Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
Per non dimenticare
Romana Sansa
Quell'autunno del 1989, dopo l'assassinio di Jerry Essan Masslo e la manifestazione antirazzista del 7 ottobre, tante cose erano successe. Innanzittutto quelli che  volevano difendere le vite e i diritti degli immigrati si erano incontrati. Molti erano giovani stranieri, anche qualche donna. Rimanemmo in contatto.

Nel '90, in primavera, mi chiamò Raffaella Bolini dell'allora Sinistra Giovanile. Erano a Rimini, al loro congresso e mi disse: " Vorremmo fare un campo della solidarietà a Villa Literno in ricordo di Jerry Masslo e chiedere un aiuto economico ai Sindacati. Che ne pensi? " Allora, io ero responsabile nazionale Immigrazione dell'INCA CGIL.. " Per me è un'ottima idea e vorrei fare nel campo uno Sportello Diritti ". Da poco tempo si era chiusa la sanatoria della legge 39 / 90 ( Martelli ) e volevo verificare com'era andata e come stavano messi, giuridicamente, gli immigrati che sarebbero venuti a Villa Literno.

La CGIL e l'Inca furono d'accordo e stanziarono ciascuna una somma per l'affitto del terreno e per l'allestimento del campo. Il Coordinamento nazionale Immigrati della CGIL, la struttura sindacale degli iscritti dotata di autonomia politica, venne convocato per la decisione. Segretario generale della CGIL era Bruno Trentin e il segretario nazionale del Mercato del Lavoro che seguiva il Coordinamento era Fausto Bertinotti. Anch'io e altri italiani facevamo parte del coordinamento perchè seguivamo in maniera esclusiva il tema dell'immigrazione. 

Bisognava decidere chi dal 23 luglio al 24 agosto andava a gestire lo Sportello Diritti nel campo. Il Coordinamento non fu facile. Si sarebbe dormito nelle tende e tutto il tempo sarebbe stato dedicato agli immigrati presenti nel campo. L'idea dello sportello veniva considerata buona, ma l'andarci era un'altra cosa. Nessuno, solo Jamal Qaddorah e gli altri della Campania conoscevano il terreno e, giustamente, Jamal aveva detto che la situazione non era facile. Molto caporalato e nessun diritto. Bisognava dare la propria disponibilità per tre turni di dieci giorni. Io mi proposi per i primi dieci giorni, quando il lavoro sarebbe iniziato. Con me vennero Aly Baba Faye e Mbagnick Ndyaie, senegalesi. Là avremmo trovato Hasan Abu Eideh e David Jackson, che venivano da due città del Sud.

Arrivare il 23 luglio a Villa Literno fu un'impresa. Noi tre di Roma eravamo accompagnati da Salvatore Bonadonna della CGIL naz.le . Quando uscimmo dall'autostrada a Caserta, nessuno ci sapeva dire quale fosse la direzione per Villa Literno. Nessun cartello. strade e terreni polverosi, il cielo era piovigginoso. Un senso di abbandono. Eravamo ammutoliti.

Il campo non era finito, si trovava fuori del paese, davanti al cimitero dove è sepolto Jerry Essan Masslo, nato il 4 / 12 / 1959 e morto il 25 / 8 / 1989.

Gli operai lavoravano e c'erano i ragazzi di " Nero e non solo " che ci attendevano. La loro responsabile Raffaella Bolini ci spiegò che loro avrebbero gestiro il campo. Io ero  responsabile per il lavoro sindacale della CGIL. Ci attendeva una riunione alla CGIL locale. Un garage, il segretario e gli altri iscritti molto preoccupati della nostra presenza. " La popolazione locale è irrigidita, sono uscite sui giornali nazionali articoli offensivi, non voglliono qui gente che viene da fuori ". Assicurammo il massimo della collaborazione con la cittadinanza. A Villa Literno c'era un a giunta comunale DC - PCI e il sindaco era un medico democristiano.

Ma a me queste cose interessavano poco, infervorata com'ero dal lavoro da fare. Fra l'altro il 13 luglio, davanti al Prefetto e per la prima volta in quel territorio, i sindacati dell'agricoltura e gli imprenditori locali avevano firmato un accordo per l'avviamento al lavoro e per i minimi salariali dei lavoratori, italiani e stranieri. Avevamo da distribuire i nostri volantoni CGIL CISL UIL in quattro lingue, che spiegavano agli immigrati lavoratori che avevano diritto ad essere avviati tramite il collocamento , per avere gli stessi diritti salariali e previdenziali degli italiani.

