Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

27 settembre 2011

Anche minori trattenuti sulle navi della vergogna
Terra, 27-09-2011  
Dina Galano

Sulle due navi ancorate al molo palermitano ci sarebbero anche dei minori. Non si perde in particolarismi il regime di trattenimento dei tunisini che il governo italiano ha predisposto in seguito all'incendio del centro di Contrada Imbriacola di Lampedusa. Sulle tre imbarcazioni si trovavano fino a domenica circa 560 persone. Da ieri sono in 340 perché la nave Moby Fantasy ha lasciato il porto per la volta di Cagliari dove i suoi 220 "ospiti" saranno trasferiti al centro di prima accoglienza di Elmas, vicino all'aeroporto del capoluogo. Ma anche in quest'ultimo caso, le operazioni paiono orientate solo a decongestionare la situazione e allentare la tensione. L'obiettivo, reso esplicito dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, è procedere al rimpatrio di tutti i tunisini identificati. Peccato che, secondo lAssociazione dei giuristi per l'immigrazione e la rete di movimenti antirazzisti palermitani, ogni procedura sia saltata. E cresce il sospetto che, nella fretta di organizzare lallontanamento da Lampedusa e il successivo ritorno in patria, sia sfuggito all'attenzione qualche minore finito nel ciclo di detenzione sui generis organizzato in nome dell'ultima emergenza. «E molto alto il rischio che sulle navi siano presenti ragazzi tra i 15 e i 17 anni», sostiene Federica Giannotta di Terre des Hommes che a settembre ha concluso un ciclo di interventi per i più piccoli proprio sull'isola di Lampedusa. Al- cuni dei loro assistiti ora non si trovano più. «Non abbiamo notizie da nessuno dei ragazzi che hanno rilasciato ai nostri avvocati la procura legale», continua Giannotta, preoccupata che «possano essere stati mal identificati». Terres des hommes non partecipa al progetto Presidium, l'unico autorizzato dal ministero ad operare a Lampedusa, e insieme ad altre associazioni lamenta da tempo la mancata informazione sui trasferimenti e i trattenimenti degli stranieri. Cosi, di fronte all'ennesima operazione «frettolosa», venerdi scorso ha chiesto dettagli alle autorità «circa l'identità delle persone imbarcate sulla Moby Fantasy, Moby Vincent e Audacia anche al fine di potere sapere se vi siano tra di esse categorie vulnerabili (minori, malati e richiedenti asilo)». Finora, nessuna risposta. E le domande si moltiplicano. «Perché nessuno può vedere i migranti? Chi può testimoniare le condizioni in cui sono trattenuti? E cosa hanno fatto per essere detenuti?», si chiede la rete di movimenti palermitani che è in presidio permanente di fronte al porto delia città. Dopo la manifestazione di domenica scorsa, altre trecento persone si sono radunate ieri nelle vicinanze del molo. Judith Gleize di Bordeline-Sicilia spiega che «la cosa più urgen¬te è verificare le procure che già erano state disposte dai migranti quando si trovavano a Lampedusa in modo da chiedere laccesso degli awocati sulle navi. Intanto, tramite i parenti con cui siamo in contatto, stiamo cercando di aggiungere nuove procure». È una lotta contro il tempo. I voli per Tunisi riportano indietro cento persone al giorno. Chi rimane a bordo, invece, resta ancora isolato, privato dei cellulare per comunicare all'esterno e senza ras- sicurazioni di sorta. Ma le due navi di Palermo non costituiscono certo un'eccezione. Il governo Berlusconi non è nuovo all'ipotesi di costruire luoghi di privazione della libertà con "caratteristiche modulari". Si parlava di carceri galleggianti nel 2009 come risposta al sovraffollamento degli istituti penitenziari, si è ritornati al trattenimento in mare anche durante gli ultimi mesi: partiti da Lampedusa i traghetti capaci di trasportare mille persone a tratta, raramente hanno concluso il viaggio a Porto Empedocle o Palermo. I meno fortunati sono stati costretti a viaggi che, soltanto nel tragitto marittimo, superano i tre giorni.



