Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

05 marzo 2012

Alla primarie di Palermo non tutti gli stranieri possono partecipare
l'Unità, 03-03-2012
Italia-razzismo
Può accadere, ed è accaduto, che un partito scelga un metodo democratico per individuare i candidati da contrapporre agli altri partiti nelle competizioni elettorali. È stato il Partito Democratico, e di questo gli diamo tutti atto. Può accadere, ed è accaduto, che un partito decida di promuovere la partecipazione di tutti, anche dei cittadini e delle cittadine di Paesi extraeuropei, in possesso di valido permesso di soggiorno. È stato il Partito Democratico e di questo gli diamo atto. Ma può accadere, ed è accaduto, che un partito abbia timore che la democrazia sia reale e che i risultati elettorali possano essere diversi da quelli auspicati e, così, decida di rendere difficoltosa ad alcuni elettori la partecipazione alle primarie. È stato il Partito Democratico di Palermo e di questo, purtroppo, prendiamo atto.
Può accadere, ed è accaduto, che un partito decida di aprire le primarie a tutti i suoi elettori senza particolari oneri burocratici, prevedendo solo a carico di alcuni di loro delle lunghe attese per adempiere ad un obbligo di “pre-registrazione”. A Palermo, dunque, tutti potranno votare alle primarie per il candidato sindaco. Tutti, tranne gli stranieri, che per poter votare dovranno prima «pre-registrarsi». E hanno potuto farlo solo in determinati giorni, solo in determinati orari e senza possibilità di deroga, perché le regole devono essere rispettate.
Così accade che molti stranieri non potranno partecipare alle primarie di domenica prossima, perché per il Partito Democratico di Palermo siamo tutti uguali, proprio tutti. Tutti, tranne qualcuno.



Lampedusa: la visita dei ministri Cancellieri e Riccardi, “l’emergenza non deve coglierci di sorpresa”. Sabato sbarcati oltre 170 migranti, tutti trasferiti.
Il centro di accoglienza resterà chiuso finché sarà inagibile. Promesse misure di sostegno agli abitanti.
ImmigrazioneOggi, 05-03-2012
Due imbarcazioni con 170 migranti a bordo, entrambe soccorse e rimorchiate mentre erano in avaria, sono giunte nella giornata di sabato a Lampedusa. Su di esse tutti profughi provenienti dal nord Africa, tra loro anche bambini, un neonato e donne incinte.
Potrebbe essere il prologo di un nuovo esodo, quello che il Governo si attende per la primavera e con il bel tempo. Per questo venerdì scorso i ministri dell’interno, Annamaria Cancellieri e dell’integrazione, Andrea Riccardi, si sono recati sull’Isola siciliana. “È necessario non farsi trovare impreparati” hanno detto entrambi i ministri. In sei mesi, l’anno scorso, erano sbarcati a Lampedusa oltre 50 mila migranti provenienti dal Nord Africa; arrivi che avevano determinato nell’isola una vera e propria emergenza, con proteste degli abitanti e degli stessi africani. Nel settembre scorso, il centro di accoglienza di contrada Imbriacola era stato dato alle fiamme da un gruppo di tunisini: proprio questa struttura, che da allora è rimasta chiusa, è stata la prima tappa della missione governativa. “Finché sarà inagibile resterà chiuso” ha detto il ministro Cancellieri durante il sopralluogo. “Noi speriamo che non ci sarà una nuova emergenza immigrati – ha detto Riccardi – ma dobbiamo essere pronti perché‚ non ci colga di sorpresa”. Il ministro per l’Integrazione e la Cooperazione ha anche sottolineato la vicinanza del Governo alla popolazione di Lampedusa, sostenendo che si sta facendo tutto il possibile “perché‚ non si abbiano a ripetere quelle difficoltà che hanno vissuto”.
“Governo tecnico – ha spiegato Riccardi – non vuol dire governo dei numeri ma governo che prende coscienza della realtà. Siamo venuti appunto con il ministro Cancellieri per vedere la realtà e per affrontarla in caso ci fossero rischi”.
