Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

5 marzo 2010

Immigrazione, i punti oscuri dell’integrazione a punti
Mariano Leone
05 marzo 2010
Parlare di emergenza è già per definizione un modo distorto di affrontare il problema

Diciamocelo,l’approccio con il quale viene esaminata l’immigrazione è un approccio che tende solo a ricercare consenso politico. Un consenso che parla alla pancia dei cittadini, alle pulsioni più becere, alla paura del diverso. Un consenso che fa leva sulla perdita di memoria, la nuova malattia sociale degli italiani.

Parlare di emergenza immigrazione è già per definizione un modo distorto di affrontare il problema.
Vorremmo evidenziare che anche la fattibilità concreta dei provvedimenti viene trascurata a favore di propositi di repressione del fenomeno e di una rappresentazione distorta.

Abbiamo per la prima volta sentito il Ministro Maroni parlare di “progetti di integrazione”.
Dal momento che sentiamo parlare per la prima volta di progetti di integrazione significa ammettere che fino ad oggi non ce ne sono stati.

Ma prendiamo per buono il proposito. Anche se dagli slogan televisivi con i quali ormai si esprimono i politici, tutti i propositi vertono sulla repressione, repressione dell’immigrazione irregolare e controllo esacerbato di quella regolare. Della serie tanto sono tutti immigrati.

Solo pochi giorni prima di questi propositi abbiamo sentito parlare del permesso di soggiorno a punti.
Per quest’ultimo provvedimento era intervenuto anche il Ministro Sacconi.

Gli immigrati con un contratto di “integrazione” avrebbero dovuto entro due anni ottenere lavoro, ottenere l’iscrizione al sistema sanitario, dimostrare la conoscenza della Carta Costituzionale, avere un’abitazione, parlare l’italiano.
Buoni propositi soprattutto quelli della conoscenza della lingua italiana e della conoscenza della Costituzione. Certo vedrei anche i nostri politici in difficoltà nel superare un esame del genere.
Continuiamo a ritenerli buoni propositi ma se non ci saranno i mezzi operativi affinché gli immigrati, come tutte le persone adulte, siano messi in grado di assumere diritti e doveri resteranno solo dei buoni propositi a dimostrazione del carattere propagandistico del provvedimento.

L’importante è dichiarare in televisione, poi chi se frega se i provvedimenti non funzioneranno.

Chi se frega se non ci saranno corsi di italiano per immigrati. Chi se frega se avere in affitto una abitazione è già difficile per gli italiani.
Chi se frega se non ci saranno le condizioni per raggiungere il punteggio richiesto. Chi se frega
di cosa succederà a quelli che non raggiungeranno il punteggio.

Il Ministro ha la soluzione.
Saranno espulsi.
Chi se frega se la capacità di espellere è meno del 3 per cento degli immigrati irregolari.
Chi se frega se i centri di accoglienza che dovrebbero provvedere alla loro successiva espulsione hanno in tutto una dotazione di 2.220 posti.

Chi se frega se dalla mancata fattibilità dei provvedimenti nasceranno delle nuove Rosarno .
L’importante sono le dichiarazioni in televisione, importante è mostrare la faccia feroce e far contenti gli italiani senza memoria.






