Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

17 dicembre 2010

Roma, aumentano gli immigrati ma l’integrazione è ancora lontana
Diritto di critica, 17-12-2010
Maria Chiara Cugusi
Aumentano gli immigrati residenti nella Capitale, riescono a trovare lavoro regolare (nonostante la crisi) e a comprare casa di proprietà (in periferia o nei comuni limitrofi). Ma la vera integrazione è ancora lontana: il 77% di loro svolge lavori poco qualificati che non tengono conto dei titoli e della formazione pregressa. E le seconde generazioni rivendicano un trattamento paritario e sognano un futuro diverso, soprattutto nel nord Europa.
Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio romano sulle migrazioni della Caritas diocesana, gli immigrati residenti nella provincia di Roma sono oltre 497mila (il 10,6% in più rispetto al 2008), di cui il 66% si concentra nella Capitale. Cresce la presenza “stabile” di immigrati, soprattutto in periferia, dove i prezzi sono più accessibili: 7300 le case acquistate in tutta la provincia (il 16% degli acquisti complessivi), di cui il 37% nell’area metropolitana, la maggior parte nei comuni limitrofi. Uno spostamento, dovuto al maggiore accesso all’abitazione: “Ma non si tratta di quartieri ghetto – spiega Ginevra Demaio, caporedattore dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, intervistata da Diritto di critica – anzi, in contesti più piccoli è più facile conoscersi e rompere gli stereotipi”.
Inoltre, gli stranieri che hanno lavoro regolare sono aumentati del 18% (rispetto all’8,4% della media nazionale): 196mila in tutto, di cui il 48% lavora nell’ambito dei servizi sociali (soprattutto assistenza domestica) e il 18% nell’edilizia. Professioni poco qualificate, che, il più delle volte, non tengono conto dei titoli e del percorso precedente degli immigrati (secondo gli ultimi dati Istat, il 59% degli stranieri occupati nella provincia di Roma possiede un diploma o un titolo superiore, quota più alta rispetto al 44% della media nazionale).
Una distanza tra formazione e inserimento lavorativo, mal tollerata dalle seconde generazioni (l’11% degli stranieri residenti). “La prima generazione – spiega Ginevra Demaio – è disponibile ad accettare un mancato riconoscimento professionale. I giovani immigrati, avendo studiato in Italia, rivendicano invece un trattamento paritario ai loro coetanei”. Sono proprio loro, i ragazzi organizzati nella “rete G2”, che chiedono più diritti e guardano all’estero, perché “hanno percezione di una burocrazia più restrittiva rispetto ad altri paesi, che nega loro importanti opportunità”, spiega Ginevra Demaio.
Così la vera integrazione, quella che non si ferma all’accoglienza, ma che punta alla valorizzazione dell’individuo, resta ancora lontana. Colpa, forse, di un’Italia che continua a considerare l’immigrazione come un problema, più che una ricchezza: “Non si è investito abbastanza nella comprensione e gestione del fenomeno – spiega Victor Emeka Okeadu, consigliere aggiunto per l’Africa del comune di Roma a Diritto di Critica -. Bisognerebbe, invece, incoraggiare la partecipazione degli immigrati alla rappresentanza istituzionale e all’istruzione”. Iniziando proprio dal riconoscimento dei titoli, grazie “al rafforzamento dei rapporti bilaterali tra l’Italia e gli altri paesi”, sottolinea Okeadu.



