Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

10 Marzo 2010


IMMIGRATI: ANCI, 17,7% COMUNI HA PRESO IN CARICO MINORI NON ACCOMPAGNATI
10-03-10
(ASCA) - Roma, 10 mar - Sono stati 5.784 (circa il 71,4% del totale) i Comuni coinvolti dall'indagine nazionale promossa dal Dipartimento Immigrazione dell'ANCI sull'attivita' svolta dalle amministrazioni locali a favore dei minori stranieri non accompagnati. Di questi 5.784, 1023 Comuni (il 17,7%) negli ultimi tre anni hanno preso in carico minori stranieri non accompagnati. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal ''Terzo Rapporto ANCI sui Minori stranieri non accompagnati'', che sara' presentato domani. L'indagine, elaborata in collaborazione con Ancitel e che fotografa il fenomeno nel biennio 2007-2008, ha anche consentito di rilevare che i Comuni dove nel 2008 si e' concentrato piu' della meta' dei minori (54%) sono in Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Friuli Venezia Giulia.

Alla conferenza stampa di presentazione del Terzo Rapporto ANCI, interverranno Flavio Zanonato, Sindaco di Padova e Vice Presidente dell'ANCI con delega all'immigrazione, Giuseppe Maurizio Silveri Direttore Generale Immigrazione del Ministero del lavoro e politiche sociali e Presidente del Comitato Minori Stranieri e Mario Morcone, Capo Dipartimento per le Liberta' Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno. I dati saranno commentati da Monia Giovanetti, coordinatrice scientifica del rapporto.





EDLIRA MAMUTAJ
«Figlia di clandestino e leghista, così mi batto per l'integrazione»
il Giornale 10-03-2010
Emanuela Fontana
Roma Edlira sorride davanti al manifesto di Umberto Bossi. Ancora non l'ha incontrato, il Senatùr: «Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo». In fondo lavora per la Lega soltanto da tre mesi. Edlira Mamutaj, albanese, figlia di un ex clandestino. È lei la voce del Carroccio in Toscana, una dei due responsabili dell'ufficio stampa. Ventitré anni, capelli lunghi e neri, occhi carbone sfiorati dalla frangetta: Edlira rovescia tutti i pregiudizi, scardina i luoghi comuni, sgretola le facili certezze sulla Lega chiusa, xenofoba, razzista.
Edlira, ci racconti la tua storia?
«Prima di tutto voglio dire che non c'è da stupirsi, non vi stupite».
Va bene, nessuno stupore, ma spiegaci perché.
«In Toscana ci sono molti iscritti stranieri. A Pietrasanta candidato è Tahani Alkhouri, giordano. La Lega dà spazio a chi si è integrato, a chi rispetta le leggi».
Dove sei nata?
«A Valona».
A quanti anni sei arrivata in Italia? «Avevo quattordici anni, sono venuta con il ricongiungimento familiare, chiesto da mio padre».
Che era entrato una prima volta da clandestino, giusto? «Sì, ma poi era tornato in Albania. Era il '96, altri tempi. Non voglio rac-
contare la storia di mio padre... ».
Ma è una storia a lieto fine.
«Sì. Lui tornò in Italia, riuscì a regolarizzarsi, e nel 2000 chiese il ricongiungimento».
La tua famiglia è contenta della tua
scelta?
«Sì, molto, mi appoggiano. Chi è clandestino non solo lede gli italiani, ma anche gli immigrati regolari, e quindi loro la pensano come me».
E come la Lega.
«Sì».
Cosa ti piace di Bossi?
«Che è un uomo diretto, non usa giri di parole».
Come sei arrivata a lavorare all'ufficio stampa?
«Con il mio fidanzato, che è militan-te. Tramite lui ho conosciuto la Lega, ho capito che è un partito diverso da quello che si legge sui giornali».
E come ti hanno accolta?
«Molto bene, ma io del resto non avevo pregiudizi». A scuola non hai mai avuto problemi per le tue origini?
«No, e poi l'italiano lo sapevo già. L'interesse per la politica è arrivato con l'università. Vorrei fare la giornalista, per raccontare la politica com'è veramente».
Com'è veramente la Lega?
«Fino a poco tempo fa, qui in Toscana, non la conoscevano, anche se è arrivata nell'85... Ora tanta gente sta capendo che non è razzista, parla del rispetto le leggi, dell'integrazione, lavora per i cittadini».
Cos'è per te l'integrazione?
«Se uno straniero viene qui in Italia, prima di tutto deve conoscere la lingua. Se non conosce l'italiano, è ovvio che è portato a delinquere. Allora rimanga al suo Paese, parli la sua lingua e lavori a casa sua».
Pensi di candidarti, un giorno?
«Noooo. Io sono timida. Però collaboro con la Padania. Voglio cercare le notizie. Studio Scienze politiche, con una tesi in giornalismo. Televisione italiana e televisione albanese a confronto».
Come la vedono l'Italia, in Albania?
«Quella che è, senza creare miti. Prima c'era una visione molto idilliaca».
Cosa pensi della comunità straniera in Toscana?       
«C'è il grande problema dell'immigrazione  clandestina, causata anche dal falso buonismo della sinistra: venite tutti, accoglienza per tutti. La Lega dice: accoglienza sì, ma nella legalità».
E vero che la Lega fa assistenza legale gli extracomunitari?
«Sì, a Massa c'è un centro con avvocati che spiegano le leggi, gratuitamente».
Che risultato vi aspettate?
«I sondaggi dicono 7-8 per cento. Vogliamo ripetere il successo di Prato: lì adesso si respira un'altra aria, si ha finalmente la sensazione di più sicurezza. Tutti i giorni con i banchi in mezzo ai cittadini. La Lega sta svolgendo quello che la sinistra per anni non ha fatto».







