Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 maggio 2014

Francia. Vince Marine Le Pen, la paladina contro immigrati ed euro
Nel suo programma la chiusura delle porte della Francia agli immigrati, "restituendo" i posti di lavoro ai francesi afflitti dalla disoccupazione
stranieriinitalia, 26-05-14
Parigi, 26 maggio 2014 - Marine Le Pen ha vinto la sua scommessa, portando il Front National fondato dal padre Jean-Marie al primo posto in Francia, battendo la destra UMP e umiliando la gauche al governo. Dopo aver eliminato negli anni scorsi le durezze e l'oltranzismo del padre fondatore del Fronte nazionale, Marine Le Pen, 45 anni, ha conferito all'estrema destra francese ancora più determinazione e grinta nella conquista di risultati elettorali.
L'operazione di Marine Le Pen è stata quella di ripulire il partito dagli strascichi xenofobi e razzisti lasciati dal padre. Tanto lui era provocatore, offensivo e antisemita, tanto lei si sforza di apparire conciliante e moderata pur mantenendo la sua chiusura totale sull'euro e sull'immigrazione in particolare.
Soprattutto in quest'ultima campagna, la leader ha puntato su immigrazione e identita' nazionale, protezionismo e uscita dall'euro. Ha ripetuto di essere la sola candidata antisistema e predica il ritorno al franco e la chiusura delle porte della Francia agli immigrati, "restituendo" i posti di lavoro ai francesi afflitti dalla disoccupazione. Rispetto al 2009, Marine Le Pen è riuscita a quadruplicare i voti, catalizzando completamente il sentimento antieuropeo.



In Danimarca vince il parito anti immigrazione
(ASCA) – Roma, 26 mag 2014 – Il Partito popolare danese (DF), contrario all’immigrazione, ha vinto largamente le elezioni europee in Danimarca, con il 26,7% dei voti e quattro dei 13 seggi che spettano al Paese al Parlamento Europeo. Il DF ha staccato nettamente i socialdemocratici attualmente al governo, che sono accreditati del 19,1% dei voti e 3 seggi contro i 4 che avevano. La vittoria del partito guidato da Pia Kjaersgaard era gia’ stata annunciata nei sondaggi dopo il voto, ma i risultati ufficiali sono stati resi noti solo oggi.



Decreto casa. Unhcr: "Negata ai rifugiati la residenza e la carta di identità"
Allarme per le nuove norme che vietano l’iscrizione all’anagrafe di chi occupa abusivamente un immobile. “Spirale di isolamento e marginalità”
stranieriinitalia, 26-05-14
Roma – 24 maggio 2014 - “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza”.
Lo dice il cosiddetto “decreto casa” convertito in legge martedì scorso dal Parlamento. Un testo che vuole contrastare le occupazioni, ma finisce anche per complicare ulteriormente la vita di migliaia di rifugiati, persone fuggire da guerre e persecuzioni alle quali l’Italia ha garantito, sulla carta, protezione, ma di fatto lasciate in mezzo alla strada da un sistema di accoglienza insufficiente.
A lanciare l'allarme è l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Oggi a Roma - segnala - sono state sospese tutte le registrazioni dei rifugiati che vivono al Salaam Palace, uno degli edifici occupati della città dove dal 2006 alcune migliaia di rifugiati hanno trovato riparo ma dove permane una difficile situazione socio-sanitaria”.
Migliaia di rifugiati vivono in edifici abbandonati e occupati nelle principali città italiane e la situazione non sembra destinata a migliorare. Il sistema dell'accogliena è infatti al collasso, mentre continuano gli arrivi via mare di persone che, nella maggioranza dei casi, hanno diritto all'asilo.
L’UNHCR ritiene che “la legge, se così applicata, creerebbe un ulteriore ostacolo al processo di integrazione dei rifugiati in Italia costringendoli in una spirale di isolamento e marginalità: migliaia di persone sarebbero infatti private della possibilità di accedere alla residenza anagrafica”. La conseguenza immediata sarebbe il rischio “di non poter più accedere all’assistenza sanitaria, al lavoro, nonché all’istruzione per migliaia di bambini”.
Senza residenza è impossibile avere una carta di identità e senza di questa è difficile avere accesso al lavoro e ai servizi essenziali. In queste condizioni, costruirsi una nuova vita sembra impossibile. L’Alto Commissariato auspica quindi che venga “immediatamente trovata una soluzione di accoglienza dignitosa per queste persone e che sia mantenuta la garanzia di accesso alla residenza”.



Sbarcati in 435 a Pozzallo, oltre la metà bambini
Avvenire, 26-05-14
Giunti poco dopo le 15 a Pozzallo (Ragusa) i 435 immigrati soccorsi dal pattugliatore 'Foscarì della Marina militare. Tra loro 264 bambini e 56 donne. Priorità nell'assistenza, anche a terra, assicurata soprattutto ai più piccoli. Si tratta in prevalenza di siriani ed egiziani, tratti in salvo nell'ambito dell'operazione 'Mare nostrum', mentre erano al largo della Sicilia stipati su un barcone in legno. Le persone sono state condotte a terra con l'ausilio di motovedette della Guardia costiera.