Immigrati/ Dal 2002 al 2009 accolti oltre 26 mila rifugiati

Rapporto Anci-Min. Interno
Virgilio, 17-12-2010   
Tra il 2002 e il 2009 sono stati accolti 26.432 richiedenti e titolari di protezione internazionale, per il 74% uomini e per il 26% donne. Sono, inoltre, 529 sono i bambini e le bambine che, dal 2005 al 2009, sono nati in Italia da una mamma accolta nei progetti del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). E' quanto emerge dal Rapporto annuale 2009-2010 presentato dall'Anci e dal ministero dell'Interno oggi a Roma. Nel decenni,o i Paesi maggiormente rappresentati nel Sistema di protezione sono stati Eritrea, Somalia, Afghanistan, Etiopia, Nigeria e Turchia. E', inoltre aumentata esponenzialmente la presenza dei minori non accompagnati richiedenti asilo: nel 2006 gli accolti erano 31, mentre nel 2009 sono stati ben 320. Il Rapporto, curato dalla fondazione Cittalia, presenta le statistiche, le testimonianze e i racconti del lavoro sul campo dei 138 progetti di accoglienza che hanno composto lo SPRAR negli ultimi due anni, tracciando il bilancio del primo decennio di vita del sistema italiano. Inizialmente gli enti locali aderenti al Sistema erano solo 50 per un totale di 1.365 posti di accoglienza. Dieci anni dopo gli enti locali sono più che raddoppiati: 123 tra comuni, province e unioni di comuni, per un complessivo di 138 progetti e 3.000 posti. "Dal Rapporto emerge un dato interessante - afferma Flavio Zanonato, sindaco di Padova e vice presidente di ANCI con delega all'Immigrazione -. I risultati migliori in termini integrazione si ottengono dai Comuni medi e piccoli, mentre sui territori con più di 250.000 abitanti si riscontrano percorsi più faticosi". Per il Prefetto Angela Pria, Capo del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione "è la solidarietà che deve costituire la base delle legislazione dei Paesi giuridicamente più evoluti in tema di riconoscimento e tutela dello status di rifugiato. Nelle politiche nazionali di assistenza e integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati, lo SPRAR costituisce un collaudato sistema che, anche per la sinergica ed efficace collaborazione fra lo Stato, gli enti locali e il mondo dell'associazionismo laico e religioso, ha determinato diffuse best practices, non punti di arrivo ma stimoli per il raggiungimento di ulteriori traguardi".



L'Europarlamento:  "Liberateli subito"

Avvenire, 17-12-2010
GIANLUCA CAZZANIGA
STRASBURGO - Alla fine l'Europa è scesa in campo. E per la drammatica vicenda dei profughi eritrei, ha fissato la sua parola definitiva: vanno liberati, subito. Gli eurodeputati hanno approvato ieri la risoluzione a lungo dibattuta negli ultimi giorni, accogliendo il testo della mozione che era stata presentata dal Partito popolare. Con l'approvazione di un emendamento orale, proposto in aula dall'onorevole Carlo Casini, che ha fatto la differenza. «Il Parlamento europeo - cita il testo, accolto dall'assemblea e inserito nella risoluzione - sollecita le autorità egiziane a prendere tutte le misure necessarie per assicurarsi della liberazione degli eritrei tenuti in ostaggio».
