Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 maggio 2012

Malta, migranti: «Otto morti in mare »
Sbarco di clandestini da Ciad e Somalia: in 88 sulla spiaggia Quattro i ricoveri in ospedale per insolazione e disidratazione
Corriere della sera, 07-05-2012
MILANO - Alcuni migranti nordafricani sbarcati lunedì a Malta hanno riferito che otto loro compagni sono morti di stenti durante un viaggio di fortuna dalla Libia. Le autorità maltesi hanno subito avviato le ricerche nella zona per cercare i corpi.
TERZO SBARCO - Sono 88 le persone, comprese molte donne e alcuni bambini, arrivate su una spiaggia a nord dell'isola a bordo di un gommone e sorprendendo una folla di persone che in quel momento stava partecipando ad un concerto sulla spiaggia. Gli immigrati, tutti provenienti dal Ciad e della Somalia, non avevano né acqua né cibo e, secondo l'agenzia France Presse, quattro di loro sono state ricoverate per disidratazione ed eccessiva esposizione al sole. Gli immigrati dichiarato di aver lasciato le coste libiche venerdì mattina. Si tratta del terzo sbarco di immigrati a Malta in pochi giorni, dopo le due barche con 52 persone a bordo giunte la scorsa settimana.



Immigrazione:Roma,convegno 'Mediterraneo,un mare di schiave'
Il 10/5, visita operatrici da Mo per protezione migranti
Ansamed, 08-05-2012
(ANSAmed) - ROMA - Protezione e assistenza ai migranti, ma anche lotta contro la tratta di esseri umani. Sono questi i temi che saranno tratati nel corso dell'incontro dal titolo ''Mediterraneo, un mare di schiave'', che si terra' giovedi' prossimo a Roma, nella sede del Parlamento Europeo. Il convegno organizzato in occasione della visita - dall'8 al 15 maggio - di una delegazione di operatrici sociali egiziane, giordane e libanesi, impegnate in politica e nella protezione di lavoratrici migranti e rifugiate, in Italia per studiare il sistema vigente, avra' inizio alle ore 15.00. Durante la loro missione, le operatrici incontreranno anche i responsabili immigrazione di CGIL, Gruppo Abele, Caritas e di enti locali particolarmente attenti a queste tematiche, come il Comune di Napoli e il Comune di Pisa, nonche' altre importanti realta' italiane impegnate nella protezione delle vittime di tratta su tutto il territorio italiano.
L'arrivo di questa delegazione fa parte di un piu' ampio programma - ''Una risposta olistica al traffico, violenza e sfruttamento delle lavoratrici migranti nel Mashrek'' - messo a punto nel 2011 da Un ponte per..., in collaborazione con la Jordanian Women's Union, per contrastare il fenomeno della violenza e dello sfruttamento delle lavoratrici migranti in Medio Oriente, sia attraverso il rafforzamento del quadro normativo e dei servizi di protezione legale e sociale, sia offrendo servizi di assistenza psicologica. All'evento, prenderanno parte esperti delle due sponde del Mediterraneo fra cui rappresentanti dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato (Squadra Mobile di Roma), le cooperative Be Free e Parsec, e la Casa dei diritti sociali.



