Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 febbraio 2015

Soccorsi 11 barconi. Salvini: "Lasciamoli in mare"
Polemiche per la frase del leader della Lega: "Fosse per me li aiuterei ma senza farli sbarcare"
la Repubblica, 16-02-2015
GIORGIO RUTA
LAMPEDUSA. Una domenica senza sosta nelle operazione di salvataggio nel Canale di Sicilia. Undici, tra gommoni e barconi, le imbarcazioni con a bordo migranti intercettate ieri a 100 miglia a sud di Lampedusa. In totale sarebbero un migliaio le persone soccorse in mare. Le operazioni vengono coordinate dal centro nazionale della Guardia costiera di Roma. Ma mentre i marinai cercano di recuperare uomini, donne e bambini, Matteo Salvini spara a zero: «Fosse per me li aiuterei, li curerei e darei loro cibo e bevande. Li soccorrerei ma li terrei al largo e non li farei sbarcare. Ne abbiamo abbastanza», scrive su Facebook e su Twitter. Immediate le reazioni del Pd, che parla di «parole irresponsabili in una situazione estremamente delicata» nonché di «becera polemica in nome di qualche voto». È d`accordo Gateano Quagliariello dell`Ncd, che parla di «strumentalità» della posizione della Lega in materia di immigrazione: «Per Lega è il momento della verità: vedremo quali saranno le forze politiche che risponderanno con responsabilità all`emergenza nazionale». 
Perché quello dalla Libia ormai è un esodo senza sosta. In mattinata è stato soccorso un altro gommone, dopo i sei di ieri, a qualche decina di miglia dalle coste del Paese nordafricano. I migranti sono stati presi a bordo da un rimorchiatore che era stato dirottato nella zona. Altri 43 sono stati soccorsi dall`Asso30, 95 persone su un altro gommone e altre 94 su una terza imbarcazione che sono  state soccorse dal mercantile Sestri Star. Infine, 96 migranti, che erano a bordo di un quarto gommone, sono state salvate da un pattugliatore della Guardia di finanza. A bordo delle imbarcazioni si stima ci siano in totale mille migranti. 
A Pozzallo, nel Ragusano, sono sbarcati altri 280 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra loro un giovane centroafricano che ha su una gamba i segni di una ferita di arma da fuoco. La polizia lo ha subito interrogato. Secondo una prima ricostruzione, contro di lui sono stati sparati colpi dai trafficanti che volevano costringerlo a salire sul gommone in partenza dalle coste della Libia. Tra i migranti sbarcati, tutti subsaharíaní, c`è un altro ferito: ha una frattura di due falangi di un dito della mano. I due feriti sono stati ricoverati in ospedale a Modica. Le loro condizioni sono stabili e non destano preoccupazioni.
 
 
 
