti saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, aperta anche ai giornalisti italiani, convocata  per venerdì 8 luglio alle ore 10.45 presso la Stampa Estera, Via dell'Umiltà 83,C. 
Promotori dell’iniziativa sono:
FNSI, Ordine dei Giornalisti, ASGI, Rete PRIMO MARZO, OSF - Open Society Foundations , European Alternatives, Articolo 21, e i Parlamentari Rosa Vilecco Calipari, Giuseppe Giulietti e Jean Leonard Touadi.
Hanno sinora aderito:  
On. David Sassoli (capogruppo del Pd al Parlamento europeo)
On. Furio Colombo – Presidente Comitato per i Diritti Umani - Camera dei Deputati
On. Fabio Granata (FLI)
On. Leoluca Orlando (IDV)
On. Vincenzo Di Stanislao (IDV)
Gruppo al Consiglio Regionale del Lazio della Federazione della Sinistra 
Interverranno inoltre giornalisti italiani che hanno fatto regolare richiesta di visita nei CIE e ai quali è stato negato l’accesso, ma che sono riusciti a documentare la situazione degli immigrati con interviste e video “non autorizzate”
Nel corso della conferenza stampa verranno esaminati i seguenti punti:
 -Circolare n. 1305 del Ministero dell'Interno in data 01.04.2011 - a violazione del diritto di informazione e mancata risposta di Maroni - FNSI e Ordine dei Giornalisti;
- la situazione inaccettabile di alcuni CIE italiani e l'irregolarità della posizione del governo italiano rispetto all'adeguamento con la normativa europea in tema di allontanamenti - Testimonianze  di giornalisti e interventi di deputati;
- la situazione particolare che verrà illustrata da Hedwig Zeedijk attinente i cittadini immigrati e detenuti nei CIE nonostante siano legalmente coniugati con cittadini europei;
- Lancio della giornata di mobilitazione di stampa e parlamentari nei CIE italiani;
Per ulteriori informazioni e contatti:
PRIMO MARZO РGabriella Guido 329.8113338 Рemail: Questo indirizzo e-mail ̬ protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Per la stampa estera - Hedwig Zeedijk Р348.3001639 РQuesto indirizzo e-mail ̬ protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
 
 
 
Commissione per proteggere i diritti umani
Monitorerà il rispetto dei trattati firmati dall'Italia. Senza poteri ispettivi
Italiaoggi, 07-07-2011
Patrizio Gonnella
Ok dalla Commissione affari costituzionali del Senato lo scorso 28 giugno al disegno di legge che istituisce la Commissione nazio¬nale per la promozione e la protezione dei diritti umani. La proposta legislativa era stata approvata dal consiglio dei ministri lo scorso 3 marzo. L'Italia, neo membro dello Human Rights Council delle Nazioni Unite, in questo modo cerca di rimediare a una antica lacuna. Infatti il diritto internazionale dei diritti umani da quasi un ventennio prevede che gli Stati istituiscano organismi indipendenti di monitoraggio dei diritti dell'uomo. Il disegno di legge, approvato all'unanimità, intende dare attuazione della Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 48/134 del 20 dicembre 1993, più diffusamente nota con il nome di «Principi di Parigi». Era il 9 febbraio del 2010 quando il Consiglio dei diritti umani dell'Onu, in sede di esame periodico universale ((Upr), segnalava alle autorità italiane come il nostro ordinamento fosse ancora doppiamente monco: mancava una autorità di supervisione dei diritti umani e mancava una autorità di controllo dei luoghi di detenzione così come previsto dal Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, dall'Italia firmato nel 2003 ma mai ratificato. L'Italia aveva promesso all'Onu, al fine di divenire membro del nuovo Consiglio dei diritti umani, che avrebbe colmato tutte le proprie mancanze. Mentre la istituzione della Commissione ha avuto un suo avvio di discussione parlamentare, anche grazie all'impegno del presidente della Commissione diritti umani del Senato Pietro Marcenaro, l'introduzione di un organismo di controllo dei luoghi di privazione della libertà non ha fatto passi in avanti. Si tenga conto che la Commissione di cui al testo approvato in Senato non ha poteri ispettivi né di accesso in carceri, centri di identificazione per stranieri o commissariati. Il disegno di legge approvato dalla Commissione affari costituzionali del Senato prevede che il nuovo organismo sia composto da tre membri, di cui due eletti con maggioranza dei due terzi dalle Camere e un terzo, il presidente, che sarà nominato congiuntamente dai presidenti di Camera e Senato. Deve trattarsi di soggetti che, come recita l'articolo 2 del disegno di legge, devono essere scelti tra persone «altamente qualificate nel settore dei diritti umani, di riconosciuta indipendenza e idoneità alla funzione e che possiedano un'esperienza pluriennale nel campo della tutela e della promozione dei diritti umani». Il compito principale della Commissione sarà quello di monitorare il rispetto dei Trattati sui diritti umani ratificati dall'Italia. Tra i compiti ulteriori e più significativi della Commissione vi è quello di formulare pareri, raccomandazioni e proposte al governo e al parlamento su tutte le questioni concernenti il rispetto dei diritti della persona. Vi è anche la possibilità di ricevere segnalazioni di violazioni dei diritti umani provenienti dagli interessati o dalle associazioni. I poteri di indagine sono però abbastanza circoscritti. La Commissione potrà avvalersi dei suggerimenti del Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali costituito da non più di quaranta persone, di cui venti scelte da organizzazioni non governative, quattro dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, sei in virtù della propria esperienza professionale, tre dall'Anci, dall'Upi e dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, sei dalla presidenza del consiglio dei ministri, dal Ministero degli affari esteri, dal Ministero dell'interno, dal Ministero della giustizia, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal Mini¬stero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e infine uno dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
 
