Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 dicembre 2014

Da Nord a Sud l`ombra del malaffare sull`immigrazione
Avvenire, 04-12-2014
NELLO SCAVO
MILANO - L`inchiesta romana sulle infiltrazioni politco-mafiose nella gestione dell`accoglienza degli immigrati promette di scoperchiare il business miliardario dei centri per immigrati.
Nonostante appalti al massimo ribasso, la corsa alla gestione dei centri di accoglienza per immigrati non perde concorrenti. Perché i controlli sono pochi e con un po` di astuzia si possono moltiplicare gli utili. A Bologna, Modena e Trapani, negli ultimi dodici mesi i Cie sono stati chiusi dopo che si era scoperto che la cooperativa incaricata di governare i centri d`accoglienza, non solo pagava a singhiozzo i dipendenti, ma forniva agli ospiti un servizio ben al di sotto di quanto previsto dai contratti.
«La cosiddetta emergenza Nord Africa - è la denuncia di Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale Arci - ha per esempio consentito, con il ricorso ad affidamenti diretti al di fuori del sistema ordinario dei bandi pubblici, l`ingresso nel settore dell`accoglienza rifugiati di tanti soggetti che mai se ne erano occupati e che non avevano nessuna competenza specifica». Da Lampedusa un anno fa fecero il giro del mondo le immagini coni migranti nudi nel cortile del centro di prima accoglienza, "disinfestati" dalla scabbia con una pompa, hanno fatto il giro del mondo e obbligato il governo ad intervenire, rescindendo il contratto con la cooperativa che gestiva la struttura.
A Bologna e Modena i centri di identificazione erano affidati alle Misericordie.
A Trapani se ne occupava il consorzio Connecting People, che gestiva anche altre strutture, come quella di Gradisca d`Isonzo. Un caso che ha suscitato interrogazioni parlamentari trasversali. Rita Bernardini (Pd) ricordava come alcuni dei nomi ai vertici dell`Oasi, fossero a capo di "Alma Mater", associazione «che gestiva il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Cassibile (Siracusa)», poi chiuso dalViminale. Nel 2008 la cooperativa «era finita sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato - scrive Bernardini -, per una serie di fatture gonfiate per l`acquisto di arredamenti, lavori di ristrutturazione e servizi di lavanderia». L?indagine venne poi archiviata, ma a Cassibile "Alma Mater" non poté più metterci piede.
Una vicenda sui cui, dopo le inchieste di Avvenire, stanno indagando almeno tre procure. Fino ad ora si è scoperto che perfino l`abbigliamento da fornire agli immigrati veniva riciclato dai gestori, quando il capitolato d`appalto prevedeva la consegna di vestiti nuovi ad ogni nuovo arrivato.
Il ministro dell`interno Angelino Alfano aveva annunciato la costituzione di una task force che avrebbe vigilato sugli appalti, ma il lavoro per gli ispettori non è facile. È il caso del Cara di Mineo, il centro per richiedenti asilo che può arrivare ad ospitare oltre quattromila persone. I fondi governativi vengono poi gestiti dagli enti locali, attraverso consorzi, su cui il ministero dell`Interno non ha un controllo diretto.
L`istituzione della commissione d`inchiesta è stata approvata a metà novembre dalla Camera dei deputati con una maggioranza larghissima: 348 voti favorevoli contro 59 contrari. I parlamentari dovranno indagare sul sistema di accoglienza e di identificazione nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri destinati all`accoglienza e al trattenimento di immigrati, vale a dire i Centri di identificazione ed espulsione (Cie), i Centri di accoglienza (Cda) ed i Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). Tra gli obiettivi dell`inchiesta laverifica delle procedure per l`affidamento della gestione dei centri.



