Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

29 aprile 2014

«Mare nostrum non si ferma»
Immigrazione. Il governo conferma la missione, anche se Alfano sottolinea: «Non sarà per sempre». Richiesta la collaborazione dell’Onu per esaminare le richieste di asilo nei Paesi di transito. E alla Ue per accoglierli una volta in Europa
il manifesto, 29-04-2014
Carlo Lania
L’operazione Mare nostrum prosegue, anche se «non a tempo indeterminato», come ha spiegato il ministro degli Interni Alfano, ma da parte dell’Unione europea e delle Nazioni unite serve una maggiore collaborazione nell’accoglienza degli immigrati. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, che hanno coinvolto anche il commissario europeo per gli Affari interni Cecilia Malmstrom, palazzo Chigi conferma la scelta di soccorrere i barconi carichi di disperati che attraversano il Mediterraneo. Una decisione presa in un vertice che si è tenuto ieri a palazzo Chigi e al quale, oltre al premier Matteo Renzi, hanno partecipato il ministro degli Interni Alfano, degli Esteri Mogherini, della Difesa Pinotti e il capo di Stato maggiore della Difesa ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. E questo mentre Lega e Forza Italia tornano all’attacco, chiedendo ancora una volta di mettere fine alla missione che da ottobre a oggi ha permesso di salvare più di 22 mila immigrati e consentito l’arresto di 207 scafisti.
«Mare nostrum non si può interrompere, pena il ripetersi di tragedie come quella del 3 ottobre scorso a Lampedusa», ha spie­gato il premier confermando l’impegno preso dal governo Letta a ottobre dopo la strage davanti l’isola siciliana. Il problema però non riguarda l’intervento in mare, ma come vengono trattati gli immigrati una volta sbarcati. Punto questo, per il quale l’Italia è tenuta sotto osservazione dall’Europa. Il 10 marzo scorso, infatti, proprio Cecilia Malmstrom ha avvertito palazzo Chigi di non considerare sufficiente il trattamento riservato ai migranti che arrivano sulle nostre coste tanto più che per la maggior parte si tratta di profughi in fuga da Paesi in guerra. Un richiamo che segue la procedura di infrazione aperta da Bruxelles dopo le immagini degli immigrati lavati con i tubi dell’acqua proprio nel centro di Lampedusa e alla quale di recente si è aggiunta la risposta polemica data ad Alfano che si lamentava per come i soldi necessari per soccorrere i migranti fos­sero finiti. Al ministro degli Interni Malmstrom ha ricordato che Bruxelles ha già stanziato per il periodo 2013–2020 più di 360 milioni di euro, 156 dei quali destinati al pattugliamento.
Cifre importanti, che però per Palazzo Chigi non bastano. Roma chiede infatti un maggior coordinamento non solo con l’Unione europea, ma anche con le Nazioni unite, magari attraverso accordi che consentano la presentazione delle domande di asilo prima della partenza per l’Europa. Cosa che potrebbe avvenire grazie all’apertura di uffici dell’Unhcr, l’alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, nei paesi di origine e di transito dei migranti. «Noi siamo pronti e anzi da tempo indichiamo al governo questa possibilità come prioritaria», dice Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr Italia. L’organismo dell’Onu ha già propri uffici in Somalia, Etiopia, Kenia, Siria, Libano e Giordania, Paesi dove spesso le condizioni di vita per i migranti sono difficilissime.« A partire dalla Libia, che sta arrestando migliaia di profughi», prosegue Sami. Gli ultimi arresti di massa si sono avuti proprio ieri. «Le persone finiscono i centri e circuiti non legali,e dove subiscono violenze e richieste di denaro. «Il problema è che noi possiamo anche preselezionare le richieste di asilo, ma occorre che ci sia una maggiore assun­zione di responsabilità da parte dell’Unione europea e dei suoi Stati membri». Soprattutto che ci siano accordi precisi su dove inviare i profughi un volta accettate le domande di asilo. Proprio per questo l’Italia chiede da tempo una revisione dell regolamento di Dublino che consenta di smistare i profughi tra i 28 a prescindere dal Paese in cui sbarcano. «Sappiamo che si tratta di diritto di asilo e rifugiati ma non possiamo scaricarli tutti sull’Italia», ha sottolineato ieri Alfano. Punti sui quali adesso il governo vuole spingere a partire già dal summit che a giugno l’Unione terrà proprio su tema dell’immigrazione, e poi contando su semestre di presidenza italiana che comincerà dal prossimo mese di luglio.