I due ministri si sono recati anche al cimitero, per rendere omaggio alle tombe dei migranti morti durante le traversate del Canale di Sicilia e sepolti nell’isola. I due esponenti del Governo hanno deposto corone di fiori e sostato in raccoglimento; subito dopo, accompagnati dal sindaco Bernardino De Rubeis e dal prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino, hanno presieduto una riunione in Municipio.



L'odissea italiana dei rifugiati libici
Storia di Mohammed, scampato alla guerra civile libica e rifugiato in un hotel del milanese. Ma rischia di diventare un clandestino. L'appello di don D'Avanzo della Caritas Ambrosiana
Stefano Pasta
Famiglia Cristiana 5 marzo 2012
“Lavoravo a Tripoli e con i soldi aiutavo la mia famiglia in Ghana: questo era il sogno di tutti noi emigrati in Libia. Nei giorni della guerra, dopo una settimana nascosto in una cantina di un amico, sono salito su una nave e sono partito verso una direzione sconosciuta: dopo quattro giorni di inferno e sei compagni di viaggio morti, siamo arrivati a Lampedusa”. Così racconta Mohammed, 26 anni, la sua “Emergenza Nord Africa 2011”, recentemente prorogata dal Governo italiano al 2012. Mohammed è uno dei lavoratori africani (Ghana, Costa d’Avorio, Nigeria, Somalia, Eritrea,…), ma anche asiatici (Bangladesh, Pakistan), che nel 2011 sono scappati dalla Libia, dove vivevano da alcuni anni, quando, accanto ai disagi della guerra, è scattata la “caccia ai neri”, sospettati di essere mercenari a libro paga di Gheddafi.
In alcuni casi, le milizie fedeli al dittatore libico hanno addirittura imbarcato migliaia di persone sulle carrette lanciate verso le nostre coste come risposta alle bombe occidentali. Dalla sola Libia in rivolta sono scappate un milione e trecentomila persone: di queste, 28.000 hanno tentato di attraversare il Mediterraneo. Dunque, non era il caso di scomodare termini come “tsunami umano”, o “esodo biblico”, che hanno segnato molte cronache italiane di quei mesi. La data di arrivo sulle nostre coste ha rappresentato uno spartiacque preciso per la sorte dei profughi: dopo aver proclamato lo stato di emergenza, il Governo di allora ha concesso un permesso umanitario di 6 mesi  a  chi era arrivato dal Nord Africa entro la mezzanotte del 5 aprile 2011, mentre per i migranti giunti dopo il 5 aprile si è assistito a un trattamento differenziato.
Se migliaia di tunisini sono stati respinti alla frontiera, ai migranti come Mohammed, provenienti dalla Libia ma aventi cittadinanza diversa da quella libica, è stata fatta presentare la domanda di asilo politico in modo pressoché automatico. Per i profughi è scattato il Piano Accoglienza disposto dal ministro Maroni e dalla Protezione Civile per garantire l’assistenza ad un massimo di 50.000 migranti, divisi tra le regioni italiane proporzionalmente al numero di abitanti. A fine gennaio 2012, i migranti accolti sono 21.465, ma a causa della cronica mancanza di posti, molti di loro non sono stati inseriti nelle strutture per richiedenti asilo politico.
Sparsi tra le montagne della Val Camonica o negli alberghi della Campania, tra i centri e le periferie del Nord o nell’enorme CARA di Mineo (Ct). Mohammed, insieme a circa 400 profughi, è stato destinato al Residence Ripamonti, un enorme albergo a Pieve Emanuele, città dormitorio a sud di Milano. Da dieci mesi, Mohammed vive parcheggiato qui: “È una bella struttura, c’è anche la tv satellitare, ma il problema è cosa fare tutto il giorno: non possiamo solo mangiare e dormire”. Il suo compagno di stanza, Khaled, racconta di giornate trascorse in attesa, frustrazione, incertezza, precarietà, la speranza continua di uscire dal limbo: “Non faccio che andare su e giù dalla camera alla piazza. Sull’autobus mi chiedono i documenti. Quando ho provato a cercare lavoro, mi chiedono i documenti. Io impazzisco pensando a come prendere questi documenti”.