Una scelta contro i migranti
il manifesto, 04-12-2014
Filippo Miraglia
Si è tenuta nei giorni scorsi a Roma la conferenza ministeriale Eu-Hom ofAfrica Migration Route Initiative, meglio conosciuta come Processo di Khartoum, dal nome della capitale del paese in cui è stata organizzata la prima riunione di questo percorso che ha come obiettivo la «gestione delle rotte migratorie in provenienza del corno d`Africa». La conferenza è stata presieduta dal ministro degli Esteri Gentiloni e dal ministro dell`Interno Alfano
e si è svolta sotto la presidenza italiana dell`Ue. Il governo ha spiegato che si vogliono promuovere progetti concreti per una più efficace gestione dei flussi migratori nei paesi del Corno d`Africa e nei maggiori paesi mediterranei dí transito (Libia, Egitto e Tunisia). Al processo, oltre ai 28 stati membri Ue, partecipano Libia, Egitto, Sudan, Sud Sudan, Etiopia, Eritrea, Gibuti, Somalia, Kenya, Tunisia, paesi nei quali in molti casi i diritti umani non sono tutelati o, come in Eritrea e Sudan, sono retti da sanguinose dittature.
L`Italia ha sostenuto che «la gestione dei flussi in provenienza dal Nord Africa non può avvenire unicamente con operazioni umanitarie, come Mare Nostrum, o di controllo delle frontiere, come l`operazione Triton, gestita dall`agenzia europea Frontex». Il Processo di Khartoum deve concentrarsi, secondo il nostro governo, su un tema di grande urgenza: la lotta al traffico di migranti C smugglingl e alla tratta e trafficking`). Successivamente potrà coinvolgere anche altri temi, in coerenza con le priorità dell`Ue (migrazione regolare, migrazione irregolare, migrazione e sviluppo e protezione
internazionale).
Anche in questo caso viene proposta la politica dei due tempi, laddove la certezza di impiego di risorse e di strumenti riguarda solo la parte di controllo e blocco dei flussi, mentre sulla parte di accesso regolare permane una totale incertezza su tempi e modi 11 primo passo sembra essere quello di coinvolgere, attraverso progetti di cooperazione da finanziare con fondi Ue, l`Organizzazione internazionale per la Migrazione (Oim) e l`Unhcr con l`obiettivo di creare e gestire campi per migranti nei paesi di partenza e di transito. Accanto a questo, che non è una novità (il campo di Chucha nel sud della Tunisia è stato aperto a lungo proprio con gli stessi obiettivi, e non è l`unico), si pensa a una campagna di informazione, già promossa in passato con evidente insuccesso, per dissuadere le persone a partire, informandole dei rischi che corrono. E poi progetti per finanziare la formazione delle guardie di frontiera. In concreto l`obiettivo dell`Ue, con in prima fila il governo italiano, è provare a trasferire nel nord Africa, se non direttamente nei paesi di partenza, le nostre frontiere, bloccando alla partenza sia i migranti «economici» che i richiedenti asilo, cioè coloro che fuggono da guerre e persecuzioni. Per raggiungere questo obiettivo (che farà contenti il nostro Salvini, la signora Le Pen e tutti i razzisti fuori e dentro le istituzioni), I`Ue è pronta a discutere anche con il dittatore eritreo Isaias Afewerki, che dal 1993 governa il paese dal quale arriva uno dei gruppi più numerosi di persone in cerca di protezione, proprio a causa della mancanza di qualsiasi parvenza di democrazia e di rispetto dei diritti umani. È utile ricordare fra l`altro che c`è una commissione d`inchiesta Onu sui crimini commessi in Eritrea. Ma non molto migliori di quelle dell`Eritrea sono le condizioni della democrazia in Somalia e Sudan, da cui c`è un esodo costante di migliaia di profughi L`idea di estemalizzare le frontiere è già stata promossa in passato da altri governi democratici 11 primo a farlo ufficialmente fu Tony Blair, ed è un`operazione che rischia di ottenere grande consenso perché, mistificando l`obiettivo con la lotta al traffico di esseri umani, in realtà rilancia le ragioni del razzismo istituzionale, oltre a rappresentare un grande business per le aziende che producono armi e sistemi di controllo. Ricordiamo che solo un anno fa l`allora governo Letta siglò un accordo col già traballante governo libico per l`installazione di un moderno sistema di monitoraggio radar della frontiera sud di quel paese per una spesa di 300 milioni di euro andati a Finmeccanica.