Sprechi: i clandestini fumano, gli italiani pagano E a Lampedusa vengono bruciati 450mila euro
Ecco l'Italia degli sprechi: follia a Lampedusa. Il Viminale dà alla coop "Lampedu­sa Accoglienza" che assicura l'assistenza 33 euro al giorno a persona. Tre le voci di spesa, pure le "bionde". Bruciati 450mila euro in soltanto nove mesi
il Giornale, 27-09-2011
Mariateresa Conti

Quattrocentocinquantamila euro, è proprio il caso di dirlo, in fumo. Non stiamo parlando dell’ennesimo spreco di un Comune, o delle spese folli di qualche amministrazione pubblica. Ma di spese folli, o che a dir poco destano almeno qualche perplessità, pur sempre si tratta. Già, perché 450mila euro, appunto, è la cifra che dall’inizio del 2011 la cooperativa «Lampedusa Accoglienza», cui è affidata la gestione dei centri di permanenza temporanea, ha speso per una voce che tutto è meno che un genere di prima necessità: le sigarette. Quattrocentocinquantamila euro di «bionde» in nove mesi, una cifra apparentemente abnorme. Una cifra consistente, che dà anche l’idea del business che vive attorno al dramma dell’emergenza immigrazione. Già, perché «Lampedusa Accoglienza», che gestisce i due centri presenti sull’isola - quello di contrada Imbriacola, dato alle fiamme qualche giorno fa dai tunisini che non volevano essere rimpatriati, e quello sito nell’ex base Loran, che ospita i minori- non è che paghi di tasca propria le sigarette. Il fumo, come le schede telefoniche, gli abiti, i pasti, le medicine e tutto il resto fa parte dei 33,42 euro al giorno, per im­migrato, che il ministero dell’Interno versa alla cooperativa che garantisce l’assistenza. Cooperativa che, in questo 2011 di emergenza sbarchi, ha dato lavoro a 130 persone.
Ma le spese per la nicotina, in tempo di ristrettezze per tutti causa crisi, non si potevano risparmiare? L’amministratore di «Lampedusa Accoglienza», Cono Galipò, allarga le braccia: «La voce – spiega – è espressamente prevista dal capitolato d’appalto col ministero dell’Interno. Soprattutto i nordafricani fumano molto, e le sigarette fungono per certi versi anche da tranquillante. Secondo gli accordi dobbiamo dare un pacchetto da dieci sigarette al giorno ad ogni immigrato maggiorenne. Faccia un po’ i conti,un pacchetto da 10 costa due euro, moltiplicato per i milioni di immigrati che da gennaio ad oggi sono arrivati, ed ecco che si arriva ai 450mila euro». Paradosso nel paradosso. I 450mila euro di sigarette sono solo una delle voci di spesa. Ci sono infatti le schede telefoniche - una, da cinque euro, ogni dieci giorni - e poi detersivi, sapone, indumenti. E poi naturalmente i pasti, tre al giorno.«Solo dall’1 gennaio – spiega ancora Galipò – ne abbiamo forniti ben 650mila, per la maggior parte prodotti a Lampedusa. Tutto comunque è compreso nel budget di 33,42 euro al giorno che il ministero ci dà per gestire l’assistenza. Il dato delle sigarette colpisce, ma fa parte di un ragionamento globale, sull’economia che gira attorno all’assistenza agli immigrati a Lampedusa».
Un’economia che adesso rischia di bloccarsi. Dopo le tensioni di qualche giorno fa, infatti, i centri si sono svuotati. E il giro di denaro, in mancanza di una nuova ondata di sbarchi, potrebbe arenarsi. Sino al 30 set­tembre, anche se il centro è vuoto- sono rimasti soltanto 43 minori, tutti ospitati nell’ex base Loran - «Lampedusa assistenza» prenderà la sua quota mensile, che è di 42mila euro, quel che serve per l’assistenza ai pochi ancora lì e per pagare le circa 20 unità di personale in servizio. E poi? «A meno di nuovi arrivi di massa – dice Galipò – non saranno rinnovati gli 80 contratti a tempo indeterminato. Si vedrà che accordi raggiungere ». Insomma, se i barconi carichi di immigrati in arrivo dalla Libia interromperanno l’arrembaggio cominciato a febbraio, il business è finito.