Aggiunge don Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana, molto impegnata nell’aiuto ai profughi: “Fra l’altro i profughi dal Nord Africa, proprio perché sono in attesa di asilo politico, per legge non possono lavorare. Stiamo creando una forma di assistenzialismo che dà una pessima immagine dell'Italia a questi giovani e sconcerta i cittadini”. Mohammed racconta come a Pieve, nonostante le proteste per il loro arrivo non siano mancate, molti cittadini, le associazioni di volontariato e la parrocchia si sono mobilitati per organizzare una scuola di italiano, distribuire indumenti e cercare di sopperire come possibile all’isolamento in cui versano le persone accolte nel residence. Ma aggiunge: “Anche quando frequento la scuola, penso sempre ai documenti, diventa un’ossessione…”. Mohammed ha ragione. Rischia di diventare presto uno dei tanti “fantasmi” dell’Emergenza Nord Africa. Infatti, in questi primi mesi del 2012, le commissioni delle prefetture stanno bocciando, una dopo l’altra, il 75% delle domande di asilo politico di chi è scappato dalla Libia. La guerra, le minacce e, in alcuni casi, le torture subite sono ininfluenti: la Convenzione di Ginevra parla chiaro e prevede che per ottenere la protezione internazionale debba esserci persecuzione nel Paese di origine, non in quello in cui si risiede. Per tale ragione, i volontari del Naga, che dal 1987 garantiscono assistenza legale e sanitaria agli immigrati a Milano, hanno fin da subito espresso una forte preoccupazione, oltre che per la carenza di servizi e di assistenza psicologica, per l’assenza di informazioni adeguate circa la procedura di richiesta di protezione internazionale. Questa raffica di dinieghi era facilmente prevedibile.
Anche Mohammed ha ricevuto una risposta negativa; ora, come gi altri richiedenti diniegati, ha presentato ricorso e pertanto può rimanere regolarmente in Italia ancora per qualche mese. Ma se non ci sarà un provvedimento ad hoc, è facile fare una previsione per il passo successivo: i ricorsi saranno respinti e inizierà la clandestinità. Ha detto don Roberto Davanzo: “È  necessario che la politica progetti qualcosa. Altrimenti che facciamo? Lasciamo che vadano a ingrossare le fila degli immigrati irregolari?”. Con il paradosso di uno Stato che ha speso milioni di euro per persone che poi, pur potendolo prevedere, rende clandestini. A questo punto, la prassi avviata nella scorsa primavera – la presentazione in maniera quasi automatica della domanda di asilo politico, senza dare le informazioni e l’assistenza necessaria – va corretta. È quanto chiede l’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) in un documento sottoscritto dalle principali associazioni che si occupano dei migranti a Milano (Naga, Arci, Casa della Carità,…). La richiesta al Governo è chiara: la concessione di un permesso umanitario a tutti i profughi delle rivolte in Nord Africa, anche a coloro, come Mohammed, che sono scappati dopo il 5 aprile 2011.



Immigrati: Italia sono anch'io, domani consegna 50mila firme alla Camera
(ASCA) - Roma, 5 mar - L'obiettivo delle 50 mila firme necessarie per presentare le due proposte di legge di iniziativa popolare promosse dalla Campagna 'L'Italia sono anch'io' e' stato raggiunto e largamente superato. Lo annunciano le organizzazioni promotrici che domani alle 11.30 consegneranno le firme alla Camera dei Deputati e alle 12.30 terranno una conferenza stampa.
Decine di migliaia di cittadine e cittadini, spiegano gli organizzatori, hanno voluto, con la loro firma, condividere le ragioni della Campagna: una riforma della legge che attualmente regolamenta l'accesso alla cittadinanza per le persone di origine straniera e l'introduzione del diritto di voto alle elezioni amministrative per gli stranieri residenti.
''La consegna delle firme - spiegano - rappresenta solo la prima tappa di un percorso che sara' ancora lungo e impegnativo. Si trattera', dal 6 in poi, di fare in modo che il Parlamento calendarizzi la discussione sulle due proposte di legge per arrivare in tempi rapidi alla loro, speriamo, approvazione. I promotori de L'Italia sono anch'io hanno deciso quindi di non fermarsi qui''.
