Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 maggio 2013

Reggio Calabria, soccorso barcone con a bordo 46 immigrati afghani
A bordo 46 persone provenienti dall'Afghanistan, trasportate in una struttura alberghiera di Reggio
il Giornale.it, 02-05-2013
Lucio Di Marzo
Un'imbarcazione con a bordo 46 immigrati provenienti dall'Afghanistan è stata fermata in Calabria, non lontano da Capo dell'Armi.
Tra i clandestini a bordo del barcone si trovavano anche 20 bambini.
Incagliata tra gli scogli, la barca, battente bandiera olandese, è stata fermata alle 23.15 di ieri notte, dopo una segnalazione alla Centrale Operativa della Direzione Marittima di Reggio Calabria. I 46 immigrati sono stati soccorsi e affidati al personale della Croce Rossa, che li ha condotti a una struttura alberghiera di Reggio.



Stranieri siete voi! Il cambiamento ha piena cittadinanza - Appello contro il rigetto della cittadinanza italiana ad un attivista No Dal Molin
Sottoscrivi l’appello. Straniero è chi vuole fermare il cambiamento
Melting Pot, 02-05-2013
Alla Prefettura di Vicenza
Al Ministero dell’Interno
Alla Presidente della camera Laura Boldrini
Al Ministero per l’Integrazione Cecile Kyenge
Il 22 aprile scorso il Ministero dell’Interno ha deciso di negare a Marko, 25 anni, residente a Vicenza e attivista del movimento No Dal Molin e dell’Associazione per i Diritti dei Lavoratori, la concessione della cittadinanza italiana.
La sua storia non è molto diversa da quella di migliaia di giovani che ancora sono costretti a vivere da stranieri nel luogo in cui sono nati o cresciuti.
Marko è arrivato in Italia con la famiglia nel 2001, qui ha frequentato le scuole e l’Università, ed è qui che ha costruito la sua vita dopo aver dovuto lasciare la Croazia a 12 anni a causa delle discriminazioni subite dai genitori a seguito del conflitto nei Balcani.
La sua richiesta di cittadinanza risponde a tutti i requisiti previsti dalla legge, ma al Ministero dell’interno questo non basta.
Come molti suoi coetanei, Marko ha scelto di regalare parte del suo tempo alla costruzione di un Paese migliore per sé e per gli altri, ma proprio per questo il Viminale considera la sua domanda di cittadinanza indesiderata, così come considera indesiderate le battaglie che insieme a molti altri, in questi anni, Marko ha costruito.
Mobilitazioni e presidi che hanno coinvolto migliaia di persone nella difesa dei beni comuni e per la dignità di una città minacciata dalla costruzione di una base che nessuno vuole e che deturpa irreparabilmente il territorio; campagne e attività contro le discriminazioni e per i diritti di chi come lui in Italia è arrivato da “straniero”; scioperi e picchetti al fianco dei lavoratori sfruttati da appalti loschi e caporali spietati; iniziative ed incontri per l’apertura di spazi culturali e di aggregazione giovanile; sportelli e reti di solidarietà contro la crisi e per un nuovo welfare: queste secondo il Viminale sarebbero attività “aventi scopi non compatibili con la sicurezza della Repubblica” con cui motivare il rigetto della sua domanda di cittadinanza.
Nessuna condanna penale, nessun giudizio di pericolosità sociale, ma invece un curriculum, una storia, fatta di partecipazione ed esercizio della cittadinanza attiva, di pensiero critico e solidarietà sociale, di qualche manifestazione non autorizzata o interruzione di pubblico servizio (non ancora accertati) per dare corpo al desiderio di libertà e giustizia che ha condiviso in questi anni con migliaia di persone nella sua città ed in questo Paese e che sono il motore del cambiamento vero, il sale della democrazia, linfa vitale per il futuro di noi tutti, principi cardine riconosciuti dalla Costituzione quando sancisce il dovere inderogabile di solidarietà politica, economica e sociale (art 2) e garantisce la libertà di associazione (art 18) e di manifestazione libera del pensiero (art 21).
Rispondiamo così tutti insieme al Ministero dell’Interno rispedendo il rigetto al mittente e chiedendo per Marko, così come per i tanti giovani costretti ancora ingiustamente a vivere da stranieri in questo Paese, l’immediato conferimento della cittadinanza italiana.
Perché nessuno possa mettere ai margini della cittadinanza chi si batte per i diritti, perché la partecipazione, la solidarietà, la voglia di libertà, non possono essere considerate straniere, perché nel Paese che vogliamo il cambiamento ha piena cittadinanza.



