Gambia, fugge perché è gay Ma in Italia niente asilo

Italia-razzismo
Nei giorni in cui in Francia veniva approvata la legge sulle nozze gay, un uomo di nazionalità gambiana chiedeva asilo in Italia, dichiarandosi perseguitato in quanto omosessuale. Nel suo Paese di origine, infatti, l’unico orientamento sessuale consentito è quello eterosessuale; e chi trasgredisce viene punito, anche con il carcere. La storia di quell’uomo non sarà a lieto fine, o meglio, finora non pare destinata ad averlo.

L’audizione in Commissione durata cinque ore (passaggio fondamentale per il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione internazionale o per la concessione dello status di rifugiato), non ha avuto esito positivo e si è conclusa con il diniego della domanda. Il motivo del rigetto probabilmente è connesso alla presenza di precedenti per spaccio e resistenza a pubblico ufficiale, che l’hanno condotto in carcere per qualche tempo. Si tratta in effetti di una pena già scontata; e l’uomo rischia di tornare in Gambia già venerdì prossimo (domani), perché per quel giorno è stato prenotato un volo da Roma e perché le pratiche di identificazione che precedono l’espulsione sono già state svolte. Ieri al Tribunale di Rieti, all’ultimo minuto, ha accolto il provvedimento di sospensiva grazie al quale le misure di allontanamento già intraprese dalla Questura si fermeranno (così dovrebbero) per consentire a questa persona di rimanere in Italia fino alla conclusione del processo.
A occuparsi di questa storia è l’avvocato Laura Barberio che ha presentato ricorso per il diniego della protezione al Tribunale di Rieti, di cui si discuterà oggi, 14 febbraio. La motivazione principale del ricorso riguarda il fatto che in Gambia l’omosessualità è un reato. Non parliamo, dunque, di semplice intolleranza o di un generico clima di ostilità o di forme di discriminazione sociale, bensì di una vera e propria fattispecie penale punita con il carcere.
Come si legge nella sezione 147 del Codice penale di quel Paese, una persona di sesso maschile che, sia in pubblico che in privato, commette un "atto di grave indecenza" con un'altra persona di sesso maschile o induce un'altra persona di sesso maschile a compiere un atto di questo tipo con lui, o cerca di indurre un'altra persona di sesso maschile a commettere un atto simile con se stesso o un'altra persona di sesso maschile, è colpevole di un reato e punito con la reclusione per un periodo di cinque anni. E questo vale anche per le donne omosessuali.  
A ciò si aggiunga che, l’attuale presidente del Gambia, Al Hadji Yahya Jammeh, si è più volte scagliato pubblicamente contro l’omosessualità, legittimando così, nella maniera più autorevole, le politiche di criminalizzazione. In ogni caso, si deve considerare come quello della persecuzione a causa dell’orientamento sessuale, diventi un motivo via via più frequente di richiesta di protezione. In altre parole la tutela dell’identità personale da ogni discriminazione anche in riferimento alla sfera sessuale, si va affermando come diritto fondamentale che esige di essere salvaguardato in tutto il mondo.
l'Unità, 14-02-2013

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