L'immigrazione? A Quaderni è un esempio di integrazione
L'Arena,05/03/2010

VILLAFRANCA. La frazione ha il 14,95 % di presenze straniere contro il 9 del resto della città e la gente vive bene. In dieci anni si sono moltiplicate le esperienze positive: dai bimbi inseriti nella banda e nello sport al mercato del lavoro, alla casa.
Villafranca. Osama è un bimbo marocchino di 10 anni e suona il clarinetto nella banda di Quaderni. Si è esibito coi compagni, la settimana scorsa, durante la serata «Par no desmentegar Villafranca». Presto lo raggiungeranno, nel gruppo, anche Lord, bimbo ghanese da poco iscritto alla scuola di musica della banda, e Misciari e Katrina, marocchina una, romena l'altra, aspiranti majorette. È una storia d'integrazione quella che racconta ogni giorno, da un decennio, la frazione di Quaderni. Il borgo ha la maggior concentrazione di cittadini stranieri sul territorio, senza problemi di ordine pubblico. Qui gli immigrati vivono con le famiglie e lavorano nei dintorni, partecipando alla vita civile e sociale del piccolo paese; d'altro canto la comunità si è fatta in quattro per consentire la loro integrazione a partire dai figli.
«Bimbi indiani, marocchini e ghanesi giocano a calcio e fanno parte della polisportiva», spiega il parroco don Riccardo Adami; «altri frequentano la scuola di musica. Una famiglia dello Sri Lanka è cattolica e viene puntualmente in chiesa. Anche con le persone delle altre religioni il rapporto reciproco è buono. Alla materna i bimbi sono ben amalgamati, persino una cinesina che non parla italiano. Non ci sono problemi di convivenza».
La comunità di Quaderni si è rimboccata le maniche per accogliere gli stranieri, garantendo un processo di integrazione graduale. C'è chi si è adoperato per offrire loro un lavoro, chi una casa in affitto, chi mettendosi a disposizione per insegnare la lingua. In tal senso, il problema maggiore lo hanno le donne: chiuse in casa, per cultura o volontà, non imparano l'italiano. Per i bambini, invece, è nato un doposcuola estivo alle elementari, avviato dall'insegnante Alba Franchini nel 2004. Era partito con tre bimbi indiani, il numero di partecipanti è aumentato: oggi ne beneficia oltre una quindicina di ragazzini affiancati da una decina di volontari. «Il progetto», spiegano Franchini e Vincenzo Zago, volontario del doposcuola, «è partito da un'esigenza delle maestre che chiedevano un aiuto: la difficoltà maggiore per i bambini sta nell'imparare la lingua scritta dei libri di testo, più complessa rispetto a quella parlata. I bimbi vengono volentieri. È un modo per costruire ponti anche con le loro famiglie: andiamo a prenderli a piedi, percorrendo l'intera frazione e scambiando due parole con i genitori, che apprezzano. La frequenza costante ne è la dimostrazione. È stato un processo non traumatico, il paese si è rivelato accogliente».
Da circa tre anni, la fondazione Ebe e Aleardo Franchini, nata in seno alla materna di Quaderni, offre appartamenti in affitto a una dozzina di famiglie. Otto di queste sono straniere. «Si comportano bene, anche se hanno una cultura della casa diversa dalla nostra», spiega il responsabile Gerolamo Cordioli, «la maggior parte di loro, che lavora regolarmente, paga l'affitto con puntualità». Maria Pina Galvani è un'infermiera in pensione. Si è messa a disposizione di chi non ha mezzi di trasporto per raggiungere le strutture sanitarie, per visite ed esami. «Il rapporto con loro è molto buono e non è solo perché dipendono da me. Spesso mi invitano in casa anche solo per una chiacchiera».



Epifani: Porteremo avanti battaglia, in piazza 12 marzo

Rischio è che si verifichino altre Rosarno

La Cgil continuerà la propria battaglia a sostegno dei diritti dell'immigrazione, uno dei temi principali dello sciopero generale del 12 marzo, insieme alla questione fiscale e alla richiesta di una diversa politica industriale da parte del governo. Oggi il segretario generale, Guglielmo Epifani, ha sottolineato, nel corso di una conferenza stampa dedicata proprio ai temi dell'immigrazione, come "questa sia una delle grandi questioni che segna la civiltà di un paese e l'Italia sta regredendo anche da questo punto vista". "Non è una campagna passatista - ha detto Epifani - sono proprio coloro che si oppongono a una politica dell'immigrazione degna di questo nome ad avere uno sguardo rivolto all'indietro". Duro l'attacco del segretario anche ad alcuni partiti politici che secondo Epifani fanno "una battaglia politica di retroguardia per prendere qualche voto, per lisciare il pelo agli elettori". Per Epifani serve una riforma della politica di accoglienza, una tema cui la Cgil sta dedicando una serie di manifestazioni a partire dal primo marzo e che culmineranno con lo sciopero del 12 marzo. "La battaglia di queste ore contro un provvedimento che tende a ridurre i diritti dei lavoratori è identica a quella a sostegno degli immigrati", ha spiegato. "Troppo presto i fatti di Rosarno sono passati sotto silenzio - ha aggiunto Epifani - e il rischio è che si verifichino altre Rosarno se non si risolvono i problemi che hanno generato Rosarno".




Migranti, incontro tra Epifani e Adrien Beleki Akouete
Rassegna.it, 05-03-2010
Prosegue la 'Primavera antirazzista' della Cgil. L'integrazione tra i temi dello sciopero generale del 12 marzo
Corso d’Italia ha oggi (4 marzo) ospitato il segretario generale della Ituc Africa, Adrien Beleki Akouete, per fare il punto sulla situazione in cui vivono i lavoratori immigrati in Italia. In una conferenza stampa - che si inserisce all’interno dell’iniziativa ‘Primavera antirazzista’ - il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, e la segretaria confederale, Nicoletta Rocchi, insieme al leader sindacale africano Akouete hanno fatto il punto sull’impegno costante della confederazione in questi anni per la difesa dei diritti dei migranti e su come tutt’ora il tema rimanga “una delle grandi questioni che segna la civiltà di un paese e verso la quale l'Italia sta regredendo anche da questo punto vista”, ha affermato Epifani.