Le organizzazioni umanitarie chiedono di incontrare i migranti egiziani e tunisini che sbarcano sulle coste italiane.
Appello di Unhcr, Oim e Save the Children a cui è stato negato, a Siracusa, un colloquio con i migranti sbarcati, molti dei quali minori, per informarli dei loro diritti.
Immigrazioneoggi, 02-05-2013
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e Save the Children – che dal 2006 operano come partner nell’ambito del progetto Praesidium finanziato dal Ministero dell’interno – dichiarano di non avere la possibilità di incontrare e informare sui loro diritti i migranti egiziani e tunisini giunti in Italia via mare.
Un comunicato congiunto delle tre organizzazioni denuncia che martedì 30 aprile si è ripetuto, come già in giorni precedenti, il divieto di accesso ai 78 migranti egiziani sbarcati a Siracusa, tra cui 25 minori non accompagnati. Le organizzazioni, così come stabilito anche dalla convenzione con il Ministero dell’interno, avevano richiesto di poter incontrare i migranti a conclusione delle ordinarie operazioni da parte delle forze dell’ordine e prima che fossero adottati provvedimenti sul loro status giuridico ed eventuali misure di allontanamento dal territorio italiano.
Dall’inizio dell’anno sono stati centinaia i migranti egiziani e tunisini rimpatriati senza avere avuto la possibilità di entrare in contatto con le organizzazioni umanitarie, che svolgono un’importante attività di tutela nei confronti di persone bisognose di protezione tra cui rifugiati, vittime di tratta e minori non accompagnati. Una problematica sollevata anche da Francois Crepeau, special rapporteur per i diritti delle persone migranti presso l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, al termine della sua missione in Italia dello scorso ottobre 2012.
L’Unhcr, l’Oim e Save the Children, pur comprendendo l’importanza di esercitare il legittimo controllo delle frontiere nell’ambito di flussi migratori misti, ribadiscono la necessità di tutelare i diritti di tutti i migranti indipendentemente dal loro Paese di origine, e chiedono nuovamente alle autorità che venga concesso alle organizzazioni di svolgere pienamente le attività di tutela previste dal proprio mandato.



Kyenge-Lega, è scontro sull’immigrazione
La Lega insulta Cécile Kyenge, Ministro dell'Integrazione, perchè teme l'abolizione del reato di clandestinità e l'introduzione dello ius soli. Per Maroni la “Bossi-Fini” è intoccabile.
Diritto di Critica, 02-05-2013
Francesco Rossi
La nomina di Cécile Kyenge a Ministro dell’Integrazione ha riacceso il dibattito su due temi chiave in materia di immigrazione: reato di clandestinità e ius soli. La scelta della deputata italo-congolese è di indubbio valore simbolico e ha scatenato le ire (e gli insulti) della Lega, pronta alle barricate pur di difendere la legge Bossi-Fini.
Il reato di clandestinità, introdotto dal Governo Berlusconi nel 2009, continua a ricevere sonore bocciature. L’ultima in ordine di tempo è quella della “Commissione Severino”, una giunta di dieci saggi, istituita dall’ormai ex-Ministro della Giustizia, per valutare la possibile depenalizzazione di alcuni reati minori. La norma che prevede il carcere per gli immigrati clandestini è “inefficace, simbolica e con notevoli effetti collaterali”, questa la sintesi della stroncatura. Secondo gli esperti, la sanzione è sproporzionata e andrebbe sostituita con l’espulsione amministrativa; inoltre contribuisce in maniera determinante al sovraffollamento delle carceri. Un’opinione che difficilmente potrà essere ignorata da Annamaria Cancellieri, che della Severino ha preso il posto. La Lega, però, è pronta a dare battaglia. E mentre Salvini e Borghezio sparano a zero sulla Kyenge, Maroni chiede ad Alfano, ora Ministro degli Interni, di farsi garante dell’intoccabilità della Bossi-Fini.
Ius soli. L’altro fronte caldo, in materia di integrazione, è quello della cittadinanza. Da mesi si discute di una possibile riforma, all’insegna del passaggio dal criterio dello ius sanguinis (è italiano chi ha almeno un genitore italiano) a quello dello ius soli (è italiano chi nasce in Italia). Il fronte dei favorevoli è sempre più ampio. PD e SEL ne hanno fatto un cavallo di battaglia in campagna elettorale, la galassia centrista è pronta al dialogo, e negli ultimi giorni anche il Movimento 5 Stelle si è detto favorevole. Rimane la contrarietà (non da poco) del PdL, che diventa netta ostilità dalle parti del Carroccio.
Immigrazione ed integrazione, quindi, potrebbero essere temi caldi in grado di far vacillare il Governo Letta, facendo emergere le profonde contraddizioni interne della maggioranza che lo sostiene. Il rischio è che, pur di “tirare a campare”, l’esecutivo eviti di affrontare in maniera incisiva le due questioni. Con buona pace del “paese reale”, che è fatto anche di migliaia di nuovi italiani che chiedono solo di essere riconosciuti.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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