Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 febbraio 2013

Elezioni, un argomento per capire la differenza
l'Unità, 07-02-2013
Italia-razzismo
Suona un po’ stucchevole leggere, pressoché quotidianamente, che la campagna elettorale sarebbe ridotta o a defatiganti diatribe sulle alleanze o a scontri mediatici inutilmente chiassosi. Certo, c’è del vero, ma se appena lo si volesse la possibilità di discutere di programmi e contenuti esiste, eccome. Per dirne una: da mesi è noto che il primo provvedimento che un governo di centrosinistra, guidato da Pierluigi Bersani, è intenzionato a varare, è quello relativo alla riforma della cittadinanza. In estrema sintesi la proposta prevede il rilascio della cittadinanza a chi è nato e cresciuto in Italia. Si tratta di un’importante novità perché attualmente chi nasca in Italia da genitori stranieri può chiedere la cittadinanza solo al compimento del diciottesimo anno di età. Non prima. Con la modifica proposta dal Pd, invece, la cittadinanza, ai figli di persone straniere, sarebbe concessa sin dalla nascita. E non solo. Potrebbe essere richiesta anche per chi, arrivato nel nostro Paese ancora minore, qui porti a termine almeno un ciclo di studi.
Il progetto del Pd ha un grande significato ed è assolutamente coerente con i mutamenti in corso nella nostra società. Basta pensare al fatto che l’attuale legge in materia di cittadinanza è entrata in vigore nel 1992 quando le persone straniere che risiedevano in Italia non raggiungevano il milione, e in questi vent’anni quel numero è cresciuto di cinque volte. In ogni caso già nel 1992 la legge risultava scarsamente lungimirante, infatti non considerava che gli immigrati presenti, con ogni probabilità, sarebbero stati raggiunti dai familiari e che qui sarebbero nati i loro figli.
Alcuni giorni fa un dispaccio dell’agenzia Ansa, compilato con l’abituale precisione, evidenziava nella maniera più limpida quanto il tema della cittadinanza consenta di distinguere tra programma e programma e, se permettete, tra destra e sinistra. In sintesi, scriveva l’Ansa, l’intero tema dell’immigrazione viene ridotto dal centrodestra «strettamente alla questione della sicurezza». Meglio di così non si poteva dire. Anche perché quello della cittadinanza tutto è tranne che un progetto filantropico o una mera prospettiva di solidarietà. E non è nemmeno una soluzione, la più intelligente e razionale, volta esclusivamente ad affrontare il nodo dei minori stranieri. È molto più. È un tratto fondamentale del disegno di una società all’altezza delle grandi trasformazioni in atto e delle nuove sfide poste ai sistemi democratici.
Una di queste, forse la più importante, riguarda non i sistemi di controllo delle frontiere e nemmeno le strategie di contrasto della criminalità proveniente da altri paesi: riguarda, bensì, la capacità di integrazione dei nuovi cittadini. È, dunque, la possibilità che le nostre società, per tanti versi invecchiate e sfibrate, ritrovino slancio, energie, opportunità di crescita. Insomma, lo facciamo «per noi», non «per loro».



“I politici ci ignorano, se ne pentiranno” Come voterà la generazione Balotelli
In Italia, dove i potenziali elettori di origine straniera sono circa 500mila e dove i giovani figli di immigrati stanno aumentando in modo esponenziale, la discussione è appena iniziata
La Stampa, 07-02-2013
Francesco Moscatelli
“I politici italiani? Non sanno neppure lavorarsi gli immigrati”. A lanciare la provocazione con un articolo su Yalla Italia, un sito web dedicato agli immigrati di seconda generazione, è Andrea Boutros, 20 anni, studente di Medicina a Genova. Il 24 febbraio, dove aver ottenuto la cittadinanza, parteciperà per la prima volta alle elezioni politiche. “Ho deciso di scrivere perché mi sembra che i leader politici italiani non abbiano la più pallida idea di chi siano i loro nuovi elettori – spiega Andrea, figlio di egiziani nato e cresciuto in Italia -. Il Pd pensa di conquistarsi il nostro voto con la proposta bandiera sulla cittadinanza o candidando qualche immigrato nelle sue liste. Non basta. Gli arabi, soprattutto i nostri genitori, sono molto più pragmatici.
