Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 giugno 2010

Ecco il piano per l'islam moderato in Italia
il Giornale, 07-06-2010
Francesco De Regimis
Creare un albo degli imam, censire le moschee e limitarne l'apertura incontrollata. Così il Viminale coinvolge l'ala musulmana meno radicale per promuovere rispetto delle leggi e pacifica convivenza. E isolare gli estremisti
Sembrava una leggenda, quella dell'islam moderato. Invece sia sul piano sociale sia su quello istituzionale, sta diventando una realtà sempre più radicata. Se fino a pochi mesi fa era un gruppo di intellettuali laici aproporre idee e iniziative culturali, slegate dall'associazionismo tout court e lontane anni luce dal radicalismo di certe moschee, oggi i musulmani moderati si organizzano sul territorio; aprono sedi dove discutere strategie e partecipano attivamente alle politiche di quei centri per l'immigrazione in cui l'islam politico ha attinto con successo per quasi dieci anni.
«È in atto una ristrutturazione in questo campo», spiega al Giornale Gamal Bouchaib, presidente del Movimento musulmani moderati, che vanta oltre 250 adesioni nonostante sia nato appena due mesi fa. Insieme con altri esperti, Bouchaib sta lavorando alla realizzazione di quelle che, inizialmente, sembravano soltanto delle ipotesi; come la creazione di un albo degli imam o il censimento delle moschee presenti sul territorio italiano, che invece sembrano essere in via di definizione. Nei primi giorni di luglio, infatti, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, dovrebbe convocare la seconda riunione del Comitato per l'islam italiano. Un organismo in cui, a detta dei membri, si riesce a lavorare «con serenità». Dunque che cosa è cambiato rispetto al passato? Il Viminale ha sostituito il criterio della rappresentanza con quello della «competenza» per arrivare a delle proposte utili per tutti. Alcuni intellettuali hanno attaccato il Comitato, ma ad oggi sembra essere l'unico organismo in grado di fare delle proposte realizzabili nell'interesse della comunità. «Ad esempio - dice Gamal Bouchaib, membro interno - non possiamo più tollerare la modalità esagerata con cui si continuano ad aprire moschee. Negli ultimi anni c'è stato un aumento inflazionato e abbiamo concluso che l'andamento non può più mantenere questa crescita, perché non dà una sua dignità neppure al culto, non si può pregare in un buco». Una frase condivisa da quasi tutti i membri, che sembra allontanare i dubbi espressi dall'ambasciatore Mario Scialoja, il quale aveva evidenziato la laicità eccessiva di alcuni componenti del Comitato. L'accusa sembra però superata, «e se la proposta di scrivere un albo delle moschee andrà in porto sarà il primo passo verso l'autonomia dei musulmani», dice Bouchaib.
Il ministero dell'Interno monitora lo stato delle cose ed è consapevole di quel che è accaduto finora. Dell'empasse in cui è finita la Consulta islamica istituita nel 2005, al tentativo fallito di dare vita a una rappresentanza della comunità musulmana. Ecco perché il lavoro che stanno svolgendo gli esperti diffonde ottimismo. Non si vogliono bandire le moschee, ma dare la possibilità di gestire un luogo di culto nel rispetto delle leggi e dei canoni urbanistici di ogni Regione, Provincia o Comune. Questi sono i criteri che compariranno nel prossimo documento del Comitato, che porrà l'attenzione anche sulla provenienza dei finanziamenti alle moschee. Gradualmente, anche i moderati stanno trovando radicamento nelle città. Non amano le moschee, ma dicono: «Stiamo cercando di dislocare su tutto il territorio dei centri dei moderati perché puntiamo a trovare l'unità anche sotto l'aspetto dello statuto». Per aderire bisogna infatti accettare un documento, che i membri del movimento stanno promuovendo di città in città attraverso i centri polivalenti di immigrati, «con cui stiamo cercando di collaborare per ottenere più consenso possibile». Consenso significa allontanare i musulmani dalle moschee gestite dall'Ucoii, circa 130 su 735. «Esistono infatti delle moschee autonome che non aderiscono più all'Ucoii - spiega Bouchaib -. Stiamo cercando di collaborare con tutti, anche con loro». Non aderire allo statuto, vuol dire che stanno cercando un'altra modalità di approccio alla società. Le proposte che il Comitato per l'islam italiano sta portando avanti con una certa concretezza vanno anche a toccare il ruolo degli imam. La formazione dovrà essere strutturata all'interno delle università italiane, arricchendo il modello di studi. Corsi, master all'interno delle università. Non più sconosciuti provenienti da chissà dove.



