Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 maggio 2012

Immigrati: ditte fantasma per falsi permessi, arrestato commercialista
(ASCA) - Roma, 3 mag - Ancora ''strane'' irregolarita' amministrative in merito alle istanze di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno questa volta per ''lavoro autonomo'', scoperte dagli agenti dell'Ufficio Immigrazione hanno fatto scattare le manette per un 42enne, commercialista di origine siciliana.
In linea con la politica della Questura nel contrasto all'immigrazione clandestina e ad ogni forma di illegalita' connessa, partendo da un'attenta analisi della documentazione relativa alle pratiche per il soggiorno ed, spiega la stessa Questura di Roma, e' stato possibile risalire all' ''insospettabile''.
Da quanto ricostruito, il professionista ha ''confezionato'' centinaia di documentazioni relative a ditte di traduzione ed interpretariato riconducibili a stranieri e finalizzati ad ottenere i titoli di soggiorno, dietro compenso di denaro.
Dai successivi riscontri investigativi emersi grazie anche al lavoro congiunto con gli investigatori della Squadra Mobile e' emersa la inesistenza di quelle ditte, che il professionista costituiva arbitrariamente intestandole a cittadini comunitari la maggior parte dei quali non era in grado nemmeno di parlare e comprendere la lingua italiana.
La misura cautelare, eseguita dalle ultime ore, che ha portato il 42enne agli arresti domiciliari, e' stata anche avvalorata dalla numerosa documentazione sequestrata lo scorso ottobre nel corso delle indagini, nell'ambito di una perquisizione effettuata presso lo studio del professionista.



Immigrati: attentato al centro profughi vicino Bolzano, nessun ferito
(ASCA) - Bolzano, 3 mag - Tre rudimentali molotov sono state lanciate questa notte nella ''Fischerhaus'' di Vandoies in provincia di Bolzano, la struttura gestita dall'associazione Volontarius che attualmente ospita venti profughi giunti dalla Libia l'estate scorsa. ''Fortunatamente non ci sono stati feriti e anche i danni sono contenuti alla facciata'', sottolinea Karl Tragust, incaricato dalla Giunta provinciale di gestire gli aiuti umanitari in Alto Adige a seguito dell'emergenza profughi dal Nordafrica. Sin dalle prime ore della mattinata Tragust e' a Vandoies per seguire direttamente l'evolversi della vicenda.
''In questi mesi la situazione a Vandoies si e' sempre mantenuta tranquilla, la reazione della popolazione all'arrivo dei profughi e' stata positiva'', osserva ancora Tragust. Malgrado l'attentato notturno, il centro potra' continuare a funzionare regolarmente: ''La struttura e' stata solo minimamente danneggiata e quindi la permanenza dei profughi non e' compromessa'', conferma il coordinatore Tragust.
Il presidente Luis Durnwalder, partito all'alba per il Comitato delle Regioni a Bruxelles, ha appreso la notizia durante lo scalo a Francoforte e ha condannato l'attentato con la massima fermezza: ''Devo prendere atto con grande rammarico che simili episodi possono accadere anche in Alto Adige e a maggior ragione ribadisco: siamo davanti a un comportamento indegno per una persona'', afferma Durnwalder.
Il presidente e' rimasto sopreso in quanto a Vandoies, in tutti questi mesi, la presenza dei profughi si era ben combinata con la comunita' locale. ''Questo attentato non fa certo onore alla nostra provincia'', prosegue Durnwalder.
Proprio in Alto Adige, osserva Durnwalder, deve essere grande la comprensione verso le persone in fuga dai regimi che disprezzano i diritti umani: ''La nostra terra ha sperimentato direttamente quali conseguenze possono avere l'intolleranza e la dittatura''.
Infine il Presidente ribadisce che ''i responsabili di questo gesto, chiunque essi siano, devono sapere che il loro gesto si rivolge anche contro la comunita' locale, che con decisione lo respinge''.