Intanto l’immigrazione continua a essere tema di campagna elettorale, con la Lega e Forza Italia che esasperano sempre più i toni. «Con l’abrogazione del reato di clandestinità è passato un messaggio devastante»,ha detto ieri il segretario del Car­roccio Matteo Salvini, che agita anche lo spauracchio i impossibili rischi di epidemia: «Bisogna prestare attenzione — ha detto infatti — anche alla questione delle malattie che (gli immigrati, ndr) portano, in particolare alla diffusione dell’ebola».



Immigrazione, governo in difficoltà
La Stampa, 29-04-2014
FLAVIA AMABILE
ROMA
Governo in difficoltà su Mare Nostrum, l'operazione varata nell'ottobre scorso dalla Marina Militare per far fronte all'emergenza immigrati illegali giunti dalla Libia. Era stata voluta dall'esecutivo di Enrico Letta per dare un segnale concreto dopo la tragedia di Lampedusa che aveva causato la morte di oltre 300 persone. In questi mesi è riuscita ad evitare altre tragedie con il presidio delle navi militari ma non ad impedire un aumento flussi migratori illegali o a trovare una soluzione alternativa all'arrivo in Italia.
La situazione è stata affrontata ieri in un vertice a palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, i capi dei servizi segreti, i ministri degli Interni, della Difesa e degli Esteri. Si è giunti alla conclusione di chiëdere con maggiore determinazione una volta aiuto alle Nazioni Unite e all'Europa nell'interrompere il traffico illegale dalla Libia in vista del semestre di presidenza Ue dell'Italia. Fra le proposte analizzate anche l'invio di missioni internazionali nei Paesi di partenza degli immigrati per creare «presidi dell'Unione Europea» e trasformare i migranti in «rifugiati europei e non di un singolo Stato europeo come l'Italia», come spiega il ministro degli Interni Angelino
In ogni caso «Mare Nostrum» non durerà in eterno. «E' un'operazione a tempo, non può essere sostenuta a tempo indeterminato», precisa Alfano. «Sotto il profilo dell'accoglienza sappiamo che si tratta di diritto d'asilo e rifugiati ma non possiamo scari- carli tutti sull'Italia. L'operazione costa 300 mila euro all'giorno, 9 milioni al mese. Ha portato all'arresto di 207 sca- fisti e al salvataggio di numerose vite umane, sono stati circa 20 mila i migranti soccorsi fino ad oggi e la presenza delle navi militari sembra aver anche fatto calare i prezzi della traversata, come è stato sottolineato nel vertice ma palazzo Chigi non nasconde le «criticità» soprattutto in vista dell'arrivo della bella stagione, da sempre tempo di sbarchi. I rapporti dei servizi segreti raccontano di centinaia di migliaia di profughi ammassati nei campi pronti ad essere imbarcati verso la disperata lotteria dell'arrivo in Italia: chi si salverà e avrà prontezza e fortuna fará perdere le proprie tracce per andare altrove.
Oggi in Senato inizierà il ciclo di audizioni per un'indagine conoscitiva . A chiederla è stata Forza Italia, decisamente contrario all'intera operazione come tutto il centro-destra. Mirka Cocconcelli della Lega Nord di Bologna chiede di smetterla di far el'elemosina con i soldi dello Stato, il presidente del Veneto Luca Zaia avverte che in Veneto «non c'è spazio per altri immigrati». Laura Ravetto di Forza Italia accoglie con soddisfazione la richiesta di aiuto emersa dal vertice, sottolineando che era la posizione del partito di un anno fa. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di Fi, chiede che l'operazione venga subito sospesa.



Se l’immigrato diventa l’untore
il manifesto, 29-04-2014
Raffaele K. Salinari,
È stata recapitata ai parlamentari italiani una mail che chiede loro di «fare qualcosa contro il pericolo di contagio da virus Ebola portato nel nostro paese dagli immigrati senza pensare ai risvolti elettorali». La drammatica richiesta riprende alcuni articoli sul web che riportano la testimonianza di un anonimo «esperto dell’Esercito» che denuncia come il pericolo sia stato «pericolosamente sottostimato» in Sicilia. La mail sembra quindi dettata da un alto rischio pandemico, legato sia alla leta­lità del virus scoperto in Congo negli anni Settanta sia alla sua contagiosità.