Sede pubblica gratis alla scuola coranica Ed è già polemica sui mancati controlli

il Giornale, 07-06-2010
Abruzzo- A Martinsicuro, estremo nord del litorale abruzzese, c'è il placet comunale sull'apertura di una scuola coranica, inaugurata appena due settimane fa e già al centro di alcune polemiche. Non solo perché rappresenta la prima «scuola» autorizzata dalle istituzioni, ma anche perché i locali sono stati concessi a titolo gratuito.
Una delibera di Giunta dello scorso 13 maggio ha infatti formalizzato l'utilizzo, seppure temporaneo, di alcuni plessi. Il responsabile, sulla carta, sarà il console del Senegal per le Marche, l'Abruzzo e l'Umbria, Tullio Galluzzo di stanza nella vicinissima Ascoli. Ma come ha spiegato lui stesso durante l'inaugurazione, per insegnare il Corano ai bimbi dai tre ai sei anni saranno interpellati educatori di madre lingua. In molti hanno cominciato a chiedersi quale titolo avranno gli insegnanti, ma sembra di capire che per la lettura e l'interpretazione del Corano in Via Cesare Battisti, sede del Villaggio dell'amicizia dove si svolgeranno questi speciali corsi, non si richiedano attestati riconosciuti dallo stato italiano relativi a questa pratica, o quantomeno non sembrano necessari per prendere parte al progetto. La delibera n. 56 del maggio scorso non parla neppure della stesura di un programma dettagliato, che né l'amministrazione comunale, né quella regionale hanno richiesto. Niente linee guida, dunque, niente verifiche da parte di nessuno. Carta bianca soprattutto sulla lingua d'insegnamento: l'arabo, principalmente.
Il console sostiene che l'ausilio di una lingua nota a tutti rappresenta «un modo importante per aiutare l'integrazione della nostra comunità», come riporta il quotidiano locale IlCentro. «Spesso i minori stranieri nati in Italia perdono la padronanza della loro lingua - spiega Galluzzi - della loro cultura». Tradizioni che possono riscoprire il sabato e la domenica, dalle 16 alle 19, in questa piccola grande scuola coranica. La prima d'Italia autorizzata, ma non controllata. Il progetto ha infatti una portata considerevole: ci sono circa 700 famiglie africane residenti a Martinsicuro e altri adolescenti, secondo i promotori, arriveranno dalle città limitrofe. La lezione di Corano attira. D'altronde non sono molte le scuole che si possono autogestire, con insegnanti che non devono essere controllati dallo Stato. Per tutte le associazioni di stranieri iscritte al Registro Regionale, lo prevede invece l'istituito Centro Polivalente per l'Immigrazione.



