Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 giugno 2010

Cara Unità
Assalti e respingimenti

l'Unita, 04-06-2010
Luigi Canarini
Il Ministro Frattini ringrazia il governo israeliano per aver liberato i pacifisti italiani sequestrati in acque internazionali. Hai capito? Uno ti sequestra, ti mette in prigione, violando ogni legge e, se ti libera, tu lo ringrazi! Più servili di così non è possibile ed è un vero incoraggiamento alla prepotenza.
RISPOSTA ??? Dove avesse la testa Frattini quando, dopo aver omesso di protestare per l'arresto e per il sequestro, ha deciso addirittura di "ringraziare" il governo israeliano è davvero difficile da capire. È un Governo, il suo, che fa del disprezzo delle regole, nazionali ed internazionali, il suo riferimento costante ma la delicatezza del suo compito avrebbe potuto suggerire un minimo di rispetto per quelli che il governo israeliano ha chiamato senza motivo "terroristi" e che lui avrebbe potuto (dovuto) difendere, anche se non ne condivideva le opinioni e le iniziative, in quanto ministro di un paese in cui la libertà di esprimere delle opinioni è ancora ufficialmente riconosciuta. Quello che forse gli è venuto in mente, impedendogli di ragionare, è il ricordo dei respingimenti italiani, quelli con cui si rigettavano in mare, con azioni di forza, i rifugiati che si dirigevano verso il nostro paese. Compiendo, con il suo assenso, azioni molto simili a quelle compiute oggi da Israele. Senza che nessuno abbia mai saputo il numero delle persone che, a causa di quei respingimenti, direttamente o indirettamente, hanno perso la vita.



Visti dagli altri
Il cielo nero su Milano

Internazionale, 04-06-2010
Saviona Mane e Annie Sacerdoti, Ha'aretz, Israele
Le organizzazioni di estrema destra sono sempre più attive in Italia. Nel capoluogo lombardo hanno moltiplicato le loro iniziative
Milano negli ultimi anni è diventata il cuore della Padania, la regione che la Lega nord vorrebbe rendere indipendente dal resto d'Italia. I leghisti dicono di non voler più sostenere le spese del resto del paese e di essere stanchi della corruzione di "Roma ladrona". "L'Italia agli italiani: fuori gli africani e gli ebrei!", proclamava poco tempo fa in tv un giovane leghista. In questo clima gli esponenti della destra italiana non si vergognano più di esprimere opinioni razziste. Inoltre stanno aumentando i gruppi xenofobi, neofascisti e antisemiti. Non tutti condividono gli obiettivi leghisti, ma li usano per legittimare il loro disprezzo nei confronti dei quattro milioni di immigrati e, a volte, dei 25mila ebrei che vivono in Italia.
La politica e la cultura italiana tendono sempre di più verso l'estrema destra, che alla fine degli anni novanta ha cambiato strategia e ha cominciato a occupare un terreno lasciato libero da una sinistra in crisi. Per questo molti episodi, che fino a poco tempo fa avrebbero suscitato indignazione e proteste, passano sotto silenzio. Così, per esempio, è rimasta sepolta in un giornale locale la notizia che un dirigente del partito Forza nuova (Fn) ha celebrato il suo compleanno con una torta decorata con l'immagine di Hitler.
Questa nuova destra è nata a metà degli anni novanta dalla svolta di Fiuggi, quando la maggioranza del partito neofascista Movimento sociale italiano-Destra nazionale, guidato da Gianfranco Fini, ha deciso di ripudiare il passato e adottare una politica in linea con i principali partiti di centrodestra europei.
Alcuni giovani, però, non hanno voluto rinunciare al neofascismo e hanno creato un nuovo movimento. Il loro profilo è simile a quello di molti militanti di estrema destra europei. Hanno un'età compresa tra 20 e 30 anni, agiscono in gruppo, s'incontrano
ai concerti heavy metal e ai raduni del movimento, usano regolarmente Twitter e Facebook, scrivono su blog che esaltano il nazismo, negano l'Olocausto e diffondono canzoni antisemite.
Venti xenofobi
Uno dei gruppi più importanti è sicuramente Forza nuova, un partito con radici cattoliche guidato da Roberto Fiore. Questa formazione chiede di eliminare le norme contro le discriminazioni razziali, etniche e religiose, e la legge sull'aborto. Vuole chiudere il paese agli immigrati ed espellere quelli già presenti in Italia. Il sito web del partito presenta contenuti antisraeliani, antisionisti e antisemiti.
Ci sono poi il movimento skinhead, concentrato soprattutto nel nordest, e CasaPound, un'organizzazione con sede a Roma. Ma, sostenuti dai venti xenofobi e razzisti sempre più forti, sono nati circoli neofascisti in tutto il paese. Nonostante la legge che vieta l'esibizione di simboli o contenuti fascisti, a fine aprile dieci organizzazioni di estrema destra hanno celebrato con una serie di eventi a Milano l'anniversario della morte di Sergio Ramelli, un membro dell'organizzazione giovanile dell'Msi ucciso 35 anni fa da alcuni militanti di estrema sinistra.
Le manifestazioni hanno provocato molto scalpore nel centrosinistra, soprattutto dopo che i volantini distribuiti in città dai militanti di estrema destra annunciavano il patrocinio del comune. Il sindaco Letizia Moratti ha subito smentito.
Grazie al successo delle celebrazioni per Ramelli, Forza nuova e il gruppo di skinhead Hammerskins hanno organizzato altre due iniziative. Alcuni giorni fa a Milano si sono svolti un raduno di Fn contro le banche e un concerto voluto dagli Hammerskins per festeggiare "vent'anni di fratellanza europea".
I movimenti di sinistra hanno portato in piazza migliaia di persone per protestare. "L'estrema destra è ancora marginale e dobbiamo assicurarci che lo rimanga", ha dichiarato uno degli organizzatori della contromanifestazione. In un documento collettivo pubblicato dal centro sociale Cantiere questi eventi sono definiti "un'in-tollerabile offesa alla città di Milano", men-tre l'assessore regionale Romano La Russa (Pdl) fa notare che "Forza Nuova è un partito come gli altri. E come gli altri deve poter scendere in piazza".



