Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 marzo 2010

Nasce la banca dedicata agli immigrati
La Stampa, 23-03-2010   
Extrabanca è "un istituto di credito multietnico" per gli stranieri in Italia
MILANO
Nasce a Milano Extrabanca, primo istituto di credito in Italia dedicato ai cittadini immigrati. La banca punta a raggiungere, entro il 2015, un totale di 40 filiali e 130.000 clienti, con 15 milioni di euro di investimenti e 90 milioni di ricavi, rivolgendosi ad un target che si prevede raggiungerà nel nostro Paese i 6,5 milioni di unità nel 2012 . Extrabanca vede tra i propri azionisti principali Assicurazioni Generali, che detiene oltre il 12% del capitale sociale, e Fondazione Cariplo, con una partecipazione di circa il 4%, e vuole porsi come interlocutore di riferimento degli stranieri residenti in Italia offrendo loro prodotti semplici, documenti disponibili in diverse lingue e orari di apertura prolungati.

«Siamo la prima banca multietnica e con uno staff multietnico, che mette realmente al centro il cliente immigrato in Italia», dice Andrea Orlandini, presidente e fondatore di Extrabanca. Un target rilevante soprattutto a Milano, spiega, dove «attualmente vivono 430mila immigrati, titolari di circa 20mila aziende». Con questa iniziativa, dice Orlandini, il capoluogo lombardo «assume la leadership a livello italiano, e l’Italia a livello europeo, a dimostrazione del fatto che lo spirito ambrosiano è ancora vivo e vegeto». Elementi centrali dell’offerta, rivolta soprattutto alle famiglie e alle piccole imprese con fatturato fino a 2,5 milioni di euro, sono prodotti di risparmio, mutui immobiliari, finanziamenti, rimesse ai paesi d’origine e gestione del risparmio. «Non siamo una banca etica -sottolinea Orlandini- ma una banca commerciale privata, con azionisti che desiderano vedere un ritorno dai propri investimenti, anche se comunque si tratta di un’iniziativa a forte valenza sociale». Un’iniziativa, continua, «che vuole restituire dignità agli immigrati, facendoli tornare ad essere protagonisti», e che si rivolge ai cittadini regolari sul territorio, vedendo nella legalità uno dei propri valori fondanti: «chi non ha il permesso di soggiorno - spiega Paolo Caroli, direttore generale dell’istituto di credito - non può essere censito, e di conseguenza non può aprire un conto corrente».

Per venire incontro alle esigenze dei clienti, le filiali di Extrabanca resteranno aperte dalle 9.00 alle 19.00 con orario continuato dal lunedì al sabato (occasionalmente anche la domenica) e lo staff, costituito per il 55% da dipendenti stranieri per la maggior parte laureati, vede la compresenza di 11 nazionalità. «Extrabanca è una banca nuova negli orari di apertura e nella qualità del servizio», afferma Caroli. «Una banca ’premium’ rivolta ai privati e alle aziende, dove -sottolinea con soddisfazione- si parlano 13 lingue diverse». Il cliente immigrato, dice Otto Bitjika, vicepresidente di Extrabanca, «deve venire da noi perchè si sente a casa sua, perchè qui non sarà mai straniero». L’obiettivo, spiega, è quello di «cambiare approccio e di mettere al centro il proyagonismo del singolo».

Positivo il commento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, in un messaggio inviato dal Quirinale, definisce l’iniziativa come «uno strumento utile a favorire il processo di integrazione di una immigrazione rispettosa della legge e il rafforzamento di una più salda coesione sociale», sottolineando come «la posizione degli immigrati, portatori di bisogni specifici ed insieme differenziati, richieda strutture gestionali capaci di rispondere efficacemente alle molteplici esigenze, attraverso circuiti economici trasparenti e facilmente accessibili». «Il nostro -dice Caroli- è un modello che fa leva su una struttura centrale semplice, in grado di assicurare nel tempo costi di produzione contenuti e proporre quindi un’offerta molto competitiva». Tra le iniziative commerciali messe a punto, il conto corrente senza canone ’Extrazerò, il libretto di risparmio "Extrarisparmio" remunerato al 3%, e un concorso a premi che mette in palio biglietti aerei verso i paesi d’origine dei clienti.