Soffrono per le tasse e per la pressione fiscale. Monti e Berlusconi? Il primo piace perché è serio e competente, il secondo ha meno appeal per i suoi comportamenti privati ma riesce ad essere molto concreto”.  
John Shehata, avvocato italo egiziano di 31 anni che si occupa di diritto commerciale per la Camera di Commercio di Milano, la pensa allo stesso modo: “A differenza di quanto si dice la maggior parte degli immigrati provenienti dal mondo arabo è di destra, soprattutto i giovani fra i 25 e i 35 anni che si sono laureati in Italia. Non essendo “figli di” hanno un sistema di valori in cui il merito e l’imprenditorialità sono centrali. E questo nonostante la sinistra si batta per avere i loro voti attraverso proposte pro-immigrati”.  
In Italia, dove i potenziali elettori di origine straniera sono circa 500mila e dove i giovani figli di immigrati stanno aumentando in modo esponenziale (nel 2012 sono stati circa 70mila gli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, e almeno il 25% di loro aveva fra i 18 e i 22 anni), la discussione è appena iniziata. La rete G2, ad esempio, l’organizzazione che riunisce migliaia di ragazzi figli di immigrati nati e cresciuti in Italia, nei prossimi giorni rivolgerà un appello a tutti i candidati: “Chiediamo l’abolizione della circolare Gelmini che fissa un limite del 30% alla percentuale di stranieri presenti nelle classi, la riforma della cittadinanza in base alle proposte di legge di iniziativa popolare “L’Italia sono anch’io” e la ratifica da parte dell’Italia della Convenzione europea sulla nazionalità”. Anche l’Associazione dei Giovani Musulmani ha scritto una lettera aperta per invitare tutti i suoi associati a partecipare al voto. “Lavoriamo sia con il centrosinistra che con il centrodestra – spiega il presidente Abdurrahman Muhaddab, 24 anni, studente di Giurisprudenza –. Naturalmente apprezziamo i partiti che difendono gli immigrati ma sul tema della famiglia e dell’omosessualità abbiamo posizioni diverse da quelle del Pd, di Sel e degli altri partiti di sinistra”.  
“Dobbiamo considerare che le proposte dei partiti italiani sui temi cari agli immigrati sono ancora molto deboli e che, allo stesso tempo, le associazioni dei migranti tendono ad essere apartitiche. Per valutare le intenzioni di voto dobbiamo valutare due parametri: quanto pesa la storia politica dei paesi d’origine e quanto questi ragazzi si confrontano con le proposte e con i temi del dibattito italiano – analizza Roberto Biorcio, docente di Scienze politiche all’università Bicocca di Milano –. Ad esempio abbiamo notato che la comunità rumena è molto più favorevole al centrodestra, nonostante le posizioni della Lega e del Pdl sull’immigrazione, a causa del passato comunista del loro paese”. Ma accade anche il contrario. Elton Berisha, 29 anni, è un libero professionista albanese che vive da quindici anni a Milano: “Gli albanesi in patria stanno con il centrodestra ma in Italia sono quasi tutti dalla parte del Pd – racconta – I motivi sono essenzialmente due: la Lega e più in generale il centrodestra sono vissuti come una minaccia alla possibilità di rimanere in Italia. Inoltre la maggior parte degli albanesi vive nel centro Italia ed è abituata ad avere a che fare con le amministrazioni del Pd”.  
Il professor Gian Carlo Blangiardo, docente di sociologia e consulente della Fondazione Ismu, nel 2010 ha studiato gli orientamenti elettorali di 8mila immigrati della Lombardia. È uno dei pochi studi sull’argomento disponibili oggi in Italia. “Come punto di partenza bisogna dire che tutti gli immigrati, ottenuta la cittadinanza, sono interessati alla politica e che il 75% dichiara di volersi recare alle urne – spiega Blangiardo –. I più giovani tendono un po’ a estremizzare le tendenze delle loro comunità d’origine. Chi proviene dai paesi dell’ex blocco comunista è più orientato a destra, come anche i filippini che sono molto sensibili al tema dell’ordine e della sicurezza. I latinoamericani e gli africani dell’area sub sahariana tendono di più verso la sinistra”. Ma il discorso non vale per tutti i gruppi etnici. “Nella nostra comunità l’interesse per la politica italiana è meno acceso – spiega Marco Wong, presidente onorario di Associna -. La Cina non concede la doppia cittadinanza e questo è un freno notevole a fare la domanda di cittadinanza, soprattutto in un momento di crisi economica in cui molti cinesi stanno pensando di tornare a casa”.  