Questo Processo punta quindi a fermare, lontano dagli occhi dell`opinione pubblica e usando strumentalmente anche argomenti apparentemente a favore dei profughi («se non partono non rischiano la vita»), quel flusso di uomini, donne e bambini che ottengono sempre una forma di protezione dallo stato italiano considerati i paesi da cui provengono. Nel 2013 l`Eritrea è stato il decimo paese di provenienza dei rifugiati di competenza Unhcr a livello
globale e nella prima metà del 2014, l`Eritrea, insieme a Iraq e Afghanistan, è stato il secondo paese di provenienza di tutte le richieste d`asilo presentate. Le percentuali di riconoscimento tra le persone provenienti da Siria, Eritrea, Iraq, Somalia e Afghanistan variano tra il 62 e il 95 per cento.
Fermare i profughi attraverso l`istituzione di campi nei paesi di transito (per esempio in Libia) vuol dire chiudere gli occhi di fronte alle gravissime, e ampiamente denunciate, violazioni dei diritti umani che lì si compiono. In Libia, peraltro, è in atto una guerra civile e la gestione dei migranti è controllata dalle milizie armate che usano gli stranieri, detenendoli, come fonte di introito economico, oltre alla pratica diffusa dei rapimenti alle frontiere sud, a Kufra e Sebha.
Come Arci, insieme a tanti altri, continuiamo a sostenere che, per evitare altre migliaia di morti e scomparsi in mare, è necessario aprire subito canali di ingresso legali e tra questi, data l`attuale situazione di crisi intorno al Mediterraneo, canali di ingresso umanitari il che è evidentemente cosa assai diversa dall`attribuire a paesi inaffidabili o con regimi dittatoriali la responsabilità di accogliere e farsi carico delle domande d`asilo.
L`Ue e l'Ialia devono abbandonare le politiche proibizioniste, che rendono possibile l`accesso solo attraverso canali illegali, anche dei richiedenti asilo, promuovendo invece una riforma della legislazione che ne cambi completamente il segno per consentire ai migranti di non doversi più mettere nelle mani dei trafficanti e della criminalità.
Rendere comunitarie le politiche di ingresso, rendendo possibile la circolazione delle persone che arrivano in Europa per ricerca di lavoro o per chiedere protezione, vuol dire combattere concretamente coloro che fanno affari o speculano a fini elettorali sul proibizionismo dei governi 11 Processo di Khartoum è una scelta che va nella direzione opposta e che può favorire nei fatti, oltre agli affari delle aziende della guerra, oltre al razzismo politico e istituzionale, anche il business dei viaggi della speranza, che spesso si trasformano in viaggi della morte.
* Vicepresitlente nazionale Arci



«Migranti e rom rendono più della droga»  
Nelle intercettazioni, la banda di Carminati punta sul business ?Un cartello di cooperative si divideva l`assegnazione degli dell`accoglienza. Nel mirino il campo nomadi di Castel Romano appalti. Per gli inquirenti era questo il "sistema Odevaine"
Il Messaggero, 04-12-2014
Valentina Errante
IL CASO
ROMA Campi rom, centri di accoglienza per immigrati e minori e gestione dell`emergenza abitativa. Massimo Carminati aveva capito che la speculazione sulle emergenze avrebbe pagato: «C`è continua richiesta, perché c`è povertà. Purtroppo il momento che si vive è questo», spiegava all`imprenditore amico Cristiano Guarnera che, per conto di Mafia Capitale, eseguiva lavori anche nei campo nomadi. «Noi - spiega il "cecato" intercettato nell`aprile 2013 - quest`anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull`emergenza alloggiativa». E` nel Cara di Castel nuovo di Porto che vengono investiti 500mila euro lasciati in una valigia da Carminati a Buzzi, quando l`ex Nar teme di essere arrestato. Il business dell`emergenza sociale vale circa 24 milioni di euro. Ma certo l`affare comportava anche delle spese: a Luca Odevaine, componente del tavolo di coordinamento nazionale per i richiedenti asilo, arrivavano 5000 euro tutti i mesi, per i favori concessi, mentre al suo collaboratore, Mario Schina, ora ai domiciliari, spettavano 1.500. Fondamentale per l`affidamento alle società e alla costellazione di cooperative gestite da Salvatore Buzzi era anche il rapporto con Franco Scozzafava, ex direttore del dipartimento salute e servizi sociali del Campidoglio.