Immigrati: Fini dà battaglia al caporalato e alla Lega

Il Mattino, 07-06-2010
Claudia Terracina
ROMA. Sarà Gianfranco Fini a presentare, il 14 giugno, le proposte della Commissione Lavoro della Camera sul lavoro nero e lo sfruttamento della manodopera straniera, insieme al ministro Maurizio Sacconi e al presidente della commissione, Silvano Moffa. E già si annuncia il dissenso della Lega Nord, manifestato durante i lavori, perché si chiedono nuove tutele per gli immigrati. Altro che reato di immigrazione clandestina. La proposta è di introdurre il reato specifico del caporalato per punire le forme organizzate di sfruttamento del lavoro edilizio e agricolo. Viene analizzata l'altra faccia della medaglia, ossia tutte le forme, più o meno striscianti, di elusione delle tutele dovute ai lavoratori, che, oltretutto, si legge nelle conclusioni dell'inchiesta, «sottraggono allo Stato ingenti risorse fiscali e contributive».
L'analisi, che prova a mettersi dalla parte degli sfruttati, con il conforto di alcune cifre clamorose, fornite dal Cnel e dall'Istat, che evidenziano come il lavoro irregolare in Italia sia stimato intorno al 18 per cento del Pil, e riguarda soprattutto immigrati arrivati regolarmente, non clandestini, provocherà, c'è da giurarci, nuove fibrillazioni nella maggioranza.
Il presidente della Camera sposa le conclusioni dell'indagine che stigmatizza lo sfruttamento degli immigrati come «comportamenti intollerabili che ledono i diritti umani», nonché le proposte concrete avanzate dalla commissione Lavoro. E cioè l'avvio di un processo di semplificazione delle procedure per il rilascio dei permessi di soggiorno per lavoratori stranieri, mettendo a disposizione delle imprese una quota di ingressi che rispondano ai loro bisogni.
Previste, come già auspicato da Fini per evitare «scivolamenti nella criminalità», anche modifiche alla normativa dei permessi stagionali e l'estensione del periodo di soggiorno per chi perde il lavoro oltre gli attuali sei mesi, partendo non dal giorno del licenziamento, ma dalla scadenza del permesso.



Finì prepara un nuovo affondo: il caporalato divenga reato

Il Messaggero, 07-06-2010
Claudia Terracina
ROMA- Sarà Gianfranco Fini a presentare, il 14 giugno, le proposte della Commissione Lavoro della Camera sul lavoro nero e lo sfruttamento della manodopera straniera, insieme al ministro Sacconi e al presidente della commissione, Silvano Moffa. E già si annuncia il dissenso della  Lega,    manifestato durante i lavori, perchè si chiedono nuove tutele per gli immigrati. Altro che reato di immigrazione clandestina. La proposta è di introdurre il reato specifico del caporalato per punire le forme organizzate di sfruttamento del lavoro edilizio e agricolo. Viene analizzata l'altra faccia della medaglia, ossia tutte le forme, più o meno striscianti, di elusione delle tutele dovute ai lavoratori, che, oltretutto, si legge nelle conclusioni dell'inchiesta, «sottraggono allo Stato ingenti risorse fiscali e contributive».
L'analisi, che prova a mettersi dalla parte degli sfrattati, con il conforto di alcune cifre clamorose, fornite dal Cnel e dall'Istat, che evidenziano come il lavoro irregolare in Italia sia stimato intorno al 18 percento del Pil, e riguarda soprattutto immigrati arrivati regolarmente, non clandestini, provocherà, c'è da giurarci, nuove fibrillazioni nella maggioranza. Il presidente della Camera sposa le conclusioni dell'indagine che stigmatizza lo sfruttamento degli immigrati come «comportamenti intollerabili che ledono i diritti umani», nonché le proposte concrete avanzate dalla commissione Lavoro. E cioè l'avvio di un processo di semplificazione delle procedure per il rilascio dei permessi di soggiorno per lavoratori stranieri, mettendo a disposizione delle imprese una quota di ingressi che rispondano ai loro bisogni. Previste, come già auspicato da Fini per evitare «scivolamenti nella criminalità», anche modifiche alla normativa dei permessi stagionali e l'estensione del periodo di soggiorno per chi perde il lavoro oltre gli attuali sei mesi, partendo non dal giorno del licenziamento, ma dalla scadenza del permesso.