Immigrazione: Assostampa Fvg, su Cie e Cara ancora censure
Criticato l'accesso negato a giornalisti e telecineoperatori
(ANSA) - GRADISCA (GORIZIA), 2 MAG - L'Assostampa del Friuli Venezia Giulia giudica inaccettabile e non piu' tollerabile la censura sul Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e sul Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Gradisca ''che colpisce esclusivamente gli operatori dell'informazione''. L'Assostampa precisa che ''a sei giornalisti che hanno presentato formale richiesta alla Prefettura di Gorizia l'ingresso e' stato negato. Finora tutte le richieste dei giornalisti - individuali e collettive - sono state regolarmente respinte nonostante le disposizioni del ministro Cancellieri abbiano revocato la circolare del 2011 dell'allora ministro Maroni''. (ANSA).



Usa, neonazista stermina la famiglia
Per una lite uccide quattro persone, tra cui una bimba, e si suicida
Voleva minare il confine con il Messico per respingere gli immigrati
Corrriere della sera, 03-05-2012
Guido Olimpio
WASHINGTON - Jason J.T. Ready era ossessionato dagli immigrati. Voleva fermarli con ogni mezzo e si sentiva come in guerra. Ma mercoledì, attorno alle 13, ha trovato un altro nemico. La sua famiglia. L'uomo ha assassinato la moglie, la figlia e il suo ragazzo, una nipotina, poi si è tolto la vita. Ferita una seconda bambina. Per la polizia di Gilbert, la cittadina dell'Arizona dove è avvenuta la strage, all'origine del gesto vi sarebbe «una lite». Gli agenti però guarderanno ogni aspetto di questa storia. Un'attenzione legata al profilo del killer.
PATTUGLIA ANTI-IMMIGRATI - Ready, ex marine, estremista di destra dei Minuteman, aveva fondato nel 2005 la sua milizia per pattugliare le zone al confine con il Messico. Con un pugno di uomini, armati con fucili d'assalto e ben equipaggiati, voleva intercettare i disperati che, una volta violato il muro, puntavano verso nord. E non contento aveva anche suggerito sistemi estremi: «Dobbiamo minare il confine. E la cosa funzionerà al cento per cento». Nella pagina web del suo gruppo - ribattezzato Us Border Guard - Ready scriveva: «Come sapete, il nostro amato paese sta vivendo un momento difficile. Il costo dell'energia sale, c'è la corruzione a Washington, disastri naturali, guerre all'estero, narcoterrorismo e sparatorie al confine. Non vi diremo bugie: il paese è in grande pericolo. Siamo sopraffatti».
VIGILANTES IN CALO - Nel 2010, l'estremista neonazi aveva cercato di ravvivare l'attenzione lanciando una «campagna di mobilitazione» (ne avevamo parlato su Corriere.it) ma progressivamente aveva ridotto le «uscite» senza però abbandonare la sua fede. Il fenomeno dei vigilantes della frontiera - secondo gli esperti - si è ridotto drasticamente (circa del 40%). Molti di loro sono passati con i «patrioti», formazioni che hanno spostato il loro odio verso lo Stato federale incarnato oggi da un presidente afro-americano. Tuttavia alcuni episodi - e sui quali abbiamo indagato - fanno pensare che qualche nucleo sia ancora attivo.
ATACCHI AGLI IMMIGRATI - Negli ultimi due anni vi sono stati numerosi attacchi contro immigrati clandestini. Gli assalitori, stando alle testimonianze, indossavano mimetiche ed erano mascherati. In alcuni casi si è trattato di agguati dei bajadores (banditi della frontiera) ma per altri non si è escluso che ad agire siano stati dei miliziani. Due le aree ritenute «calde»: una non lontano dai sobborghi meridionali di Phoenix, la seconda racchiusa tra Tucson e la località di Arivaca (a pochi chilometri dal confine).