L’incubo di Isabel: rinuncia ai voti da suora e perde il permesso di soggiorno
La donna era arrivata in Italia 11 anni fa da El Salvador con un permesso per motivi religiosi. Uscita dal convento e trovato un lavoro come badante, ha chiesto che gli fosse convertito “per motivi ndi lavoro”. Ma la questura ha detto no
Redattore sociale, 26-05-14
ROMA - Altri 10 giorni e poi Isabel Rodriguez (il nome è di fantasia) dovrà lasciare l’Italia, dopo oltre undici anni dal suo arrivo dalla Repubblica di El Salvador e due anni di lavoro stabile presso una famiglia di Roma: fino a quando è stata suora tutto è filato liscio con permessi e rinnovi, ma - dopo la scelta di sciogliere i voti - ecco arrivare il provvedimento della Questura di Roma, che le intima di andarsene entro il 4 giugno. “Da quando l’ho saputo non dormo”, ci confessa con aria timida e preoccupata.
Isabel arriva in territorio italiano nel 2003 con regolare permesso di soggiorno per motivi religiosi – “Sono cresciuta con le suore da quando avevo 14 anni, poi a 25 insieme ad altre quattro ragazze siamo venute in Italia” – ma nel 2012 decide di lasciare l’istituto monastico. Nello stesso anno trova lavoro, come collaboratrice domestica presso la famiglia dove tuttora vive. A questo punto fa domanda per convertire il permesso di soggiorno da “motivi religiosi” a “motivi di lavoro”, ma alla scadenza le viene negato. La questura di Roma non accoglie la richiesta in mancanza “di un visto d’ingresso specifico per lavoro subordinato” e dei requisiti di legge per la conversione, ritenendo inoltre che Isabel avrebbe dovuto ricorrere al meccanismo delle quote e cercare di rientrare nel decreto flussi.
“Si tratta di un vuoto normativo che potrebbe essere colmato con un’interpretazione del Testo unico sull’Immigrazione, conforme ai principi costituzionali ed alle direttive europee - ci spiega l’avvocato difensore di Isabel Paolo Zompicchiatti - Non si può imporre a uno straniero già presente in Italia per motivi religiosi di piegarsi ai limiti del decreto flussi come coloro che fanno ingresso per la prima volta o che sono già qui per motivi di studio e formazione; soprattutto se hanno diritto al permesso per soggiornanti di lungo periodo. Sono in gioco le libertà di culto e di pensiero, costituzionalmente garantite e qui violate”, conclude il legale.
Infatti, in diverse sentenze, sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno riconosciuto che è possibile e legittima la conversione del permesso di soggiorno, evitando - come invece viene richiesto a Isabel - di rientrare nel proprio paese di origine, solo a causa della rinuncia alla vita religiosa. Intanto, proprio ai primi di maggio, Isabel, ex suora dal futuro incerto ma “speranzosa e sempre in pace con se stessa”, ha anche fatto il test di lingua italiana per i soggiornanti di lungo periodo. “Spero sia andato bene: devo



Prenestino, torneo di calcio contro il razzismo. In campo migranti e rom
Fino a domani nello spazio occupato "Metropoliz" la quarta edizione di "Mediterraneo anti-razzista", campionato popolare nato nel 2008 nel quartiere Zen di Palermo
la Repubblica, 24-05-14
LUCA MONACO
«Forza Ciro, non mollare». È il grido che si leva dalle tribune del Metropoliz, lo spazio occupato in via Prenestina 913, dove è in corso di svolgimento la IV edizione romana del Mediterraneo antirazzista, un torneo di calcio popolare nato nel 2008 nel quartiere Zen di Palermo e che successivamente ha toccato Genova , Roma e Scampia, il quartiere napoletano dove vive e lavora Ciro Esposito, il tifoso partenopeo ferito da un colpo di pistola nel prepartita della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli.
«L’obiettivo di questi eventi è promuovere l’inclusione sociale tramite lo sport, sconfiggendo razzismo, pregiudizi e inciviltà – afferma Irene, 34 anni, una militante dell’occupazione romana a scopo abitativo che ospita diverse famiglie di migranti e rom – Sabato sono scesi in campo in campo 80 adulti divisi in 16 squadre, domenica  invece sarà la volta dei bambini».
Così quel campo da calcio a cinque lungo la via Prenestina per due giorni si è trasformato in una babele di lingue e culture. «Una culla della diversità, intesa come risorsa – specifica Gianluca, un 32enne precario – Qui le cose più importanti sono la solidarietà e rispetto. Le partite si giocano volutamente senza arbitro e in caso di episodi dubbi, le due squadre si riuniscono in assemblea e decidono insieme. In caso di correttezze invece, si annulla la partita.  Chi perde poi, se è stato corretto, può anche ricevere ugualmente il massimo dello score, due  punti (uno per il pareggio e zero per la sconfitta).
Il mediterraneo antirazzista lo conosce bene Enzo Esposito, lo zio di Ciro, uomo di sinistra «da sempre», che dal pronto soccorso del Gemelli (dove il nipote è ancora ricoverato in rianimazione) ha voluto mandare un saluto a tutti i ragazzi impegnati nel torneo. «Ringraziamo per l’attestato di solidarietà – dice a nome di tutta la famiglia – queste iniziative sono il modo più bello per promuovere lo sport. Ci tengo a ringraziare anche la formazione di calcio popolare della Stella Rossa di Scampia, che partecipa ogni anno al Mediterraneo antirazzista e che giorni fa ha inviato una sciarpa a Ciro. La indosserà non appena sarà guarito».
Ma non solo periferia napoletana. «Sono impegnati nella competizione anche i ragazzi di San Basilio – continua Gianluca – insieme quelli dei centri di accoglienza, le cooperative di migranti
e tanti militanti dei centri sociali e delle realtà cittadine impegnate sul fronte del diritto all’abitare. A proposito: mandiamo un abbraccio a Luca e Paolo, ancora agli arresti per aver protestato contro il Piano casa. Il “tetto” è un diritto per tutti, no?».