Emersione, L'istituto dismette i vecchi bollettini - Dopo le sanatorie aumentano i rapporti in regola
Stretta Inps sulla colf in nero

il Sole, 07-06-2010
Carlo Giorgi
Lotta al lavoro nero, dentro casa: entro la fine del 2010 l'Inps rafforzerà gli strumenti per contrastare l'evasione dei versamenti previdenziali dovuti per colf e badanti nel tentativo di allineare i lavoratori domestici a tutti gli altri. «Il pagamento dei contributi, infatti, da dicembre avverrà tramite Mav e, contestualmente, verrà bandito il pagamento attraverso 0 consueto bollettino postale - annuncia Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps -. Questo aumenterà la trasparenza e agevolerà il cammino dei contribuenti».
Per le casse dell'istituto di previdenza, il settore del lavoro domestico rappresenta un bacino contributivo sempre più importante: il numero di colf e badanti regolari, in sette anni, è più che triplicato: dai 224.149 lavoratori domestici censiti dall'Inps nel primo trimestre 2002, siamo passati ai 737.741 impiegati nelle case italiane, nel terzo trimestre 2009. Per la maggior parte si tratta di lavoratori stranieri. E se, nel primo trimestre 2002, i contributi trimestrali versati erano di "soli" 58,1 milioni di euro, nell'ultimo trimestre 2008 raggiungevano quota 153,6 milioni. Per un totale di 605,4 milioni nell'intero 2008; e la stima di un "tesoro" di oltre 700 milioni versati nelle casse dell'Inps per il 2009.
Nonostante l'importanza dei pagamenti, l'analisi dei dati conferma che il settore del lavoro domestico rimane uno dei più sensibili al rischio di lavoro "nero" e "grigio". Mettendo in relazione versamenti e lavoratori corrispondenti, emerge infatti che, dal 2002 al 2009, in media per ogni lavoratore, ciascun trimestre, sono stati versati contributi previdenziali compresi tra 333 e 283 euro. Una cifra che, pur nella varietà possibile dipagamenti orari prevista dalla legge, indica la tendenza a dichiarare un numero di ore di lavoro settimanale intorno alle 20-25. Corrispondenti a uno stipendio mensile in linea con la pensione sociale: il minimo necessario per il rinnovo del permesso di soggiorno, appunto. Con il dubbio che, talvolta, lavoratore e datore di lavoro si accordino per pagare, in "nero", eventuali ulteriori ore di lavoro svolto.
Non solo. Negli anni, il numero dei lavoratori domestici è aumentato soprattutto in occasione delle grandi "regolarizzazioni" per immigrati: tra il primo e il secondo trimestre 2002, ad esempio, l'Inps censisce 130mila lavoratori domestici in più; frutto del provvedimento di emersione del Governo di Centro-Destra, che accoglie
in un solo colpo 650mila domande di lavoratori immigrati; e il numero dei lavoratori domestici aumenta fino a diventare, pur se per un breve periodo, il 31,2% di tutti gli immigrati regolari d'Italia. Tra il secondo e il terzo trimestre 2009, invece, l'Inps censisce ben 163mila lavoratori domestici in più; primo frutto del provvedimento di emersone di lavoro domestico tuttora in corso. Dopo le regolarizzazioni, tuttavia, il numero dei lavoratori domestici tende sempre a diminuire. Segno forse anche del rischioso (ed erroneo) calcolo di datori di lavoro e lavoratori, secondo cui - una volta ottenuto il permesso di soggiorno -sia possibile interrompere i versamenti e continuare il rapporto di lavoro "in nero" (si veda anche la risposta al quesito a fianco).
«L'Inps è tenuta a fornire al ministero dell'Interno informazioni sul cambiamento di attività del lavoratore che abbia lasciato il lavoro domestico - spiega Mastrapasqua -. Dopo 6 mesi di contributi non versati, si ha diritto solo a un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro. Oggi fare una verifica del genere è difficile: molti datori pagano ancora attraverso bollettino postale, la cui notizia di pagamento arriva a volte dopo mesi; e sono davvero pochi coloro ci comunicano l'interruzione del rapporto di lavoro, nonostante sia obbligatorio. Tuttavia inizia a dare frutti positivi la procedura di assunzione e licenziamento via telefono, attiva da febbraio 2009. A fine anno, con l'eliminazione del bollettino postale e l'introduzione del Mav sarà possibile l'allineamento dei lavoratori domestici e, con questo, una più efficace lotta al lavoro nero».