Incontro a Roma fra associazioni antirazziste
Migranti, si riparta senza il permesso di soggiorno a punti
Liberazione 10-03-2010

Stefano Galieni Luci Zuvela*
Una parte consistente del mondo delle associazioni antirazziste si è ritrovata ieri alla Casa delle Culture di Roma per discutere di politiche dell'immigrazione con Rita Bernardini, deputata radicale. Anna  Pizzo,  consigliere  regionale uscente, Alfio Nicotra, per la Federazione della Sinistra e Alessia Montuori, candidata indipendente per la Federazione, nel Lazio. A coordinare il dibattito Luci Zuvela, dell'Associazione Lipa. Si è trattato di una occasione per mettere al centro un tema come quello dell'immigrazione, spesso ignorato perché problematico o, peggio, ancora utilizzato come catalizzatore di consenso xenofobo e razzista in campagna elettorale. Alessia Montuori, partendo dal la¬voro che svolge in "Senza Confine'' associazione di cui è presidente, e di un impegno di militante antirazzista quasi ventennale, ha illustrato suo il programma, fatto proprio dalla Federazione e che poggia innanzitutto sul lavoro svolto nella consiliatura passata con l'approvazione di una legge regionale, splendida sulla carta, ma finora poco applicata. Temi come la partecipazione alla vita sociale e politica della regione delle donne e degli uomini migranti, la richiesta di maggiori risorse per fronteggiare le tante esigenze, l'urgenza dell'attivazione di un Osservatorio regionale antirazzista che recepisca le denunce che arrivano ai tanti sportelli di sostegno, in accordo con la Regione ma mantenendo una propria indipendenza e autonomia, sono stati al centro delle sue riflessioni.
Un intervento che ha ricevuto il plauso di Rita Bernardini sogno - ha detto la parlamentare -di figure come Alessia Montuori in Regione, per competenza, passione e legame reale con i problemi da affrontare». Anna Pizzo è intervenuta per denunciare giustamente gli ostacoli che sono stati frapposti alla messa in pratica della legge per cui tanto si è battuta: «Per molti è stato sufficiente il risultato politico da spendere. - ha detto -Quando si è trattato di mettere a disposizione risorse finanziare per rendere concreto quanto nel testo è scritto, dalla stessa maggioranza sono emersi ostacoli non superati». Anna Pizzo ha poi affrontato quelli che sono stati i limiti che si è ritrovata ad affrontare nella propria esperienza politica. In maniera anche ruvida ha affermato il proprio scetticismo rispetto ai "partiti" come soggetti in grado di portare avanti battaglie senza dover eternamente mediare anche su valori fondamentali. Nicotra, tra i fondatori di "Senza Confine", insieme a Eugenio Melandri e Dino Frisullo,ha chiesto sostegno considerando un valore aggiunto la presenza di Alessia Montuori nelle liste della Federazione. E' partito dalle motivazioni storiche della data dell'8 marzo - uno sciopero e una strage padronale in cui a perire furono 128 donne in gran parte immigrate negli U.S.A.- un elemento rimosso perché introduce ragioni di scomoda attualità. Nel dibattito sono intervenuti rappresentanti del Comitato Immigrati, rifugiati e richiedenti asilo che hanno incontrato Alessia Montuori spesso in piazza o perennemente disponibile per le mille emergenze, esponenti di associazioni come l'Arci o la Casa dei Diritti Sociali. Tutti si sono impegnati a votare e a far votare per la candidata: «Chiederemo a chi può votare di prestarci il suo voto di italiano - ha detto un rappresentante del comitato immigrati - visto che noi non abbiamo questo diritto».
Dall'incontro sono emerse due richieste: la necessità di ottenere un prolungamento dei tempi del permesso di soggiorno per chi perde il lavoro e la proposta di una soluzione alla vergogna del "permesso di soggiorno a punti" che permette di essere di fatto espulsi se non si conosce la lingua italiana. Che sia la scuola pubblica ad assicurare questo diritto, aprendosi anche nelle ore serali, mettendo a disposizione personale qualificato, magari tornando alle "150 ore".