Bilocale affittato a cinesi irregolari l'esperta di design finisce nei guai
Gilda Boiardi, direttrice della rivista Interni, ideatrice del Fuorisalone e avvocato, è indagata
In un suo appartamento la polizia locale ha trovato 20 clandestini stipati in 76 metri quadrati
la Repubblica, 08-05-2012
EMILIO RANDACIO
Bilocale affittato a cinesi irregolari l'esperta di design finisce nei guai
Esperta internazionale di design (è direttrice della rivista Interni, nonché ideatrice del Fuorisalone), un po' meno attenta nel gestire i propri immobili. A Gilda Boiardi, professione giornalista ma anche avvocato, il pm Maria Letizia Mannella contesta un reato tanto odioso quanto grave: una norma del codice contro l’affitto in nero a cittadini extracomunitari irregolari. Nel suo bilocale milanese in via Bramante, il 20 gennaio dello scorso anno, una pattuglia dei vigili urbani ha scovato 20 cinesi stipati in 76 metri quadri.
Ma, soprattutto, «condizioni di sicurezza definite critiche dai tecnici dell'Asl» e, in generale, «un pessimo stato di manutenzione e inidoneità dei locali». Un quadro disarmante che ha portato alla segnalazione del caso in Procura. Il magistrato, letti gli atti, ha indagato la Boiardi contestandole la violazione del testo che disciplina l’immigrazione clandestina, e ha quindi disposto il sequestro dell’immobile, come consente la legge. Nel caso di condanna (il reato è punibile fino a tre anni di carcere), l’appartamento in via Bramante diventerà di proprietà dello Stato.
La direttrice di Interni, nel frattempo, è convinta di dimostrare la sua innocenza. I suoi legali hanno presentato appello per ottenere il dissequestro.
Secondo la loro tesi, il contratto di affitto era regolare e intestato a un cittadino cinese con permesso di soggiorno (la registrazione prevedeva 1.200 euro di canone mensili), e nulla sapeva dell’eventuale subaffitto a connazionali senza documenti. Tesi difensiva, però, che per il momento è naufragata.
Per i giudici del Riesame, con un provvedimento di quattro pagine, l’esperta di design «non poteva non rilevare che il profitto ingiusto fosse realizzato anche a danno di stranieri non regolari, speculando sulla loro condizione di illegalità». L'immobile, infatti, risultava essere in uso a Cheng Jing, che non viveva nello stabile, ma «che aveva affidato la gestione del quotidiano accesso degli ospiti a un suo connazionale che riscuoteva 10 euro a pernottamento per persona». Potenzialmente, il dormitorio in cui erano stati inseriti letti a castello, poteva ospitare 26 persone in tutto. Viste le tariffe praticate, una volta «esaurito» avrebbe potuto fruttare 7200 euro ogni mese.
Secondo i giudici «le condizioni di vita offerte, che contrastano con una situazione abitativa decente e rispettosa della dignità umana», non giustificano la pretesa di un affitto così elevato. Peraltro, prima del blitz dei ghisa, l'amministratore del condominio aveva informato la signora «con almeno due missive del giugno 2010», dell'irregolarità della situazione che si era venuta a creare in via Bramante. C'era dunque per l'accusa, da parte della proprietaria, «la piena consapevolezza» della situazione.



Il sindaco Pd sembra un leghista
Niente più pasti ai bambini di chi non ha pagato la mensa Gli immigrati tornino a casa loro
il Fatto, 08-05.2012
Furio Colombo