ISTAT: PER IMMIGRATI REGIONI DEL CENTRO SONO LE PIU' ATTRATTIVE

ASCA, 07-06-2010
Roma, Sono le regioni del Centro Italia - secondo l'ultimo rilevamento Istat - quelle piu' attrattive per la popolazione immigrata, con un tasso pari al 9,7 mille; segue il Nord-est (8,8 per mille). Il Sud acquista popolazione a causa delle migrazioni con l'estero, ma ne perde a causa delle migrazioni interne, con il risultato di un tasso migratorio appena superiore all'1 per mille. A livello regionale, l'Emilia-Romagna risulta essere la regione piu' attrattiva (11,8 per mille), seguita dall'Umbria (10,2 per mille), dal Lazio (10,0 per mille). Tra le regioni del Mezzogiorno solo l'Abruzzo si stacca nettamente dalle altre con un tasso pari a 6,5 per mille.
Nel corso del 2009 sono state iscritte in anagrafe 442.940 persone provenienti dall'estero, numero inferiore di oltre 90mila unita' rispetto a quello del 2008. La significativa diminuzione del flusso di iscritti dall'estero, che rimane comunque molto elevato - spiega l'Istituto - , e' prevalentemente imputabile al progressivo esaurimento dell'effetto congiunturale indotto dall'allargamento dell'UE del maggio 2007. In seguito all'entrata nell'Unione, infatti, e al contestuale decreto sulla libera circolazione e il soggiorno dei cittadini comunitari, un numero molto elevato di cittadini neo-comunitari - in particolare Rumeni - si e' avvalso della possibilita' di iscriversi nelle anagrafi italiane senza piu' l'obbligo di esibire il permesso di soggiorno. Effetto che si e' progressivamente affievolito gia' nel corso del 2008 e ancor piu' del 2009.
Tra gli iscritti, gli italiani che rientrano dopo un periodo di permanenza all'estero rappresentano solo l'8,2%, pari a poco piu' di 35mila persone. La larga maggioranza e' costituita da cittadini stranieri, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro.
Le cancellazioni dalle anagrafi di persone residenti in Italia trasferitesi all'estero ammontano a 80.597 unita'. Tra i cancellati per l'estero prevalgono gli italiani (circa il 60% del totale).
Complessivamente, il bilancio migratorio con l'estero, pari a +362.343, e' dovuto a un saldo fortemente positivo per gli stranieri, superiore a 370 mila unita', che compensa il saldo lievemente negativo relativo alla sola componente italiana (-12 mila unita' circa).
Il bilancio con l'estero risulta positivo per tutte le regioni e il corrispondente tasso varia dal 2,2 per mille della Sardegna al 9,3 per mille dell'Emilia Romagna, rispetto a una media nazionale del 6,0 per mille.
Le regioni del Nord (ad eccezione della Valle d'Aosta, della provincia autonoma di Bolzano e del Friuli Venezia Giulia) e del Centro presentano tassi migratori con l'estero superiori alla media nazionale. Viceversa, tutte le regioni del Mezzogiorno presentano valori ben inferiori a quello medio.



Barcone migranti lancia Sos in Canale Sicilia

Tra di loro anche un bimbo.''Carretta'' partita ieri dalla Libia
ANSA, 07-06-2010
PALERMO, - Un barcone con alcune decine di migranti a bordo, in navigazione nel Canale di Sicilia, ha lanciato l'Sos con un telefono satellitare. La ''carretta'', partita dalle coste libiche, sarebbe appena entrata in acque di competenza maltese. Tra gli extracomunitari, in gran parte eritrei e somali, vi sarebbe anche un bimbo di pochi mesi. La richiesta d'aiuto e' gia' stata girata alla Guardia Costiera dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati, che ha ricevuto la segnalazione da alcuni familiari degli immigrati residenti in Italia. (ANSA).