 
 
Immigrazione: ancora sbarchi in barca a vela fermati 89 asiatici, arrestati i tre scafisti
Arrestati tre scafisti. L'imbarcazione è stata individuata dall'elicottero della guardia di finanza a 20 miglia alla costa di Leuca e scortata nel porto di Gallipoli. I migranti sono stati trasferiti nel centro di accoglienza Don Tonino Bello di Otranto
la Repubblica, 07-07-2011
Una barca a vela con a bordo 89 extracomunitari di origine asiatica, tra cui un nucleo familiare composto da padre, madre e due bambini, è stata intercettata la notte scorsa a 20 miglia a Sud di Leuca dall'equipaggio di un elicottero della Guardia di Finanza in perlustrazione e poi scortata da unità navali dei finanzieri nel porto di Gallipoli. I tre presunti scafisti, tre ucraini, sono stati identificati e arrestati.
Gli equipaggi dei mezzi navali della Guardia di finanza hanno provveduto a rimorchiare il veliero, trasportandolo nel porto di Gallipoli dove è giunto in nottata. Le persone che erano a bordo sono state fatte salire su pullman e portate nel Centro di prima accoglienza Don Tonino Bello di Otranto dove sono in corso le operazioni di identificazione.
 
 
 
Immigrazione: in 160 trasferiti da Pantelleria a Trapani
Nel centro accoglienza dell'isola restano solo 23 tunisini
(ANSA) - PANTELLERIA (TRAPANI), 7 LUG - Sono in partenza dall'isola di Pantelleria (Tp) 160 migranti di otto differenti Paesi sub-sahariani, che erano ospitati dal centro accoglienza dell'ex caserma 'Barone'. Gli extracomunitari stanno raggiungendo il porto, dove verranno imbarcati - suddivisi per etnia e nuclei familiari - sull'aliscafo della 'Ustica lines', che partira' intorno alle 11 per Trapani. L'arrivo e' previsto alle 14 circa. Nel centro di accoglienza 'Barone' restano, pertanto, 23 tunisini, per i quali verra' attuata la procedura di rimpatrio. (ANSA).
 
