Il vantaggio dell'irregolare

 

Osservatorio Italia-razzismo 6 settembre 2011
“I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…» Così, nel 1912 l’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso Americano parlava degli immigrati italiani, ovvero di Noi. 
E si riferiva a quando Noi eravamo Loro. Quando, nei primi decenni del secolo, quasi 20 milioni di italiani emigrarono contribuendo allo sviluppo della società americana e, contemporaneamente, alla nostra ricchezza attraverso le rimesse di denaro verso l’Italia. Passaggi cruciali della storia del nostro paese che non andrebbero dimenticati quando si devono prendere delle decisioni in momenti considerati critici. Il contrario, parrebbe, di quanto accaduto in Commissione Bilancio del Senato con l’approvazione dell’emendamento presentato dalla Lega, teso a tassare le rimesse delle persone immigrate non iscritte all’INPS. Se l’intenzione era quella di assestare un colpo al lavoro irregolare, sembra però che gli unici a subirlo, quel colpo, saranno i lavoratori e non i datori di lavoro, che proprio di questa irregolarità, invece, beneficiano. Dal mercato delle rimesse erano state escluse, nel 2009, le persone prive del permesso di soggiorno con l’approvazione delle norme sulla sicurezza. E già in quell’occasione si temeva l’aumento del costo delle commissioni e l’aumento del numero di quanti, per inviare denaro, si affidano a canali informali. Un rischio che si ripropone anche in questa occasione. In altre parole, la penalizzazione del lavoratore irregolare si traduce ancora una volta in vantaggio per l’irregolare datore di lavoro.

 

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