I sindaci alla Merkel: «Troppi romeni rispediscili a casa loro»
Le grandi città: non riusciamo ad assorbire l'immigrazione, alimenta, la criminalità. E dal 2014 cisará l'ondata legalizzata
Libero, 07-02-2013  
Alessan
dro Carlini
???I sindaci tedeschi non riescono più a gestire gli ingressi di immigrati bulgari e romeni, che arrivano in Germania alla ricerca di un lavoro, non sempre legale. In un rapporto dell'associazione nazionale delle città è stato lanciato l'allarme: «La pace sociale è seriamente in pericolo». Parole forti, riportate dal settimanale Der Spiegel, che spiega come la situazione sia degenerata negli ultimi anni, La preoccupazione è cosi forte tra le amministrazioni locali che si chiede il rapido intervento del governo centrale e della cancelliera Angela Merkel. Le città che si sentono più sotto assedio sono la capitale Berlino, ma anche Dortmund, Duisburg, Amburgo, Hannover e Monaco. Non riescono più ad assorbire i nuovi flussi di immigrati dall'Est Europa. In certi casi c'è stato un aumento di ingressi di sei volte rispetto agli anni precedenti. Nel Paese si contano 90 mila immigrati dalla Bulgaria e 160 mila dalla Romania, che si uniscono, comunque, ai milioni arrivati soprattutto dalla Turchia,
E queste sono sempre le stime «ufficiali», che nascondono la realtà sommersa dei clandestine Sono i «trend» in aumento dai due Paesi dell'est a non far dormire i tedeschi: nel 2011 sono arrivati oltre 60 mila immigrati, contro i 42 mila del 2010. In teoria romeni e bulgari dovrebbero sottostare a tutta una serie di restrizioni fino al 2014, come vogliono gli accordi presi in sede europea. Ma riescono ad aggirarli facilmente. A partire dal prossimo gennaio i pochi vincoli rimasti cadranno e molti Paesi, non solo la Germania, ma anche l'Olanda e il Regno Unito, temono nuove ondate da non paragonare nemmeno con quanto successo sino ad oggi. Nei rapporto delle città tedesche si legge di tutto: si tratta di una «immigrazione povera» che trasforma le periferie in zone derelitte. Anche se lo studio fa lo slalom per evitare termini razzisti, alla fine deve ammettere che cambiano le condizioni di intere aree, aumentano gli episodi di criminalità, la qualità delle vita peggiora. A risentirne sono in particolare i servizi pubblici. «Abbiamo bisogno di risposte ferme dal governo sui numeri e anche sul fatto che ci serve un aiuto ulteriore per le nostre scuole e le case popolari, servizi già "spremuti" all'inverosimile», ha detto Nickie Aitken, un amministratore locale.
A destare particolare preoccupazione sono i rom. «Quando sono qui si riducono in condizioni desolanti», si legge sul rapporto. La richiesta rivolta alla Merkel è quindi molto chiara: dare più fondi alle città e allo stesso tempo frenare gli ingressi. Ma non è facile. Il Regno Unito si trova in una condizione simile e teme l'arrivo di migliaia di immigrati dal 2014. Il governo addirittura vuole lanciare campagne pubblicitarie negative per frenare gli ingressi, del tipo «non venite, qui piove». I britannici sanno bene cosa vuole dire aprire i confini all'interno dell'Ue. Lo hanno fatto nel 2004 e si sono ritrovati col polacco come seconda lingua più parlata in Inghilterra. Sul sito del Partito per l'indipendenza del Regno Unito (Ukip) compare un orologio con il conto alla rovescia verso il momento in cui - come anche il Daily Telegraph ha ricordato milioni di bulgari e romeni otterranno il diritto di vivere e lavorare senza alcuna restrizione nel Regno». Anche qui il solito problema: ufficialmente in Gran Bretagna ci sono 42 mila bulgari ma in realtà po- trebbero essere 80 mila. I romeni dovrebbero essere circa 93 mila.



