Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Favoreggiamento, medicina e il treno per roma

Shukri Said, Segretaria e Portavoce dell’Associazione Migrare
La notizia della denuncia per favoreggiamento sporta dalla Questura di Milano nei confronti di un medico che ha prestato assistenza ad un clandestino egiziano salito con altri sulla Torre ex Carlo Erba per manifestare contro la politica dei permessi di soggiorno è di quelle che suscitano disgusto come solo il contatto con la barbarie può suscitare.
E’ dal V secolo avanti Cristo che, con Ippocrate, i medici hanno adottato il giuramento di assistere i malati senza distinzioni di alcun genere e alle soglie del terzo millennio ci tocca leggere di un medico che, prestando la sua opera ad un malato, favorirebbe un reato.
Una frattura così netta con la cultura plurimillenaria è la conseguenza di quel “pacchetto sicurezza” che la Lega Nord ha preteso dal quarto governo Berlusconi ed ha ottenuto quando il Parlamento ha varato il decreto legge n. 92, convertito in legge 24 luglio 2008, n. 125 al fine di "contrastare fenomeni di illegalità diffusa collegati all’immigrazione illegale e alla criminalità organizzata".
Nonostante le critiche subito mosse alla trasformazione in reato di un semplice status, quale quello dei “senza  documenti”, non si era ancora avuta notizia dell’incolpazione mossa a chi adempie al giuramento di Ippocrate verso un essere umano.
Vengono dunque a contrapporsi, oggi, un impegno morale di antichissima memoria ed un obbligo legale di recente quanto criticatissimo conio.
Ci si deve, quindi, domandare se il mondo sia recentemente così cambiato da giustificare un così repentino abbandono delle più radicate regole di convivenza, con tutto il bagaglio di pietas che l’adesione al giuramento di Ippocrate comporta, ovvero sia così tanto cambiata una parte dell’Italia fino al punto che nei vincoli di solidarietà, umanità, tolleranza e fratellanza non si riconosce più.
Purtroppo quella che precede non è affatto una domanda retorica ed il “pacchetto sicurezza”, con il suo frutto immondo sulle pagine dei giornali di questi giorni, è lì a ricordarcelo.
Quello che più spaventa è che quando si abbandonano i valori della socialità, può succedere di tutto. La linfa vitale della collettività si prosciuga, i nuclei si richiudono ciascuno su se stesso ed i corporativismi prendono il sopravvento innalzando muri a tutela dei privilegi che inevitabilmente suscitano contrapposizioni, atteggiamenti arcigni che spingono la comunità verso un piano inclinato sempre più ripido sino a sfociare nella violenza.
Una legge come il “pacchetto sicurezza” è una legge violenta ed inevitabilmente criminogena: per una persona “senza documenti” è stato creato il reato di clandestinità; dal reato di clandestinità è derivata l’ipotesi del reato di favoreggiamento per chi la cura quando è malata.
E’ questa la prova che chi si è presentato all’elettorato come gendarme della legalità ha diffuso, invece, l’illegalità col risultato di riempire le carceri come mai erano state piene in tutta l’era repubblicana senza che l’illegalità percepita dalla popolazione accenni a diminuire.
Da questa piega draconiana è forse derivato un miglioramento delle condizioni di vita del Nord Italia, dove la Lega è accreditata come il partito politico col maggior seguito?
Sembrerebbe di no se è vero che la ‘ndrangheta vi si è diffusa alla grande; se si assiste ad un notevole impoverimento economico; se è vero che l’opportunità dell’Expo del 2015 sta rischiando seri ritardi; se è vero che, quando chiedi ai milanesi qual è la cosa più bella di Milano, in tanti ti rispondono: “Il treno per Roma”.
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