RIFUGIATI
C`era un cartello di cooperative per gestire l`ospitalità di profughi e immigrati. Risulta chiaro dalle conversazioni: «Cartelli di imprese - scrive il gip - evidenziano come il sistema Odevaine in questo settore si fondi su un`attribuzione di favori a imprese amiche che si dividono il mercato». La holding criminale affittava appartamenti per ospitare i profughi: «Prendiamo 107 appartamenti a 35mila euro al mese, forse 30. E` vicino al Cara», dice puzzi a Carminati. E` una conversazione del maggio 2013 a rendere chiaro ai militari che ascoltano la conversazione che il "mercato" dei profughi si divide tra il gruppo Carminati e le cccop di Tiziano Zuccolo, un concorrente che, secondo gli atti, divideva le commesse con Buzzi al 50 per cento. Si legge nell`ordinanza: «Lo scambio di battute tra Zucco e Buzzi consentiva ulteriormente di acclarare l`esistenza di un accordo in ossequio al quale i richiedenti asilo e i rifugiati dall`Anci al comune di Roma andavano divisi al 50%, costituendo di fatto un vero e proprio cartello». Sono quattro i campi rom gestiti a Roma dalle coop di Buzzi. La Eriches 29- consorzio di cooperative sociali - ha in gestione quello di Castel Romano e, in qualità di appaltante, ha commissionato tra il 2012-2013 i lavori di rifacimento e ampliamento. Lavori di movimento terra (assegnati alla ditta Tagliaferri ed eseguiti dal sodale di Carminati Gagliànone, e di urbanizzazione. «Invero, il campo nomadi ha visto una diffusa presenza di soggetti economici riconducibili a Buzzi, sia sul piano degli assetti proprietari, sia sul piano dei soggetti economici ai quali sono stati commessi i lavori».
EMERGENZA ABITATIVA
È Carminati a spiegare la scelta strategica degli investimenti in una conversazione intercettata: «Perché l`emergenza abitativa... adesso verrà un sindaco di sinistra figurati se li caccia. Cioè questo qui sto facendo con il sindaco di destra pensa con il sindaco di sinistra che se prediligerà il sociale. Cioè un sindaco di sinistra non si può permettere de mandà via gli sfrattati o quelli che non c`hanno casa. Solo loro ce ne hanno 600, sono 150 famiglie, ci stanno quelli dell`arciconfraternita che altre 250 famiglie stiamo parlando di qualche migliaio di persone. C`è continua richiesta, c`è povertà».



Mafia Capitale, i profitti su rom e migranti
Avvenire, 03-12-2014
Vincenzo R. Spagnolo
«Noi quest’anno abbiamo chiuso... con quaranta milioni di fatturato, ma tutti i soldi… gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero». È il "colletto bianco" Salvatore Buzzi, in una conversazione registrata dai Carabinieri del Ros, a dare un’idea precisa del gigantesco giro di profitti che la cooperativa da lui presieduta, la «29 giugno» (fondata negli anni Ottanta da ex detenuti di Rebibbia ed aderente a Legacoopsociale, che ieri ha espulso Buzzi e altri tre indagati), era riuscita a mettere insieme grazie alla presunta rete di legami politico-affaristico-mafiosi, che proiettava la propria ombra criminale dalle periferie capitoline fino al Campidoglio e alla Regione Lazio: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? – diceva con spavalderia Buzzi –. Il traffico di droga rende meno...».