Ieri sopralluogo tecnico, chiusura a settembre. Lunedi in prefettura le offerte per le nuove aree
Tor de Cenci, dopo l'estate lo sgombero del campo

DNews, 04-06-2010
Il campo nomadi Tor de Cenci chiuderà i battenti tra settembre e ottobre prossimo. È quanto emerso da un sopralluogo effettuato ieri dal delegato del sindaco alla Sicurezza, Giorgio Ciardi, dal presidente della commissione comunale Politiche sociali e sanità, Giordano Tredicine, dal comandante del Gruppo VIII della polizia municipale e capo dell'Ufficio per il coordinamento operativo all'emergenza rom, Antonio Di Maggio e dal presidente del municipio XII, Pasquale Calzetta. Lunedì in prefettura saranno I rom:finche non li sapremo aperte le buste con le offerte dei
siti in cui attrezzare i nuovi campi: «Entro fine mese riteniamo che vengano individuate le aree destinate ai futuri campi nomadi - ha spiegato Tredicine - Dovrebbero essere quattro, tre maxi campi e uno transitorio, ma non escludiamo che possano essere di più se le aree candidate sono piccole». Il primo campo ad essere chiuso sarà,entro luglio, quello de La Martora. Riprenderanno tra qualche settimana le operazioni di fotosegnalamento degli abitanti del campo sulla via Pontina, in totale 330 circa. Ne sono stati censiti già circa 100.
Ma da parte dei rom c'e ancora qualche perplessità. «Siamo pronti ad andar via se viene mantenuta la parola data, ma il campo non si muove da qui finché quello nuovo non sarà pronto, fa sapere Ferid Sejdic,  uno dei portavoce del campo Tor de Cenci. «Dobbiamo sapere in che zona andremo a vivere, siamo qui da 15 anni - ha aggiunto -é fondamentale che si rispettino l'impegni. Abbiamo firmato l'accordo per il trasferimento alcuni giorni fa perchè ci é stato detto che una nostra cooperativa si occuperà della manutenzione e della pulizia del nuovo campo. In questo modo il Comune invece si pagare soggetti esterni ci darà la possibilità di avere un lavoro onesto».



