Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

La pace in Medio Oriente non può prescindere da uno Stato palestinese

Saleh Zaghloul Osservatorio Italia-razzismo
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel suo secondo discorso strategico sul Medio Oriente (il primo al Cairo nel 2009), ha affermato che «una pace duratura tra palestinesi ed israeliani è sinonimo di due Stati. I palestinesi devono avere uno stato sovrano con i confini del 1967», cioè comprendente tutti i territori della Cisgiordania, inclusi i quartieri arabi di Gerusalemme est, occupati da Israele fin da quella data. La risoluzione n. 181 dell’Onu del 1947, riconosce ad Israele il 56% del territorio storico della Palestina, la proposta di Obama porta quella percentuale al 78%.
Per questo risulta ancora più singolare che siano proprio gli israeliani a non essere d’accordo. I media hanno riferito dell’amarezza e della rabbia di Netanyahu che «tenterà in ogni modo di impedire la sua rielezione facendo leva sulle grandi associazioni ebraiche negli States». Obama, dopo aver ricevuto Netanyahu, si presenta proprio davanti a una di esse (l’Aipac) e fa un discorso che nella parte iniziale conferma l’appoggio ad Israele: impedire che l’Iran disponga di armi nucleari, impegnarsi perché Hamas riconosca Israele.
Ma, nella seconda – e più duratura - parte dell’intervento, Obama riferisce del disaccordo con Netanyahu «come accade tra amici». E ribadisce che Israele, nel suo stesso interesse, deve capire che la situazione in Medio Oriente è cambiata, che emerge una nuova generazione di arabi che sta costruendo la democrazia nei propri paesi e che non accettano l’occupazione israeliana. In altre parole, che non è più possibile rimandare il progetto di uno stato palestinese né sostenere una pace basata su accordi con uno o due despoti arabi.

 
27 maggio 2011
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