Con una raccomandazione, che la dice lunga sui metodi che d'ora in poi dovranno essere utilizzati nella zona "rossa" del Sinai secondo l'Europa : evitando, cioè, «l'uso di metodi repressivi e violenti contro gli immigrati clandestini che attraver-
sano i confini del Paese». Ma c'è anche di più, nel documento approvato ieri a Strasburgo, che pure sottolinea l'impegno del governo del Cairo negli ultimi anni nella tutela dei diritti umani, anche sulla base dei numerosi trattati internazionali sottoscritti dal Paese (uno su tutti, la Convenzione sui rifugiati del 1951): sempre nell'emendamento di Casini, infatti, si sottolinea come l'Egitto «dovrebbe proteggere la dignità dei profughi e la loro integrità fisica e psicologica, garantendo che tutti quelli che si trovano in stato di detenzione nel Paese possano entrare in contatto con l'Acnur (l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, ndf), permettendo a quest'ultimo di incontrare tutti i richiedenti asilo che si trovano in custodia dello Stato».
Una risposta chiara, dunque, a quanto avvenuto negli ultimi giorni, e alle stesse dichiarazioni delle autorità del Cairo, che se in un primo momento avevano dichiarato di essersi attivate per la mediazione coi capi tribù beduini affinché liberassero
gli ostaggi eritrei, avevano poi ribaltato la loro posizione, prima accusando i Paesi che avevano respinto i profughi d'essere responsabili per l'accaduto, poi sostenendo addirittura (contro   ogni   evidenza, e contro il parere stesso d'Israele) che la notizia del sequestro   fosse stata montata ad arte per istigare l'opinione pubblica contro il governo. La maggioranza degli eurodeputati presenti in aula ieri pomeriggio ha premiato il testo presentato dal gruppo dei popolari a scapito della proposta di risoluzione comune avanzata dal «cartello» di cui fanno    parte    socialisti (Pse), liberali (Aide), Sinistra unita (Gue) e verdi. Il testo comune presentato dai quattro gruppi è stato votato per primo dall'assemblea, come vuole la procedura. Risultato: 31 voti favorevoli e altrettanti contrari. Un pareggio che, secondo le regole, equivale a una sconfitta. Poi gli europarlamentari hanno vagliato la proposta dei popolari, che è passata con 36 sì contro 14 no, e con l'approvazione decisiva dell'emendamento orale di Casini. Respinto, invece un altro emendamento, proposto stavolta dall'eurodeputato David Sassoli, capo delegazione del Partito democratico: invitava gli Stati membri ad affrontare l'emergenza umanitaria mediante il reinsediamento volontario in Europa di tutti i richiedenti asilo coinvolti in questa crisi.
Soddisfatti i popolari Carlo Casini e Mario Mauro: «In modo serio ed equilibrato - ha spiegato il primo - e senza trasformare questo voto in un attacco ad uno Stato, abbiamo chiesto di provvedere ad azioni immediate per liberare gli ostaggi svolgendo anche un'azione di sorveglianza a carattere permanente, senza ricorrere ad uccisioni e a metodi violenti». «Con questa risoluzione - ha poi aggiunto Mauro, da cui è partita l'iniziativa della risoluzione per il Ppe - la nostra assemblea fa sentire la propria voce in difesa di questi profughi chiedendone la liberazione immediata e la fine delle torture che stanno subendo».