Scafisti assaltano la nave della Capitaneria Migranti, Salvini choc: lasciamoli in mare
Il Messaggero, 16-02-2015
Valentina Errante
L`EMERGENZA
ROMA E` il fallimento di Triton. Perché, nei fatti, nelle ultime 48 ore il conto delle miglia e i rigidi accordi europei sono saltati, con i soccorsi delle imbarcazioni delle capitanerie di porto e della Guardia di Finanza che si sono spinti ben oltre le trenta miglia previste dall`operazione europea per il controllo delle frontiere. Il conto è di duemila persone nelle ultime 48 ore, tra quanti sono già stati tratti in salvo e chi ancora deve ricevere assistenza a oltre 100m miglia a sud di Lampedusa. Le previsioni, per i prossimi mesi, sono in crescita, come l`intelligente aveva annunciato. Un esodo di disperati in arrivo nel canale di Sicilia. E così, nonostante le regole dell`Europa e le parole del leader della Lega Matteo Salvini, che esterna su fb suggerendo di assistere i naufraghi ma lasciarli al largo, nei fatti è come se la missione umanitaria "Mare nostrum", chiusa lo scorso novembre, fosse ancora in vigore. Una missione piena di rischi. Tanto che ieri una motovedetta della Guardia Costiera italiana è stata presa di mira da alcuni scafisti, che sotto la minaccia delle armi sono riusciti a riprendersi un`imbarcazione a 120 miglia dalla costa di Lampedusa. 
TRITON
La fine di "Mare nostrum" e l`entrata in vigore dì Triton avrebbero previsto che i circa 2000 naufraghi, salvati in queste ore, fossero lasciati in mare. Perché l`operazione di controllo delle frontiere europee, finanziata da Frontex, non prevede soccorsi. Ma di fatto sono state le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finanza a intervenire, sulla base degli accordi internazional, si- glati a Montego bay che impongono l`obbligo di soccorso e assistenza alle persone in mare, soprattutto dopo la streg di 300 persone dei giorni scorsi. E adesso che, secondo le previsioni dell`intelligente, i flussi in arrivo sono in crescita, il problema torna in Europa. Anche Cecilia Malmstrom, commissario europeo al Commercio e già commissario agli Affari interni, che nell`esecutivo Barroso ha parzialmente gestito il passaggio da Mare nostrum a Triton, twitta: «Continuano le stragi nel Mediterraneo. Indegno. Dobbiamo aumentare le vie legali per l`Europa, con tutti i Paesi che si prendono le loro responsabilità». Il ministro Paolo Gentíloni ha già annunciato che tra oggi e domani è prevista una richiesta ufficiale all`Ue per il rafforzamento di Triton, perché i 3,9 milioni al mese non sono sufficienti per una situazione di emergenza.
L`EMERGENZA
E` iniziata la fuga dei migranti dalla Libia, come temevano analisti 007 ed esperti del Viminale, che
nei giorni scorsi avevano lanciato l`allarme. L`assenza di un governo saldo a Tripoli, l`avanzata dell`Isis e il migliorare delle condizioni meteo rischiano di innescare un esodo dalle coste del paese nordafricano, che si sta già riversando sull`Italia..
SALVINI
Suscita reazioni e polemiche il post su Facebook del leader della lega Matteo Salvini: «Dodici barconi carichi di immigrati (tutti pacifici?) sono stati segnalati a Sud di Lampedusa. Fosse per me li aiuterei, li curerei e darei loro cibo e bevande. Li soccorrerei ma li terrei al largo e non li farei sbarcare. Ne abbiamo abbastanza». Poi, a Radio Padania, il leader della Lega aggiunge: «Credo si debba sospendere qualsiasi operazione di autoinvasione e quindi ogni nuovo barcone va soccorso e aiutato, ma nessuno va fatto sbarcare».
 
 
 
Lo sbarco
Corriere della sera, 16-02-2015
Sono arrivati ieri in Sicilia nel porto di Pozzallo, nel Ragusano, i 275 migranti soccorsi venerdì al largo delle coste della Libia. Il primo a scendere, un giovane centroafricano, aveva una ferita da arma da fuoco e la polizia lo ha interrogato: a sparare sarebbero stati i trafficanti, per costringerlo a salire sul gommone. Ancora arrivi: ieri 285 migranti sono stati soccorsi in tre operazioni nell`ambito di Triton: arriveranno ad Augusta, vicino a Siracusa {Reuters) 
 
 
 
