Noi immigrati in sciopero della fame contro la "prigione" dei Cie

Gaoussou Ouattarà

“In Italia la vita di un immigrato in attesa del permesso di soggiorno è paragonabile  a quella di una persona reclusa”. È quanto afferma Gaoussou Ouattarà, membro della Giunta di segreteria di Radicali Italiani, che domenica 13 dicembre ha cominciato uno sciopero della fame chiedendo il rispetto della legalità in materia di riconoscimento dei titoli di soggiorno. Egli spiega che “a seconda dei momenti, noi immigrati siamo effettivamente imprigionati nei Cie o in libertà vigilata, in balia della possibile revoca del permesso di soggiorno o della sua non ottenibilità. Da qualche mese, poi, pende su di noi anche il reato di immigrazione clandestina.

La sola via d’uscita da questa situazione è il riconoscimento della realtà del fenomeno immigratorio come positivo e necessario allo sviluppo economico e sociale. Per il raggiungimento di questo obiettivo, con l’attuale maggioranza  parlamentare, non sembrano esserci possibilità. Ma  noi, non intendiamo fermarci in attesa di tempi migliori, così abbiamo lanciato una campagna nonviolenta con sciopero della fame, a cui hanno aderito numerosi esponenti delle comunità immigrate, provenienti da: Costa d'Avorio, Burkina Faso, Cameroun, Senegal, Congo, Pakistan, Guinea, Mali, Burundi e India. Chiediamo la riduzione e il rispetto dei tempi di rilascio/rinnovo dei titoli di soggiorno. Nel Testo unico infatti, si legge che il permesso di soggiorno deve essere rilasciato, rinnovato o convertito entro venti giorni dalla domanda. Molto spesso, invece, il permesso arriva già scaduto. Nonostante le nuove procedure elettroniche adottate in alcune città al fine di velocizzare il procedimento, l’arretrato è enorme. La nostra speranza è che prevalga la forza della verità e della legge!” .
Share/Save/Bookmark