 
 
Traffico di esseri umani. Scoperte basi nel Bresciano
IMMIGRAZIONE. La Mobile ha collaborato alla maxi-operazione che ha portato in Italia a 18 ordinanze di custodia. L'indagine era partita da Lecce un anno fa e aveva fatto capo a tre georgiani. Arresti anche  in città, Gottolengo e Castiglione
Bresciaoggi.it, 07-07-2011 
Franco Mondini 
In una foto d'archivio 37 immigrati di nazionalità curda sbarcati nel 2009 a Santa Maria di LeucaANSA
Brescia e il Bresciano si confermano terra promessa per gli immigrati provenienti da ogni continente (oltre 160 mila i regolari, di cui 35mila residenti solo in città) ma anche punto di raccordo delle organizzazioni che speculano sui «viaggi della speranza» di chi lascia Paesi poveri o in guerra per raggiungere l'Europa. 
In città e in alcuni paesi della nostra provincia organizzazioni criminali hanno creato basi di appoggio e di smistamento degli immigrati che dopo aver varcato il confine cercano un alloggio anche solo temporaneo prima di raggiungere Paesi del nord.
PROPRIO BRESCIA ieri è stata interessata da un'operazione partita da Lecce, che ha toccato più regioni e che ha visto impegnati gli agenti della Squadra mobile di Lecce in collaborazione con i colleghi di Brescia, Bologna, Ravenna, Milano, Roma, Bari, Bergamo e Cremona. La polizia ha proceduto all' esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere; provvedimenti richiesti dal pm della Repubblica presso la Direzione distrettuale antimafia Cataldi ed emesse dal gip del Tribunale di Lecce Lariccia.
Tre gli arresti eseguiti dagli agenti della Squadra mobile di Brescia: riguardano un pakistano residente in città e due indiani che abitano a Gottolengo e Castiglione delle Stiviere. Avrebbero, secondo l'accusa, fatto da tramite con l'organizzazione che fa giungere in Europa afghani, curdi, iraniani e iracheni facendoli viaggiare su velieri o gommoni da Turchia e Grecia verso l'Italia. Viaggi in alcuni casi effettuati via terra dentro container. 
Nell'ambito dell'operazione è stato intercettato un carico di 65 clandestini al porto di Ravenna il 13 maggio 2010. Tre georgiani sono risultati essere gli organizzatori. 
L'OPERAZIONE ricalca quella denominata «Caronte» che un mese fa è stata conclusa dagli investigatori di Brescia.
«Colpiamo soprattutto chi sfrutta i clandestini e traffica in esseri umani. Certo, anche il clandestino, pur essendo l'anello debole, deve rispettare le leggi» afferma il dirigente della Mobile di Brescia Riccardo Tumminia spiegando quanto sia forte l'impegno della polizia per contrastare un fenomeno in ascesa. Nel Bresciano gli immigrati che arrivano clandestinamente si fermano di solito per alcuni giorni e ripartono per il nord Europa (Belgio, Germania e Finlandia le mete finali) solo quando i familiari hanno saldato il debito. Il blitz a livello nazionale ha portato all'arresto di 18 persone: provvedimenti a carico di stranieri di origine afghana, pakistana, indiana e rumena. Per la polizia fanno parte di un sodalizio sospettato dagli inquirenti di partecipazione ad una associazione a delinquere finalizzata all'ingresso ed alla permanenza nel territorio dello Stato di cittadini non appartenenti all'Unione Europea. 
CONTESTATA l'aggravante della partecipazione ad una associazione per delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. 
Secondo l'accusa gli indagati radunavano gli stranieri in Turchia ed organizzavano il viaggio in Italia, dove venivano fatti sbarcare sulle coste di Lecce e di Crotone ricorrendo a barche a vela provenienti direttamente dalla penisola asiatica o a gommoni provenienti dalla Grecia. A seguire c'era il viaggio in treno o in auto verso Brescia, dove trovavano alloggio in casa prima di partire alla volta di Francia, Germania. Norvegia, Svizzera, Belgio e Danimarca. Le famiglie, attraverso bonifici bancari, dovevano pagare ai trafficanti il pattuito. In caso contrario la permanenza durava a lungo. Ma da segregati.
 
 
 