Non è dato sapere, almeno per ora, chi sia l’autore di questa allarmata ed allarmante missiva, anche se alcuni parlamentari presenteranno un esposto alla polizia postale, ma certamente merita fare chiarezza su Ebola dal punto di vista storico-epidemiologico, dato il valore chiaramente politico, se non decisamente propagandistico, della richiesta. L’idea dell’untore, perché di questo stiamo parlando, infatti, ha ben radicate radici: è, per così dire, una forma archetipica del male che si trasmette nelle modalità più subdole sino a contagiare massivamente i sani da parte di una piccola ma malevola popolazione di ammalati. E, naturalmente, nell’archetipo dell’untore, la colpevolezza, cioè la deliberata volontà dell’appestato di propagare il suo morbo affinché tutti ne muoiano, è una componente fondativa del quadro d’insieme. Dai tempi dell’Antica Grecia, con i suoi riti di purificazione in cui il pharmakón, il soggetto da sacrificare, veniva eliminato fisicamente o allontanato per ristabilire l’ordine cosmico violato, vedi Edipo e la peste a Tebe, chi viene scelto è sempre in qualche modo colpevole, sia direttamente sia indirettamente ma, in ogni caso, assomma su di sé la volontà maligna di assoggettare la comunità ad un destino negativo. Questa linea di condotta ricompare sempre, in forme mutate ma sostanzialmente identiche, nel corso di tutte le crisi identitarie della lunga storia europea. Cambiano, ad esempio, i capri espiatori, di volta in volta gli untori delle epidemie di peste nel Medioevo, poi le streghe dell’Inquisizione, gli zingari e gli ebrei tra le due Guerre mondiali ed oggi, appunto, i «nuovi untori», gli immigrati. Cambiano anche le malattie ovviamente, ma, al di là dell’epidemiologia, cioè della reale carat­teristica infettante del morbo e della sua diffusione, anche qui si rileva un tratto comune: la patologia è sempre esotica, cioè non nasce dal luogo in cui si manifesta ma viene importata da altrove, da un altrove generico ma certamente alieno agli usi ed ai buoni costumi degli inermi infettati. La peste nera, il vaiolo, l’Aids, ed anche l’Ebola, hanno in comune queste caratteristiche evocative, completate da un immaginario raccapricciante che la paura del diverso ingigantisce a dismisura. Il virus Ebola, ad esempio, come molti virus, è il soggetto di pellicole e romanzi in cui le vittime si zombizzano al suo con­tatto, i corpi si disfano, il sangue fuoriesce da ogni fessura: G. A. Romero non poteva immaginare di meglio. Per fare una piccola controprova di quanto detto basti andare in rete e leggere brevemente la voce di Wikipedia su Ebola: la metà della pagina è appunto dedicata a questi supposti aspetti horror del virus. Altra controprova rispetto agli usi igienici degli immigrati-untori: sulla pagina web in cui compare l’allarme dell’«esperto dell’Esercito» i lettori puntano il dito sul fatto che gli immigrati «defecano ed urinano dappertutto», spargendo così il potenziale contagio. Conclusione: bisogna impedire che se ne vadano in giro per l’Italia e «sanificarli», come tempo fa mostrava quel video di Lampedusa in cui i migranti venivano trattati con le pompe, alla faccia del diritto alla salute che, questo sì, andrebbe applicato come impongono le regole dell’Oms.
Ma qual è la realtà scientifica del virus Ebola? Esiste una concreta possibilità di contagio massivo da parte degli immigrati? La risposta è no. Per diversi motivi. Il primo è il tempo di incubazione del virus che è al massimo venti giorni. E dunque anche supponendo che esso sia stato contratto dov’è nato, cioè in alcuni specifici posti dell’Africa centrale, Congo, Sudan, nazioni del Golfo di Guinea, la patologia si rivela molto prima che il lungo viaggio verso le nostre coste abbia termine; in altre parole chi lo contrae muore molto prima di arrivare in Italia. Certo il virus si trasmette attraverso i fluidi corporei, sangue e feci inclusi e dunque nei barconi alcuni potrebbero averlo contratto lungo una catena che dai posti endemici risale da contagiato a contagiato sino a noi. Anche qui l’ipotesi che qualcuno arrivi affetto da Ebola non solo è remota, ed infatti sino ad ora non è stato rilevato nessun caso ma, anche se fosse, le condizioni igieniche minime che comunque separano i supposti untori dalla popolazione autoctona ne impedirebbero il passaggio. In conclusione, Ebola è un ottimo soggetto per la propaganda anti immigrati che innaffia con la xenofobia ed il razzismo le radici in un inconscio collettivo pieno di paure per i morbi senza nome e soprattutto senza cura. La soluzione quindi è lo speculare sulla possibilità del contagio ma nel dare agli immigrati il trattamento sanitario che cui hanno diritto così da stroncare sul nascere una trasmissione epidemiologicamente già improbabile ma che diventa impossibile se solo si rispettano la normai regole di prevenzione.



