L’”immigrato è utile”. Un argomento efficace ma anche pericoloso

 

Quello della “utilità economica” della manodopera straniera è un argomento tanto efficace e persuasivo quanto pericoloso. Sotto il profilo demografico, della previdenza sociale e del mercato del lavoro il ruolo dei migranti è indispensabile per un paese in via di rapido invecchiamento, con un sistema previdenziale sempre bisognoso di risorse e con settori economici che richiedono forza lavoro giovane. Questo ragionamento potrebbe favorire negli italiani un atteggiamento meno ostile verso gli stranieri, ma allo stesso tempo sfavorire, fino a discriminare, quelli che non rappresentano un investimento economico. Urge, perciò, elaborare un vocabolario e un discorso pubblico capaci di distinguere ma anche di ampliare i concetti di tutela e di accoglienza. L’elenco è lungo: profughi, rifugiati, richiedenti asilo, sfollati, apolidi, migranti. Chiariamo.
Profugo: è termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni o catastrofi naturali. Rifugiato: chi è costretto a lasciare il proprio paese perché perseguitato per motivi di razza, religione, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o a causa di guerre o di violazioni dei diritti umani. Richiedente asilo: chi inoltra una domanda per il riconoscimento dello status di rifugiato. Sfollato: chi è costretto a fuggire senza oltrepassare confini internazionali. Apolide: chi non possiede la cittadinanza di alcuno stato. Migrante: chi si muove per ragioni essenzialmente economiche. Ma le due figure (migrante economico e migrante politico - umanitario) tendono sempre più a sovrapporsi e, sul piano delle convenzioni internazionali, si vuole arrivare al riconoscimento di una condizione giuridica la più ampia e accogliente. Ma non c’è tempo da perdere.

Share/Save/Bookmark