TARQUINIA QUINDICI ORE AL LAVORO PER 100 EURO AL MESE: QUATTRO DENUNCE
Immigrati schiavi. Imprenditori nei guai
Alessandra Rosati TARQUINIA Riduzione in schiavitù e false emersioni sui pagamenti.
Il Tempo.it, 07-07-2011
Queste le ipotesi di reato ravvisate dalla Direzione Distrettuale Antimafia a carico di alcune aziende del Viterbese ed in particolare un'azienda agricola di Tarquinia. Stando alle prime ricostruzioni, gli imprenditori si sarebbero fatti pagare dagli stranieri clandestini ai quali garantivano la regolarizzazione sul territorio nazionale. Operazione che in realtà però non avveniva. L'altra notte si è verificato il primo blitz da parte della Polizia, dopo 7 mesi di indagini, iniziate e condotte dagli agenti del Commissariato di Tarquinia. Nella rete delle forze dell'ordine, che si sono mosse con l'affiancamento del Servizio igiene del lavoro della Asl e con gli ispettori della direzione centrale del Lavoro (ex ispettorato del lavoro) di Viterbo, un imprenditore agricolo molto noto in città . Le ipotesi di reato prevedono pene pesanti e la confisca dei beni aziendali. Nella trascorsa notte uno dei primi quattro imprenditori coinvolti alla notifica del decreto è stato colto da un grave malore. Solo il provvidenziale intervento del dottor Roberto Catasca che dirigeva l'affiancato servizio della Asl ha evitato il peggio. Il dottor Catasca si è infatti prodigato in oltre 20 minuti di respirazione bocca a bocca e massaggio cardiaco. Tra le ipotesi di reato, nei confronti dell'imprenditore, anche quelle di associazione per delinquere. Durante le copiose perquisizioni che gli uomini del Commissariato e della Squadra Mobile di Viterbo hanno compiuto nella giornata, sono state rinvenute e sequestrate anche diverse armi illegalmente detenute e, probabilmente, utilizzate per assoggettare le vittime.
 
 
 
Baracche, il nuovo insediamento
Una comunità dell'Est sotto al ponte di via Pionieri della bonifica
Il Messaggero, 07-07-2011
GIOVANNI DEL GIACCIO
Vivono in condizioni precarie ma non si fanno mancare nulla: dalla tv al frigo
Tutti i comfort. In baracche improvvisate, è vero, ma nelle quali non manca nulla. Cacciati da una parte? Si ritrovano da un'altra,   fino   al   prossimo sgombero se e quando sarà effettuato. Una città nemmeno tanto invisibile, non fosse che i suoi residenti scelgono le zone sotto i ponti per la presenza di corsi d'acqua, di   strutture   di partenza  e  per evitare di dare troppo nell'occhio.
E   un'intera comunità di cittadini   provenienti da paesi dell'est è stabilmente residente lì sotto, nel ponte che unisce via Pionieri della Bonifica al Pantanaccio. Gli uomini escono di buon mattino, lavorano soprattutto nell'edilizia, qualcuno nei campi. Le donne in alcuni casi si arrangiano come badanti o per le pulizie, le altre che vivono lì pensano a mandare avanti la casa. I ragazzini giocano con i coetanei della zona, mentre gli adulti non sono ben visti. Il motivo? «Fanno i bisogni davanti ai nostri figli, gettano rifiuti ovunque-dicono alcuni residenti - e se provi a dirgli qualcosa si risentono anche».
Nelle baracche trasformate in case con mezzi di fortuna - la porta di un colore, la finestra di un altro, il vetro rimediato, la copertura in parte di lamiera e in parte di legno - non manca nulla. Può sembrare un paradosso ma è
Le antenne satellitari dimostrano che in quegli spazi occupati da decine di persone ci sono televisori evidentemente di ultima generazione. Frigoriferi e lavatrici sono regolarmente in funzione. La domanda che sorge spontanea è dove questa gente che vive in condizioni igienico sanitarie assolutamente precarie trovi l'energia elettrica. Allacci di fortuna, evidentemente, come sono in qualche modo rimediate le cose che si trovano in quegli alloggi.
Un nuovo ghetto cittadino, insomma, nemmeno tanto nascosto, e di fronte al quale non sarà sufficiente nemmeno uno sgombero. Quanti ne sono stati fatti lungo lo stesso canale alle spalle della Procura, in via Ezio? E quanti immigrati sono stati mandati via da via dei
Fenici o dalla zona delle autolinee? Il problema è che mancano strutture di accoglienza alternative - per chi vive regolarmente in Italia - o verifiche che evitino di far ristabilire altrove queste comunità. Materia delicata che il sindaco Giovanni Di Giorgi e il neo assessore ai
servizi sociali Patrizia Fanti dovranno affrontare. Non esclusivamente in termini di repressione, ovvio, ma certe situazioni come quella di via Pionieri della bonifica difficilmente possono essere tollerate ancora a lungo.
 
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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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