Politiche dell'immigrazione
Le (inutili) strategie europee per far convivere le culture
Libero, 10-03-2010
::: LUCA GALANTINI
??? Appare evidente che il processo di immigrazione in Europa, che dà luogo a una società multietnica, debba essere affrontato come un problema di politica estera della Uè, e non già un mero affare interno dei singoli Stati.L'immigrazione è un problema che richiama altri problemi: di convivenza o frattura religiosa, di integrazione, di controllo e sicurezza sociale, di identità nazionale, di concorrenza sul mercato del lavoro, con evidenti connessioni politiche. La centralità della politica migratoria evidenzia però la fragilità strategica dell'Europa. In mancanza di un'autonoma determinazione comunitaria, il criterio del rinvio agli ordinamenti statali è parso come la soluzione più sbrigativa: la cittadinanza europea è corollario della cittadinanza di uno Stato membro, si acquista e si perde con quest'ultima, e quindi è il singolo Stato a decidere se e come uno straniero possa divenire cittadino.
Va da sé che il principale ostacolo al processo di integrazione sorge dalla cultura islamica, assai difficile da assimilare su punti fondamentali. Appare dunque una sciocchezza affermare l'indifferenza del fattore religioso nei processi di integrazione.
Nelle risposte dei singoli Paesi europei si possono distinguere tre blocchi omogenei di casi nazionali, come afferma il "Rapporto 2009 sull'integrazione europea". Vi è il blocco dei Paesi mediterranei, Italia, Spagna, Grecia, che non ha ancora elaborato un piano organico di lungo periodo per la regolamentazionedei meccanismi di ingresso legale, e perciò sconta il frequente ricorso a regolarizzazioni di massa, le famigerate "sanatorie", causa dell'insediamento di milioni di stranieri incapaci di garantirsi stabilità economica, e dunque inclini a ripiegare su attività criminali. Vi è poi il blocco anglosassone, in cui la formula del cosidetto melting-pot ha creato una pericolosa breccia nella certezza del diritto inglese. Infatti le comunità islamiche - che identficano legge religiosa e civile - hanno avanzato la pretesa di disapplicare la legge britannica a favore della sharia, con le conseguenti grave forme di discriminazione in materia di diritti fondamentali della persona.
Un terzo blocco, assai più conservatore di quanto possa apparire, è dato dal motore franco-tedesco dell'Europa. In Francia la legislazione laicista ha determinato una forma di integralismo secolarista che, negando ogni valenza sociale alla dimensione religiosa, non ha garantito l'integrazione della più grande comunità islamica d'Europa. Tanto che i cittadini francesi di fede islamica, ormai giunti alla terza generazione, sono stati comunque contagiati dal fondamentalismo.
Appare legittimo chiedersi se la disciplina della cittadinanza italiana tenga il passo con le altre legislazioni, e se la proposta della Fondazione Farefuturo per la concessione della cittadinanza in virtù del fatto di nascere sul territorio italiano {ius soli) sia ragionevole.
La Francia si conferma sulla carta modello di liberalità. Lo ius soli francese assume una duplice accezione: dalla nascita sul territorio
nazionale discende l'acquisto della cittadinanza, alla maggiore età, per lo straniero residente Oltralpe ovvero, a tìtolo originario, in forza della discendenza da genitore straniero nato egli stesso in Francia. La naturalizzazione dello straniero poi è prevista, nell'ipotesi più gravosa, dopo soli 5 anni di residenza. Parrebbe una formula molto aperta, ma si ricordi che l'ideologia della laicitè presuppone che lo straniero può diventare francese solo se accetta le regole laiche della Repubblica, che escludono ogni rilevanza alla valenza religiosa, etnica, culturale di origine dello straniero.
Altrettanto significativa è l'esperienza tedesca. Tradizionalmente fondata sul criterio della discendenza etnica, la cittadinanza tedesca coniuga oggi, dopo la riforma del 1999, il principio di filiazione con un'applicazione ampia del principio dello ius soli. In virtù della nascita sul territorio lo straniero diventa cittadino, se almeno uno dei genitori è residente in Germania da 8 anni e ha un permesso di soggiorno temporaneo o illimitato da almeno 3. Epperò la Germania è irremovibile sul criterio della cittadinanza unica: si rifiuta di ammettere che il proprio cittadino abbia due cittadinanze, come in Francia o Italia. Quindi lo straniero che intenda ottenere la cittadinanza tedesca deve rinunziare alle proprie origini nazionali. Non a caso la comunità turca preferisce la qualifica di "lavoratori ospiti" pur di mantenere il legame con la madrepatria,
L'esperienza maturata da questi Paesi dovrebbe dissuaderci dall'affrettare il passo verso una facile naturalizzazione dello straniero.