Lettere al direttore
Immigrazione, dottrina sociale e scoutismo

Giornale di Brescia.it, 04-06-2010
Siamo un gruppo di cittadini gavardesi, cristiani ed adulti scout che, orgogliosi della propria appartenenza e formazione civile, religiosa, culturale ed associativa, desiderano esprimere pubblicamente e chiaramente il proprio parere in merito ad alcune prese di posizione della attuale amministrazione comunale. Dopo aver letto il documento introduttivo al bilancio di previsione, soffermandoci in particolare sul paragrafo «Dinamiche dell'immigrazione, valorizzazione del centro storico, decoro e sicurezza pubblica», ci e sembrato utile analizzarlo alla luce del Vangelo, della dottrina sociale della Chiesa e della legge scout, perché questi sono i riferimenti che orientano il nostro pensare ed agire concreti. Riportiamo di seguito i passaggi del documento che ci hanno maggiormente colpito: - La cultura occidentale, con le sue radici giudaico-cristiane innestate nel pensiero liberale, rappresenta oggi il migliore modello di sviluppo dei diritti umani, delle libertà individuali, del benessere economico. - La società meticcia, seppure in parte inevitabile, non è un obbligo morale e non è una prospettiva ineludibile alla quale rassegnarsi. - Non è una colpa promuovere l'unica interazione possibile, quella fondata sulla disciplina sociale e sulle compatibilità culturali ed economiche. Senza voler cedere al buonismo incondizionato e miope che non vede le questioni sollevate dai flussi migratori, riteniamo che queste affermazioni siano gravemente in contrasto con i principi di carità, accoglienza e rispetto della persona umana, che nascono direttamente dal principio evangelico secondo il quale il prossimo che ci è dato da amare non possiamo sceglierlo noi. L'illusione della «terra promessa» che spinge migliaia di persone ad affrontare viaggi di mesi per raggiungere il Nord del Mondo è fortemente alimentata dall'idea della presunta superiorità della nostra cultura. Qualsiasi classifica tra modelli culturali ci pare affrettata e del tutto opinabile. Uno dei due comandamenti cardine del giudaismo, poi ripreso e sviluppato dal cristianesimo, dice «Ama il prossimo tuo come te stesso»: non vogliamo che ci si limiti all'amore solo per quelli che sono come noi, o che con noi sono compatibili, ma come scout siamo chiamati ad essere amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout (articolo 4 della legge scout). Siamo fermamente convinti che la legalità vada sempre difesa e garantita e crediamo che essa non possa essere disgiunta dalla giustizia, attraverso la promozione di leggi giuste, che pongano al centro tutto l'uomo e tutti gli uomini. Questo risulta molto difficile se l'umanità è vista da un'unica prospettiva, con la presunzione che sia quella migliore. La politica dell'emergenza non può avere lungo respiro, mentre le questioni complesse richiedono soluzioni cercate con pazienza e lungimiranza, attenzione e saggezza. Continuare a ritenere l'immigrazione un'emergenza di ordine pubblico ed agire potenziando attività di contrasto non è, a nostro parere, la soluzione del problema. La promozione di percorsi di conoscenza delle reciproche identità e storie può essere un'occasione per comprendere problemi e ragioni, se supportata dalla determinazione a trovare una soluzione per il bene di tutti. Per questo ci chiediamo se sia moralmente lecito sostenere che la diversità economica, culturale e religiosa sia solo una minaccia. Le politiche che si intraprendono devono essere orientate alla soluzione dei problemi e non alla ricerca del consenso, dal momento che siamo convinti che la politica sia gestione del bene comune più che gestione del potere. Il movimento scout è il più grande movimento giovanile del mondo, diffuso praticamente in tutti i Paesi, ma soprattutto è una testimonianza della possibilità di far convivere culture, razze e religioni completamente diverse in quella che è definita la fraternità scout mondiale. Il cristianesimo abbraccia culture e popoli differenti ed ha saputo declinarsi in modo adeguato alla realtà in cui e stato annunciato il Vangelo. In entrambi i casi è l'umanità ad essere posta al centro, senza che essa venga inquadrata in questo o quel modello culturale, poiché l'amore nasce dal riconoscersi simili e dalla condivisione e comprensione delle esigenze. Si tratta di due concrete e durature esperienze di società meticcia, che noi preferiamo pensare come una comunità multiculturale. «Se tutti gli uomini avessero sviluppati in se stessi il senso di fraternità e l'abitudine di considerare in primo luogo le esigenze altrui e di posporre a queste le proprie ambizioni, piaceri e interessi personali, avremmo un Mondo molto differente in cui vivere. "Un sogno utopistico", dirà qualcuno, "ma soltanto un sogno, e dunque non degno di essere perseguito". Ma se non sognassimo mai, e se non ci sporgessimo mai a tentare di afferrare la sostanza dei nostri sogni, non faremmo mai alcun progresso» (Robert Baden Powell, Fondatore del movimento scout - 1925).
La comunità capi Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani)
La comunita Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani)
Gavardo