I MIGRANTI CHE SALVINI VUOL LASCIARE IN MARE 
la Repubblica, 16-02-2015
MICHELE SERRA
SOPRATTUTTO su questioni che impiegano anni e a volte secoli per essere sbrogliate. Di questo vantaggio non ha fatto uso Matteo Salvini, che perfino di domenica si è sentito in dovere di intervenire sull`esodo epocale dei barconi nel Mediterraneo. 
Tradito ( anche) dalla superficialità tentatrice di Twitter, il segretario della Lega ha diramato una manciata di parole dalla logica molto precaria: soccorrerei migranti, sì, ma lasciandoli in alto mare. Ammesso che quella tragedia consenta una lettura comica, si immaginano bastimenti carichi carichi di coperte e cibo che riforniscono quelle macchie galleggianti fatte di umani in fuga e poi salutano cordialmente, «torniamo domani, aspettateci qui e mi raccomando copritevi, che fa freddo». Altro sviluppo del piano di Salvini, dal punto di vista operativo, non è intuibile. 
Più intuibile, forse, è la molla psicologica che ha fatto scattare quel curiosissimo tweet: uno scrupolo umanitario ( se preferite: la paura di sembrare troppo cinico) che fa breccia nel muro ideale con il quale il segretario di uno dei più antichi partiti xenofobi europei vorrebbe cingere i confini nazionali. L`idea di donne e bambini, e comunque di esseri umani in larga parte innocenti e deboli, lasciati alla morte per assideramento o annegamento non è facile da gestire per nessuno, e dunque portiamo cibo e coperte; ma ancora più difficile da gestire è il proprio elettorato spaventato dall`arrivo dei migranti in generale e dei potenziali criminali in particolare, e dunque lasciamoli in mezzo al mare. Con i panini e le coperte. 
Sia un furbo compromesso da politicante, sia lo svarione ingenuo di una domenica che era meglio trascorrere in silenzio, il lodo Salvini almeno un pregio ce l`ha. La sua stessa goffaggine illustra quanto l`enormità del dramma dei migranti sovrasti, e di molto, qualunque intenzione di speculazione politica. È un cataclisma che cambia storia e geografia, gonfio di conseguenze funeste ( specie per chi migra) , di cozzi tra identità culturali e religiose, di problemi giganteschi, come pure di vitalità e cambiamento. È del tutto legittimo, come fanno la Lega e le forze omologhe in Europa, essere contrari all`accoglienza e considerarla un mero strumento di invasione e assoggettamento da parte, soprattutto, dell`Islam. Ma bisogna, allora, avere il coraggio delle proprie opinioni, dunque il coraggio di far pagare a loro, e non a noi, il prezzo intero dello sconquasso in atto nei loro Paesi d`origine, in Africa, nel Medio Oriente, nel-Magreb. «Che affoghino e non ci disturbino mai più» è una posizione odiosa, ma comprensibile. «Soccorriamoli ma lasciamoli in mare» assomiglia terribilmente a una facezia. 
Le politiche umanitarie hanno un loro costo ( anche politico) e una loro coerenza, espongono al rischio di infiltrazioni dolose non di migranti ma di nemici; e chi le pratica, se non è uno sciocco, deve conoscere il prezzo del soccorso. Allo stesso modo le politiche anti-umanitarie, di rifiuto e di chiusura, hanno il prezzo dell`egoismo. Si capisce che, di fronte a certe imInagini di quei gusci nel Mediterraneo in tempesta, anche il capo di un partito xenofobo possa sentirsi in difficoltà. Ma quel prezzo, se si è contro gli sbarchi, tocca pagarlo fino in fondo.
 
 
 