EUROPARLAMENTO
Difesa dei migranti: valorizzato il ruolo delle ong
Avvenire, 17-12-2010
L'aula di Strasburgo ha approvato le due  direttive sull'Ordine di "Protezione europeo e sulla Tratta di esseri umani: un risultato di estrema rilevanza nel cammino verso la realizzazione di una cittadinanza europea piena e sicura. «L'ordine di protezione europeo - ha affermato l'europarlamentare del Pd, Silvia Costa, relatore ombra per il gruppo per entrambe le direttive - garantirà alla persona sottoposta a persecuzione e minacce e già titolare di ordine di protezione nel suo
paese, di essere tutelata anche negli altri Stati membri, con una procedura veloce e gratuita. Con l'approvazione della direttiva, i cittadini dell'Unione, uomini e donne, potranno muoversi attraverso le frontiere portando con sé i propri diritti di persone e la propria protezione e sicurezza». Nella direttiva inoltre, è prevista la valorizzazione del ruolo delle organizzazioni non governative laiche e religiose, impegnate nel sostegno alle vittime, e sono previste sanzioni uniformi e più elevate per i trafficanti, inclusa la confisca dei beni e il loro utilizzo a favore del sostegno alle persone vittime di tratta.



I DOVERI DELLA POLITICA E IL DRAMMA DI CHI NON HA POSTO NEL MONDO
Il popolo dei senza nome chiama un sussulto di umanità
Avvenire, 17-12-2010
MARCO IMPAGLIAZZO
Non diminuisce la preoccupazione per il destino dei profughi eritrei ostaggio delle bande di predoni nel deserto del Sinai. È da tempo che Avvenire segnala questa tragica situazione. Si tratta di famiglie inermi, vittime del traffico di esseri umani divenuto una vera emergenza internazionale. Il Parlamento europeo proprio ieri ha approvato una risoluzione in cui si sollecita, seppur timidamente, un intervento a favore degli ostaggi e la fine del dramma che continua a consumarsi di fronte all'indifferenza degli Stati. Anche la Commissione Europea si è espressa. Ma serve ancora di più.
Ci chiediamo: è possibile che con tutta la forza della relazione che il nostro Paese ha con l'Egitto (ricordiamolo: invito al G8, scambi continui, visite, accordi commerciali) non si riesca a ottenere un intervento umanitario per liberare gli eritrei intrappolati nel deserto?
Vi sono zone grigie nel mondo, come il Sinai, dove un conflitto irrisolto o un interesse strategico, ha lasciato spazi vuoti, dove non si applica alcuna legge, e nei quali persone in trappola vengono dimenticate. Esistono in diversi continenti, anche nelle nostre città: un universo parallelo in cui si perdono o sopravvivono gli "invisibili", profughi senza diritti, emigrati, gente che fugge. Ci sono pieghe e angoli bui in cui sopravvive un popolo di poveri, abbandonati, persone in fuga, senza contatti esterni. Sono i barboni che ogni tanto incontriamo lungo le nostre strade, nel freddo intenso di questi giorni, come Saidou Gadiaga, il senegalese di 36 anni morto di asma domenica mattina nella cella di una caserma a Brescia. Il messaggio del Natale, "non c'era posto per loro", sembra la cifra del nostro tempo, distratto e incattivito. La regola sembra una sola: "vivere per se stessi". I profughi raccolti senza vita sulle spiagge australiane dimostrano che in tante parti del mondo c'è un popolo in fuga di senza nome, senza padrini né manifesti identitari da esibire.
Di fronte a tali tragedie, che si verificano a tutte le latitudini, manca un sussulto di umanità e una politica capace di affrontare un fenomeno epocale, ma da almeno due decenni davanti ai nostri occhi. Eppure queste persone offrono alle nostre società un'opportunità da non perdere. Sappiamo che il calo demografico europeo richiede l'apporto di nuovi afflussi. Cosa sarebbero le nostre famiglie senza badanti? Gli ultimi dati dimostrano che è iniziato un trend discendente. Il fenomeno migratorio a livello planetario va verso una stabilizzazione. Secondo alcuni studi i flussi dai Paesi poveri subiranno una graduale riduzione fino a scomparire entro il 2050.
È solo uno degli scenari possibili ma sicuramente non è una buona notizia per economie fortemente dipendenti dal contributo dei cittadini immigrati. In Europa, e questo è un dato vero, i flussi di ingresso negli ultimi tre anni hanno subito una flessione. Mentre la politica fa fatica a trovare soluzioni che semplifichino i processi di integrazione, vediamo approssimarsi una svolta: il lavoro degli immigrati non sarà una risorsa inesauribile. In Italia si fa già fatica a trovare immigrati per il servizio alla persona. Oggi gli stranieri nel nostro Paese ripopolano luoghi abbandonati, ridanno vita a centri che rischiavano di essere cancellati dalle cartine geografiche e, in molti casi, tengono aperte le scuole elementari che rischierebbero altrimenti di chiudere per mancanza di alunni.
Il Natale ci parla di un bambino che non ha trovato posto per nascere. È una storia che si ripete anche oggi in società ricche. Ma perché avere paura di un bambino?. Il senso dell'umanità ci suggerisce di dargli un futuro e non di respingerlo.



«Ho pagato per salvare mio fratello dai predoni»