Ecco la prima banca dedicata agli immigrati
miaeconomia.leonardo.it (23/03/2010
Che fosse un settore che facesse gola a parecchi si era già capito negli scorsi mesi, quando una ricerca realizzata dal Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti) ha messo nero su bianco alcuni numeri che pesano parecchio: il 60% degli immigrati ha un conto in banca. Ma non si tratta di un semplice servizio di base: le esigenze finanziarie degli extracomunitari si fanno sempre più complesse con domande di prestiti, mutui e di rimesse di denaro che inviano alle famiglie rimaste nei Paesi d’origine. Tanto che si stima che 2015 ci saranno in Italia oltre 3 milioni di c/c intestati a immigrati, vale a dire il 10% di quelli presenti nel BelPaese. Gli immigrati sono, infatti, una vera fortuna per le banche mettendo in moto centinaia di milioni di euro ogni anno.
Un fenomeno, quello della bancarizzazione degli immigrati, che in pochi anni ha fatto così passi importanti nella realtà finanziaria italiana. Basti pensare che l’interesse per l’emigrato come operatore economico è iniziato solo dal 1998 con il primo prodotto bancario confezionato sui suoi bisogni. E soltanto dal 2005, per volontà dell’Associazione bancaria italiana, si è permesso al migrant banking di entrare a pieno titolo in banca.
Fino ad arrivare ai giorni nostri: pochi giorni è stata inaugurata la prima filiale di Extrabanca, il nuovo istituto di credito dedicato esclusivamente agli extracomunitari e agli immigrati residenti in Italia. I primi sportelli sono stati aperti a Milano e in Lombardia, cioè nella zona di maggiore concentrazione degli stranieri in Italia.
La missione dichiarata dal suo presidente Andrea Orlandini è chiara: “intercettare e interpretare le aspettative del corpo immigrato, stabilire profittevoli, stabili e durature relazioni con le diverse comunità etniche, offrire supporto agli operatori economici multiculturali del territorio”.
Tenendo conto che - secondo i dati forniti da Extrabanca - gli immigrati rappresentano il 6,7% della popolazione residente in Italia, ma supereranno il 10% già nel 2012. Ad essi fanno capo 200.000 imprese e un reddito pari al 9% del Pil nazionale, quota che in Lombardia passa all’11% del totale. Il target sono masse stimate in 50 miliardi di euro, cifra che è destinata a raddoppiare nei prossimi 3/4 anni.
Non si faranno, quindi, sconti a nessuno. “La nostra - ha affermato Orlandini - non è una banca etica e non è la banca dei poveri. È una banca a tutti gli effetti. L’unica differenza rispetto alle altre banche commerciali sono i prodotti che offriamo”.
In particolare, si tratta di servizi dalla facile comprensione e con una struttura di prezzo trasparente: elementi centrali dell’offerta saranno infatti prodotti di risparmio, i finanziamenti alle famiglie (prestiti personali e mutui) e alle imprese, la monetica (carte di debito, carte di credito a saldo e revolving, carte prepagate, carte conto) e le rimesse.
Multietnico anche lo staff dell’istituto di credito: al momento vi lavorano 20 professionisti, oltre la metà sono stranieri di 11 nazionalità diverse. Mentre il requisito del permesso di soggiorno resta fondamentale per l’accesso ai servizi dell’istituto e le procedure di valutazione del credito sono quelle comuni a tutto il sistema bancario. Inoltre, per venire incontro al meglio alle esigenze dei clienti tutte le filiali saranno aperte con orario continuato dalle 9 alle 19 dal lunedì al sabato e, in alcune occorrenze, anche la domenica.
La banca punta a raggiungere, entro il 2015, un totale di 40 filiali e 130.000 clienti, con 15 milioni di euro di investimenti e 90 milioni di ricavi, rivolgendosi ad un target che si prevede raggiungerà i 6,5 milioni di unità nel 2012.
Tra gli azionisti di Extrabanca figurano Generali con oltre il 12% e la Fondazione Cariplo, con oltre il 4%. Ad essi si aggiungono circa 35 soci privati di estrazione soprattutto industriale.
Positivo il commento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, in un messaggio inviato ai vertici di Extrabanca, definisce l’iniziativa come “uno strumento utile a favorire il processo di integrazione di una immigrazione rispettosa della legge e il rafforzamento di una più salda coesione sociale”.