Acli, concedere cittadinanza a bambini nati in Italia da genitori stranieri

Adnkronos, 03-06-2010
Roma, "Concedere la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri": e' quanto chiedono le Acli, alla vigilia delle audizioni alla Camera dei deputati per la riforma della legge sulla cittadinanza, rilanciano la loro proposta sullo 'Ius Soli' con un convegno nazionale organizzato a Varese per il 5 giugno.
"Se da grande saro' italiano" e' il titolo dell'incontro, promosso nell'ambito dell'iniziativa delle Acli di Varese "Le piazze del mondo", cui parteciperanno Mario Marazziti della Comunita' di Sant'Egidio, don Roberto Davanzo direttore della Caritas ambrosiana, Aldo Bonomi sociologo e direttore di Aaster, Antonio Russo responsabile dell'area immigrazione delle Acli. Concludera' il convegno l'intervento del presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero.



Cittadinanza di comodo

laPadania, 04-06-2010
MARIA TRAVERSA Corsico (Mi)
È assurdo che Fini continui a insistere sulla cittadinanza facile agli stranieri. È forse diventato matto? Si ricordi che all'estero la cittadinanza devi richiederla personalmente, devi giustificare il motivo della richiesta e devi rinunciare alla tua di origine per motivi seri.
Io personalmente sono stata circa 20 anni in Inghilterra: nessuno si è mai sognato di chiedermi se volevo la cittadinanza e non ho mai votato.
I signori extracomunitari prendono la cittadinanza italiana per comodità mantenendo la loro per fare quello che gli pare... E lo si vede dal loro comportamento quando pretendono di comandare in casa nostra. Dopo che si sono arricchiti se ne tornano al loro paese d'origine a fare i signori con i nostri soldi e a riderci dietro come fossimo dei fessi. Non si integreranno mai.
Bravo il ministro Maroni nel contrastare la malavita e gli illegali che entrano in Italia di prepotenza, come se fosse casa loro.
Diversi anni fa durante un comizio in piazza Duomo a Milano intervistai Casini sull'immigrazione, la sua risposta fu che la legge Turco-Napolitano era stata fatta male. Gli risposi che se non ne avevamo abbastanza della nostra delinquenza, ci voleva anche quella d'importazione straniera? Venne poi la Bossi-Fini, ma anche questa legge venne criticata come inefficiente. Forse non si aveva voglia di applicarla.



Adesso Murdoch accende anche "TeleFini"