"Lotta al cancro non ha colore",parte campagna per immigrati
Promossa da Fondazione "Insieme contro il cancro" e A. I. O. M
Ansa, 28-04-2014
 Un calcio al tumore. E' quello che dà ''La lotta al cancro non ha colore'', la prima campagna nazionale per la prevenzione dei tumori indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione "Insieme contro il Cancro" e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica. Una campagna che ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato, e testimonial d'eccezione, tra cui il ct della nazionale di calcio, Cesare Prandelli, i calciatori della Roma, Francesco Totti e Morgan De Sanctis, l'ex portiere Dino Zoff, e personaggi dello spettacolo come Antonello Venditti, Carlo Verdone, Sergio Rubini, e i registi Vanzina. L'iniziativa, che prenderà il via domani e si concluderà il 4 maggio, potrà essere sostenuta da tutti attraverso la donazione di un euro da sms o due euro con una chiamata da rete fissa al numero 45594 e toccherà il suo momento clou durante la finale di Tim Cup tra Fiorentina e Napoli, in programma sabato allo stadio Olimpico di Roma, nel corso della quale verrà lanciato un appello a tutti i tifosi di calcio. La campagna è ambiziosa e punta a ribaltare una situazione che in Italia vede l'adesione ai programmi per gli esami di screening di meno della metà dei cittadini stranieri.
In percentuali, in media, inferiori del 50% rispetto agli italiani.
''La conseguenza è che arrivano tardi alla diagnosi - dice il professor Francesco Cognetti, presidente della fondazione 'Insieme contro il Cancro', nel corso della presentazione della campagna svoltasi al Coni -. Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia di età raccomandata si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Spesso, a causa delle barriere linguistiche gli immigrati, ignorano le regole della prevenzione e consumano troppo alcol, fumano e non seguono una dieta corretta, correndo maggiori rischi di sviluppare un tumore.
Certi messaggi positivi possono essere ben veicolati dallo sport''. ''In particolare ai giovani che troppo spesso adottano comportamenti a rischio- rileva il presidente del Coni, Giovanni Malagò -. Vogliamo rivolgerci anche alle seconde generazioni di immigrati: cittadini che parlano la nostra lingua e che crescono in Italia''. ''Ci metto volentieri faccia perché ci credo - dice il romanista De Sanctis - , ho accettato con orgoglio perché ho ho figli anche io e mi piace che sano educati con certo stile di vita. Oggi la vera trasgressione è non trasgredire''. ''Per ogni euro investito sullo sport, se ne risparmiano tre nella spesa pubblica e in particolare sulla sanità - gli fa eco Malagò -. E' una follia non investire sullo sport''. ''Studi scientifici dimostrano che grazie ai programmi di prevenzione e di screening è possibile diminuire fino all'80% il tasso di incidenza dei tumori - aggiunge Stefano Cascinu, presidente dell'Aiom -. Gli immigrati troppo spesso arrivano alla diagnosi quando il cancro è già a uno stadio avanzato''. Grazie a questa campagna verranno siglati accordi di collaborazione con associazioni di volontariato, in particolare con la Caritas. Fra gli obiettivi, c'è fornire strumentazioni adeguate per diagnosticare in anticipo le neoplasie, ad esempio, unità mammografiche mobili, da donare agli oncologi dei Paesi in via di sviluppo. Una buona prevenzione aiuta anche in tempi di spending review: ''Quando questa malattia è diagnosticata in fase precoce - dice il sottosegretario al ministero della Salute, Vito De Filippo -, non solo le probabilità di guarigione aumentano, ma è possibile anche risparmiare risorse''.