SOCIETÀ MULTIETNICA / Diamo un conto agli immigrati

il Sole,23-03-2010
Le banche non vogliono farsi trovare impreparate quando un nuovo soggetto con elevate capacità reddituali si affaccerà sul mercato. È quello dei cittadini immigrati, con regolare permesso di soggiorno, un mercato con potenzialità di crescita importanti: il tasso medio di aumento degli stranieri residenti stimato per il 2009-2012 è del 17 per cento. Nello stesso periodo si stima che il tasso medio di crescita dei ricavi generati dagli stranieri sarà del 24% e gli impieghi del 26%, del 21% della raccolta e del 24% per il numero di imprese da essi avviate. Con queste finalità ieri è stata inaugurata a Milano la prima banca dedicata agli immigrati, Extrabanca, che vede tra i soci le Assicurazioni Generali, la Fondazione Cariplo e numerosi piccoli e medi imprenditori dal Nord al Sud d'Italia. Un progetto multietnico, dove il 55% dei dipendenti è straniero di 11 nazionalità diverse, destinato a crescere velocemente: nei prossimi cinque anni gli sportelli potrebbero diventare almeno 40. Il futuro di un paese passa anche per esperimenti come questo. Se, nell'era delle grandi migrazioni, si vuole accogliere per integrare servono regole ma anche servizi - scuole, banche, luoghi di lavoro - attrezzati per dialogare con chi rispetta le regole. Ieri a Milano se ne è avuto un esempio.









Polemiche tra le moschee italiane
Lo chiamano islam moderato ma il nuovo capo vota Hamas

Libero,23-03-2010
L'Ucoii elegge presidente il palestinese Ezzedine Elzir e manda in pensione i vecchi "siriani" travolti da uno scandalo finanziario
ANDREA MORIGI
Roma, Si presenta come una "colomba" Ezzedine Elzir, il nuovo presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia. In realtà, quando poi torna a casa sua a Hebron, nei territori palestinesi, vo ta dichiaratamente per Hamas, movimento terrorista inserito nella lista nera dell'Unione europea.
In mancanza di "colombe", una svolta moderata non era attuabile. Ma occorreva sostituire il non più eleggibile Mohammed Nour Dachan, l'Ucoii compie un' operazione di maquillage, dietro la quale si intravvedono i "falchi" della moschea romana di Centocelle, che assumono sostanzialmente il controllo dell'organizzazione. Conquistano infatti ben tre posti in direttivo: un vicepresidente, il cosiddetto imam Samir Khaldi, e Noureddine Chemmaoui, entrambi originari della Tunisia, a cui si aggiunge l'italiano Ahmad Alessandro Paoloantoni, nominato segretario.
Tra le vecchie conoscenze, Hamza Roberto Piccardo, già segretario nazionale, torna nel consiglio e porta con sé Patrizia Khadija Del Monte, di Reggio Emilia, vicepresidente, a rappresentare l'ala politicamente più schierata a sinistra e su posizioni che lei stessa definisce, con un ossimoro, «molto vicine a quelle del femminismo islamico».
A dare una spinta decisiva verso la resa dei conti fra le fazioni interne hanno contribuito anche le polemiche che da tempo avevano diviso l'Ucoii sulla strategia politica e, inparticolare, le controversie anche legali che hanno spaccato le comunità locali. L'assemblea ha premiato coloro che si sono dimostrati più fedeli in occasione delle scissioni più o meno recenti.
Emblematico il caso di Torino, dove l'uscita di Abdelaziz Khounati, ras della moschea della Pace di viale Giulio Cesare, ha accentuato le storiche rivalità dell'islam sotto la Mole. Dal suo Paese d'origine, il Marocco, Khounati aveva ricevuto curca due anni fa un finanziamento di due milioni e lOOmila euro con i quali progettava di costruire una moschea. Ora, non se ne sa più nulla.
Così, il tesoriere dell'Ucoii diventa il commerciante egiziano Mohammad Ibrahim, l'Associazione culturale islamica in Piemonte con annessa moschea "Umar ibn alKhattab", in via Saluzzo. Sostituisce in quella carica Sami Trabeisi, bresciano, che tuttavia rimane nel direttivo, in attesa che si chiarisca in tribunale la vicenda che ha spaccato la comunità della Leonessa.
È principalmente per questioni di denaro che si scoprono gli altarini nelle moschee italiane. Tanto che gli aspetti finanziari delle liti interne si riflettono perfino sulle pagine del Sole 24 Ore, che venerdì e sabato, proprio alla vigilia dell'assemblea bolognese dell'Ucoii, era intervenuto con un'inchiesta, raccogliendo le denunce di vari ex aderenti all'Ucoii.
Come il neo-presidente Elzir, è palestinese anche Issam Mujahed, già esponente dell'Ucoii a Brescia e protagonista nei mesi scorsi di una delle lotte intestine che hanno diviso il gruppo, finora egemonizzato da una dirigenza di origine siriana. E proprio da Brescia arriva la denuncia, al quotidiano della Confindustria, di oscuri giri di danaro, versati all'Associazione "Waqf al-Islami in Italia" per «acquistare un immobile da adibire a moschea».
Con gli stessi criteri, scompare dall'organigramma dell'Ucoii anche Milano, dopo la recente uscita di Mohamed Asfa e della mo-schea di via Padova, sempre a causa di una lite giudiziaria sui fondi per la realizzazione di un luogo di culto. Tutta la rappresentanza della Lombardia, la regione italiana che tutto sommato vanta il maggior numero di immigrati religione islamica, si riduce così a due sole persone, incluso Fouad Selim, del centro islamico di via Ghilini a Monza. Nel capoluogo lombardo, diviso fra gli oltranzisti di viale Jenner e i "moderati" via Padova, per l'Ucoii non c'è spazio.