Quel Cie non s'ha da fare. La Puglia contro Maroni
Terra, 27-09-2011  
Fulvio Colucci
Si torna aparlare di un nuovo centro di espulsione in Puglia e si torna a farlo individuando la "sede ideale": l'ex base dell'aeronautica militare americana di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. Ma la Regione esprime un no deciso. Sarebbe il terzo Cie per immigrati dopo quelli di Bari Palese e Restinco (Brindisi). Una contraddizione rispetto alla "politica dell'accoglienza" promossa dal governatore Vendola e che la Puglia sta cercando di perseguire in accordo con la Protezione civile. La notizia non è nuova e non sono nuove le reazioni; questa volta, però, più ferme nel respingere qualsiasi possibilità di realizzazione del progetto. «Un'ipotesi insostenibile e insopportabile» è stata definita dagli assessori regionali pugliesi Fabiano Amati (Opere pubbliche e protezione civile) e Nicola Fratoianni (Politiche sociali). La voce è cominciata a circolare sotto forma di indiscrezione: il ministero dell'Interno accarezzerebbe l'idea di un centro di identificazione ed espulsione in Puglia per far fronte alle recenti emergenze dettate dall'ondata migratoria e alle scelte di procedere alle espulsioni. «Avevamo dato in passato la disponibilità - hanno sottolineato i due assessori - solo ad un hub umanitario gestito dalla Protezione civile, con l'impegno a restituire al territorio la struttura con la fine dell'emergenza. Ora salta fuori questa ipotesi che, a prescindere dalle verifiche che faremo nei prossimi giorni, non s'ha da fare perché rappresenta, come al solito, la via alla gestione di un'emergenza umanitaria come se fosse una questione di ordine pubblico». Su questo "crinale" scorre la differenza di vedute tra le politiche ministeriali e quelle regionali. Con un aspetto non secondario: fu, infatti, il prefetto Gabrielli a presentare un progetto per trasformare l'ex base Usaf di San Vito dei Normanni in un centro di accoglienza umanitario. Un vero e proprio "hub", un posto di transito per smistare i flussi migratori verso altre sedi, dando ai profughi in arrivo as- sistenza e supporto logistico. Su questa lunghezza d'onda Regione e Protezione civile avviarono una discussione - era la meta di luglio. A Bari, comunque, in- sistevano sul carattere temporaneo della soluzione, d'intesa con lo stesso prefetto Gabrielli. Chiaro che gli sviluppi delia vicenda hanno rimesso tutto in discussione. Nei centrosinistra pugliese si sono succedute in questi giorni le prese di posizione contrarie all'ipotesi di apertura di un nuovo centro di espulsione. L'ex base Usaf di San Vito dei Normanni doveva essere, nel progetto originario su cui discutevano Regione Puglia e Protezione civile, un centro di accoglienza che permettesse di chiudere definitivamente il capitolo della ten- dopoli di Manduria, il centro di accoglienza e identificazione, un "unicum" giuridico in Italia, aperto in fretta e in furia ad aprile. La tendopoli è rimasta operativa fino ai primi giorni di settembre ed è ora chiusa temporaneamente. Ha ospitato, nei mesi estivi, profughi in prevalenza dellAfrica sub sahariana, ma resta, appunto, una tendopoli. Con le sue stimmate di infinta precarietà che simboleggiano l'eterno, lacerante, dilemma italiano tra accoglienza e rifiuto. ?


 
AGRIGENTO. Rimpatriati a Tunisi 91 dandestini
Fini e l'immigrazione: la rifarei con modifiche
Giornale di Sicilia, 27-09-2011
ALFONSO BUGEA
«La Bossi-Fini? La rifarei, ma con qualche aggiustamento. Bisogna rispettare in ogni momento il principio umanitario che prevede l'accoglienza per chi ne ha il diritto e il massimo rigore per tutti gli altri». Lo ha detto ieri sera ad Agrigento il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo ad un convegno sull'immigrazione. Fini è arrivato poco dopo le 18. Prima tappa la prefettura, dove ha incontrato i vertici delle forze dell'ordine per fare il punto della situazione e un'esame delia situazione socio-economica della provinda di Agrigento. Al vertice erano assenti i magistrati della Procura, che non sono stati invitati nonostante sul fenomeno dell'immigrazione sono ogni giorno in prima linea. Fini ha parlato anche di politica nazionale. Ha ripreso il monito dei presidente della Cei, Angelo Bagnasco secondo il quale «la questione morale non è una invenzione mediatica». «Si tratta - ha detto Fini - di un monito che spero venga tenuto nella dovuta considerazione. È un appello alle coscienze un invito, a tutti coloro che hanno responsabilità, a onorarlo in ogni comportamento».
II presidente delia Camera ha anche risposto al premier Berlusconi che aveva affermato che «le riforme in questi anni sono state ostacolate dallo stesso Fini e dal leader dell'Udc Pier Ferdi-nando Casini».
«Quando non si hanno argomenti - ha detto seccamente Fini - si dicono amenità...».
Non si fermano, intanto, i rimpatri. Ieri pomeriggio sono decollati da Palermo con destinazione Tunisi due aerei con a bordo complessivamente 91 dande-stini che erano sbarcati nei giorni scorsi sull' isola. Al Viminale si ribadisce inoltre che il program¬ma andrà avanti anche nei prossimi giorni cosi come deciso dal ministro dell'interno Roberto Maroni, CAB")