Immigrati-imprenditori, sono mezzo milione e producono 85 miliardi di ricchezza nazionale
Lo studio della Fondazione Leone Moressa. L'8,2% dei 6.061.960 di imprese operanti in Italia sono di soggetti nati all'estero, di queste, quasi il 94% è di esclusiva conduzione straniera. Questo significa che gli stranieri, quando avviano un'attività imprenditoriale, tendono a costituirla da soli o insieme a connazionali. Rispetto al 2011, le imprese straniere sono aumentate del 9,5%
la Repubblica, 28-04-2014
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Sentono meno la crisi, aprono quando gli altri chiudono, volano nei settori del commercio, alberghi, ristoranti e servizi. Sono 497mila e contribuiscono con 85 miliardi di euro alla ricchezza nazionale. Di chi parliamo? Delle imprese con titolare straniero in Italia. A fotografarne la vitalità è uno studio della Fondazione Leone Moressa.
Imprese straniere in aumento. Su 6.061.960 imprese operanti in Italia nel 2013, 497.080 sono condotte da soggetti nati all'estero, ovvero l'8,2% del totale. Di queste, quasi il 94% è di esclusiva conduzione straniera. Questo significa che gli stranieri, quando avviano un'attività imprenditoriale, tendono a costituirla da soli o insieme a connazionali. Rispetto al 2011, le imprese straniere sono aumentate del 9,5%. I settori in cui l'incremento è stato maggiore sono alberghi e ristoranti (+18,5%), servizi (+17,4%) e commercio (+12,1%). A livello regionale, gli aumenti maggiori si sono registrati nel Lazio (+19,4%) e in Campania (+18,8%).
Record tra commercio e costruzioni. Il settore del commercio conta il maggior numero di imprese condotte da stranieri, con più di 175mila aziende (pari al 35,2% del totale). Seguono le costruzioni, con oltre 126mila imprese (25,4%) e i servizi, con più di 104mila unità produttive (21,1%).
Calano le italiane, aumentano le straniere. Nel 2013 il bilancio delle aziende italiane è negativo, con una perdita di quasi 50mila imprese. Per quanto riguarda quelle condotte da stranieri invece il saldo è positivo (+18mila imprese). Tra i settori, le aziende gestite da italiani mostrano ovunque un bilancio negativo, a eccezione dei servizi (+77mila). Le imprese straniere registrano invece valori differenti: se sono in calo agricoltura, manifattura e costruzioni, registrano un saldo positivo commercio, alberghi e ristoranti e servizi.
La "ricchezza" delle imprese straniere. In Italia le 497mila imprese condotte da stranieri contribuiscono con 85 miliardi di euro alla creazione del 6,1% del Valore Aggiunto nazionale. Tra i diversi settori di attività, quello delle costruzioni mostra il maggior contributo degli immigrati alla produzione di Valore Aggiunto: si tratta del 14,9% di tutta la ricchezza creata dal settore. Seguono il comparto del commercio (con l'11,2% della produzione complessiva), alberghi e ristoranti (9,2%) e manifattura (7%). Ma sono le aziende che operano nei servizi che nel complesso concorrono alla creazione della maggiore ricchezza in termini assoluti: si tratta di oltre 34 miliardi di euro (il 40,5% del totale). Il commercio e la manifattura superano di poco i 16 miliardi di euro, mentre per le costruzioni si tratta di una ricchezza complessiva prodotta dalle imprese straniere che si aggira attorno ai 12 miliardi di euro. A parte poche eccezioni, nelle regioni del Centro-Nord il contributo degli immigrati è più significativo, mentre al Sud l'incidenza è più contenuta, attestandosi sotto il 3% in Puglia, Campania e Basilicata.



Imprenditori immigrati. Censis: “Vigore per uscire dalla crisi”
Le imprese degli stranieri rivitalizzano l’economia italiana. L’esempio dei negozi: “Il mercato di riferimento non sono più solo i connazionali, l’ibridazione è il loro punto di forza”
stranieriinitalia.it, 29-04-2014
Roma - 29 aprile 2014 - Gli imprenditori migranti, insieme alle donne e ai giovani, possono traghettare l’Italia fuori dalla crisi. Le loro imprese rivitalizzano aree delle nostra città con la moltiplicazione di punti vendita” e sono “veri e propri presidi socioeconomici sui territori”. Sono tra le “figure sociali del nuovo vigore” indicate da un rapporto presentato ieri dal Censis.