COMMENTO
Se una sentenza sfonda la frontiera dei diritti umani
il manifesto, 23-03-2010
Raffaele K Salinari   
L'esigenza di garantire la tutela della legalità alle frontiere prevale sul diritto allo studio dei minori»; con questa motivazione la Corte di cassazione ha recentemente smentito se stessa ed il Diritto intemazionale sancendo che, se pur da valutare caso per caso, un immigrato clandestino, anche se ha i figli che vanno regolarmente a scuola, può essere espulso se questo non rappresenta un trauma per il minore. Una precedente sentenza, risalente a gennaio, affermava invece esattamente il contrario, adducendo motivazioni quali il sostegno psicologico fondamentale di un genitore al processo di equilibrata crescita del proprio figlio, ed escludeva l'ipotesi di una strumentalizzazione del bambino ai fini di una permanenza extra legem. Queste motivazioni venivano rafforzate dal dispositivo di deroga all'espulsione, presente nelle legge sull'immigrazione ma inerente «gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore se deter¬minati da una situazione d'emergenza», interpretando con ciò come eccezionale il periodo formativo della scuola dell'obbligo e dunque come applicabilità dei criteri di eccezionalità a questa condizione dello sviluppo infantile.
Qualche giorno fa, la Corte ha totalmente ribaltato queste motivazioni, sostenendo che un minore regolarmente inserito in un percorso formativo non subirebbe alcun trauma dall'espulsione di un genitore, e che, anzi, la motivazione con la quale l'immigrato albanese irregolare con la moglie munita di regolare permesso di soggiorno aveva chiesto di restare accanto ai propri figli, era una strumentalizzazione del bambino. Ma al di là del caso specifico, resta una motivazione che ha portato la Diocesi di Trento a lanciare la proposta di «disobbedire alla Cassazione» poiché, anche per grande parte del mondo cattolico socialmente impegnato, è inaccettabile che debba «prevalere l'esigenza di garantire la legalità alle frontiere piuttosto che il diritto allo studio dei minori».
La sentenza mette dunque una pesantissima ipoteca sul residuo rispetto da parte del nostro paese di almeno due convenzioni internazionali: quella Onu sui diritti dei minori che afferma chiaramente «l'interesse superiore del bambino» sopra ogni altra considerazione, e quella sul diritto di asilo che viene sistematicamente violata dai respingimenti in mare ed anche da reato di clandestinità. Ma il punto centrale, sul quale ruota tutta questa interpretazione mortificante dei diritti fondamentali, è che nel nostro paese da tempo ormai si antepone la logica della sicurezza a quella della tutela dei diritti umani, inclusi quelli della parte più vulnerabile di essa; i minori. Non a caso la sentenza è stata difesa da chi vede oramai la scuola come un fastidioso orpello alle politiche «del fare» o, più ancora, l'avanzamento di certe richieste da parte di immigrati, come una vera e propria violazione della sovranità nazionale.
L'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha evidenziato la deriva securitaria nella quale sembra oramai incarnrninata la politica italiana, sempre meno sensibile ai valori che sino a qualche anno fa credevamo costituenti della nostra società. La denuncia dell'alto commissario è chiara: «La pratica della detenzione dei migranti irregolari, della loro criminalizzazione e dei maltrattamenti nel contesto dei controlli delle frontiere deve cessare» e, citando il caso del gommone con cittadini eritrei palleggiato tra Italia, Libia e Malta, ha richiamato l'evidenza che il nostro paese tratta le persone come oggetti, privandoli così del caposaldo stesso che ha ispirato la Dichiarazione universale dei diritti umani: la dignità.
Le reazioni da parte di ampi settori dell'associazionismo cattolico e laico verso la sentenza della cassazione non si sono fatte attendere, a dimostrazione che esiste una forte carica di anticorpi a contrastare queste vere e proprie spallate al diritto intemazionale; anche settori del mon-do politico di opposizione hanno fatto sentire la loro voce; ma tutto questo è solo un inizio. È necessario che la questione venga portata presso la Corte europea dei diritti dell'uomo, data la pregnanza della sentenza che evidentemente riguarda non solo il nostro paese ma l'Europa che vogliamo in futuro e della quale l'Italia non può essere solo il rabbioso e xenofobo cane di guardia delle frontiere.









