Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 marzo 2014

Stessi diritti per rifugiati e titolari di protezione internazionale
Recepita le norme europee. Il CIR: “Importante passo avanti, ma per quanto riguarda l’integrazione è un’occasione mancata”
stranieriinitalia.it11-03-2014
Roma – 11 marzo 2014 - I titolari di protezione sussidiaria avranno di fatto gli stessi diritti dei rifugiati. Ad esempio, il loro permesso sarà valido cinque anni, non più tre,  e avranno facilitazioni per i ricongiungimenti familiari o per il riconoscimento delle qualifiche professionali, dei diplomi, dei certificati e di altri titoli conseguiti all’estero.
Sono le novità introdotte dal decreto legislativo 21 febbraio 2014, n. 18, arrivato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale, che attua la direttiva 2011/95/UE “recante norme sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonche' sul contenuto della protezione riconosciuta”.
Secondo il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), il testo è un importante passo in avanti, “in particolare perché supera di fatto la distinzione tra status di rifugiato e protezione sussidiaria, comportando così il riconoscimento degli stessi diritti per entrambe le forme di protezione internazionale”. Le ricadute saranno notevoli, se si considera che  tra i richiedenti asilo in Italia quanti poi ottengono la protezione sussidiaria sono circa il doppio di quanti ottengono lo status di rifugiato.
Il CIR parla però anche di “un’opportunità mancata”, perché il decreto “non va ad “intaccare” l’aspetto di maggiore criticità che caratterizza il sistema di asilo italiano: l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale”.
“Allo stato attuale, migliaia di stranieri una volta riconosciuto lo status di rifugiato o di protezione sussidiaria si trovano in una situazione di totale abbandono e di forte marginalità, in quanto non avendo più diritto all’accoglienza e privi di mezzi di sussistenza, sono costretti a dormire per strada o in alloggi di fortuna. Purtroppo, l’abbandono sociale di tanti rifugiati, fortemente criticato anche dalle istanze internazionali di difesa dei diritti umani, rischia così di perpetrarsi", dichiara il Direttore del CIR, Christopher Hein.
Il CIR, come l’UNHCR e diverse Commissioni parlamentari, ha più volte ribadito la necessità di introdurre misure essenziali volte a favorire l’integrazione dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria nella società italiana, quali inter alia l’accesso a programmi di accoglienza per un periodo minimo di sei mesi successivo al riconoscimento della protezione internazionale.
E’ inoltre opportuno sottolineare che nonostante il nuovo decreto legislativo preveda - comunque in maniera generale e vaga - che “bisogna tenere conto delle esigenze di integrazione dei beneficiari di protezione internazionale, promuovendo ogni iniziativa adeguata a rimuovere gli ostacoli che di fatto ne impediscono la piena integrazione”, tuttavia il Governo non ha predisposto un fondo ad hoc che permetta di realizzare effettivi interventi e programmi di integrazione.

DECRETO LEGISLATIVO 21 febbraio 2014, n. 18  
Attuazione  della direttiva 2011/95/UE recante norme sull'attribuzione, a  cittadini  di  paesi  terzi  o  apolidi,  della  qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonche' sul contenuto della  protezione riconosciuta. (14G00028)
(GU n.55 del 7-3-2014)



Stampa. "Anche uno straniero può diventare direttore responsabile"
Il Ministero della Giustizia: “Il requisito della cittadinanza italiana previsto dalla legge sulla stampa è stato abrogato dal Testo Unico sull’immigrazione”. Il testo del parere dato all’Ordine dei Giornalisti
stranieriinitalia.it, 11-03-2014
Roma – 11 marzo 2014 - “Ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile.  Il direttore responsabile deve essere cittadino italiano e possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche…”
Lo dice l’articolo 3 legge sulla stampa (l.47/1948) ed è uno scoglio contro il quale in questi anni sono naufragare le aspirazioni di tanti giornalisti stranieri in Italia. Di fatto guidavano giornali spesso fondati da loro stessi, ma intanto avevano bisogno che un italiano si prendesse l’onere e l’onore di fare il direttore. Non sarà più così.
L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha già bocciato da tempo quel limite come  discriminatorio e ha chiesto al Parlamento di modificare la legge sulla stampa. Intanto, alcuni tribunali hanno permesso a giornalisti stranieri di diventare direttori.   Ora, sollecitato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti,  è arrivato anche il parere del ministero della Giustizia, secondo il quale il requisito della cittadinanza italiana non vale più.
“Il Ministero – si legge in una nota dell’OdG -  ha affermato che la norma contenuta nell'art. 3 della Legge 8 febbraio 1948 n. 47 (Legge sulla Stampa), nella parte in cui richiede che il direttore responsabile di una testata possa essere solo un cittadino italiano, sia stata abrogata (per incompatibilità) dall’art. 2 del D. Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull'Immigrazione)". Questo infatti "equipara tendenzialmente la condizione del cittadino straniero fornito di regolare permesso di soggiorno sul territorio dello Stato a quella del cittadino italiano (o comunitario), attribuendogli gli stessi diritti civili”.