Il Sondaggio e i soldi ai Romeni
Vi spiego perché pago i romeni per lasciare Roma

Il Tempo, 07-06-2010
di Gianni Alemanno
Gentile Direttore,  l'articolo a firma di Stefano Silvestre apparso a pagina 42 della cronaca di Roma del quotidiano da Lei diretto, nel quale si riportano i risultati di un sondaggio on-line, si basa su un'interpretazione errata del progetto presentato qualche giorno fa a Bucarest da questa amministrazione e condiviso dalle autorità romene. Si tratta in realtà di un piano che permetterà alle casse del Comune di Roma di risparmiare una notevole somma e che, nello stesso tempo, garantirà a chi vive da anni a Roma in condizioni disagiate il reinserimento lavorativo nel proprio Paese d'origine.
A fronte dei 16 milioni di euro che il Comune dovrebbe infatti spendere in un anno solo per l'assistenza alloggiativa di quei romeni privi di mezzi, circa 3.400 persone, che si trovano nella Capitale, il nostro progetto prevede di risparmiare circa 15 milioni di euro dando un contributo di 200 euro mensili per sei mesi a ogni nucleo familiare con una spesa di circa 800.000 euro.
Dopo aver frequentato un corso di formazione messo a punto dal Comune in relazione alla richiesta delle aziende italiane che si trovano in Romania, e in futuro anche di quelle romene, chi aderirà al progetto rientrerà in patria con un lavoro e un indennizzo. Questo permetterà di ridurre le sacche di marginalità che provocano i conflitti che abbiamo conosciuto in passato, senza limitarsi all'assistenzialismo e nello stesso tempo abbassando di molto i costi per l'amministrazione.
Gianni Alemanno Sindaco di Roma
Caro Sindaco, Il Tempo ha raccontato sabato, in modo dettagliato, i motivi che l'hanno spinta a ipotizzare una soluzione di questo tipo per incentivare il ritorno in patria di quei cittadini romeni che nella nostra città vivono in condizioni disperate. Il sondaggio è stato lanciato lo stesso giorno sul nostro sito internet, dove i lettori hanno avuto modo di leggere l'articolo a firma di Susanna Novelli. Il pezzo di Stefano Silvestre, pubblicato ieri, si limita a illustrare il risultato del sondaggio.
Matteo Vincenzoni



Lavavetri e accattoni tornano sulle strade Controlli e multe dei vigili in 86 incroci

il Giornale.it, 07-06-2010
Nuovo intervento dei vigili per contrastare il dilagare dell’accattonaggio molesto da parte di lavavetri e questuanti. Un fenomeno che, dopo un periodo di relativa calma, è nuovamente esploso negli ultimi mesi. Per questo nei giorni scorsi undici pattuglie dei Nove Comandi di Zona, del Nucleo Tutela Trasporto Pubblico, del Radiomobile della Polizia Locale hanno attivato una serie di controlli su 86 incroci, multando trenta accattoni, nella maggior parte romeni, più sei ammende per violazioni al codice della strada e due i sequestri.
I primi lavavetri erano comparsi ai semafori all’inizio degli anni ’90 con l’arrivo di immigrati dai Paesi ex comunisti, dopo il crollo del muro di Berlino. In particolare i più svelti a occupare gli incroci furono i polacchi, subito imitati da un po’ tutte le etnie. Per un periodo gli automobilisti, soprattutto donne, furono preda di vere e proprie estorsioni da parte di immigrati, magrebini in particolare. Poi gli energici interventi delle forze dell’ordine avevano quasi fatto sparire il fenomeno. Quasi, perché appena allentata la morsa, mendicanti e lavavetri sono riapparsi.
«Si tratta del quinto intervento dei “ghisa” realizzato in un mese e mezzo - precisa De Corato -. Operazioni che hanno portato a sanzionare complessivamente 71 accattoni, quasi tutti rom romeni, per circa 32mila euro. Ma anche arrestare un marocchino clandestino e a denunciare una nomade che elemosinava tenendo un neonato in braccio. Perché non dimentichiamo che schiavizzare minori, disabili, storpi o donne incinte è l’aspetto più bieco dell’accattonaggio. Dietro al quale si nascondono organizzazioni criminali. Nei primi quattro mesi dell’anno - aggiunge De Corato - sono state 247 le sanzioni inflitte da Forze dell’ordine e Polizia locale. Di queste, 230 sono state staccate solo dai vigili. Multe emesse a seguito di controlli mirati che i ghisa effettuano secondo una “mappa” che va dagli incroci stradali, ai cimiteri, fino agli ospedali. Un servizio che è stato intensificato anche in risposta alle tante segnalazioni dei cittadini».