il Giornale.it, 04-06-2010
Francesco Cramer
Più che sale in una minestra sciapa sembra sabbia negli occhi di berlusconiani e leghisti. Così, tanto per non smentire il suo ruolo di (s)marcatore di sfondamento, Fini riceve al piano nobile di Montecitorio l’avversario numero uno del Cavaliere, Murdoch. Non proprio lo «squalo» Rupert ma il suo «delfino», il figlio James, plenipotenziario del colosso Sky in Italia e in Europa.
S’è presentato alla Camera dei deputati alle 12 in punto, Murdoch, per un colloquio fitto fitto con il presidente, quest’ultimo assistito dal responsabile cultura delle truppe finiane, Luca Barbareschi. Un colloquio di una mezz’oretta cui ha detto la sua anche l’amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge. Roba di business o visita di cortesia? Mezzo e mezzo visto che gli uomini di Sky hanno sciorinato il loro progetto di un nuovo canale da spiattellare sul satellite dal prossimo novembre. Si chiamerà «Babel Tv»: un prodotto nuovo nel palinsesto murdochiano, tutto «civico, educativo, informativo, sociale». Che detta così suona istituzionale, ma che in realtà tratterà di immigrati in Italia. Una torre di Babele dove tutte le lingue del mondo s’incontrano grazie a un telecomando. Il tutto con la benedizione di Fini a una progressissima Tv Community che miscelerà «l’education all’entertainement, per promuovere e incoraggiare l’integrazione presentando anche storie di stranieri che si sono integrati e hanno trovato un loro spazio nel nostro Paese». E non mancheranno le news visto che «Babel» proporrà notizie e aggiornamenti dal paese d’origine e informazioni rilevanti per vivere e integrarsi in Italia.
In pratica un calcio negli stinchi all’Alberto da Giussano che vedrà in tv miriadi di storie di filippini, romeni, indiani, slavi, maghrebini, albanesi, ucraini e cinesi, cui sarà offerto anche qualche servizio utile. La babele di etnie che entra in Italia avrà una vera e propria bussola su come orientarsi nel mondo del lavoro con rubriche sull’occupazione. Non ultima una particolare attenzione alle procedure e ai permessi di lavoro. Il Carroccio esulterà senza dubbio. Pare che Fini, comunque, si sia subito sintonizzato sul neo canale multiculturale, assicurando di essere vicino alle esigenze di Sky.
Un dispetto? Di certo non si tratta di un balsamo sui rapporti già tesissimi con pidiellini ortodossi e leghisti. D’altronde non da oggi il presidente della Camera ha abbandonato la veste del difensore della Bossi-Fini per indossare quella del paladino dell’immigrato, sia esso regolare o clandestino. Il suo sale nella minestra sciapa del centrodestra passa attraverso il riconoscimento dello ius soli, cioè all’estensione dei diritti di cittadinanza per chi nasce in Italia, e al riconoscimento del diritto di voto amministrativo per lo straniero.
Tutte questioni legittime ma che lo vedono in minoranza nel suo partito e che, soprattutto, fanno venire l’orticaria all’alleato di ferro Bossi. E che rappresentano un dietrofront rispetto alle convinzioni che Fini aveva nel 2007 quando, in occasione dell’omicidio di Giovanna Reggiani da parte di un giovane romeno nella Capitale, chiese al governo Prodi un giro di vite nei confronti degli immigrati. In quella occasione fu durissimo: «La situazione a Roma rischia di sfuggire al controllo delle istituzioni, non servono nel modo più assoluto né vertici di emergenza né nobili affermazioni di principio - disse -. Sindaco e prefetto facciano quello che la legge impone. Demolizione delle baraccopoli abusive, identificazione ed espulsione dei clandestini e dei cittadini comunitari privi di fonte certa di sostentamento, come espressamente previsto dalle normative europee». Ora invece va in onda un altro Fini, sintonizzato perfettamente sul nuovo canale di Sky perché «favorirà l’integrazione» tra italiani e non. Di certo non favorirà un «volemose bene» con leghisti e berlusconiani.
Il rapporto tra Murdoch e il presidente della Camera non è nuovo: il canale della tv di Montecitorio, infatti, trasmette proprio sulla piattaforma di Sky, e il piccolo «squalo» e l’ex leader di Alleanza nazionale si erano già incontrati in passato, proprio per mettere a punto le dirette dei lavori del Parlamento. Avevano avuto a che fare a fine novembre del 2008, in un reciproco salamelecco che oggi suona come un ennesimo dispetto politico.
E chissà se Fini e il «delfino» dello «squalo» hanno pure discusso della spinosa questione dell’adeguamento all’Iva al 20 per cento alle tv satellitari. Un nodo relativo alla fine delle agevolazione fiscali, introdotte nel 1995 e riconfermate nel 1997, che tanto aveva dato fastidio a Murdoch & company. Non è dato sapere se il magnate delle telecomunicazioni abbia, in quella sede, lamentato la fine di un suo privilegio fiscale oppure no. Di certo si potrebbe supporre che, vista l’aria che tira tra i due cofondatori del Popolo della libertà, Fini non si sia certo sperticato nella difesa dei disegni governativi.