Per il leader della Cgil “serve una riforma della politica di accoglienza”, verso la quale il sindacato sta investendo il suo impegno che segnerà un passaggio importante con lo sciopero del 12 marzo. La battaglia di queste ore contro un provvedimento che tende a ridurre i diritti dei lavoratori (la legge che modifica l’articolo 18, ndr) è identica a quella a sostegno degli immigrati”, ha spiegato il segretario generale nel denunciare come i fatti di Rosarno “siano passati troppo presto sotto silenzio e il rischio è che si verifichino altre Rosarno se non si risolvono i problemi che li hanno generati”. Per Epifani, inoltre, “il ‘caso Italia’ è paradossale per un paese che ha mandato 27 milioni di italiani nel mondo, il numero maggiore tra i paesi europei, e oggi non riesce a darsi una cultura e un diritto delle politiche di accoglienza. Per prendere qualche voto si mandano al macero i diritti dell'uomo e si torna a prima della Rivoluzione francese”.

Il coordinatore nazionale immigrati, Danesh, ha poi fatto sapere che “i lavoratori immigrati producono il 10 per cento del pil italiano e pagano 21 miliardi di contributi, ma dietro le cifre ci sono persone. Vent'anni fa gli italiani avevano un lavoro sicuro e gli immigrati un lavoro precario, oggi gli italiani hanno un lavoro precario e gli immigrati sono ridotti in schiavitù. Il governo ha un atteggiamento ideologico e restrittivo che porta inevitabilmente al degrado sociale e civile'. Per questo, ha concluso Danesh, “la Cgil affronta la tematica guardando al futuro, nel '91 abbiamo cambiato lo statuto per un sindacato plurietnico. Oggi ci sono 300mila immigrati iscritti e 1.500 che lavorano all'interno dell’organizzazione”.

Il leader sindacale africano, Adrien Beleki Akouete, ha chiesto che la legge italiana riconosca i diritti dei lavoratori immigrati: “Raccolgono i pomodori, puliscono le città, si occupano dei vostri figli e dei vostri genitori anziani. Il 17% degli addetti nel settore edile in Italia sono di origine straniera. Servono leggi che riconoscano i diritti di questi lavoratori”. Il mondo, ha concluso Akoute, “conoscerà sempre l'immigrazione e l'immigrato quando arriva nel paese che lo accoglie porta con sé il proprio 'know-how' e visto che gli stranieri portano la propria forza lavoro devono vedersi riconoscere i propri diritti”.




Morti bianche e infortuni: gli immigrati sempre più a rischio

Il Giornale, 05-03-2010
I dati dell'Inail: oltre il 16 per cento degli incidenti riguardano cittadini stranieri. In sole tre Regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) la metà dei decessi di tutto il Paese. Le comunità «nel mirino»: marocchini, albanesi e rumeni

Esistenze in bilico nelle fabbriche e in cima ai cantieri d'Italia. I lavoratori stranieri, lancia l'allarme l'Inail, nel nostro Paese sono ad alto rischio infortuni. Lo confermano gli ultimi dati sugli incidenti sul lavoro, che hanno colpito in particolare i nati all'estero e soprattutto giovani. Aumentati in tre anni del 15 per cento, arrivando a toccare quota 143mila nel 2008.
L'Inail evidenzia come i casi mortali, tra i 3 milioni di assicurati, siano stati nell'anno di riferimento 189. Secondo le rilevazioni dell'Istituto, il 16,4% degli infortuni registrati a livello nazionale ha interessato un cittadino immigrato, con un'incidenza media che oscilla tra il 12,3% delle donne e il 18,1% degli uomini.
Quanto alla mappa del rischio, oltre il 57% delle denunce degli stranieri si concentra in sole 3 regioni, quelle a più alta densità di stranieri: vale a dire nell'ordine Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Livelli nettamente inferiori, attorno al 43%, si registrano invece nelle stesse aree per i lavoratori nel loro complesso. Le tre regioni del nord hanno anche il triste primato dei decessi di stranieri, con il 49,2% dei casi contro il 36% di tutti gli infortuni mortali.
Il divario tra nord e sud è poi estremamente evidente se si considera la percentuale di infortuni capitati a immigrati (attenzione, si parla di quelli denunciati alle autorità) rispetto al totale. L'incidenza oscilla infatti tra i 4-5 punti percentuali del Mezzogiorno e i 29-30 del nord. Al primo posto troviamo il Friuli Venezia Giulia, dove un infortunio su 4 riguarda un lavoratore straniero. La punta massima riguarda la provincia di Pordenone, dove all'incirca uno ogni 3 infortuni coinvolge un immigrato. Seguono Treviso e Piacenza, con il 27,5%. È possibile anche stilare un identikit del lavoratore più colpito: in cima alla graduatoria ci sono le comunità marocchina, albanese e rumena. In totale, queste nazionalità, raggiungono il 41% degli infortuni e il 46% dei decessi.
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