Tavola rotonda dei giovani del Pd su lavoro e immigrazione
NUOVO OGGI ROMA E PROVINCIA, 10-03-2010
FIUMICINO - Chi raccoglierebbe le arance se non ci fossero gli extracomunitari? Chi accudirebbe gli anziani e i pazienti negli ospedali se mancassero peruviane, rumene e filippine? Chi cucinerebbe pizze e supplì nelle trattorie se mancassero egiziani e tunisini? Chi lavorerebbe nei cantieri edili se non ci fossero rumeni ed ucraini? E, ancora, chi pascolerebbe le pecore al posto dei macedoni? "Le arance stanno marcendo" dà il titolo all'iniziativa che si svolgerà giovedì 11 marzo al Circolo del Partito democratico Italo Alesi di via Formoso dove si affronterà il problema ed il tema dell'immigrazione degli immigrati nel territorio strisciante, quando non palese irritazione, i Giovani democratici di Fiumicino che hanno promosso la tavola rotonda intendono sottolineare l'importanza del lavoro degli stranieri per il sistema economico del comune e, più in generale, dell'intero paese Italia. All'incontro interverranno gli esponenti locali del Pd ed i rappresentanti delle comunità straniere presenti a Fiumicino. Giovedì 11 marzo 2010 alle ore 18.30 in via Formoso, 84.
Ma.Gra.Ste.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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