I dati Istat sull'immigrazione
Patrizia Cacioli
Direttore comunicazione Istat
NELL'ARTICOLO del 15 gennaio
Vladimiro Polchi scrive: "Insomma cautela sui dati del Censimento, più affidabile è rifarsi ai dati anagrafici", riferita alla differenza tra il numero degli stranieri censiti dal 15° Censimento della popolazione e quelli iscritti nelle anagrafi dei Comuni italiani alla stessa data. Tale differenza è prevalentemente dovuta alla mancata cancellazione dalle anagrafi di individui che non dimorano più nel comune. A parlare sono i numeri: nel 2011, a fronte di oltre 260 mila permessi scaduti, le cancellazioni dalle anagrafi sono state soltanto 32.404, se si considera poi il decennio intercensuario arriviamo a 174.540. Nulla al confronto con la Spagna dove, con una popolazione inferiore a quella italiana e una analoga esposizione ai movimenti migratori, le cancellazioni di stranieri dai registri del padron municipal in dieci anni sono state ben 1.601.436.
TRE fonti (Censimento, dati anagrafici e archivio dei permessi di soggiorno al Viminale), danno risultati diversi. Mi sono limitato a riferire le diverse posizioni.    (vla.po.)



A Sesto Fiorentino al via il progetto di cittadinanza attiva per giovani stranieri e “nuovi italiani”.
Fino al 27 febbraio è possibile presentare le domande per “Ero straniero, oggi cittadino”
Immigrazioneoggi, 07-02-2013
Favorire la partecipazione attiva alla vita pubblica dei giovani stranieri divenuti cittadini italiani o che potrebbero acquisire la cittadinanza nei prossimi due anni. È quanto si propone di fare il progetto Ero straniero, oggi cittadino, varato dal Comune di Sesto Fiorentino grazie a un finanziamento della Provincia di Firenze.
“L’obiettivo – si legge in una nota del Comune – è quello di rendere concreto il concetto di ‘cittadinanza attiva’, attraverso azioni che possano fornire ai giovani gli strumenti per esercitare consapevolmente l’elettorato passivo e per potersi eventualmente proporre come attori delle prossime elezioni amministrative, anche in qualità di componenti delle liste di candidati per l’elezione del Consiglio comunale”.
Il progetto intende far raggiungere a tutti i partecipanti le conoscenze di base in materia di diritti politici riconosciuti dalla Costituzione e dalle norme in materia di ordinamento degli enti locali, con particolare riferimento ai compiti del Comune e agli istituti di partecipazione. Ognuno dei giovani selezionati per la partecipazione sarà coinvolto in una serie di attività da svolgere in un arco temporale di due mesi a contatto con gli organi politici dell’ente, in alcuni uffici comunali e presso il Centro d’ascolto.
I destinatari del progetto sono i giovani di età compresa tra i 16 e i 30 anni, siano essi divenuti cittadini italiani a qualunque titolo dal 1° gennaio 2009 alla data di scadenza del termine di presentazione delle domande; cittadini comunitari; cittadini non comunitari nati in Italia, che potrebbero divenire cittadini italiani entro il 31 dicembre 2014, in applicazione dell’art. 4 comma 2 della legge n. 91/1992 (acquisto della cittadinanza tramite dichiarazione da presentare all’ufficio di stato civile nel periodo che va dal compimento della maggiore età al compimento del diciannovesimo anno); oppure cittadini non comunitari, che potrebbero divenire cittadini italiani entro il 31 dicembre 2014, in applicazione dell’art. 9 della legge n. 91/1992. Il progetto durerà dal marzo 2013 al maggio 2014 e ogni singolo bimestre coinvolgerà due giovani, che assisteranno alle sedute degli organi politici e svolgeranno attività presso alcuni uffici comunali e il Centro d’ascolto.
Le domande di partecipazione al progetto vanno presentate entro le ore 13,30 di mercoledì 27 febbraio all’Ufficio protocollo del Comune (piazza Vittorio Veneto 1) oppure, entro la stessa data e orario, tramite posta elettronica certificata all’indirizzo Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. .
Per informazioni è possibile rivolgersi all’Ufficio relazioni con il pubblico in largo V Maggio 3, tel. 055 4496235.

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