Parla il  familiare di un profugo eritreo: settemila euro per evitargli una morte orribile
Avvenire, 17-12-2010
PAOLO LAMBRUSCHI
Arriva da Firenze la prova, se ce n'era bisogno, che nel Sinai è in atto un orrendo e florido mercato di esseri umani. Dalla Toscana arriva la testimonianza di un rifugiato eritreo, cui da tempo il nostro Paese ha concesso asilo politico, il quale ha dovuto riscattare tre mesi fa la vita di suo fratello. Un testimone che smentisce in pieno le dichiarazioni del governo egiziano, secondo il quale non v'è traccia   dei 250 eritrei ostaggio  dei banditi   nel deserto   al confine con Israele. E conferma invece l'esistenza  e le   spietate modalità di azione  di un racket internazionale che, chiedendo   10   mila
dollari per risparmiare un ostaggio, sta lucrando milioni di dollari sulla pelle di centinaia di disperati. Non possiamo divulgare i veri nomi dei protagonisti per non mettere in pericolo i loro famigliari in Eritrea. Le istituzioni che ci hanno messo in contatto con il testimone, che chiameremo Michele, sono la Caritas italiana e la Caritas della diocesi fiorentina. Ai primi di settembre l'operatrice della Caritas di Firenze Elsa Dini riceve un'inusuale richiesta d'aiuto da parte dei Comboniani. Michele, che la congregazione ha aiutato a inserirsi, deve pagare settemila dollari a una banda di predoni egiziani per libe¬rare suo fratello prigioniero nel Sinai. «All'inizio - spiega Elsa Dini- Michele mi raccontò che suo fratello Adam, 22 anni, era fuggito dall'Eritrea attraverso il Sudan. Dall'Italia aveva pagato tremila dollari a un passatore eritreo perché lo portasse in Israele, ma una volta in Egitto il giovane era stato catturato. Se non venivano versati altri settemila dollari, sarebbe stato   ucciso. Subito contattai la Caritas egiziana.      La quale mi disse che   avevano già affrontato casi   simili   e c'era speranza di  farlo  rilasciare solo se era nelle mani della  polizia. Se invece l'avevano preso i predoni l'unica era pagare il riscatto».
Lasciamo proseguire Michele. «Adam voleva fuggire dall'Eritrea e raggiungere l'Europa. Ma dopo l'estate non era più possibile arrivare in Libia e da lì attraversare il Mediterraneo verso l'Italia. Ora tutti dal Corno d'Africa puntano a raggiungere Israele passando dalla vecchia rotta del Sudan. Nello stato ebraico puoi ottenere un permesso come rifugiato e passare in Europa». Alla fine dello scorso agosto Michele contatta un eritreo che vive a Khartoum, la capitale sudanese. «Alcuni conoscenti mi diedero il cellulare di questo tale, Mshgna. Concludemmo un accordo: se versavo tremila dollari avrebbe raccolto mio fratello fuori dal confine tra Eritrea e Sudan e lo avrebbe condotto in un campo alle porte di Kassala. Da lì sarebbe partito su un camion con un altro gruppo di profughi e in una settimana avrebbe raggiunto Israele». Adam passa la frontiera il primo settembre e raggiunge