“Ridateci il gommone o vi spariamo” Gli scafisti assaltano i guardiacoste
La Stampa, 16-02-2015
LAURA ANELLO
PALERMO
«Si sono avvicinati e ci hanno minacciato con i kalashnikov, abbiamo dovuto restituire il gommone dopo avere messo in salvo i migranti». Sono ancora sconvolti gli uomini della Guardia costiera che ieri pomeriggio, intorno alle 4, mentre soccorrevano l’ennesimo barcone a 50 miglia da Tripoli, si sono visti puntare le armi da un gruppo di uomini che volevano recuperare l’imbarcazione, merce preziosa per il loro traffico di esseri umani. Un episodio che dà il segno della tensione che cresce, in una giornata da bollino rosso, con il Canale di Sicilia gremito di carrette del mare in fuga dalla Libia. E il comando generale
della Guardia costiera impegnato a inviare motovedette, dirottare mercantili, coordinare rimorchiatori, pattugliatori, aerei. Già, se gli italiani vengono rimpatriati, una marea di africani fugge dalle milizie fondamentaliste in un Paese ormai fuori controllo. Oltre duemila e cento i migranti raccolti ieri fin quasi sulle coste libiche, ma secondo i boatos sempre più insistenti potrebbero essere soltanto l`avanguardia di una valanga umana. Ci sono centinaia di migliaia di disperati pronti a imbarcarsi, quei subsahafiani che sotto il regime di Gheddafi - pur discriminati lavoravano e guadagnavano molto bene e che adesso sono alla mercé delle milizie.
Come i saraceni 
Oltre mezzo milione gli stranieri ancora in Libia, un numero che fa rabbrividire chi teme un esodo di massa. E crescono i timori di infiltrazioni. Come escludere che le milizie jihadiste vicine all`Isis possano ap- profittare dell`esodo di disperati per inviare terroristi in Europa? Un timore che adesso agita non soltanto la Lega ma anche osservatori neutrali. Mentre le organizzazioni internazionali rilanciano l`idea di corridoi umanitari, ipotesi complicata però dalla mancanza di un interlocutore affidabile sull`altra sponda del Mediterraneo. 
La minaccia da parte dei trafficanti agli uomini disarmati della Guardia costiera apre scenari inediti. Finora i soccorritori avevano dovuto vedersela con due incognite: la distanza e le condizioni del mare. Adesso c`è anche la paura di violenze e aggressioni. «Un allarmante salto di qualità nell`orrendo traffico di donne, uomini e bambini», dice il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, dal quale dipende il Corpo della Guardia costiera. Il Canale di Sicilia potrebbe tornare a somigliare a quello che era tra i11600 e il 1800, quando equipaggi musulmani e cristiani attivi nella guerra corsara - la pirateria mediterranea - si contendevano uomíní e merci a suon di spade.
Centinaia di arrivi 
Si fa fatica a tenere il conto dei salvataggi e degli sbarchi avvenuti nelle ultime 48 ore. Sabato l`avvistamento e il recupero di sei gommoni, con 600 migranti trasferiti in parte sulla nave della Guardia costiera Peluso e in parte su una nave islandese dell`operazione Triton. Mentre i primi dì loro ieri sbarcavano a Pozzallo - tra loro un giovane centrafricano con la gamba impallinata e un ragazzo con le dita di una mano spezzate, segno che i trafficanti non vanno troppo per il sottile con chi deve imbarcarsi - partivano i primi Sos da parte di altri gommoni. A fine giornata se ne sono contati undici, raccolti a 120 miglia a sud di Lampedusa. Con la Sicilia di nuovo in prima linea nell`accoglienza. Attesi in serata a Porto Empedocle 290 migranti, tra cui alcune donne incinte; altri 285 sbarcati ad Augusta dalla nave islandese. Tutti con il terrore negli occhi.
 
 
 