Immigrati, le domande ai lametini

lamezia Web, 07-06-2010     
Lamezia Terme - Il "pacchetto sicurezza" approvato dal parlamento nel luglio scorso, e le politiche sull'immigrazione del governo sono stati al centro di una campagna lanciata in questi giorni dal deputato del Pdl Ida d'Ippolito, consigliere comunale di minoranza, anche con un gazebo allestito in città per parlare con la gente.
D'Ippolito spiega che il "pacchetto sicurezza" è un «accordo d'integrazione: consiste in una serie d'impegni che l'immigrato sottoscrive ed è chiamato ad onorare nel periodo di validità del suo permesso di soggiorno, pena la perdita dei crediti necessari per ottenere il rinnovo e quindi l'espulsione. Ma è necessario agire perché molto ancora si deve fare per risolvere il problema sul piano culturale e sociale».
Per la parlamentare «l'immigrazione ha tante facce. Alcune molto inquietanti, altre altrettanto rassicuranti. L'immigrazione è crescita e sviluppo economico ma è anche sfruttamento e degrado, è integrazione e solidarietà ma anche razzismo e xenofobia. Parlare d'immigrazione», secondo la parlamentare, «tocca la nostra identità e anche la nostra umanità e ci mette spesso a confrontarci con il problema della sicurezza e della paura, ma anche con la tolleranza e il rispetto. Parole importanti e vere, che quando si parla di uomini e donne in carne ed ossa bisogna avere il coraggio di pronunciare con onestà intellettuale, e non perché imboccati dall'ideologia o dall'opportunità politica del momento».
Per l'esponente del Pdl «l'immigrazione è cosa seria e non l'oggetto di una contesa politica, che significa anche doveri e diritti».
Con i promotori della libertà è stata lanciata la campagna d'ascolto per conoscere l'opinione dei lametini, su un tema di così grande attualità e interesse sociale. «Perché», spiega Ida d'Ippolito, «anche in città, così come nel resto d'Italia, per questioni importanti ma pure delicate come queste, occorre uscire da quella che sembra essere diventata una commedia degli equivoci».
Ieri ai lametini è stato sottoposto un questionario per conoscere come si pongono nei confronti di questo importante tema dell'immigrazione perché, aggiunge d'Ippolito «è necessario continuare a parlare d'immigrazione per centrare l'obiettivo e trovare finalmente soluzioni che siano concrete». I risultati del questionario saranno analizzati per poterli sottoporre alle istituzioni e agire anche se il governo, ricorda la parlamentare, «ha sta facendo tanto sul piano dell'integrazione».



