Discriminazione sul luogo di lavoro: più casi con la crisi

Osservatorio Italia-razzismo
È l’Unar (Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sula razza e l’origine etnica, istituito presso il ministero del Lavoro) a lanciare l’allarme: nel 2011 i fenomeni di discriminazione nei luoghi di lavoro sono raddoppiati rispetto al 2010.

Il direttore dell’Ufficio, Massimiliano Monnanni, spiega così il fenomeno: “la crisi economica è terreno fertile per la discriminazione”. Di sicuro, in tempi critici le “barriere” (culturali, si intende) si fanno più alte e chi si sente minacciato fa di tutto per mettere al sicuro le propria posizione. Ecco che allora aumentano gli scontri interetnici, non solo nei luoghi di lavoro, ma anche in altri ambiti della vita quotidiana dove è prevista una convivenza stretta, come per esempio i condomini. Qual è l’alternativa allo scontro? Probabilmente l’accoglienza. Niente a che vedere con atteggiamenti filantropici ed esterofili, ma la garanzia che persone impiegate nello stesso settore (rimanendo in ambito lavorativo) godano degli stessi diritti. E non solo. Bisogna considerare il fatto che, gli stranieri i qualità di lavoratori, patiscono doppiamente la crisi poiché rischiano sia di perdere il lavoro che il documento di soggiorno (la possibilità di rinnovare il permesso). Quindi partono già svantaggiati rispetto a un lavoratore italiano e, un atteggiamento politico ispirato all’accoglienza, non può ignorare questo fatto, anzi, deve trovare il modo di porre rimedio al rischio di irregolarità (per esempio prolungando il permesso di soggiorno per attesa occupazione). Quello di irregolare è infatti uno status che pone il soggetto nella condizione di essere emarginato in quanto illegale e, oltretutto, lo costringe a vivere in situazioni di insicurezza: lavorativa, sanitaria, abitativa...

3 dicembre 2011

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