Il business sociale era una delle fonti di ricchezza della cosiddetta «Mafia Capitale», come l’ha chiamata il procuratore Giuseppe Pignatone, disarticolata lunedì con la maxi operazione «Mondo di mezzo» e descritta minuziosamente nelle oltre 1.500 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Flavia Costantini. Un provvedimento in seguito al quale si trovano agli arresti per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla commissione di vari reati 37 fra amministratori locali, manager ed esponenti della criminalità capitolina (ancora irreperibile risulta il 39enne Giovanni De Carlo, detto «Giovannone»), mentre informazioni di garanzia sono state recapitate ad oltre 100 indagati, fra i quali l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex assessore alla Casa dell’attuale giunta Pd, Daniele Ozzimo, e l’ex presidente dell’Assemblea capitolina, Mirko Coratti, dimessisi ieri. I tre si sono dichiarati estranei.
Scena muta. A Regina Coeli, durante gli interrogatori di garanzia, molti arrestati sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Scena muta, davanti al gip, del presunto capo, l’ex membro dei Nar Massimo Carminati, e di altri 13 (fra cui lo stesso Buzzi, Riccardo Brugia, Fabrizio Franco Testa, Salvatore Buzzi e Luca Odevaine). Mentre l’ex ad dell’Ama, Franco Panzironi ha respinto le accuse: «Non sono mai stato a libro paga di nessuno», avrebbe replicato alle contestazioni, giudicando «un fatto normale» presunti finanziamenti sospetti (circa 40mila euro) verso la Fondazione Nuova Italia presieduta da Alemanno. Ma i magistrati intendono approfondire: in un passaggio dell’ordinanza, gli uomini legati a Carminati si lamentano dei «soldi dati a Panzironi», fino a «15mila euro al mese».
La pista della Regione. Dopo le perquisizioni in centinaia di abitazioni e uffici privati, in Campidoglio e presso la Regione Lazio, investigatori e magistrati stanno iniziando a esaminare l’enorme mole di materiale: carte, atti ma anche files di computer. In un passaggio dell’ordinanza del gip si legge di «una non meglio precisata gara da 60 milioni», alla quale avrebbe fatto cenno lo stesso Carminati, ricordando «ai presenti che in Regione Lazio potevano contare anche sull’appoggio di Luca Gramazio», a sua volta indagato: «Se c’è da dare una spinta...», allude Carminati.
Armi «per minaccia». Oltre alle tangenti e agli "stipendi", la mala romana a capo della cupola non rinunciava agli arnesi del mestiere: un’arma, dice Carminati «per anna’ a minaccia’ la gente quando mi sento aggressivo e dice anvedi questo è matto». Poi afferma di «aver già speso 25 mila euro» per 4 «silenziatori» e  3 mitragliette automatiche «MP5», mentre il suo braccio destro Brugia gli segnala la necessità di comprare giubbotti antiproiettile in Kevlar: «Se c’hai quello – ribatte l’ex membro della Banda della Magliana – te salvi».
L'autosospensione di Alemanno. L'ex sindaco Gianni Alemanno, il cui nome figura nella lista degli indagati, ha annunciato la sua autosospensione da Fratelli d'Italia con una lettera al presidente Giorgia Meloni. "Ti comunico la mia irrevocabile decisione di autosospendermi da tutti gli organi del Partito, fino a quando la mia posizione non sarà pienamente e positivamente chiarita. In questo momento il mio impegno principale non può non essere quello di capire realmente la portata di questa inchiesta e di dimostrare in maniera chiara e puntuale, in tutte le sedi, la mia estraneità agli addebiti che mi vengono mossi".
Lo sdegno della Boldrini. Sulla vicenda è intervenuta anche Laura Boldrini, presidente della Camera. "Manifesto totale sdegno. Bisogna fare quanto prima chiarezza, chi ha responsabilità deve renderne conto quanto prima".
Renzi commissaria il Pd. Nonostante le richieste del Movimento 5 Stelle di scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, Marino sembra resistere al terremoto dell’inchiesta sulla "Mafia Capitale". Se la poltrona del Sindaco per ora non traballa, è il Pd romano a essere nella bufera. Tanto da spingere Renzi, che si dichiara «sconvolto» dall’inchiesta in corso, a deciderne il commissariamento. Perché le rivelazioni dei magistrati sui patti scellerati tra certa destra romana, imprenditori e criminalità non ha risparmiato pezzi del Partito democratico. «Credo che i politici romani debbano fare una riflessione – dice Renzi – e alcuni debbano sfilarsi. Ho accolto la proposta di Cosentino (il segretario del pd romano, ndr) di un passo indietro, e ho chiesto il commissariamento nella persona di Matteo Orfini».