Un'Italia sempre più multietnica, ma gli immigrati non scelgono più la Liguria
Stranieri in calo del 4%: sono quasi 120.000 i residenti stranieri in regione, di cui 21.462 nella provincia di Savona, con una incidenza dell’8% sulla popolazione
Savona news, 11-03-2014
Un’Italia sempre più multietnica, con 4,3 milioni di stranieri, che rappresentano ora più del 7% dell’intera popolazione: è stato presentato a Roma il 30 gennaio scorso il XXIII Rapporto Caritas/Migrantes.  Nel 2013 si è registrato un incremento di oltre 334 mila unità, un +8,2% rispetto all’anno precedente.
In questo contesto però la Liguria sembra aver diminuito la capacità di attrarre gli immigrati: nella nostra regione si registra un decremento pari al 4%. Sono quasi 120.000 i residenti stranieri in regione, di cui 21.462 nella provincia di Savona, con una incidenza dell’8% sulla popolazione. Albania, Ecuador e Marocco sono i paesi maggiormente rappresentati tra gli stranieri.
      Cresce la componente straniera in Italia, un aumento dovuto non solo agli iscritti dall’estero ma anche ai nuovi nati da genitori non italiani che nel 2012 raggiungono quasi le 80 mila unità (il 15 per cento del totale delle nascite in Italia). Se poi a questi si aggiungono i figli nati da coppie miste si arriva a poco più di 107 mila nati da almeno un genitore straniero. Nello specifico, l’incremento degli stranieri residenti è dovuto al crescente volume delle nascite di bambini stranieri e al numero di iscritti dall’estero. Nel 2012, infatti, nonostante si sia registrata una diminuzione del 9,3 per cento degli iscritti dall’estero rispetto al 2011, il numero è stato comunque pari ad oltre 321 mila persone.
     Ad aumentare sono soprattutto le donne immigrate che oggi costituiscono il 53 per cento degli stranieri residenti in Italia anche grazie alle varie regolarizzazioni che hanno certamente favorito l’emersione di una rilevante quota di lavoratrici impiegate nel settore domestico. Relativamente alle provenienze, l’immagine che si ottiene all’inizio del 2013 è simile a quella degli ultimi anni quando, tra gli stranieri, i cittadini romeni sono la principale collettività immigrata con un numero che si avvicina al milione di residenti pari al 21 per cento del totale. In generale, in Italia ogni 10 cittadini stranieri residenti circa 3 sono comunitari.