All'incontro saranno presenti il presidente del comitato promotore de L'Italia sono anch'io Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'Anci, esponenti delle organizzazioni promotrici e alcuni dei testimonial che, per la nuova campagna di comunicazione, hanno accettato di 'metterci la faccia'. Fra questi il giocatore dell'Ascoli Piceno di origine senegalese Papa Waigo e l'attrice di origine rom Dijana Pavlovic.



Immigrati, al via il permesso a punti
il sole, 05-03-2012
Marco Noci
Dal 10 marzo, il permesso di soggiorno dei lavoratori stranieri che faranno ingresso in Italia sarà vincolato al rispetto dell'accordo di integrazione fra lo straniero e lo Stato, disciplinato dall'articolo 4-bis, comma 2, del Testo unico sull'immigrazione. L'accordo riguarda tutti gli stranieri di età compresa fra i 16 e i 65 anni che entreranno in Italia, per la prima volta, dal 10 marzo 2012 e chiederanno il rilascio di un permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno.
Il regolamento non si applica ai minori non accompagnati o legalmente affidati e agli stranieri soggiornanti per motivi umanitari sulla base di un progetto di assistenza e integrazione sociale. Per il minore che ha compiuto i 16 anni, l'accordo è firmato dai genitori o da chi esercita la potestà genitoriale.
Lo straniero che presenta istanza di permesso di soggiorno allo sportello unico per l'Immigrazione o alla Questura stipula, quindi, con lo Stato, un accordo di integrazione articolato per crediti.
L'accordo è redatto in duplice originale, di cui uno è consegnato allo straniero, tradotto nella lingua da lui conosciuta oppure, se non è possibile, in inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese, albanese, russo o lingua filippina.
Per lo Stato, l'accordo è stipulato dal prefetto o da un suo delegato. Alla sottoscrizione dell'accordo, sono assegnati allo straniero sedici crediti, corrispondenti al livello A1 di conoscenza della lingua italiana parlata.
Con la sottoscrizione dell'accordo, lo straniero si impegna a conseguire entro due anni una conoscenza poco più che elementare (livello A2) dell'italiano e una conoscenza «sufficiente» dei «principi fondamentali della Costituzione», delle «istituzioni pubbliche» e «della vita civile in Italia», in particolar modo per quanto riguarda sanità, scuola, servizi sociali, lavoro e obblighi fiscali e si impegna poi a far frequentare ai figli la scuola dell'obbligo.
Entro tre mesi dalla firma, lo straniero deve seguire un mini-corso gratuito di «formazione civica e informazione sulla vita civile» che dura tra cinque e dieci ore.
I crediti si perdono in caso di condanne penali anche non definitive, misure di sicurezza personali e illeciti amministrativi e tributari. Lo Stato, tramite lo sportello unico per l'immigrazione, si impegna a favorire l'integrazione dello straniero tramite iniziative in collegamento con Regioni ed enti locali e con organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, ad agevolare l'accesso alle informazioni che aiutano gli stranieri a comprendere i principi della Costituzione e dell'ordinamento dello Stato e ad assicurare la partecipazione gratuita dello straniero a una sessione di formazione civica e di informazione sulla vita in Italia della durata di un giorno.
L'accordo decade in caso di provvedimento negativo in relazione al permesso di soggiorno. A due anni dalla firma (più un eventuale anno di proroga), lo sportello unico per l'immigrazione esamina la documentazione presentata dallo straniero (attestati di frequenza a corsi, titolo di studio e così via) o, se questa manca, lo sottopone a un test.
Un mese prima della scadenza dei due anni, lo sportello unico invita, infatti, lo straniero a presentare entro 15 giorni la documentazione relativa ai motivi di acquisto dei crediti e la certificazione relativa all'adempimento dell'obbligo di istruzione per i figli minori o, in assenza, la prova di essersi adoperato per evitare l'inadempimento, e procede all'acquisizione d'ufficio della documentazione relativa ai motivi di decurtazione.