C’era una volta un piccolo centro padano di nome Cavenago. Non tutti gli abitanti di Cavenago erano nati in quella fertile terra. Alcuni venivano da Paesi lontani che non tutti conoscono, neppure se hanno davanti un atlante. Ci sono abitanti di Cavenago che se la cavano bene e altri che sono un po’ in ristrettezze. Fa niente, dicevano a Cavenago, ci pensa il Sindaco, che una mano la dà a tutti. Nel senso che un comune ha un fondo e con quel fondo da un piccolo aiuto ai più poveri, cominciando dai bambini della mensa scolastica. Nessun bambino qui è mai stato senza mangiare, ti dicevano con orgoglio i cittadini del luogo. Una bella mattina il Sindaco di Cavenago, Sem Galbiati fa sapere che i tempi sono cambiati e lo dice così: “Qualcuno qui pensa di mangiare a scrocco. Sono 170 le famiglie che non hanno pagato. Ma è scattata l'ora della tolleranza zero. Anche se manca poco più di un mese alla fine dell'anno scolastico, saremo inflessibili”.
CHE VUOL DIRE, nel linguaggio del coraggioso sindaco, niente soldi, niente pasti. Però la storia bisogna raccontarla tutta, e continua così: “Agli stranieri che bussano alla porta per chiedere assistenza – ci fa sapere Sem Galbiati – dico che dovrebbero prendere in considerazione l'idea di tornare a casa. Dico di pensarci. Se hanno ancora una famiglia nella loro terra d'origine, avranno più possibilità di sopravvivere, ci saranno genitori o parenti in grado di garantire loro un tetto e un tozzo di pane”. Ora come tutti sanno, ci sono interi continenti detti “in via di sviluppo” che pullulano di casette con il fuoco acceso e il pentolone ricolmo, che sono in attesa del ritorno di parenti lontani. Ecco realizzate, con una sola, limpida decisione, due importanti iniziative politiche annunciate alternativamente dalla destra rigorosa e dalla sinistra generosa: fare finalmente qualcosa per le famiglie. E riunire finalmente anziani e giovani che fossero rimasti accidentalmente separati dall'arrischiato viaggio in Europa. S'intende che una lettura accurata della vicenda Cavenago ti fornisce altri dati. Uno è che l'Imu sarà un disastro e dissanguerà il Comune. Poi ci sarà la tassa sui rifiuti che andrà a sommarsi alla tassa sulla casa. E “il patto di stabilità che ci mette in ginocchio”. Qui finisce la parabola di Cavenago che potrebbe anche intitolarsi “la sottrazione dei pani e dei pesci” oppure “il divorzio di Cana”. Nel primo caso l'idea è: “Guarda che di pani e di pesci non ce ne sono così tanti, nascondili subito, che se no gli stranieri e i più poveri si fanno venire idee sbagliate”. Il secondo celebre evento evangelico invece va riscritto così: “Non hanno più vino. E allora?”. Molti lettori avranno già capito che cattivo umore e sarcasmo di chi scrive hanno una ragione che chi mi legge conosce: questa è la Lega, che vuole che il mondo finisca con la Padania (e siccome la Padania non esiste, il mondo finisce in quel di Belsito). Ma Cavenago, terra del valoroso sindaco Sem Galbiati, è governo Pd. Vi rendete conto? Sem Galbiati sarebbe, se lo sapesse, di sinistra. Pensate a questa terribile verità e poi andate a rivedere tutto ciò che ha detto e che qui è riportato fra virgolette, citando da Repubblica (pagine di Milano), da Facebook e Twitter.
I bambini immigrati vengono lasciati digiuni prima che l'Imu (di cui si ignorano ancora rate ed entità) faccia sentire il suo peso. Le famiglie che “credono di mangiare a scrocco” vengono punite prendendo in ostaggio i bambini (digiuni) che, ovviamente non sono e non possono essere responsabili. Quante di quelle famiglie “a scrocco” sono di infidi immigrati che pensano di vivere sulle spalle degli italiani? E quanti saranno onesti lavoratori cavagnanesi il cui voto scomparirebbe all'istante se i loro bambini, “a scrocco” o no, venissero puniti come gli stranieri?
BELLA ANCHE l'idea del focolare che in qualche parte del mondo, povero ma felice, attende tutti coloro che, per vivere e lavorare a Cavenago, hanno attraversato il Mediterraneo infestato dalle motovedette armate italo-libiche disposte da Maroni (quello buono della Lega) per eseguire i famosi respingimenti in mare che voleva dire annegare o essere consegnati alle prigioni libiche (vedi la testimonianza della portavoce Boldrini per le Nazioni Unite o di Amnesty International). Ora che in Francia ha vinto Hollande contro Sarkozy (“cacciateli tutti” era il suo motto elettorale) e contro Marine Le Pen (“mai più uno di loro su suolo francese”) il sindaco Pd di Cavenago, si sentirà vincitore o sconfitto?