Rimpatriati di successo, storie di ex-immigrati che hanno scelto di tornare
Molti albanesi stanno lasciando l'Italia per ritentare una nuova vita nel loro Paese d'origine. C'è chi ha aperto una colorificio, chi un caseificio o una pizzeria e chi si è reinventato pasticcere sfruttando le competenze acquisite durante l'esperienza migratoria. Un'inchiesta su Scarp de' tenis
Redattore sociale, 24-05-14
ROMA - C'è chi ha aperto una colorificio, chi un caseificio o una pizzeria e chi si è reinventato pasticcere... Sono i "rimpatriati" di successo. Ex immigrati che hanno scelto, volontariamente o sfruttando la Rete Rirva (Rete italiana per il ritorno volontario), di ritornare nel loro paese d'origine per ricominciare. Ne parla un'inchiesta di Ettore Sutti e Paolo Riva sul mensile Scarp de' Tenis. Uno dei pionieri del ritorno è stato Ardjan, rientrato in Albania nel 2004 dopo 13 anni passati in Italia. Prima della crisi non erano in molti a fare questa scelta, a vincere il senso di fallimento sotteso alla fine dell'esperienza migratoria. Ma molto è cambiato dal grande esodo albanese dei primi anni '90. Secondo alcuni la crisi potrebbe innescare un vero e proprio esodo al contrario o un immigrazione circolare che vede l'Europa solo come un punto di passaggio periodico e non definitivo.
Ardjan aveva un permesso di lungo soggiorno e il fatto di poter uscire e rientrare in Italia senza problemi per lui è stato un incentivo a ritentare una vita in Albania. A Scutari ha comprato una casa e aperto una pasticceria sfruttando l'esperienza maturata nel Bel Paese. Oggi sono in molti ad essere tornati. Ad aver fatto investimenti nell'edilizia, nell'agricoltura e nel turismo. A Scutari c'è la gelateria "Angelo" di Luljeta Arra, la falegnameria "Erma" di Ergys Hila, il colorificio di Elton Sopi. A Lezha il fast food "Pizzitalia" di Arbe Toma e il caseificio di Artur Dudi... Tutti ex-immigrati  che hanno scelto di tornare. Una scelta che non va sempre a buon fine... Alcuni di questi self made man hanno fallito. L'Albania non è pronta per esempio per un negozio di detersivi biologici...
Ardjan oggi sconsiglia ai giovani di partire. Se qualcuno gli chiede consiglio dice: "Ho avuto difficoltà io nel 1991 figurati tu oggi". In Italia si sopravvive ma non si va molto oltre. Se uno invece vuole rientrare lo appoggia pienamente:"Se ci mettono correttezza ed onesta come ho fatto io il lavoro c'è".
L'economia del "Paese delle Aquile" è in crescita. Secondo Leonard Berberi, giornalista del Corriere della Sera nato vicino a Durazzo: "Gli albanesi d'Italia oggi vedono più opportunità nella loro terra d'origine che nel Paese che li ha accolti“. Nella realtà comunque l'idea del ritorno riguarda solo una parte minoritaria dei circa 500 mila albanesi che sono in Italia. "A fronte di oltre 270 mila registrazioni, tra 2002 e 2011, delle nostre anagrafi si sono cancellati spontaneamente o sono stati cancellati per irreperibilità circa 24 mila albanesi, persone che con ogni probabilità hanno deciso di tornare a casa - spiega Antonio Ricci, del Centro studi e ricerche Idos". Certo la crisi ha colpito duro, soprattutto un settore cruciale per gli albanesi; quello dell'edilizia. Nel 2012 il tasso di disoccupazione ha toccato il 18% superando di quattro punti la media dei non comunitari. Ma per il momento non c'è stato nessun esodo al contrario. "Potenzialmente il numero dei rientri potrebbe crescere, ma io credo che almeno per i prossimi anni si manterranno sostanzialmente stabili - continua Ricci nell'articolo". Molto dipende da cosa deciderà l'Europa. A giugno, infatti arriverà una risposta cruciale per il futuro dell'Albania, quella sulla richiesta d'ingresso nell'Unione Europea.

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