 

Porto di Palermo, 2 navi cariche di immigrati ancora in attesa
Sabato ha tolto gli ormeggi la «Moby Fantasy», la terza nave con a bordo oltre 220 tunisini, trasferiti nel centro di prima accoglienza di Elmas in provincia di Cagliari
Corriere di mezzogiorno, 26-09-2011
Francesco Parrella
PALERMO - Sono ancora nel porto di Palermo nella zona della Fincantieri, le navi «Vincent» e «Audacia» con circa 340 tunisini a bordo. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha assicurato che gli immigrati prelevati dal Cie di Lampedusa distrutto nei giorni scorsi da un incendio saranno tutti rimpatriati nel giro di pochi giorni. Sabato ha tolto gli ormeggi dal porto di Palermo la «Moby Fantasy», la terza nave con a bordo oltre 220 migranti, trasferiti nel centro di prima accoglienza (Cpsa) di Elmas, vicino all’aeroporto di Cagliari, per essere identificati e successivamente rimpatriati.
MOVIMENTI ANTIRAZZISTI - Momenti di tensione si sono vissuti domenica pomeriggio al porto di Palermo. Un gruppo di manifestanti del Forum antirazzista e di movimenti di sinistra, che contestano la scelta di «rinchiudere» nelle navi i tunisini giunti da Lampedusa in attesa di trasferirli in altri Cie, sono riusciti ad entrare all’interno del porto. I manifestanti, un centinaio, hanno tentato di avvicinarsi alla zona dove sono ormeggiate le navi ma sono stati respinti dagli agenti del reparto mobile che presidiano da due giorni l’area. Secondo alcuni ragazzi del centro sociale «Anomalia», ci sarebbero stati brevi tafferugli con la polizia. I manifestanti hanno abbandonato il porto da una uscita secondaria e sono tornati a protestare davanti l’ingresso principale della stazione marittima. Per il pomeriggio di oggi sono annunciate nuove proteste: dalle 17 gli attivisti si sono dati appuntamento davanti l’ingresso del molo Santa Lucia dove sono ormeggiate le due navi.
RUSSO (PD): «MIGRANTI IN BUONE CONDIZIONI» - Sempre ieri il deputato del Pd Tonino Russo è salito a bordo delle due navi, ha detto che «i migranti sono in buone condizioni; sono assistiti regolarmente, dormono in cabine fornite di lenzuola e in poltrone reclinabili. Alcuni tunisini che hanno avuto dei malori sono stati trasportati in ospedale, altri sono stati medicati direttamente a bordo da personale sanitario».
A POZZALLO PROTESTA IL SINDACO - Protesta anche Giuseppe Sulsenti , primo cittadino di Pozzallo (Ragusa) dove fin ora sono stati trasferiti una cinquantina di migranti. Sulsenti ha inviato una nota al prefetto di Ragusa Giovanna Cagliostro e al ministro dell’Interno. «Contrariamente al protocollo di intesa - dice - firmato col sottosegretario all’Interno Sonia Viale che prevedeva di utilizzare il centro di prima accoglienza di Pozzallo per ospitare esclusivamente migranti che sbarcano sulle coste ragusane, da trasferire, nel giro di pochi giorni presso strutture di permanenza, ecco che Pozzallo viene scambiata, per l’ennesima volta, come stazione di smistamento di clandestini». Il sindaco sottolinea inoltre che il «centro di prima accoglienza non è una struttura idonea ad ospitare persone fermate perchè non in regola e destinate ad essere rimpatriate» e ricorda che «meno di un mese fa all’interno della struttura scoppiò una rivolta di immigrati che portò al ferimento di alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine».