Il caso Apologia di un'idea neoreazionaria di nazione
Il libro «scorretto» antì-immìgrazìone che spopola in Francia
Le provocazioni dello scrittore Zemmour
Corriere della Sera, 07-06-2010
Stefano Montefiori
Quanto era felice, Eric Zemmour, la sera dei suoi cinquant'anni: la moglie aveva prenotato per lui il castello della Petit Malmaison, avenue Napoléon Bonaparte, dove visse e mori l'imperatrice Giuseppina di Beauharnais, prima moglie del Grande Corso; ad accogliere gli invitati—era il 31 agosto di due anni fa—giovani in uniforme di granatieri dell'Impero, e salve di cannone. È quella la Francia che sta nel cuore del giornalista-polemista da mesi in testa alle classifiche dei saggi con «Mélancolie francaise» (Fayard). È la Francia di Napoleone, di bambini bianchi di nome Jacques 0 Francoise; la Francia eterna di De Gaulle, e anche di Asterix. Non certo la Francia meticcia della ex ministra di origine maghrebina Rachida Dati che chiama sua figlia «Zohra» in spregio alla tradizione tricolore.
«Le élite mi odiano ma la gente mi ama perché solo io ho il coraggio di dire, e in televisione, quello che tutti pensano» sostiene Zemmour. Questo «pensiero comune», radicalmente opposto al «pensiero unico» degli odiati salottieri di; sinistra, può essere riassunto nel popolare concetto «dove andremo a finire», declinato in infinite versioni. E molti francesi, già inclini in passato a premiare la franchezza di Jeani-Marie Le Pen, guardano con Simpatia alle sortite di questo ennesimo neo-reazionario (dopo Pierre André Taguieff o Maurice G. Dantec) che ha il merito di tenerli svegli davanti alla tv, il sabato sera (trasmissione On n'est pas couché su France 2) 0 tutte le mattine con il caffè (Z comme Zemmoìir, sulla radio Rtl alle 7-15).
Nell'ultimo grande scandalo, il 6 marzo scorso, Zemmour ha sostenuto nella trasmissione del celebre conduttore Thierry Ardisson che «i francesi dell'immigrazione vengono fermati dalla polizia
e controllati più degli altri perché la maggioranza dei trafficanti di droga sono neri e arabi... È un fatto». Qualcuno lo ha difeso — dal fondatore di Reporters sans frontìères Robert Ménard a Philippe Bilger, pubblico ministero presso la corte d'appello di Parigi — molti lo hanno accusato di razzismo e solo dopo una lettera di scuse Zemmour ha evitato il licenziamento da Figaro Magazine dove tiene una rubrica.
Ma la grandezza di Zemmour sta nella capacità di inanellare polemiche quotidiane, alternando obiettivi piccoli e grandi: i manga giapponesi («uno schifo infame») e la perfida Albione («Grazie all'Europa unita la Francia poteva dominare più 0 meno su Germania renana, Italia del Nord, Belgio, Lussemburgo... Ossia l'Impero del 1810. Ma la Gran Bretagna come al solito si è messa in mezzo»). Sabato scorso se l'è presa pure con Sacha Guitry, reo di aver fatto ridere, durante l'Occupazione, non solo i francesi ma anche gli ufficiali tedeschi.
E poi le critiche ai nomi di battesimo non tradizionali, l'odio per i diritti dell'uomo e le battaglie umanitarie, il disprezzo per il femminismo, l'aborto («che ha impedito di nascere a sette milioni di francesi»), e l'allarme per il «declino dell'uomo bianco di fronte alla virilità arabo islamica»
(«L'uomo maschio», Piemme edizioni).
Nella «Mélancolie francaise», personale versione passatista della storia di Francia, non mancano le perle, individuate dallo storico Pascal Dayez-Burgeon: Talleyrand insediato in un Quai d'Orsay costruito vent'anni dopo la sua morte (a pagina 93); il belga Paul-Henri Spaak fatto diventare olandese (pag. 172) 0 Antonio Gramsci, nato nel 1891, consacrato «grande rivoluzionario del XIX secolo».
Ma a Zemmour non si chiede rigore scientifico né profondità di riflessione, ma più semplicemente una delle sue «frasi assassine» da talk show. Nonni ebrei algerini (Zemmour in berbero significa «olivo»), nato a Montreuil da un padre autista di ambulanze e madre casalinga, Eric Zem-mour dopo la laurea a Sciences Po ha fallito — «l'umiliazione della mia vita» —? il diploma dell'Ena, la fabbrica della classe dirigente francese. Bocciato proprio all'orale, la sua specialità.





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