IMMIGRATI: CALABRIA, INAUGURATO LABORATORIO PER RIFUGIATI POLITICI
(AGI) - Catanzaro, 22 mar. - E' stato inaugurato a Caulonia, nel reggino, il primo laboratorio per la formazione dei rifugiati politici. Lo comunica Quirino Ledda, responsabile di Legacoop Sociali Calabria, che spiega le ragionid ell'iniziativa: "Sono poco meno di 59 mila immigrati regolari che vivono in Calabria confermando che anche in questa regione no e' solo terra di transito, ma una opportunita' di lavoro sia pur precario ed in nero. Il lavoro che svolgono e' fondamentale nel settore dell'agricoltura e nell'edilizia, con una presenza significativa nelle strutture alberghiere e ristorazione e come badanti. Inoltre il 3% dei bambini - dice - che frequentano le scuole calabresi sono figli di immigrati". Questi sono i dati che Ledda ha esposto in occasione dell'inaugurazione del primo dei cinque laboratori artigianali destinati alla formazione professionale e all'inserimento lavorativo richiedenti asili politico. "I dati in nostro possesso - spiega Ledda - non possono che offrire una chiave di lettura di un bene comune che deve diventare uno dei punti basilari delle forze politiche ed e' per questo che l'obiettivo della Legacoop punta alla realizzazione del passaggio dalla solidarieta' ad una stabilita' occupazionale per gli immigrati che nella nostra Regione intendono rimanere per concretizzare un processo produttivo che dia la possibilita' con prospettive del consolidamento del proprio lavoro a favore dell'economia regionale. In questo progetto c'e' una Calabria che chiede legalita', solidarieta' che sono sinonimo di uno Stato democratico e civile". Al tavolo dei lavori per il battesimo del progetto erano presenti il presidente del consiglio comunale di Caulonia la Federica Roccisano, i sindaci di Riace e Caulonia, e Andrea Vaccalluzzo presidente della cooperativa "un salto nella luce" aderente alla Legacoop sociali che ha gia' avviato il laboratorio d'oggettistica per giovani palestinesi nuovi ospiti dei due centri dell'accoglienza".