All’indomani del cataclisma romano, Ignazio Marino prende intanto le distanze, ribadisce la sua "marzianità" e assicura di aver «sbarrato le porte agli inciuci e ai rapporti poco chiari». Per il sindaco-chirurgo è ora di «cambiare la città» con un "governo degli onesti".



Quei bulgari vestiti da clown che ci rubano i bambini...
Una leggenda metropolitana ha circolato per giorni nel milanese nonostante la sua assurdità: “un furgone bianco di stranieri travestiti da preti o da pagliacci rapisce i ragazzi delle medie”. Ah, se il sociale sapesse comunicare così!
Redattore sociale, 04-12-2014
dal blog Gente di Lato il blog di Oliviero Motta
La prima notizia, mentre stiamo cenando, me la porge mia figlia, con il candore e i timori che segnano i suoi tredici anni: “oh papà, c’è in giro un furgone bianco con a bordo degli stranieri che si travestono da clown o da preti e rapiscono le bambine fuori dalle scuole”. Di fronte alle mie perplessità e al primo abbozzo di ironia, mi riferisce il nome dell’amica che le ha passato l’informazione, evidentemente un’autorità in materia. Alla fine scherziamo insieme e ragioniamo sul fatto che forse vestirsi da clown o da preti non è proprio il massimo se non si vuole attirare l’attenzione e si mira a rapire qualcuno. L’episodio si chiude lì, uno dei tanti della nostra quotidianità familiare.
Ma il giorno dopo la notizia ritorna come un boomerang su whatsapp; è il gruppo dei genitori della squadra di pallavolo che veicola il seguente messaggio: “Avviso a tutte le mamme: sta girando un furgone bianco con a bordo un gruppo di uomini bulgari travestiti da preti o da clown che si appostano davanti a scuole ed asili. Attirano i nostri bambini e li rapiscono non si sa a quale scopo. State attente e soprattutto fate girare questa notizia. Ne hanno rapiti due nei pressi di Rho e altro due a Lainate. Usiamo whatsapp per qualcosa di utile e non solo per divertirci. Grazie a tutti”.
Va beh – mi dico - passino le ragazzine delle medie, ma se anche gli adulti si mettono a far girare ‘ste robe, stiamo freschi. Ho la tentazione di rispondere in maniera secca e pesante, ma contando fino a dieci – e in contemporanea con il comparire dei primi emoticons allarmati - riesco a rispondere con un civilissimo “sicuri di non alimentare una bufala?”. Il mittente  allora controlla su google e ovviamente non trova riscontri, la notizia pare sgonfiarsi.
In realtà, proprio in quei minuti si sta propagando un’ondata di allarme fatta di telefonate alle redazioni dei giornali locali e ai Comuni, di interpelli a carabinieri e polizia; una preside arriva a far scrivere un avviso sui diari dei propri alunni. La sera mia moglie mi racconta che a Milano una sua collega le ha caldamente raccomandato, preoccupata, di fare particolare attenzione a nostra figlia, “perché nella tua zona rapiscono soprattutto le ragazze dai 14 ai 16 anni”. Potenza delle leggende metropolitane che, facendo leva sulle paure più profonde della gente, riescono a sopravvivere alle loro stesse contraddizioni: “ma secondo te una ragazza di 15 anni viene attirata da un clown?! Davanti alla scuola?”.
Saranno proprio le forze dell’ordine a dare il definitivo stop a questo tourbillon, il giorno seguente, dalle pagine del settimanale locale, con un’intervista esclusiva.
Alla fine con amici e colleghi si scherza sulla capacità di diffondersi che ha questo tipo di messaggio e ci si pone l’inevitabile domanda su chi possa essere lo sfaccendato che si inventa questo genere  di storie; perdiamo un po’ di tempo a immaginarci la faccia, la professione, l’età. Ridiamo anche della credulità delle persone, ma rimane di fondo una nota amara. Perché, lo sappiamo, è proprio con questo tipo di comunicazione che si alimentano gli stereotipi e i pregiudizi verso gli stranieri: nonostante i tristissimi fatti di cronaca che costellano le nostre giornate, la maggioranza tra noi è comunque disponibile a credere che la minaccia principale per i nostri figli provenga da persone sconosciute e straniere. Da bulgari travestiti da preti.
