Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

«Senz'acqua su un barcone, morti in 54»

Tentavano di raggiungere l'Italia dalla Libia
Dopo la tragedia in mare, in cui sono morti 54 migranti, un'altra imbarcazione con a bordo 50 persone è stato soccorso tra cui 11 donne e una bimba di due anni, è stata soccorsa 60 miglia a sud di Capo Passero (Me) da un guardacoste veloce del gruppo aeronavale della guardia di finanza di Messina. Sull'imbarcazione di circa 10 metri, probabilmente proveniente dalla Libia, si trovavano migranti provenienti dall'area sub-sahariana. Gli immigrati, una volta trasbordati sull'unità navale della fiamme gialle, sono stati condotti al porto di Pozzallo. I passeggeri, in precedenza - rende noto l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati - avevano rifiutato il soccorso delle forze armate maltesi.


UNICO SOPRAVVISSUTO - Cinquantaquattro morti su un barcone in balia delle onde, in viaggio dalla Libia verso l'Italia. Lo rivela l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) che lo ha appreso dall'unico superstite, un cittadino eritreo. Sarebbe lui il 55esimo passeggero dell'imbarcazione e avrebbe visto i suoi compagni di viaggio morire per disidratazione, «uno dopo l'altro», dopo un calvario di 15 giorni.

LA STRAGE - L'uomo è stato salvato dalla Guardia Costiera tunisina, lunedì notte. Subito trasportato in ospedale a Zorzis ha cominciato a raccontare la strage. Una tragedia, l'ennesima, che si è consumata nel canale di Sicilia. A fine giugno, lui e altre 54 persone, la maggior parte di origini eritree, si sono imbarcate su un gommone. Direzione: Italia. Dopo un giorno avrebbero cominciato a vedere le coste del nostro Paese. Poi i venti li hanno spinti indietro, verso la Tunisia. E, nel giro di pochi giorni, il gommone ha cominciato a sgonfiarsi. Il sole a picco, il mare, senza più una goccia d'acqua da bere. Molti hanno cominciato a morire per disidratazione, ha raccontato il superstite. Tutto sotto i suoi occhi. Ad andarsene anche tre parenti partiti con lui.

LE NAZIONI UNITE - Dopo le prime cure, rappresentanti dell'Unchr, l'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, hanno raccolto la sua testimonianza. «È una vera tragedia», ha spiegato T. Alexander Aleinikoff, vice alto commissario delle Nazioni Unite. Per poi aggiungere: «Mi appello ai comandanti delle imbarcazioni nel Mediterraneo affinché prestino la massima attenzione a possibili casi di migranti e rifugiati in difficoltà che necessitano di essere soccorsi. Il Mediterraneo è uno dei tratti di mare più trafficati del mondo ed è fondamentale che l'antica tradizione del salvataggio in mare continui a essere rispettata». Dall'inizio dell'anno a oggi circa 1.300 persone sono giunte via mare in Italia dalla Libia. Un'imbarcazione con 50 fra eritrei e somali sarebbe tuttora in mare aperto dopo che i passeggeri hanno rifiutato nelle ultime ore il soccorso delle forze armate maltesi. Nel 2012 fino a ora sono giunte a Malta circa 1.000 persone, in 14 sbarchi. L'Unchr stima che quest'anno siano circa 170 le persone morte o disperse in mare nel tentativo di giungere in Europa dalla Libia.

Corriere della Sera 10 luglio 2012

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