PAURA DELL'INVASIONE - Gli estremisti di destra hanno trovato buone sponde politiche sfruttando la «paura dell'invasione». E tutto ciò nonostante l'immigrazione clandestina dal Messico sia caduta drasticamente. La crisi economica Usa e la militarizzazione della regione al confine, con migliaia di agenti schierati, hanno contribuito a frenare l'esodo dei messicani verso nord. Negli Usa, però, continuano ad arrivare clandestini da paesi come Salvador e Guatemala.



Angelique Kidjio: «Io per Amnesty Diritti negati, specie alle donne»
l'Unità, 03-04-2012
Stefano Miliani
Pop star che tramuta in oro d'Africa qualunque nota tocchi, Angelique Kidjo dona la sua voce a un'altra buona causa: Amnesty Interrnational. Artista poliglotta e pluripremiata, in esplorazione permanente delle sue Afriche, dell'Occidente, dell'America latina crea una musica nitida e personalissima. Amica di gente come Peter Gabriel e Carlos Santana, la musicista originaria del Benin ora canta in “Toast to Freedom”: è il “Brindisi alla libertà” composto per i 50 anni dell'associazione in difesa dei diritti umani da Carl Carlton e Larry Campbell, che esce in digitale in tutto il mondo il 3 maggio (in Italia per l'etichetta indipendente Kizmaiaz) e che coinvolge oltre 50 ugole, da Ewan McGregor a Marianne Faithfull, da Carly Simon a Eric Burdon, da Jane Birkin ai Blind Boys of Alabama. E da questo sostegno parte la conversazione telefonica con la cantante: fra una tournée e l'altra ora vive a New York e ha sempre usato il successo, soprattutto nel Terzo mondo, per appoggiare concretamente battaglie civili che le stanno a cuore, a partire da quelle per i diritti femminili.
L'intervista
Lei ha sostenuto l'Onu, l'Unicef e altre organizzazioni umanitarie, ha creato la Fondazione Batonga in modo che in più paesi le donne africane potessero andare a scuola. Perché ora appoggia Amnesty International?
Perché senza la pace quelle ragazze non possono andare a scuola, senza pace e senza rispetto dei diritti umani non possono sostenere l'economia, non esiste una società democratica. E una volta che inizi a impegnarti su un fronte, come quello dell’educazione, allora intervieni in altri campi perché tutto è collegato, tutto parte dall’educazione scolastica. La quale ci fa capire il mondo in cui viviamo, come partecipare alla democrazia. Per questo sostengo Amnesty International. Anche perché, se non ci fai attenzione, i diritti umani vengono calpestati
Lei canta in “Toast to freedom”: una canzone può far comprendere a chi vive in paesi liberi quanti posti non hanno libertà di parola?
Decisamente sì. Infatti senza questa canzone ora non staremmo a parlarne. Il potere della musica è imprevedibile, va oltre i calcoli, non puoi sapere che effetto fa sulla gente. E una canzone non arriva solo sulla radio, in tv, in Africa circola sui telefonini, su internet che, benché lento, la collega con il mondo come mai prima. E chi combatte per questi diritti in Africa, ascoltando questa canzone, sente che qualcuno si preoccupa del suo futuro, soprattutto dove non esiste libertà di parola.
Come donna si è spesa frequentemente spesso in battaglie politiche e culturali. Le donne devono lottare ancora molto per avere gli stessi diritti degli uomini, in Africa e nell'Occidente?
Non è un lottare per i diritti, quei diritti dovrebbero essere acquisiti, non dovremmo neppure stare a parlarne. Come si può vivere in società dove la metà delle persone non è rispettata come esseri umani, non può prendere decisioni per il proprio futuro? Eppure senza le donne il genere umano non esisterebbe, gli uomini non partoriscono. Uomini e donne, dobbiamo stare insieme, è un male necessario, perciò come è possibile vivere in società dove la maggior parte del tempo delle donne è preso dagli uomini? Ogni donna ha i suoi diritti. Un uomo che rispetta i diritti di sua moglie, di sua figlia, delle donne, è un uomo sicuro di sé. Perché e con quale diritto invece ci sono uomini che ordinano alle donne cosa fare e cosa non fare, ordinano di coprirsi da capo a piedi? A che pro? Che società è quella dove solo gli uomini vanno fuori?