 
Navi cariche di extracomunitari nuovi rimpatri, ancora proteste
Seconda manifestazione del Forum antirazzista e dei movimenti di sinistra vicino ai traghetti dove sono alloggiati i 340 tunisini in attesa di rimpatrio. "No ai Cie galleggianti". Arrivata a Cagliari la Moby Fantasy partita da Palermo con 221 maghrebini. Saranno tutti rimandati a Tunisi. Oggi nuova manifestazione
la Repubblica, 26-09-2011
Cinquanta tunisini che si trovavano a bordo della nave Audacia, ormeggiata nella zona di Fincantieri a Palermo, sono stati trasferiti nella mattinata con un pullman nell'aeroporto Falcone Borsellino per essere rimpatriati. Un secondo ponte aereo è previsto nel pomeriggio per rimpatriare altri 50 migranti. Complessivamente, a bordo della Audacia restano circa 100 persone, mentre altri 200 sono ancora a bordo della Moby Vincent.
Riprendono così i rimpatri dopo la quarta notte a bordo per i tunisini alloggiati sulle navi traghetto Moby Vincent e Audacia al porto di Palermo. Duecento migranti sulla Vincent, il resto sull'Audacia. Dopo la partenza per Cagliari della Moby Fantasy con 221 tunisini, gli altri due traghetti ancorati al porto sono stati spostati nell'area della diga foranea, nella zona dei cantieri navali, per consentire la regolare operatività commerciale della stazione marittima. Intanto, dopo domenica sera quando si sono registrati momenti di tensione tra un gruppo di manifestanti del Forum antirazzista e di movimenti di sinistra che si volevano avvicinare alle navi e la polizia, anche oggi una quarantina di manifestanti si sono riuniti difronte al porto per dire "no ai Cie galleggianti".
"Siamo qui anche oggi - dice Pietro Milazzo, responsabile regionale immigrazione della Cgil - per chiedere il rispetto della legislazione italiana e comunitaria in materia di immigrazione. I circa 300 migranti che sono trattenuti nelle due navi, in attesa di per essere rimpatriati, non hanno commesso alcun reato, sono
privi di contatti con l'esterno e di assistenza legale".
Dopo il deputato del Pd Tonino Russo, oggi anche la parlamentare del Pd Alessandra Siragusa e il deputato regionale dei democratici Pino Apprendi hanno chiesto di salire a bordo delle vani per assicurarsi delle condizioni degli immigrati.
Secondo Russo, salito a bordo per verificare di persona le condizioni dei clandestini. "i migranti a bordo sono in buone condizioni; sono assistiti regolarmente, dormono in cabine fornite di lenzuola e in poltrone reclinabili. Alcuni tunisini che hanno avuto dei malori sono stati trasportati in ospedale, altri sono stati medicati direttamente a bordo da personale sanitario", ha detto il parlamentare.
Ed è arrivato nel porto di Cagliari il traghetto della Moby con 221 migranti tunisini trasferiti da Lampedusa a Palermo dopo i disordini dei giorni scorsi. La destinazione del gruppo di giovani nordafricani è il centro di prima accoglienza di Elmas, vicino all'aeroporto di Cagliari. La struttura è vuota, dopo aver ospitato, l'ultima volta, una cinquantina di migranti algerini. Dopo le procedure di identificazione i 221 tunisini sono destinati a essere rimpatriati.



Prestiti personali immigrati in forte aumento nel 2011
Il 13% dei prestiti in Italia è richiesto da stranieri
Business Online, 27-09-2011
Il 13% delle domande di prestiti personali presentate in Italia arriva da cittadini di un'altra nazionalità: questo è quanto emerge dal comparatore online Prestiti.it (www.prestiti.it). Sono, dunque, sempre più gli stranieri in Italia che richiedono prestiti personali.
Dall'indagine, che ha analizzato oltre 24.000 richieste giunte al sito negli ultimi mesi, emerge la novità da parte delle comunità straniere che provano a integrarsi anche pianificando investimenti di medio e lungo periodo.
“Il ricorso al credito al consumo, dice Marco Giorgi di Prestiti.it, rappresenta un segnale positivo, perche’ rileva la volonta’ di integrazione dei cittadini stranieri in Italia: impegnarsi in un investimento e pagare delle rate mensili sono azioni importanti per determinare l’inserimento nel nostro tessuto produttivo”.
Il richiedente tipo è uomo (68%), ha in media 34 anni e richiede un prestito di circa 10.000 euro, da rimborsare in 57 mesi, cioè poco meno di cinque anni. I finanziamenti vengono richiesti principalmente per acquistare auto (nuova o usata, 35%), ottenere liquidità (18%) e ristrutturare casa (11%).
A livello geografico, il campione statistico più importante è rappresentato la comunità rumena: quasi un prestito su due (precisamente il 46,3%) viene richiesto da cittadini nati in Romania.