Ah, se la comunicazione delle nostre attività di coesione sociale e di solidarietà avesse la stessa capacità di diffusione e di pervasività! Se riuscisse a mobilitare così prontamente le emozioni e le energie delle persone…
Sarebbe probabilmente un altro mondo; una penisola che non c’è, sulla quale la paura cede il passo alle risorse migliori che abbiamo dentro di noi.



Sgominata rete di trafficanti: “Hanno fatto morire in mare 244 persone”
11 cittadini eritrei in manette tra Italia e Germania. A Catania tenevano in ostaggio una donna e otto bambini
stranieriinitalia.it, 04-11-2014
Roma – 4 dicembre 2014 - Erano 271 i profughi su un barcone partito dalla Libia per l'Italia lo scorso 27 giugno. 244 non sono mai arrivati a destinazione, inghiottiti dalle onde. È uno dei tanti carichi di esseri umani, almeno 23 tra maggio e settembre, gestito da un'organizzazione sgominata nei giorni scorsi dalla Procura di Catania.
Era arriva in Italia, Libia, Eritrea e altri stati nordafricani e gestiva i flussi di profughi e migranti irregolari verso l'Europa.  Grazie all'operazione Toklha (sciacallo) condotta dalla polizia di Stato, con squadra mobile e Sco della città siciliana, il capo è stato arrestato in Germania, a Munchenberg, mentre tra Marsala, Roma, Milano e Monza sono finite in manette altri dieci complici. Sono tutti di origine eritrea.
“Le spese consistevano in 600 dollari americani a testa per la rotta Sudan-Bengasi, altri 700 per andare da Bengasi a Tripoli via aereo e altri 1600 a testa per giungere via mare dalla Libia all'Italia” ha raccontato agli inquirenti uno degli uomini trasportati dai trafficanti. Dall'Italia, poi la rete riusciva a far spostare i migrnti anche in alti Paesi: “550 euro per andare in Germania, 900 per arrivare in Svezia”.
I poliziotti sono anche entrati in uno dei covi della banda a Catania, dove venivano fatte stazionare le persone in transito. Ci hanno trovato una donna e otto minori somali chiusi a chiave in un sottotetto: per liberarli, i trafficanti aspettavano che dai familiari arrivasse un nuovo pagamento. Per il loro custode è scattata l'accusa di sequestro di persona.
Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano l'operazione è “uno straordinario risultato”. "I mercanti di morte, i trafficanti di vite umane, non avranno tregua ed e' in questo quadro che si inserisce l'operazione Tokhla il cui successo si deve alla determinazione e all'alta professionalita' della 'squadra-Stato' impegnata, ogni giorno, nel contrasto a ogni forma di attivita' criminale".



L’accoglienza è civiltà non merce per affari criminali a danno dei rifugiati.
04-12-2014
L’UNHCR plaude all’iniziativa prevista per giovedì 4 Dicembre “Roma Città Aperta, Sicura… Costruiamola Insieme”, una fiaccolata che mira a richiamare le coscienze civili della città, le istituzioni, le associazioni e le comunità sui temi della coesione e dell’integrazione sociale di migranti, rifugiati e richiedenti asilo nella Capitale.
In questa occasione torna a ribadire che l’accoglienza deve essere pilastro per la costruzione di una società evoluta ed inclusiva. “L’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo è un dovere ineludibile per una società civile ed è per questo che la mobilitazione del mondo del lavoro e dell’associazionismo insieme ai cittadini acquista un ruolo fondamentale” ha dichiarato Laurens Jolles Delegato UNHCR per il Sud Europa.