il campo vicino alla città sudanese. Quindi varca il confine egiziano, dopo di che di si perdono le sue tracce. «Chiamavo Mshgna, gli chiedevo che fine aveva fatto mio fratello. Lui mi rispondeva di star tranquillo» Ma il 7 settembre Adam si fa vivo con una telefonata drammatica. «Mi disse con voce terrorizzata che era stato abbandonato nel Sinai nelle mani di un gruppo di arabi egiziani. Lo avevano rinchiuso con altre 90 persone in una casa. Li tenevano incatenati e li picchiavano. Gli avevano portato via tutto, avevano lasciato solo i cellulari per chiamare i pa¬renti. E se non avessi pagato 7000 dollari minacciavano di tagliargli la testa e di espiantargli gli organi per venderli».
In preda al panico Michele si rivolge ai Comboniani e alla Caritas. «Chiamai Mshgna e gli urlai che mi aveva ingannato. Mi disse che non c'entrava nulla, ma mi consigliava di pagare, se ci tenevo a mio fratello. Che intanto mi telefonava    ogni giorno.  Faceva uno squillo ed io dovevo richiamare. Si lamentava di venire torturato. Mi raccontò che vicino c'erano altre due costruzioni dove in tutto stavano almeno 250 prigionieri. Chi non poteva pagare veniva fatto sparire. C'erano anche donne, umiliate e violentate. Non so in quale località si trovasse, ma quando ho pagato il riscatto, ho capito che era abbastanza vicina al confine israeliano».
Michele raccoglie soldi nella diaspora eritrea. Infine chiede alla famiglia in patria di vendere terreni e bestiame. «Quando ho raccolto settemila dollari, ho chiamato i rapitori. Per il pagamento abbiamo concordato di consegnare i soldi a un certo Daniel. Ho versato il danaro a un mio parente in Israele. Si è presentato lui il 28 settembre all'appuntamento alla frontiera con la somma. Allora Daniel ha telefonato per dare il via libera e, dopo poco tempo, è arrivato Adam, malconcio, ma vivo. È andato in ospedale e da lì in campo profughi». Ecco cosa accadeva a settembre nel Sinai, altro che montature mediatiche. Neppure due mesi dopo, don Mosè Zerai riceveva la prima telefonata dagli eritrei provenienti dalla Libia. Avevano versato duemila dollari per il viaggio verso Israele. Per liberarli, i trafficanti ne chiedevano altri ottomila Identica dunque la somma totale chiesta, diecimila dollari. E identiche le minacce, le violenze e le torture praticate, le modalità di detenzione e il numero di ostaggi, 250 circa. Davvero tante le coincidenze in questa storia. Resta da capire quanto è grande questo racket e chi lo copre. E dove siano finite le persone sequestrate a set-tembre, se tra gli ostaggi che in contatto con il sacerdote eritreo, che sono a Rafah prigionieri del predone Abu Khaled, o in altre mani. Oppure se è stata mantenuta la minaccia di ucciderli ed espiantare loro gli organi. Magari il governo del Cairo ora sarà in grado di ammettere l'evidenza e dare alla comunità internazionale e all'opinione pubblica qualche risposta.