L'efficacia dell'accordo può essere sospesa o prorogata, su richiesta, se sussiste un legittimo impedimento, opportunamente documentato, derivante da gravi motivi di salute, da gravi motivi di famiglia, da motivi di lavoro, dalla frequenza di corsi o tirocini di formazione, aggiornamento o orientamento professionale e da motivi di studio all'estero.
La risoluzione dell'accordo per inadempimento determina la revoca o il rifiuto di rinnovo del permesso di soggiorno e l'espulsione dello straniero, salvo che lo straniero appartenga a una categoria per cui vige un divieto di espulsione.
Allo straniero che raggiunge o supera i 40 crediti, sono concesse agevolazioni per la partecipazione ad attività culturali o formative, erogate da soggetti individuati dal ministro del Lavoro.



Case popolari, 46% agli immigrati
Cremonaweb.it, 05-03-2012
di Gionata Agisti
Gli uffici comunali hanno reso nota la graduatoria definitiva del bando di assegnazione degli alloggi popolari. Il dato che emerge subito è che a beneficiare del 46%delle case assegnate dal Comune entro il 2012 saranno residenti immigrati. Basti dire che, nelle prime 30 posizioni, se ne contano 14 e che, se si prende in considerazione un numero più ampio, i primi 50 posti ad esempio, si può rilevare come i residenti di origine straniera siano 23. Va detto che chi è più sicuro di ottenere una abitazione è proprio chi è collocato nei primi 30. Il problema, infatti, è sempre il solito: le domande di alloggi ad affitto calmierato non fanno che aumentare, mentre, di contro, il numero degli stessi alloggi non aumenta. D'altra parte, sono state ben 540 le richieste presentate nei mesi scorsi, per la maggior parte un aggiornamento di domande già presentate, dal momento che la loro validità è triennale. Una quantità decisamente insostenibile per un ente locale che, a causa di questa crisi, deve fare sempre di più i conti con una situazione di emergenza sociale, che ormai è arrivata a coinvolgere anche il cosiddetto ceto medio.
Sarà difficile, insomma, riuscire a soddisfare più del 10% delle richieste. L'anno scorso, gli alloggi assegnati sono stati all'incirca una quarantina, un numero considerato decisamente sopra la media dall'assessore ai Servizi alla famiglia e alla persona, Luciano Capetti. Questo la dice lunga sul numero di richieste che potranno essere soddisfatte. Eppure il patrimonio totale di appartamenti a disposizione non è esiguo: si tratta di 870 alloggi, in cui sono compresi non solo quelli di proprietà del Comune ma anche quelli dell'Aler, l'Azienda lombarda di edilizia residenziale. Ed è proprio l'Aler che, a detta sempre dell'assessore Capetti, sta complicando non poco la vita al Comune. «Una parte degli alloggi sarebbe anche a disposizione ma ha bisogno di essere ristrutturata e i lavori di manutenzione, a carico dell'azienda, procedono troppo a rilento. È ormai più di un mese che ho chiesto un incontro con la dirigenza dell'Aler ma non ho ricevuto ancora alcuna risposta in merito». Per quanto riguarda l'assegnazione degli alloggi a un gran numero di immigrati, l'assessore è sempre stato chiaro: «Ci sono delle normative regionali molto precise al riguardo, a cui non si può trasgredire.
Quando una persona è in regola, dal punto di vista legale, e presenta tutte le condizioni per poter fare domanda di alloggio, il Comune non può fare alcuna differenza». Non la pensa così la Lega Nord. O meglio, è consapevole delle norme esistenti, tant'è vero che, finché è rimasta nella giunta Bruttomesso, non ha potuto fare in modo diverso che accettare l'esistente, ma ora, anche in vista delle elezioni, tramite il segretario cittadino, Walter Longhino, si sente libera di esprimere chiaramente il proprio malumore: «Sarebbe utile inserire qualche paletto, per favorire i cittadini cremaschi. Mi sembra che sia un discorso di buon senso e che, dopo tutto, sia anche una questione di diritto dare la precedenza a chi risiede a Crema da più tempo. La Regione si è espressa in un certo modo, ma l'impegno della Lega è sempre stato e rimane quello di privilegiare i nostri e si batterà per questo scopo».