35 octies. Immigrati, soldi e una grande bufala
Agora Vox, 27-09-2011
Dietro questa sigla si nasconde una grande bufala o, meglio, una grande porcata trasformata in bufala. Artefice della suina in questione è la finanziaria, l'ultima arrivata in parlamento, e 35-octies è il numero dell'articolo e comma che la caratterizza. Questo articolo, di puro stampo razzista, dice che sono tassati al 2% con un minimo di 3 euro, i trasferimenti dall'Italia verso l'estero. Il provvedimento è stato concepito per colpire chi, straniero, lavora in Italia e quindi percepisce un reddito, chi con il proprio lavoro fa crescere il nostro PIL.
Con il 35-octies si percepisce la proposta di legge C. 4203. Colui che l'ha proposta voleva colpire gli extracomunitari che mandano soldi a casa, ma è stato mancato completamente l'obiettivo: l'articolo è così specifico nell'indicare le destinazioni e chi non è tenuto a pagare questa tassa che a ben vedere gli unici colpiti saranno gli italiani. La tassa non è dovuta per i trasferimenti verso un paese dell'Unione Europea, quindi il magrebino che ha un cugino in Francia non paga nulla. Non si deve pagare se si è cittadini europei, quindi polacchi o rumeni (zingari per tradurlo in leghistese) non lasceranno un centesimo. Tutte situazioni queste che portano soldi fuori dall'Italia senza lasciare nulla, volendo ignorare la forza manuale impiegata per far girare la nostra economia (11% del PIL). Ma anche considerando che il senegalese voglia spedire direttamente i soldi a casa, in Senegal quindi fuori dall'Unione, essendo lui un non-cittadino-comunitario, un extra-comunitario appunto, potrebbe tranquillamente farlo: si reca in banca o qualunque altro istituto in grado di trasferire denaro in Africa, esibisce il codice fiscale che ogni persona possiede come mette piede in Italia o la matricola INPS che spetta a tutti i lavoratori dipendenti ed il gioco è fatto, viene salvato dall'ultimo punto dell'artico 35.
E allora chi paga? Qui sta la bufala: questa norma concepita per colpire gli stranieri, colpisce il nostro paese ed ecco come. Non hanno codici, fiscali o dell'INPS, e sono extracomunitari i clandestini, quelli cioè già sfruttati dagli italiani, che lavorano in nero per una miseria e cercano in qualche modo di aiutare la propria famiglia a casa risparmiando il più possibile, sia i soldi del bonifico che i 3 euro di tassa; non serve quindi a fare emergere il lavoro nero che evade buona parte delle tasse ed alimenta la malavita. In secondo luogo vengono colpiti gli italiani onesti: quale migliore modo di fare uscire soldi in modo anonimo, magari verso paesi extracomunitari come Svizzera o Cayman? Chi ha capitali da esportare cosa gliene frega di pagare il 2% pur di mantenere l'anonimato? Gli rimane comunque il 98% esentasse, senza controlli, senza dover rendere conto a nessuno.
Questa norma dipinta di verde per fare felice la lega, ha tutto il sapore di essere stata scritta dalla cricca per aiutare i cricchetti. Che ovviamente il parlamento ha votato sulla fiducia, nel senso che sono fiduciosi che funzioni. Ma se anche riuscisse a colpire gli immigrati che lavorano nel nostro paese otterrebbe l'esatto opposto di ciò che i razzistucoli nordisti si prefiggono, perché il lavoro è qui e questi non tornano in Africa o oltre cortina a fare la fame, ma per risparmiare si fanno raggiungere dalla famiglia. Un successone: per recuperare 3 euro si importano interi nuclei famigliari.
Si è sempre detto: se vuoi aiutare un povero non dargli un pesce, ma insegnagli a pescare. E nell'ottica della lungimiranza, di vedere oltre l'emergenza, di instaurare un processo che porti alla crescita e all'autosostentamento delle popolazioni africane, bisogna valutare sistemi che permettano a queste popolazioni di progredire, non carità, ma progetti per il futuro magari passando attraverso il microcredito. Che poi il microcredito arrivi da una banca o dal permettere che un lavoratore mandi dei soldi a casa poco cambia. È giusto che quei soldi arrivino, tutti, che permettano di crescere i figli, farli studiare o impiantare una piccola attività. Non è giusto che quei soldi già tassati alla fonte siano tassati una seconda volta solo perché vanno verso sud anziché verso nord.
Infine della proposta di legge è stato completamente ignorato l'articolo 2 che almeno salvava in corner una legge nata male: si prevedeva che le maggiori entrate fossero girate verso i servizi sociali, ma della norma non c'è traccia. Rubiamo ai poveri per dare ai ricchi, dice Bossihood.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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