Dadaab, umanità senza futuro La vita sotto le tende e le lamiere
kòlkòlk Il racconto di Laura Boldrini, portavoce dell'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che si trova nel campo profughi più grande del mondo, in Kenia, a 80 chilometri dal confine con la Somalia. La distribuzione del cibo a migliaia di persone condannate alla dipendenza dagli aiuti. giovani che non hanno mai visto altro che l'immensa tendopoli grande come due volte Firenze
la Repubblica, 05-05-2012
CARLO CIAVONI
ROMA - "Proprio ieri ho parlato con un ragazzo che avrà avuto 16-17 anni: mi ha detto di non essere mai uscito da qui. Le uniche cose che la sua vita gli ha permesso di conoscere sono state questa distesa inverosimile di tende e casette di fango con i tetti in lamiera, lungo queste strade di polvere rossa lungo le quali sopravvivono da 20 anni ormai circa 500 mila rifugiati, scappati dalla Somalia". Laura Boldrini - portavoce dell'UNHCR 1 - si trova in missione a Dadaab, il campo profughi più grande del mondo, in Kenia, a circa 80 chilometri dal confine somalo, a diretto contatto con l'umanità di un Paese come la Somalia ormai esangue, sfinito da una guerra civile alimentata da un reticolo fittissimo di clan, dal terrorismo pan islamico, dalla siccità e da un governo provvisorio, in scadenza ad agosto, che finora s'è mostrato incapace di far superare al Paese la sua instabilità cronica.  
Un campo profughi più grande di Firenze. "L'Agenzia Onu per i rifugiati è qui da vent'anni - dice la Boldrini - dove operano tutte le altre agenzie delle Nazioni Unite, ognuna con le sue competenze,  oltre che 30 Ong internazionali. Tutti in questo luogo, che nel tempo si è esteso al punto da ospitare lo stesso numero di abitanti di una città grande come due volte Firenze. Oltre ad Ifo, dove ci troviamo ora, ci sono gli insediamenti di Hagadera, Dagahaley e gli ultimi due campi più recenti, Ifo-2 e  Kambios. Oggi - ha aggiunto la rappresentante dell'UNCR - stiamo effettuando la distribuzione bisettimanale di cibo, farina, mais, olio, riso, fagioli, altri legumi e cereali diversi, tutti custoditi in un capannone enorme, che due volte al mese, diventa il centro pulsante di una macchina organizzativa capace di soddisfare le esigenze di migliaia di persone. Solo stamattina, ad esempio, abbiamo distribuito generi alimentari a 16 mila persone".
Ciò che il mondo ricco non fa. Lo scorso anno, a Dadaab, sono arrivate 150 mila persone; altre 100 mila si sono dirette verso l'Etiopia, 5 mila hanno invece cercato rifugio a Gibuti, altre decine di migliaia verso lo Yemen. "Non va dimenticato - ha sottolineato Laura Boldrini - che l'80% della gente che fugge dai paesi poveri, cerca scampo nei paesi confinanti, dando luogo così ad insediamenti come questo, da cui sto parlando, dove si perpetua un sistema assistenziale, che sembra inibito non già per volontà di chi con tanti sforzi riceve gli aiuti, ma da uno stato di instabilità politica, come in somalia, di cui la comunità internazionale dovrebbe finalmente farsi carico".
Due milioni e 300 mila somali in fuga. I dati dell'Agenzia Onu per i rifugiati ricorda che il numero di cittadini somali, costretti a vivere fuori dalla propria patria, lontano dalla loro casa, dai loro averi, in condizione di totale dipendenza, ammontano ormai a 2 milioni e 300 mila. "Quasi una generazione in stato di perenne sudditanza che per ragioni di sicurezza non può né tornare indietro, né tentare di rifarsi una vita in un paese ospite, come ad esempio il Kenia, il quale se è vero che ha aperto generosamente le sue porte, è altrettanto vero però che non permette ai rifugiati di lavorare nel suo territorio. Dadaab, in sostanza, non è che lo specchio di quello che avviene in Somalia, ma anche di ciò che riguarda tutti i popoli del mondo costretti a migrare per fuggire dalle guerre, da regimi oppressivi, da violenze, da discriminazioni".
Lo spreco inaccettabile. "Questa situazione - ha concluso la Boldrini - deve essere sostenuta con le risorse adeguate. Qui non c'è scelta: la comunità internazionale deve riuscire a sostenere questo sforzo, non solo a livello umanitario, ma anche a livello politico. La gente nata qui a Dadaab, che non è mai uscita dal campo, non sa cos'è il mondo. E questo nonostante le scuole, tutto sommato, funzionino, malgrado il fatto che nei campi sopravvive comunque un'economia di scambio e nonostante le persone mostrino grandi capacità di inventiva e di adattamento per tirare a campare. Ma tutto questo rimane un enorme spreco di risorse umane, ormai intollerabile".

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