Volantinavamo anche in città e io sono sempre stata ben trattata. Il 25 luglio il campo aprì, davanti a tutte le autorità possibili e immaginabili. Le tende erano per due persone, tutte ordinate, un vero e proprio piccolo accampamento. Ci potevano dormire 300 persone. Poche, pochissime : davanti all'ingresso c'era la coda di quelli che volevano dormirci. Dato che la maggioranza erano tunisini, anche se c'erano molti altri africani, la decisione che aveva preso "Nero e non solo  " era che tutte le popolazioni fossero rappresentate e, quindi, c'era da far capire questo concetto.

Per fortuna ci aiutava Isidoro Mobei Longo Iengo - il grande Isidoro, amico fraterno di Jerry Masslo - , che abitava a Villa Literno e che sapeva e conosceva tutto. Come si sarebbe fatto senza di lui? 

Nei primi 10 giorni del campo, utilizzando il camper che ci aveva prestato la CGIL regionale dell'Umbria, facendo lo sportello un giorno per sindacato, dato che io avevo voluto che il lavoro fosse unitario come era scritto sul volantone, raccogliemmo 1.818 domande di iscrizione al Collocamento di Aversa. Di queste 971 erano state predisposte da noi della CGIL.. Fu un lavoro entusiasmante, anche se alla sera avevo davvero le spalle che mi cascavano. Eravamo continuamente fermati per dare spiegazioni, io parlavo in francese e Hasan l'arabo classico e l'inglese, insomma ci arrangiavamo.

I caporali erano imbestialiti e passavano su e giù davanti al campo, con i loro furgoncini, guardando dentro oltre la rete. Facevano molto rumore. Una mattina, in un momento di pausa, mi  ero avviata sulla stradina che portava ad un bar a circa 200m. Avevo appena passato lo spazio recintato con le tende, che venni circondata da un gruppo di lavoratori tunisini. Stavo in mezzo ad un cerchio, sulla strada non c'era nessuno di noi e davanti avevo un uomo con gli occhiali neri, chiaramente un caporale tunisino. Un ragazzo mi parlò malamente e mi disse " Vattene! Noi non ti vogliamo. E' colpa tua e di tutti quelli com te che qui non lavoriamo ".

Era la verità, i caporali stavano facendo la serrata alla ricerca di un incidente, per farci mandare via. Io avevo paura, ma la rabbia per questa ingiusta accusa mi fece sentire le orecchie tutte rosse. Era un ragazzo giovanissimo, con un bel viso limpido. Dissi, sertissima, mentre mi batteva il cuore: " Sei uno svergognato! Chi ti autorizza a parlarmi in questo modo. Se tu ti permetti di parlarmi così, è perchè hai in tasca il permesso della legge Martelli che io, e gente come me, ha lottato perchè tu avessi e ti potessi muovere e lavorare in Italia ".  Non avevo finito la frase, che il cerchio si dissolse, il caporale era sparito ed io ero sola.

Il campo dava fastidio, ma vinse.

Il 31 luglio era il giorno fatale, l'ultimo per la serrata. Perchè il 1° di agosto arrivano i camion delle industrie conserviere a caricare il pomodoro. Tutti i lavoratori furono presi e, alla sera, dopo la cena cantarono e risero fino a tardi. Noi del campo, eravamo felici.

Ci furono due feste importanti: una in città, con gli abitanti e la Maestra, quella signora che aveva insegnato a leggere e a scrivere a tutta Villa Literno e dintorni. Si mangiarono cibi diversi, cucinati laboriosamente anche al campo dai lavoratori. L'altra il 24 agosto, per la fine del campo. Ormai il pomodoro era stato raccolto e tutti i nostri amici sarebbero partiti per andare a lavorare in Puglia, l'appuntamento era a Borgo Mezzanone.

Il 25 agosto mattina, un anno dopo che Jerry Masslo era morto, lo andammo a salutare tutti insieme al camposanto. Un ricordo imperituro.

Di quanto ho scritto, c'è un libro fotografico " Diario di campo 1990 ". Si chiama " Pa ublie" , " non dimenticare " , titolo maccheronico di una spettacolo teatrale tratto da Buchner. Il titolo lo scelse un amico mozambicano Rui Assubuji, cineoperatore della TV del Mozambico, che venne a vedere questa " storia" del campo di Villa Literno ( ne scrivevamo tanti giornali, anche all'Estero )......e rimase con noi. Ci ha fotografati e, dopo, l'INCA CGIL nazionale ha pubblicato il libro.
Vedere per credere.  



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