Rom e Sinti, non più solo ordine pubblico Ora c'è una strategia per la loro integrazione
Seguendo una Comunicazione della Commissione Europea, il governo italiano - attraverso il ministero per la Cooperazione - ha avviato una nuova politica condivisa con le comunità Rom e Sinti. Un piano di inserimento che prevede quattro tappe: la casa, l'istruzione, il lavoro e la salute
LUCA ATTANASIO
la Repubblica, 03-02-2012
ROMA - L'Italia si dota per la prima volta nella storia di una Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom. E lo fa mettendo in atto semplicemente una Comunicazione della Commissione Europea (la n°173 del 2011) che intende sancire nuove norme per l'integrazione. Dunque, si volta decisamente pagina e ci si avvia così a perseguire un piano che superi definitivamente la fase emergenziale e metta in moto meccanismi di "normalità" nella gestione di rapporti con l'etnia Rom.
Una svolta epocale. "È una svolta inedita - spiega Massimiliano Monnanni, direttore generale dell'UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali 1, Dipartimento Pari Opportunità 2- con cui il governo italiano avvia una nuova politica condivisa con le comunità Rom e Sinti e la società civile per un quadro strutturale di inclusione sociale e lavorativa". Il primo impegno è quello di arrivare alla definizione di minoranza nazionale per tutti i Rom e Sinti, senza la quale risulta praticamente impossibile un accesso in piena parità ai servizi e ai diritti fondamentali. I quattro pilastri su cui ruota tutta la strategia sono politiche inclusive nei campi della sanità, della casa, dell'istruzione e del lavoro.
Risorse inutilizzate. "Le risorse comunitarie - riprende Monnanni - sono molte ma quasi completamente inutilizzate. C'è una nuova volontà politica che
vede nell'integrazione non una forma di buonismo, ma un modo concreto per elevare gli standard sociali ed economici di tutto un Paese: non è un caso che proprio oggi, per la prima volta, l'Italia si doti di uno strumento che coinvolge ministeri del Lavoro, dell'Integrazione, della Salute, e dell'Istruzione. L'UNAR assicurerà la piena attuazione nel territorio".
La spinta del ministro Riccardi. Ma l'impulso decisivo per arrivare a questo punto lo ha dato il ministro per la Cooperazione e  l'Integrazione, Andrea Riccardi. Sarà un laoro complesso, infatti all'nizio si cercherà di fare un'istantanea della presenza dei Rom sul territorio italiano solo in un secondo momento si penserà a realizzare i cosiddetti "quattro pilastri" che comprendono la casa, l'istruzione, il lavoro, la sanità.
Casa. "Per quanto riguarda il piano abitativo - dice Monnanni - bisogna superare la logica dei campi nomadi, agglomerati in cui vengono ammassati gruppi di etnie vari, destinati a trasformarsi in ghetti e a produrre solo emarginazione. Non solo, ma non si può più pensare di risolvere il problema a suon di sgomberi, senza senso che, peraltro, hanno il drammatico effetto di abbassare la frequenza scolastica dei minori. Per noi i Rom devono entrare, nel senso dei diritti e dei doveri, nel Piano Casa nazionale".
Istruzione. Per quanto riguarda l'istruzione, poi, dopo una prima indagine di tipo qualitativo dell'inserimento scolastico, si punterà tutto sulla frequenza a tappeto. Attualmente, i numeri sono desolanti: solo 158 adolescenti Rom in tutta Italia, a esempio, frequentano scuole superiori. Tra le politiche principali quella di responsabilizzazione dei genitori affinché attivino tutte le loro energie perché i propri figli frequentino le classi.
Lavoro. Un grosso capitolo della strategia, naturalmente, è dedicato al lavoro e alla formazione professionale. La via imboccata è quella che porta a un accesso non discriminatorio a corsi finalizzati all'inserimento nel mercato e alla creazione d'impresa. Si prevedono poi forme di sperimentazione di microcredito, micro finanza e auto-imprenditorialità. Soprattutto si punta all'uscita dal concetto di straordinarietà nell'affrontare la questione, con politiche dedicate all'occupazione uguali per tutti, che tengano conto, però, di alcune specificità e delle difficoltà innegabili di vita di gran parte della popolazione Rom.