Scuola: 670mila gli studenti stranieri, il 37% nato in Italia. Le classi a rischio “tetto 30%” sono il 2,8% di elementari e medie.
Immigrazione Oggi, 23-03-2010
Romeni, marocchini ed albanesi sono la metà degli iscritti stranieri. In Lombardia un quarto degli studenti stranieri del Paese.
Aumenta ancora il numero degli studenti stranieri nelle classi italiane ma il trend risulta in calo. È quanto emerge dai dati diffusi dal Servizio statistico del Ministero della pubblica istruzione che ha censito 629mila alunni stranieri nell’anno scolastico 2008/2009, con un aumento del 6.9% rispetto all’anno precedente (574mila).
Confrontando le iscrizioni negli ultimi due anni emerge che, nonostante il continuo aumento, nell’ultimo anno si è registrata una leggera flessione, rispetto all’anno precedente, che ne aveva registrato un incremento pari al 14,5%.
L’aumento maggiore si è registrato nella scuola d’infanzia con il 12,7%, seguito da quello della scuola secondaria rispettivamente con il 10,8% per il primo grado e il 9,3% nel secondo grado. Mentre, per la scuola primaria, l’incremento registrato è solo del 7,6%.
Secondo il Ministero, nell’ultimo anno sono stati soltanto il 2,8% degli istituti a presentare un numero di studenti stranieri superiore al 30% degli iscritti. In particolare, emerge che il 26,2% delle scuole non rileva la presenza di alunni stranieri mentre in circa il 47% la consistenza dei ragazzi non italiani raggiunge il 10% degli iscritti. Circa il 18% delle istituzioni scolastiche ha una presenza straniera tra l’11% e il 20%, mentre nell’82% degli istituti di secondo grado la percentuale di studenti non italiani è inferiore al 20%.
Le classi con una presenza di alunni stranieri superiore al 30% sono circa 7.300 nella scuola primaria (5% del totale) e 3.100 (circa il 4% del totale) nella secondaria di primo grado; in entrambi i casi oltre il 70% delle classi sono concentrate nelle regioni del Nord. Considerando le classi con bambini e ragazzi stranieri nati in Italia - quelli che vengono esclusi dal computo del tetto - il fenomeno si attenua. In questo caso le classi con una presenza di alunni stranieri non nati in Italia che supera la quota del 30% risultano circa 1.300 (1% del totale) nella primaria e poco più di 1.550 (2% del totale) nella secondaria di primo grado. Inoltre - ricordando anche che la circolare si applicherà alle prime classi, quelle che cioè iniziano il ciclo - occorre tenere presente che possono essere esclusi dal tetto su richiesta del Consiglio di Istituto, gli alunni che dimostrino la conoscenza della lingua italiana e coloro per i quali è difficile il trasferimento in altri istituti, in particolare nei comuni di provincia.
Per quanto riguarda la nazionalità è ormai consolidata la maggior presenza degli studenti con cittadinanza rumena che ha raggiunto il 16,8% del totale degli alunni stranieri con una numerosità pari a 105.628. La Romania insieme all’Albania e Marocco contribuiscono per il 45% al totale della presenza straniera nelle classi. Sull’intero territorio gli iscritti di nazionalità estera sono concentrati nelle regioni del Centro-Nord, dove l’incidenza registrata è superiore alla media. Capolista la Lombardia con 151.899 studenti, mentre le regioni che rilevano una maggiore presenza straniera sono l’Emilia Romagna e l’Umbria, rispettivamente con il 12,7% e il 12,2%.









La guerra di Milano contro lo straniero riparte da via Padova
l'Unità, 23-03-2010
Italia-razzismo
In nome della sicurezza, molto trendy ultimamente, il sindaco di Milano Letizia Moratti ha firmato due ordinanze, per ora applicabili solo a via Padova, teatro dei violenti scontri tra stranieri del mese scorso. Prima ordinanza: chiusura anticipata di bar, phone center e kebaberie (ma anche divieto di apertura per gli esercizi ambulanti). Seconda ordinanza: obbligo per i proprietari di immobili di depositare i contratti d’affitto presso i vigili e per gli amministratori di condominio di denunciare violazione delle norme igienico-sanitarie, nonché sovraffollamenti nelle case. Poi c’è la ciliegina sulla torta: la richiesta al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, di varare un decreto per inserire la clandestinità tra i reati per cui è possibile effettuare perquisizioni senza mandato (come per terrorismo, droga, mafia e armi). Ancora una volta, è evidente il tentativo di accostare l’immagine dello straniero a quella del delinquente. Un’idea che si spera porti voti. Non importa calpestare lo stato di diritto e ignorare la Costituzione, ciò che conta è accrescere la paura del diverso e offrire la soluzione del suo allontanamento dai confini nazionali. L’importante è far credere che gli stranieri, per il solo fatto di essere tali, siano talmente pericolosi da giustificare le irruzioni della polizia senza l’autorizzazione di un magistrato. E nel frattempo, aspettando che Maroni si esprima, a Milano ci si è organizzati ugualmente. Nel “Libro nero della Sicurezza” Fabrizio Cassinelli documenta come alcuni agenti di polizia utilizzino travestimenti e trucchi (quali finte fughe di gas), per entrare nelle case degli immigrati e controllarne i documenti. Toc toc. Chi è? Sono il vostro amato sindaco…






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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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