Più sai, meno rischi L'informazione base dell'economia

Bresciaoggi.it, 04-06-2010
Simone Incontro
TRENTO. Inaugurato il festival, folla per i guru di mercati e finanza
Cipolletta: «Più circolano notizie e maggiore è lo sviluppo». Putnam consigliere dei presidenti Usa: «L'Europa sarà presto multietnica»
Dentro gli economisti, fuori la protesta silenziosa di un piccolo gruppo di lavoratori del settore delle telecomunicazioni, preoccupati di perdere il posto, «causa le esternalizzazioni di Telecom Italia»: così a Trento, dentro e fuori il Castello del Buonconsiglio, si è avviata la quinta edizione del festival dell'economia. L'informazione, il suo stretto rapporto con le scelte, la sua influenza sullo sviluppo sono i temi al centro del festival. L'economista e presidente dell'università di Trento, Innocenzo Cipolletta, ha sottolineato come «l'economia non possa svilupparsi se non ci sono informazioni corrette. I Paesi dove le informazioni circolano liberamente e sono trasparenti sono quelli dove la crescita economica e civile è maggiore». Cipolletta ha ricordato che la mancanza di «informazioni fa anche vittime, che sono quelle dei grandi crac finanziari, ma anche chi non trova lavoro perché non c'è sviluppo. Quindi», ha concluso Cipolletta, «lo sviluppo del nostro paese presuppone maggiore informazione». Anche secondo l'economista Tito Boeri, «c'è un legame assai stretto tra informazioni, scelte e sviluppo» e le strategie per uscire dalla crisi economica si basano su un miglioramento dell'informazione».
Robert Putnam, uno degli ospiti più attesi, ha tenuto il primo intervento. «L'Italia e l'Unione Europea devono guardare a quello che è accaduto in Paesi come il Canada, l'Australia e gli Stati Uniti», ha detto l'economista di Harvard. «In queste nazioni l'immigrazione ha creato un nuovo "noi", nuove società, impensabili anche per gli stessi padri fondatori, a tutti gli effetti moderne e multietniche».
Ha riassunto Gianni Riotta, direttore del Sole 24 Ore, intervistando Putnam: «Quando qualcuno guarda un film come Gangs of New York che si riferisce ai tempi delle grandi migrazioni, e poi le confronta con una produzione più recente come Gran Torino, può vedere quanto sia difficile il processo d'integrazione. Ma le migrazioni producono ricchezza economica, producono benessere. Putnam si guarda bene dall'idealizzare le società multietniche, fa quello che deve fare ogni studioso: le osserva, le analizza. Ma ci dice anche che il cammino verso l'integrazione va percorso fino in fondo». Putnam è esperto di democrazia americana, di capitale sociale e di partecipazione civica ed è stato consulente ascoltatissimo di presidenti americani, da Carter a Obama, passando per i due Bush. È stato definito dal Sunday Times «l'accademico più influente al mondo». Il New Yorker ha scritto che l'importanza dei suoi testi è paragonabile a quella di un Pareto o di un Tocqueville e il suo Bowling Alone, un saggio sul crescente individualismo americano, è citato come un classico della sociopolitologia. L'appuntamento con Putnam ha acceso i riflettori sulla diversità delle società moderne, sempre più multietniche ma con importanti problemi di solidarietà sociale. Il titolo della relazione a Trento era «L'era di Obama e le sfide di una società multietnica». Putnam ha ricordato come l'attuale presidente americano — nato alle Hawaii da padre keniota e madre del Kansas, poi trasferitosi in Indonesia — costituisca un simbolo: «È riuscito perché è nero, ma è anche bianco, ha scelto di avere un'identità afroamericana ma non è afroamericano, perché non discende da immigrati schiavi. Ciò che più lo distingue è il fatto di interpretare la propria sfida politica indipendentemente dall'essere afroamericano. Obama sfida gli stessi afroamericani, chiedendo loro di emanciparsi dal vittimismo e dalla frustrazione per la mancata piena integrazione. Obama è una figura che sta in due mondi diversi, che rappresenta il presente e il futuro degli Usa».
«Il presidente», ha continuato Putnam, «rappresenta ciò che la società americana ha sempre fatto in passato: superare gli ostacoli creati dalle successive ondate migratorie. Il problema dell'integrazione delle diversità non è risolto nemmeno negli Usa: quando ci saremo riusciti, avremo trovato la chiave per trarre dal pluralismo etnico e culturale solo i benefici». La sfida dell'integrazione per Putnam è difficile, anche se produce grandi benefici. Tutti i suoi studi dicono che quanto più una comunità è diversificata, tanto più bassa sembra essere la fiducia interetnica. Sfiducia generalizzata: non solo verso i componenti delle altre etnie, ma anche verso i vicini di casa, indipendentemente dalla loro identità. Ci si chiude nel guscio, effetto tartaruga. Se si supera questa paura, si può guardare con ottimismo al futuro e forse anche l'Europa avrà il suo Obama.