Oggi è evidente il contrasto fra una rete di cittadini e associazioni che lavorano ogni giorno per far si che Roma divenga città di solidarietà e coesione e un sistema senza scrupoli che, dall’indagine giudiziaria in corso, sembrerebbe  aver individuato nell’accoglienza esclusivamente una fonte di lucro a danno di migliaia di persone in fuga da guerre, violenza e persecuzioni che sperano di trovare in Italia un rifugio sicuro e dignitoso.
L’UNHCR da tempo richiama l’attenzione sulle criticità del sistema di accoglienza a Roma ed ha chiesto più volte un confronto con il Sindaco Marino.
A questo proposito ha recentemente inviato una lettera in cui ha richiamato l’attenzione del Sindaco sull’elevato numero di rifugiati e richiedenti asilo che a Roma vivono ancora in condizione di grave disagio e talvolta di abbandono.



Human Rights within the EU: asylum seekers and Roma in Italy
The Open Society Foundations, in collaboration with Cinema Aventure, Bozar Cinema, the European Foundation Centre and Istituto Italiano di Cultura, invites you to a series of screenings and debates.
08 December, 18.00 - Philanthropy House, Rue Royale, 94 1000 Brussels (free entrance)
OPENING: Join us for a debate on migration in the presence of the directors of ‘On the Bride’s Side’ – the movie that shook the Venice Film Festival telling the stories of Syrian refugees landing in Italy and heading to Stockholm. The film will be presented on the same night at Festival Cinéma Méditerranéen.
09 December, 19.10 - Cinema Aventure, Galerie du Centre, Rue des Fripiers, 57 1000 Brussels (ticket screening + debate 9€)
SCREENING & DEBATE: Land of Transit, by Paolo Martino, with Rahell Ali 54’, Italy, 2014
Land of transit portrays the situation of Italy as a first safe country for asylum in the context of the EU’s Dublin regulation. Why do asylum seekers flee to Nordic EU countries? What can you do when you are “dublined back”? The screening will be followed by a debate in the presence of director Paolo Martino and Rahell Ali.
10 December, 12.30 – European Parliament, ASP A3G-3
Land of Transit, by Paolo Martino, 54’, Italy, 2014
SCREENING & DEBATE: the screening will be followed by a debate in the presence of director Paolo Martino and Rahell Ali.
Hosted by MEP Cécile Kashetu Kyenge
11 December, 12.30  – European Parliament, PHS P1C1
Container 158, by Enrico Parenti and Stefano Liberti, 62’, Italy, 2013
SCREENING & DEBATE: the screening will be followed by a debate in the presence of director Stefano Liberti
Hosted by MEP Barbara Spinelli
12 December, 20.00 – BOZAR, Rue Ravenstein, 23 1000 Brussels
(ticket screening + debate 6€)
CLOSING: Container 158, by Enrico Parenti and Stefano Liberti 62’, Italy, 2013
“Container 158” reports daily life in the “equipped camp” of via di Salone, the biggest camp of Roma in Europe. 1200 people from different nationalities – Romani, Serbia, Montenegro, Bosnia - are living inside. The camp is outside the town not connected by public transport and without any common space. The screening will be followed by a debate in the presence of director Stefano Liberti
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A Land of Transit - Official Trailer
 


La Biblioteca Interculturale "Cittadini del Mondo" vi invita alla seconda edizione del Mercatino di Natale.
Quest'anno fate un regalo artigianale ai vostri cari e venite ad assaporare l'aria natalizia insieme a noi!
Per l'occasione la Biblioteca rimarrà aperta alle esigenze degli utenti.
Le date del mercatino sono: 7-8-13-14-20 dicembre.
Vi aspettiamo numerosi!
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CENA MULTIETNICA, con piatti tipici dal Mondo, preparati dalle donne della Scuola di Lingua Italiana della Biblioteca Interculturale Cittadini del Mondo!
A vostra disposizione ci sarà un RICCO MENÙ A PREZZI MODICI:
piatto medio – 3 Euro
piatto grande – 4 Euro
bevande a mescita – 1 Euro (a bicchiere)
Il ricavato della cena sarà interamente devoluto alla Biblioteca per sostenere i futuri lavori di ampliamento dei locali.
Vi aspettiamo!    
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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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