Il suo collega Youssou N’Dour ora è ministro della cultura in Senegal. Come giudica questo incarico?
Non ho nulla da dire, non posso giudicare. Lui vive in Africa più di me, conosce cosa attraversa il suo Paese e la sua gente, ha sentito l’urgenza di fare qualcosa. Youssou si è sempre interessato ai giovani senegalesi e al fatto che la Costituzione senegalese non va toccata mentre chi prima era al potere voleva un terzo mandato pur se vietato. In Africa devi sempre stare allerta, chi è al potere vuole sempre cambiare la Costituzione per rimanere al potere in eterno.
Lei canta spesso dell'amore, delle difficoltà dell'amore, come di problemi sociali. Il razzismo è un tema ancora caldo, vero?
Sì, certo. Non esiste però solo il razzismo tra bianchi e neri, perché ci sono persone che decidono chi può avere e cosa in base al colore della pelle: esiste anche tra uomini e donne. Per questo sostenere Amnesty International è così importante: ti fa capire che quando sei razzista neghi ad altri i tuoi diritti a vivere in pace, a una vita migliore. Invece ogni persona ha lo stesso diritto di vivere, nessuno può toglierlo e chi lo toglie crea un mondo sempre più ingiusto che è sul punto di collassare. Ed è quanto sta accadendo ora. La gente ha sempre più sfiducia nelle banche perché sono state troppo avide, le istituzioni finanziarie devono rigenerarsi perché così come sono non funzionano.
Lei ora abita a New York, ha vissuto a Parigi perché dovette scappare dal Benin: cosa le manca di più della sua terra d'origine?
Il mondo della mia gente, il cibo, la cultura, i genitori, ma non mi lamento, posso andarci quando voglio e posso. Vivere in New York mi fa apprezzare ancora di più la mia cultura, ma mi rendo conto che ogni essere umano hanno la stessa cultura, gli stessi valori: possiamo usare lingue diverse e venire da posti diversi, ma siamo tutti africani.
Nelle sue canzoni parole e ritmi si intrecciano perfettamente. Arrivano prima le parole, la musica, o arrivano insieme?
Non lo so. Quando l’ispirazione arriva, arriva. La perderei, se mi mettessi a pensare cosa arriva prima. Conosco persone così disciplinate da sedersi e decidere, li ammiro, a me però non accade, è istinto, lascio che sia quel che sia, un mistero della natura.
Nell’albun “Djin Djin” del 2007 ha trasformato un brano della musica occidentale come il Bolero di Ravel in un pezzo quasi africano. Si rende conto che è stata un’operazione culturale molto forte?
Ma la prima volta che l’ho sentito ho pensato fosse africano, perché Ravel ha usato un mood molto africano. Se ascolti Bach, lui usò la sarabanda che era un tipico modo di danzare e suonare africano (in effetti fu importata in Europa dalle Americhe dove l'avevano portata gli schiavi africani, ndr): all'epoca c’era lo schiavismo e anche se Bach non ci prestò attenzione il suo orecchio musicale captò quella musica e la inserì nel suo mondo sonoro. E così è con il Bolero di Ravel. Quando lo sentii per la prima volta ero a una scuola di musica classica: dissi che era un pezzo africano e mi saltarono addosso dicendomi “Sei pazza? Questa non è musica africana, è classica”. Risposi: so quel che so, dite quel che volete, non starò a discuterne, ho questa musica nel sangue.
La sua voce è un dono però è anche frutto di esercizio, di studio e di duro lavoro.
Sì, vero, è anche frutto di un gran lavoro perché bisogna lavorarci su, bisogna avere l’umiltà di riconoscere che si ha una grossa responsabilità. Che non consiste solo nel fare quel che devi fare, consiste nell’essere capaci di far capire e ascoltare la verità dell’anima. E anche se chi ascolta non comprende la tua lingua, coglie la verità dell’anima perché è universale, non ha lingua, colori né nazionalità .

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links