Tradate, ricorso contro il sindaco: «Il bonus bebè è discriminatorio»

il Giornale.it, 03-06-2010
Enrico Lagattolla
La denuncia: «Il requisito richiesto è quello della cittadinanza italiana di entrambi i genitori, ma così vengono penalizzati anche i figli nati in Italia da coppie miste»
Il «bonus bebè» introdotto dal comune di Tradate (Varese) è discriminatorio non solo perché, come già analoghe delibere bocciate da diversi giudici, esclude i figli di cittadini stranieri, ma perché emargina persino i bimbi italiani figli di coppie miste. Lo affermano in un ricorso depositato oggi contro l'amministrazione comunale nella persona del sindaco tre associazioni impegnate contro le discriminazioni sociali. «Il requisito richiesto - si legge nel documento - è quello della cittadinanza di italiana "di entrambi i genitori", sicché restano esclusi dal beneficio persino bimbi di cittadinanza italiana per il solo fatto di avere una connotazione etnica particolare (la pelle un pò olivastra, gli occhi un pò a mandorla ecc.) derivante dalla nazionalità non italiana dell'altro genitore. E non solo: la limitazione costituisce una forma di sanzione per il cittadino/a che abbia sposato una straniera/o (e che, per questo solo fatto, si trova in una situazione di svantaggio sul piano della assistenza ai figli e del sostegno alla natalità) e dunque una forma di incentivazione per i "matrimoni nazionali" a discapito di quelli misti». Nel ricorso al vaglio dei giudici del lavoro del tribunale di Milano, l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, Avvocati per niente onlus e Farsi prossimo onlus segnalano che la delibera del 2007 con cui il consiglio comunale di Tradate ha determinato i criteri per l'erogazione di un assegno da 500 euro a beneficio dei genitori di ogni nuovo nato o adottato nell'anno in corso è discriminatoria nella parte in cui prevede la «cittadinanza
italiana di entrambi i genitori». Perché se è vero che uno straniero sposando un italiano ha diritto a vedersi riconosciuta la cittadinanza del coniuge, è anche vero che oggi l'iter burocratico può partire solo dopo due anni di matrimonio e ancora passa del tempo prima che giunga al termine, spiega l'avvocato Alberto Guariso, che assiste i ricorrenti insieme a Livio Neri. E se un principio è un principio, bisogna dire che il problema è anche pratico, dal momento che l'erogazione del bonus è stata prorogata. Per questo motivo, vista caduta nel vuoto la diffida inviata al Comune lo scorso 10 maggio, oggi le associazioni hanno passato la palla ai giudici, ricordando come la questione sia già stata affrontata con pronunce che hanno dichiarato il comportamento discriminatorio in relazione ad analoghi o simili provvedimenti dei comuni di Brescia, Palazzago e Brignano (Bergamo) e Sondrio. «Basterebbe dunque rinviare a tale "granitico" orientamento giurisprudenziale (che allo stato non vede alcun precedente contrario) - scrivono i legali nel ricorso - per chiudere il discorso, salvo rilevare questo sorprendente e totale disinteresse di una amministrazione comunale per le decisioni dei giudici della Repubblica, che certamente le erano da tempo note (e comunque le sono state segnalate con la citata lettera)». Da ultimo i ricorrenti contestano la decisione di consegnare l'assegno durante la Festa del bambino come si legge sul sito del Comune nella sezione «Crescere... un Bene Comune» con «conseguente e clamorosa visibilità della "premiazione" di quanti abbiano avuto cura di concepire tra autoctoni e con conseguente esclusione dei bambini stranieri da quelli festeggiati con l'attribuzione del premio». Secondo i legali, «davvero si fatica a immaginare un provvedimento che abbia una connotazione etnica e razziale più forte di questo». Di qui le richieste al tribunale di «accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dal Comune di Tradate», di ordinargli di «pagare l'importo di 500 euro a tutti i genitori di nazionalità straniera, che abbiano avuto un figlio iscritto all'anagrafe nel Comune di Tradate dal 2007 in poi», di pubblicare la sentenza su un quotidiano nazionale e «di indire, in luogo della »Festa del bambinò di cui al sito comunale, un evento denominato 'Festa dei bambini di tutto il mondò nel quale si dia tra l'altro notizia della estensione del bonus».