Sul caso profughi a Vittorio Veneto: quando Don Camillo diventa amico di Peppone
Intervista a uno dei ragazzi: "Qualcuno ci aiuti"
Melting Pot Europa, 13-02-2015
Vittorio Veneto (TV) - Se non ci fosse di mezzo il destino di alcuni migranti sulla vicenda che si sta consumando in questi giorni a Vittorio Veneto, un paesotto della provincia trevigiana di 30mila abitanti a ridosso delle Prealpi, si potrebbe quasi da sorridere.
L’11 febbraio circa 120 migranti potenziali richiedenti asilo alloggiati nel CEIS di Vittorio Veneto hanno organizzato un blocco stradale che ha paralizzato per mezz’ora la statale Alemagna. I migranti hanno improvvisato delle barricate utilizzando cassonetti, bancali, sedie e altri oggetti. I cartelli esibiti denunciavano lo stato di deprivazione nel quale sono costretti a vivere. Le richieste della protesta vertevano fondamentalmente su due punti: un trattamento migliore e la possibilità di andare fuori dall’Italia, paese incapace di fornire un’accoglienza degna.
In un territorio dove la Lega Nord cerca di egemonizzare il consenso, è facile che anche il sindaco PD e il prefetto rispondano sull’onda di attacchi razzisti con provvedimenti allucinanti come quello di “espellere gli organizzatori della rivolta.”
"Quello che è successo - ha commentato il prefetto Marrosu - non è giustificabile. Stiamo verificando la situazione per quel che riguarda le condizioni dei nostri ospiti, ma chiaramente chi ha causato un disagio alla popolazione non poteva che essere denunciato e ora provvederemo anche al loro allontanamento".
Sulla vicenda naturalmente si scomoda anche il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, che definisce la situazione completamente fuori controllo.
Secondo Zaia "i profughi impediscono ai veneti di andare a lavorare, agli studenti di andare a scuola e alla gente di girare per le strade del proprio comune. È una situazione indecente e che segnala il totale disinteresse del Governo per il problema della gestione dei profughi”.
Il Presidente non si fa scappare questa ghiotta occasione per attaccare l’operazione Mare Nostrum che "ha consentito l’arrivo di ondate di profughi senza alcun controllo. Con il risultato che oggi nei nostri territori abbiamo, secondo dati della Prefettura, circa 6.000 persone di cui non conosciamo l’identità e che non sappiamo dove siano”.
“In Veneto" - sottolinea il governatore - "ci sono circa 200 mila disoccupati e moltissime persone che non arrivano alla fine del mese, le nostre comunità non ce la fanno più a sopportare questa situazione e i sindaci non hanno strumenti e risorse per risolvere la situazione.”
Ma come? lo stato italiano non da 32,50 euro al giorno ai clandestini per mantenerli sulle spalle degli italiani?
No, le cose non stanno così.
Sull’intera questione va fatto un po’ di ordine; in primo luogo i migranti ospitati a Vittorio Veneto, come in tante altre parti di Italia hanno una caratteristica importante, ovvero si sono fidati del nostro paese e hanno deciso di intraprendere un nuovo percorso di vita affidandosi all’Italia. Rispetto ai numeri legati agli sbarchi chi ha fatto questa scelta è una minima parte, forse un quarto, poiché tutti gli altri hanno preferito scappare verso il nord Europa. Ecco dove sono finite le seimila persone che Zaia non vede più, può dormire sogni tranquilli perché sono lontane e probabilmente dormono meglio anche loro.
Il governo italiano (con anche fondi europei) finanzia 32,50 euro per ogni migrante di cui 2,50 vanno direttamente al migrante e i restanti 30 euro finiscono in tasche italiane, per pagare operatori italiani e per comprare beni italianissimi. Ecco che il Don Camillo di Vittorio Veneto con i sui 120 ospiti intasca 108mila euro al mese, con i quali dovrebbe garantire un vitto e un alloggio dignitoso e gli strumenti per poter inserire i ragazzi in un contesto complicato come quello italiano.
A qualcuno sarà sfuggito ma va ricordato che questi ragazzi scappano da guerra e miseria e hanno il sacrosanto diritto di essere aiutati nel miglior modo possibile.
Considerando che l’Italia non ha un ordinamento giuridico legato ai migranti particolarmente benevolo, affidare queste persone nelle mani di incompetenti significa soltanto condannarli ad un futuro di miseria. Infatti oltre al vitto e l’alloggio chi si occupa di accoglienza dovrebbe curare in egual modo anche l’espletamento delle pratiche relative alla richiesta d’asilo e guidarli nella comprensione della lingua e nell’inserimento lavorativo.
Qui funziona tutto all’Italiana, la prefettura stipula una convenzione con il prete, considerando che i preti sono bravi a trattare con le persone bisognose, e il prete improvvisa una struttura di accoglienza; ma l’accoglienza non si improvvisa.
A Vittorio Veneto però si va oltre l’immaginazione, visto che i migranti denunciano le pessime condizioni alimentari ed igienico sanitarie del centro. Alcuni denunciano addirittura che invece dei 2,50 euro gli vengono dati soltanto cinquanta centesimi .
Se questa circostanza fosse vera sarebbe gravissima, la prefettura farebbe meglio ad indagare le ragioni della protesta più che provvedere a espulsioni sommarie.
Alcuni testimoni denunciano l’assenza di operatori formati all’interno della struttura. I migranti dicono di soffrire il freddo e di non avere accesso al servizio sanitario. Si mangia pasta ogni giorno, mancano carne e frutta. Ci sarebbero 16-18 inquilini per camerata. I controlli di polizia e carabinieri sono assai frequenti.
Se a ciò si aggiunge la lunghezza dei tempi di attesa in questo limbo, è facile capire come la frustrazione abbia dato la spinta a organizzarsi. Tra i ragazzi, quasi tutti provenienti dall’Africa occidentale, quasi nessuno parla italiano.
Sui cartelli che tenevano in mano durante il blocco stradale hanno scritto "Noi stiamo soffrendo, aiutateci", "Vogliamo pane e documenti" "Abbiamo fame".
"Scappiamo dai nostri paesi in guerra", ci ha raccontato uno di loro durante l’intervista che abbiamo realizzato, "protestiamo per le pessime condizioni in cui ci troviamo in questo centro, siamo qui da 8/10 mesi, senza nessuna informazione e nessuna risposta. Siamo abbandonati".
Più che "un disegno contro i Veneti", come lo ha definito Zaia, a noi sembra "un disegno contro l’umanità".
Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links