Yalla Italia. Ovvero: andiamo Italia
Iman Sabbah

Lubna Ammoune, 21 anni, nata a Milano da mamma tedesca e papà siriano, frequenta il secondo anno di farmacia ed è una dei 25 ragazzi di Yalla Italia (in arabo “andiamo Italia” o “vai Italia”), un inserto mensile di Vita non profit, curato da giovani italiani di origine araba e oltre che da immigrati che vivono in Italia da molti anni. Nuovi italiani, così come preferisce definirli Lubna. Yallah Italia è l’occasione offerta a questi giovani per comunicare, informare e raccontare il proprio vissuto, la propria esperienza e il proprio  pensiero agli italiani. 
Per Lubna questa attività è diventata negli ultimi mesi, oltre ad un'esperienza professionale (pur non essendo giornalista di mestiere), un cammino di vita e di crescita.

Che significa essere di seconda generazione?

Seconda generazione è un'espressione molto pronunciata quanto abusata e mal compresa. A volte confonde. Solitamente chi usa questa etichetta ci chiama immigrati di seconda generazione, quando chi è di seconda generazione non è un immigrato, ha i genitori immigrati. In realtà è un'espressione delicata da manovrare, che sociologicamente comprende sei categorie, ma effettivamente oggi aiuta a identificare un determinato gruppo di persone e semplifica in un certo senso la realtà. Per me significa vedere le cose da più punti di vista e avere insegnamenti da più culture allo stesso tempo.

Che tipo di difficoltà affrontano i giovani di seconda generazione oggi in Italia? Possiamo parlare di discriminazione?


Il punto focale che vorrei sempre sottolineare è quello della cittadinanza. Credo che molti risentano del mancato riconoscimento del loro essere italiani, che invece nei fatti è al 100%. Quel mancato riconoscimento si deve in prima istanza a ostacoli burocratici, con annessi e connessi. E poi c’è il problema della rappresentanza, reso ancora più arduo dal fatto che c’è chi vorrebbe rappresentare noi tutti italiani musulmani senza avere alcuna  competenza di lingua e di formazione. Ma non solo: mancano attualmente leader capaci e, tuttavia sono fiduciosa che in futuro si investirà su persone più competenti. La nostra è una piccola realtà ma non per questo meno significativa e credo e spero che l'Islam italiano possa arrivare a proporsi con una pluralità di volti e di sensibilità, di culture e di orientamenti: e, soprattutto, con una ricca articolazione di modi di vivere l'Islam.

Spesso le discriminazioni non sono avvertite chiaramente ma si esercitano con modalità sottili che solo chi è coinvolto può percepire.


Non voglio generalizzare, esistono tantissime realtà, tante persone, tanti pensieri riguardo agli immigrati e ai ragazzi di seconda generazione, tante percezioni che si contrappongono e si completano. D’altra parte, la natura umana è così complessa. E dipende anche dal contesto in cui siamo, scuola, università, lavoro, metropolitana, luoghi di intrattenimento. Certamente esistono queste discriminazioni, ma sono dovute in primo luogo alla non conoscenza, all'abitudine al monoculturalismo. Per quanto riguarda me personalmente, grazie al Cielo, nessuna discriminazione, solo sensazioni e sguardi incuriositi perché porto il velo e ho un nome esotico. Niente di particolare. Ogni giorno scopro nuovi atteggiamenti nei miei confronti. Parlo delle persone che non mi conoscono. Per queste ci vorrà del tempo prima che la mia e la nostra condizione siano vissute come un dato di normalità.

E' possibile conciliare la tradizione e la cultura delle comunità di origine con i processi di modernizzazione delle società occidentali?


E' una domanda a cui non so rispondere a parole. Per me è normale essere un'italiana musulmana, una ragazza europea di origini mediorientali. Il conciliare più culture mi è stato trasmesso. Leggere Dante o leggere Ibn Arabi mi trasmette emozioni diverse ma con intensità uguale. Parlo arabo e italiano, sogno e prego in entrambe le lingue. E questo è un esempio che posso estendere a tutte le dimensioni della mia vita. La cultura è la base, se la fai tua. In questo caso sono più culture che con la componente della personalità individuale, delineano una nuova identità. E' un aspetto molto intimo e personale.

Insisto: identità familiare e cultura italiana possono integrarsi?

Dipende dalla famiglia e dall'educazione ricevuta dai genitori. Una funzione essenziale è quella svolta dagli insegnanti: i primi chiamati a indirizzarci e formarci a un ruolo  di responsabilità. A farci cittadini.



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