Salute. Salute e servizi sociali accessibili per Rom e Sinti, significa coinvolgerli direttamente nei programmi di cure anche mediante l'inserimento di mediatori culturali. Ma anche prestare attenzione a medicina preventiva e materno infantile: il 40% dei circa 120.000 Rom in Italia, ha meno di 14 anni.
L'Olocausto dei Rom. Molto interessante è l'attenzione dedicata al Porrajmos, lo sterminio di perlomeno 500 mila Rom nei campi di sterminio nazisti. Esiste un enorme vuoto storiografico su questo tema. A fronte di milioni di pubblicazioni sulla Shoah ebraica, di bibliografia, filmografia vastissime, esistono invece pochissimi esempi di lavori sullo sterminio zingaro. Non esiste un giorno della memoria a loro dedicato. "Vogliamo portarlo all'attenzione di tutti, a partire dai giovani - dichiara Monnanni - e prevediamo un intervento specifico del Ministero dell'Istruzione perché i ragazzi di tutta Italia, studino e sappiano cosa è successo ai Rom negli anni '40. Questo porterebbe a un cambiamento totale di atteggiamento di molti italiani".



“Là-bas”, la strage di Castel Volturno raccontata in un film.
Dal 9 marzo nei cinema il film di Guido Lombardi ambientato a Castel Volturno dove il 18 settembre 2008 vennero uccisi dalla camorra sei immigrati innocenti.
Italia-razzismo, 05-03-2012
“La domanda principale che si pone questo film riguarda il bivio che molto spesso persone in difficoltà si trovano di fronte: quanto è facile optare per la criminalità quando le condizioni di vita sono così tragiche?”.
Là-bas - Educazione criminale è il film di Guido Lombardi che sarà nelle sale dal prossimo 9 marzo.
Girato e ambientato a Castel Volturno, città dell’eccidio di immigrati africani compiuto dalla camorra, narra la storia di Yussouf (Kader Alassane), giovane immigrato di colore appena arrivato.
Le prospettive sono nulle, nell’immediato c’è la possibilità di fare due soldi vendendo fazzoletti ai semafori insieme a Germain (Billi Serigne Faye). Oppure mettersi al servizio dello zio Moses (Moussa Mone), arrivando a gestire un traffico milionario di cocaina. E portando nel cuore le sorti della bella Suad (Esther Elisha), costretta a prostituirsi da padroni senza scrupoli. Fino all’impensabile, a quel 18 settembre 2008, quando un commando di camorristi travestiti da poliziotti irrompe in una sartoria di immigrati africani sparando all’impazzata e uccidendo sei ragazzi.
Il film, già vincitore del Leone del Futuro - Premio opera prima Luigi De Laurentiis e del premio del pubblico Kino alla scorsa Mostra di Venezia, è l’esordio del regista Guido Lombardi.
“La storia del film è nata tre-quattro anni prima rispetto al tragico evento di Castel Volturno – ha dichiarato Lombardi – ma quando abbiamo saputo quello che è successo, anche insieme ai produttori, abbiamo deciso che non potevamo non inserirlo nel film”.
Prodotto dalla Eskimo di Dario Formisano, dalla Minerva Pictures Group di Gianluca Curti e da Figli del Bronx di Gaetano Di Vaio e Pietro Pizzimento, con il contributo di Rai Cinema, Là-bas, recitato in francese, inglese e in dialetto casertano, ha dovuto superare non poche difficoltà per essere realizzato: “Soprattutto di carattere istituzionale - racconta Di Vaio, già intermediario per la realizzazione del film 'Gomorra' -, l’allora sindaco di Castel Volturno, Antonio Scalzone, oggi sotto inchiesta, non ci rilasciava i permessi per girare. Ma il lavoro di Guido è stato straordinario, per più di un anno si è recato sul territorio, e proprio grazie a questa tenacia ho imparato che quando ami qualcosa neanche i sacrifici più duri ti ostacolano”. 

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