Visti da lontano
Se la «tolleranza zero» finisce in soffitta

Corriere della Sera, 04-06-2010
Massimo Gaggi
Secondo alcuni bisogna ringraziare i videogiochi: funzionano da passatempo per i disoccupati, ipnotizzano e tengono a casa i ragazzi sbandati delle periferie più degradate che altrimenti starebbero sempre in giro e, magari, finirebbero per commettere reati. Altri sostengono che un merito lo hanno i film infarciti di crimini feroci: anziché istigare e creare assuefazione alla violenza, come temono gli psicologi, appagherebbero con la loro rappresentazione virtuale gli istinti più aggressivi di molti ragazzi. E c'è anche chi ipotizza che negli Usa l'enorme flusso di immigrati, anziché contribuire alla diffusione del crimine — come avviene in mezza Europa, Italia compresa — funzioni da rete di contenimento.
Da anni negli Stati Uniti i reati violenti sono in calo, ma nes¬suno si aspettava che il fenomeno continuasse a manifestarsi anche in piena recessione: fin qui l'equazione più povertà e disagio sociale uguale più reati si era dimostrata fondata. Ora scopriamo, invece, che anche nel cupo 2009 tutti i principali tipi di crimine hanno registrato nuove, sensibili contrazioni: dalle rapine diminuite deH'8,1°/o al meno 7,2% degli omicidi.
Numeri che fanno discutere: ad esempio l'Arizona, che si è data una legge durissima contro l'immigrazione clandestina anche perché la gente aveva la sensazione di un aumento della criminalità e lo attribuiva alla proliferazione della comunità ispanica, scopre di essere lo Sta    to nel quale il calo dei reati è più sensibile: a Phoenix gli omicidi sono diminuiti addirittura del 27%, i furti d'auto del 36%.
E se in passato gran parte del merito veniva attribuito alla «tolleranza zero» di Rudy Giuliani, esportata da New York nel resto del Paese (pene più severe, più poliziotti, pattugliamento capillare), ora le crisi di bilancio costringono le città a tagliare poliziotti e pompieri. Certo, sono migliorati i metodi d'indagine: «operation impact» (più pattuglie in strada e visite periodiche ai nuclei familiari «critici») funziona. Ma c'è anche altro. Le ipotesi sono diverse e spesso fanno discutere. Una decina d'anni fa un paio di economisti che collegarono il calo dei crimini all'aumento degli aborti tra le ragazze-madri nere fecero infuriare tanto i progressisti (che li accusarono di razzismo) quanto i conservatori (indignati nel vedere l'aborto presentato come uno strumento per la soluzione di problemi sociali).
Oggi fa discutere (ma in modo assai più pacato) la tesi di sociologi ed economisti che, incrociando i numeri dell'Fbi con quelli delle mappe demografiche, sfidano la percezione comune di un elevato afflusso di immigrati in una regione come causa di un aumento dei tassi di criminalità. La realtà, dicono, è opposta perché ogni etnia, costruendo nelle città la sua «enclave», crea una struttura sociale abbastanza omogenea e perché l'America riesce a selezionare, più dell'Europa, la forza-lavoro che viene dall'estero.




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SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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