Il video del peschereccio di Mazara e le immagini della disperazione

Rubrica Italia-razzismo 28 settembre 2010 - l'Unità
Torna in primo piano la vicenda del peschereccio di Mazara del Vallo mitragliato da una motovedetta libica qualche settimana fa. È stato diffuso un video girato con un telefonino da uno dei membri dell’equipaggio siciliano. Il filmato costituisce materiale utile alle indagini, attualmente in corso, per verificare l’esatto svolgimento dei fatti.
Un video fai da te che potrebbe diventare determinante nell’accertamento delle responsabilità. Un video povero e malfermo che, per l’ambientazione e per il mezzo e lo “stile” della ripresa, ricorda quelli amatoriali girati da immigrati che cercano di arrivare in Italia (è questo il materiale che ha dato origine a film come “Il sangue verde” di Andrea Segre, “Soltanto il Mare” di Dagmawi Yimer, Fabrizio Barraco, Giulio Cederna, “Via Padova - Istruzione per l’uso” di Giulia Ciniselli e Anna Bernasconi). Uno strumento di documentazione su avvenimenti che, altrimenti, dovrebbero affidarsi esclusivamente al racconto orale. Si pensi a quegli spezzoni di testimonianze, riprese ancora una volta col telefonino che ci arrivano fortunosamente dall’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione o quelli girati all’interno delle prigioni libiche o tra le dune di deserti africani.
La miseria estrema delle condizioni, la povertà assoluta, la spoliazione totale dei migranti è come se venissero riscattate e “vendicate” dall’uso di modernissimi strumenti tecnologici. Si tratta solo in apparenza di un paradosso: la diffusione onnipervasiva di mezzi di comunicazione come i telefonini corrisponde a una logica economica e geo-politica, che è esattamente quella che determina le disparità nella distribuzione delle risorse e, in ultima istanza, la produzione di immensi flussi migratori.
28 settembre 2010
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