Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Manconi: ci sarà mai giustizia per Uva?


Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto: "intorno alle 10:30 del 14 giugno del 2008, Giuseppe Uva, 43 anni, moriva nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Varese. Era giunto al pronto soccorso intorno alle 5:45 del mattino, dopo aver trascorso quasi tre ore all'interno della caserma dei carabinieri di via Saffi. Qui, secondo l'amico fermato insieme a lui, Alberto Biggiogero, Uva avrebbe subito reiterati abusi e continue violenze. Ma, dopo la morte di Uva, la Procura di Varese ha indirizzato la sua indagine esclusivamente verso le ultime sue ultime ore di vita, accusando un medico di avergli somministrato farmaci incompatibili con il suo stato etilico. Oggi il tribunale di Varese ha assolto quel medico perchè "il fatto non sussiste" e ha ordinato "la trasmissione degli atti al pubblico ministero in sede, con riferimento agli accadimenti occorsi tra l'arresto dei carabinieri e l'ingresso di Giuseppe Uva nel pronto soccorso dell'ospedale". La sentenza è clamorosa: dimostra inequivocabilmemente il totale fallimento dell'indagine condotta dalla Procura, dichiarando l'assoluta infondatezza dell'inputazione a carico del medico; e conferma l'inaffidabilità della perizia realizzata su incarico del Pm. E, soprattutto, segnala come la Procura abbia totalmente ignorato ciò su cui avrebbe dovuto indagare: ovvero quel lungo periodo di tempo trascorso da Uva nella caserma dei Carabinieri, privato di qualunque garanzia e alla mercè dei suoi custodi. Si pensi solo al fatto che il testimone oculare (Biggiogero) in quasi quattro anni mai è stato ascoltato e che i pantaloni di Uva, macchiati di sangue, sono stati peritati, per volontà del Tribunale e non della Procura, appena alcuni mesi fa.
La sentenza del Tribunale è un'ulteriore conferma dell'assoluta incompatibilità tra l'urgenza di arrivare alla verità sulla morte di Uva e l'attuale figura di pubblico ministero che ha condotto fin'ora le indagini".

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