Immigrazione: Dopo Roma è Guidonia la città più multietnica

Il VII rapporto sulle Migrazioni della Caritas diocesana registra un incremento di stranieri residenti tra Roma e Provincia. Dopo la Capitale, con più immigrati è Guidonia
Guidonia, 17-12-2010
Enza Foceri
Guidonia, dopo Roma, si classifica come il comune con il più alto tasso di immigrati. È quanto emerge dal VII Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni promosso dalla Caritas diocesana di Roma con la Camera di Commercio e la
Provincia.
Nel corso del 2009, i residenti stranieri sono aumentati di 39.297 unità, gli occupati stranieri di 30.960, gli imprenditori stranieri di 2.840, gli iscritti a scuola di cittadinanza straniera di 2.307, e i nuovi nati da genitori stranieri sono stati 5.400. Gli immigrati stanno contribuendo a ridefinire i confini tra l'area metropolitana di Roma e dei Comuni limitrofi.
Subito dopo la Capitale, i Comuni con i numeri più alti di stranieri sono Guidonia Montecelio (8.608), Fiumicino (7.411), Ladispoli (7.182), Pomezia (6.591), Tivoli (6.286), Anzio (5.791), seguiti da Ardea, Fonte Nuova e Velletri (con oltre 4.000 residenti). A Ladispoli, ad esempio, gli stranieri incidono per il 17,8% sulla popolazione, come pure a Sant'Angelo Romano; a Fonte Nuova o Campagnano di Roma o Rignano Flaminio incidono per il 15%; a Pomezia, Tivoli, Ardea, Mentana, Bracciano, Zagarolo, San Cesareo o Rocca di Papa oscillano tra l'11% e il 12%.
La dinamica delle migrazioni è, tuttavia, "romano-centrica", come spiega il VII Rapporto, nel senso che molti stranieri, se pur abitando nei comuni della provincia, si recano comunque nella Capitale per lavorare. A prediligere lo stile di vita da pendolare sono quasi sempre romeni, albanesi, polacchi e bulgari.
Tra le caratteristiche dell'immigrazione in Provincia di Roma, si confermano: la forte caratterizzazione femminile (53,5% degli stranieri residenti); la ridotta percentuale dei minori rispetto al quadro nazionale, per il piu' elevato numero, soprattutto nella Capitale, di stranieri presenti per motivi di studio o di religione o per asilo e protezione internazionale; l'elevata incidenza delle famiglie con almeno uno straniero (14,9% del totale a fronte di un'incidenza media, in Italia, dell'8,3%); il crescente aumento della seconda generazione (incidenza dell'11,2% sui residenti stranieri); la varieta' dei paesi rappresentati (in tutto 186), seppure con la preponderanza dell'Est Europa. I romeni (139.821) sono il 34,5% del totale (in molti Comuni tra il 50% e il 60%) e superano di quasi cinque volte il secondo gruppo, i filippini (28.628 e 7,1% dei residenti stranieri); seguono polacchi (20.302, pari al 5%), albanesi (13.585 e 3,3%) e ucraini (12.859 e 3,2%).
Inoltre, rispetto al quadro nazionale, la Provincia di Roma assorbe circa il 17% delle imprese straniere presenti in Italia, mentre il Comune capitolino da solo ne ospita il 12,4%. "L'incidenza delle imprese degli immigrati sulle aziende totali della Provincia - si legge nel rapporto Caritas -  è del 14,7%. Questi imprenditori provengono per il 56,2% da 5 paesi: Romania, Bangladesh, Cina, Marocco ed Egitto. Una forte concentrazione si rileva anche per i settori: di gran lunga maggioritarie sono le imprese attive nel commercio (10.199, 41,2% del totale) e nelle costruzioni (6.394 pari al 25,8%), come pure nei servizi professionali (11,7%, quota che include le attività immobiliari, il noleggio, l'informatica e la ricerca). Dopo il Comune di Roma, seguono per numero di titolari d'impresa nati all'estero: Ladispoli (581 unità); Anzio e Guidonia (più di 400 unità); Ardea, Fiumicino e Pomezia (più di 300); Tivoli, Nettuno, Velletri e Fonte Nuova (più di 200); Cerveteri, Civitavecchia, Mentana, Monterotondo, Marino, Ciampino, Zagarolo, Anguillara Sabazia, Bracciano e Marcellina (almeno 100)".
"Nel 2009 - conclude lo studio Caritas -  le rimesse inviate tramite money transfer hanno confermato la Provincia di Roma come piazza principale in Italia: da essa sono partiti 1 miliardo e 789 milioni di euro (+5,1 rispetto al 2008), inviati per il 72% da cinesi (861.528 milioni di euro) e filippini (485.302 milioni di euro)". Solo il 37% dei 7.300 acquisti immobiliari avviene nel territorio metropolitano, la maggior parte è dislocata nei Comuni della Provincia, in particolare Guidonia, Fonte Nuova, San Cesareo, Fiano Romano e sul litorale".