Contro gli stereotipi, nasce il primo museo online sull’immigrazione in Italia
Si chiama Migrador Museum e intende raccogliere storie di coraggio e racconti di chi ha scelto il nostro paese. L’idea è nata dal museo di Ellis Island, dice il promotore Martino Pillitteri. Niente politica o ideologia, vogliamo ispirare e cambiare le opinioni
Redattore Sociale, 11-03-2014
Un museo dell’immigrazione online per raccogliere le storie di tanti uomini e donne che hanno scelto l’Italia come paese di destinazione. Si chiama Migrador Museum ed è un esperimento di comunicazione che porta il vissuto degli immigrati in primo piano. A raccontarele loro esperienze sono i protagonisti stessi che, parlando in prima persona, ci fanno entrare nella loro vita, descrivendo le motivazioni che li hanno portati nel nostro paese e quelle che li spingono a restare. Storie diverse, il cui filo conduttore non è solo l’Italia, ma anche la determinazione a raggiungere, nonostante le difficoltà, traguardi importanti.
Così conosciamo Rudra, ragazzo indiano di Milano che, agli Stati Uniti, ha preferito l’Italia, dove riatterra nel 2011, “felice e sicuro di poter costruire ancora tante cose;” Roland, lavoratore ungherese cha ha fondato, a Roma, una società di corrieri in bicicletta, che non si chiede mai come starebbe in Ungheria se non fosse venuto in Italia; Maryan, figlia di un diplomatico somalo a Il Cairo, scappata negli anni ’70 con una sola valigia e ospitata in un paese, l’Italia, che allora riconosceva solo i rifugiati provenienti dai paesi dell’Est Europa.
Il progetto parte online, ma l’obiettivo a lungo termine è quello di fondare un museo vero e proprio. “È da 18 anni che ho in mente di realizzare un museo dell’immigrazione in Italia, da quando ho visitato il museo di Ellis Island a New York - dice Martino Pillitteri, ideatore del Migrador Museum - Lì, ho avuto un impatto molto forte. Ci sono molte foto e ricostruzioni. Le immagini parlano. Mi ha colpito come tecnica di comunicazione, scoprire che cosa c’è dietro una valigia.” Per il momento i fondi non ci sono, ma l’invito è aperto a fondazioni, pubbliche o private, interessate a dare vita, in Italia, a quello che esiste già a New York, Berlino, e Parigi.
Il materiale raccolto nel sito non è fatto solo di parole. Una galleria fotografica illustra i momenti importanti della vita dei nuovi arrivati. Ai testimoni, inoltre, è chiesto di identificare un oggetto che, per loro, ricopre un significato particolare perché portato con sé dal paese d’origine. Alle storie vere si aggiungono anche i racconti di fantasia.Il primo racconta l’Italia del 2074 vista dagli occhi di Rania Hun, un’italiana di origini cinesi e arabe, sbigottita dalle procedure burocratiche per il permesso di soggiorno dei primi anni del millennio. “Anche questo è un esperimento, un nuovo codice di comunicazione che potrebbe essere efficace, quanto i fatti reali, nel seppellire i luoghi comuni di cui spesso sono oggetto gli stranieri che vivono in Italia,” spiega Pillitteri.
Nel Migrador Museum non c’è posto per appartenenze politiche o ideologie. Le storie di successo di chi si è messo in gioco, e ce l’ha fatta, hanno il potere di ispirare, abbattere gli stereotipi, e cambiare le opinioni. Il progetto, infatti, si rivolge in particolare a chi, per diffidenza o per esperienza personale, vede l’immigrazione come un fattore che influisce negativamente sulla nostra società ed economia. “L’ascesa dell’interesse delle tematiche interculturali e dei processi immigratori nei media, nel mondo del lavoro, nella scuola, nella società civile, nella produzione letteraria, spezza la logica del gioco a somma zero dove un guadagno per gli uni rappresenta una perdita per gli altri,” si legge nel sito. (Giulia Dessì)
Questo articolo fa parte del progetto Our Elections Our Europe (Oeoe), che, attraverso il monitoraggio della stampa prima delle elezioni europee 2014, identifica dichiarazioni incitanti alla discriminazione da parte di politici e risponde in modo creativo attraverso articoli, vignette satiriche, radio storie, flash mob e una campagna internazionale sui social media. Oeoe è realizzato dal Media Diversity Institute in Gran Bretagna, Symbiosis in Grecia, il Center for Investigative Journalism e CivilMedia in Ungheria e dall'associazione Il Razzismo è una brutta storia in Italia, grazie al sostegno di Open Society Foundations.



Immigrati. 150 subsahariani assaltano frontiera spagnola di Melilla
Internazione, 10-03-2014
(ASCA) – Roma, 10 mar 2014 – La citta’ autonoma spagnola di Melilla, nel nord del Marocco, e’ stata nuovamente presa d’assalto questa notte da oltre 150 migranti subsahariani.
Secondo quanto riferisce la prefettura di Melilla, nel corso della mattinata di ieri almeno 700 migranti avevano tentato di oltrepassare la frontiera ma erano stati bloccati dalle forze dell’ordine. Nella notta un gruppo di oltre 150 persone ha sferrato un nuovo attacco, e 15 di loro sono riusciti ad entrare in Spagna.
L’arrivo di centinaia di immigrati clandestini a Melilla solo nel mese di febbraio ha portato a un ristagno del centro di accoglienza del governo, che attualmente ospita 1.300 persone per 480 posti.
Secondo il prefetto, nei pressi di Melilla si trovano attualmente dalle 8 mila alle 10 mila persone, che potrebbero prendere d’assalto l’enclave spagnola nel tentativo di raggiungere l’Europa. (fonte AFP).
Questa è una notizia dell’agenzia Asca.

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