IMMIGRAZIONE - IN UMBRIA 18 CORSI SPECIALI GRATUITI RIVOLTI AI CITTADINI PROVENIENTI DA PAESI NON COMUNITARI E RESIDENTI SUL TERRITORIO REGIONALE - AL VIA LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE

Italian Network, 16-12-2010
Partirà la prossima settimana la campagna di promozione e divulgazione dei 18 corsi speciali gratuiti di lingua e cultura italiana attivati e sostenuti dalla Regione Umbria e rivolti ai cittadini provenienti da paesi non comunitari residenti nel territorio regionale.
La campagna, a cura del Centro Studi e Formazione  Villa Montesca,  è stata presentata stamani a Perugia nel corso di un seminario organizzativo al quale sono intervenuti la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, il presidente di Villa Montesca, Giuliano Granocchia e i rappresentanti dei soggetti coinvolti nella realizzazione e organizzazione dei corsi che si svolgeranno presso gli 8 Centri Territoriali Permanenti di educazione dell’Umbria (CTP) e presso la sede dell’Università per Stranieri di Perugia.  Tutti i cicli di studio in programmazione prevedono un esame gratuito di certificazione finale di livello A2, che corrisponde a quello che, già da questo mese, viene richiesto ai soggiornanti di lungo periodo per il rinnovo del permesso di soggiorno.
La campagna di promozione – è stato spiegato durante l’incontro -  si articolerà in  manifesti, brochure, depliant e spazi on line di forte impatto dal punto di vista visivo per poter  intercettare un target composito. In primo piano ci saranno dei volti di varie etnie, compresa quella italiana, “per segnare che siamo così diversi, ma anche così uguali”.
Il materiale, in particolare le 50 mila brochure che spiegheranno nel dettaglio l’iniziativa,  sarà divulgato in tutti i luoghi più frequentati dai cittadini stranieri, tra questi anche  questura, centri per l’impiego, associazioni, parrocchie, sindacati, mentre sui muri delle città e in tutti i luoghi permessi, saranno affissi  manifesti e locandine.
Inoltre, è stato chiesto agli enti istituzionali di inserire un banner nei loro siti che riporti la notizia dell’avvio dei corsi con relative informazioni.
“La Regione Umbria – ha detto la vicepresidente, Carla Casciari – è impegnata a sostenere una vera integrazione degli immigrati per favorire un inserimento concreto e da protagonisti nella comunità di accoglienza. L’obbligo della certificazione A2 della lingua italiana, in previsione dell’entrata in vigore del Regolamento concernente la disciplina dell’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato, che dovrà essere sottoscritto da parte dello straniero contestualmente alla presentazione della domanda di rilascio del permesso di soggiorno, rende particolarmente complicate l’espletamento delle pratiche burocratiche per coloro che decideranno di trasferirsi in Italia, anche perché, per i nuovi ingressi, si prevede una certificazione on line che richiederà la massima organizzazione territoriale.  Confortante è invece il risultato, a sorpresa, di una recente indagine dalla quale è emerso che il 97 per cento degli immigrati intervistati, utilizza internet”.
“Per quanto riguarda i corsi, per la cui azione di sistema  la Regione ha investito 180 mila euro, – ha aggiunto Casciari -  va precisato che coloro che saranno ammessi alla frequenza fruiranno gratuitamente anche della fornitura di materiale didattico di base e, per renderne più agevole la partecipazione, sono previsti, su richiesta, alcuni servizi come  mezzi di trasporto e baby sitter”. 
La domanda di ammissione al corso potrà essere richiesta  direttamente presso gli istituti prescelti, il bando e il facsimile uniforme della domanda di ammissione sono scaricabili dal sito della Regione Umbria e anche dal sito web: www.montesca.it.
“Anche nel programma annuale 2010 degli interventi in materia di immigrazione, approvato proprio in questi giorni dalla Giunta regionale dell’Umbria, è stata  riservata particolare attenzione alla divulgazione della conoscenza della lingua, della normativa e delle norme civiche italiane, proprio per favorire una cittadinanza attiva e consapevole e per evitare emarginazioni e situazioni di illegalità”. Lo ha affermato stamani a Perugia la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, a margine del seminario organizzato per presentare la campagna di divulgazione dei corsi di lingua e cultura italiana.  Illustrato i contenuti del programma annuale 2010, Carla Casciari ha precisato che “non è improntato a fronteggiare l’emergenza, ma a predisporre un piano che privilegi l’accoglienza, il rispetto delle diverse culture, la tutela dei diritti umani e la condivisione dei valori costituzionali”. 
“Per la realizzazione del programma la Regione Umbria ha impegnato 425mila822 euro – ha spiegato la vicepresidente Casciari -  a favore di azioni e interventi impostati sulla necessità di costruire una strategia che eviti situazioni di esclusione affermando principi universali, come il valore della vita umana e della dignità della persona, la valorizzazione e la tutela dell’infanzia, il riconoscimento del principio di pari opportunità tra uomo e donna. Tutte le iniziative programmate si propongono di attivare azioni finalizzate, tra l’altro, a rendere i servizi rivolti agli immigrati ancor più efficienti e puntano a  consolidare le politiche in materia di immigrazione in un’ottica di sussidiarietà e integrazione tra soggetti diversi, pubblici e privati”.
Molti i progetti realizzati in collaborazione con altri soggetti, per un totale di 212 mila358 euro, e gli interventi proposti e realizzati da enti locali o da organismi ed associazioni pubblici o privati  per 145mila330 euro. Gli interventi diretti della Regione sono andati a sostegno di progetti sociali, interculturali, formativi e di ricerca che, quest’anno, sono stati prevalentemente dedicati a educazione, ricerca e formazione. (16/12/2010-ITL/ITNET)

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SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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