E’ più alta nella crisi, sottolineano i ricercatori, la propensione dei migranti a creare imprese”. Nel 2012 erano 379.584 gli imprenditori nati all’estero che lavorano in Italia, con una crescita del 16,5% tra il 2009 e il 2012 e del 4,4% nel solo ultimo anno: tutto questo mentre le imprese gestite dagli italiani diminuiscono del 4,4% nei quattro anni considerati e dell’1,8% nel solo ultimo anno.
L’imprenditoria straniera rappresenta l’11,7% del totale, ma nelle costruzioni sono il 21,2% del totale e nel commercio al dettaglio il 20%. Ci sono poi 85.000 stranieri censiti dall’Istat nell’indagine sulle Forze lavoro che lavorano in proprio e hanno dipendenti (italiani e/o stranieri): unità produttive che negli ultimi quattro anni, mentre quelle di italiani diminuivano del 3,6%, sono aumentate del 14,3%. Altro fenomeno che indica una evidente stabilizzazione è il passaggio di proprietà di negozi, ristoranti e bar italiani a stranieri, soprattutto cinesi.
Gli esercizi commerciali vengono  indicati dal Censis come “un caso esemplare relativamente all’evoluzione della soggettività degli stranieri in ambito economico e al suo impatto sul contesto”.
Dal 2009 in negozi degli italiani sono diminuiti del 3,3%, mentre i titolari stranieri sono cresciuti del +21,3% nel comparto al dettaglio (gli esercizi commerciali a titolarità straniera sono 120.626) e del 9,1% nel settore dell’ingrosso (21.440 in tutto). A livello locale, in valore assoluto a Roma si registrano quasi 10.000 negozi nella provincia e oltre 7.000 nel capoluogo; la presenza straniera supera di gran lunga la media a Pisa dove i negozi gestiti da immigrati rappresentano il 35,4% del totale, Catanzaro (il 34,5%), Caserta (32,7%), Prato e Pescara con quote superiori al 30%.
Quanto alla nazionalità dei proprietari degli oltre 120.000 negozi attivi, oltre 40.000 sono gestiti da marocchini e più di 12.000 da cinesi e senegalesi.
Il mercato di riferimento, nota il rapporto,  non sono più solo i connazionali, piuttosto si è in presenza di esercizi che fanno dell’ibridazione il loro punto di forza, come ad esempio i take away gestiti da arabi che offrono pizza e kebab, i supermercati gestiti da stranieri che vendono prodotti nostrani accanto a prodotti etnici, e hanno clienti che vengono da ogni parte del mondo; oppure di esercizi che si sono sostituiti a quelli italiani e che hanno come clienti prevalentemente gli italiani, come nel caso dei cinesi che vendono di tutto a un euro, agli egiziani che vendono la frutta, o ai bar che si sono specializzati nel cappuccino nostrano; o ancora negozi etnici che sono diventati attraenti anche per gli italiani.
Altra tipologia che si sta affermando è quello dei minimarket gestiti da stranieri, bazar che vendono di tutto in una piccola superficie.
Il Censis stima in oltre 33 milioni gli italiani che dichiarano di effettuare acquisti presso negozi etnici, di prossimità gestiti da cinesi, persone del bangladesh, indiani ecc.; di questi oltre 6 milioni lo fanno regolarmente per almeno un prodotto/servizio. In particolare, acquistano con regolarità in tali negozi oltre 2,6 miloni prodotti alimentari, oltre 2,3 milioni frutta e verdura, quasi 3,5 milioni prodotti casalinghi, oltre 2,3 milioni sapone e detersivi.
Oltre il 62% degli intervistati si recano presso i negozi di prossimità gestiti da migranti perché i prezzi sono convenienti, il 34% perché vi si trovano prodotti altrove introvabili e per oltre il 22% per la comodità di orario (non a caso sottolineato dalle donne con oltre il 24%).



Toscana, corso contro le discriminazioni agli operatori degli uffici pubblici
Organizzato dalla Regione, si svolgerà a Firenze, Pisa e Siena e si articolerà su cinque moduli di mezza giornata l’uno
Redattore sociale, 29-04-2014
FIRENZE – Un corso rivolto agli operatori degli uffici pubblici contro le discriminazioni etniche e razziali. E’ quello organizzato dalla Regione Toscana a Firenze, Pisa e Siena, un percorso che si sviluppa nell’ambito del progetto regionale “per un sistema toscano antidiscriminazione”, promosso nel contesto della programmazione dell’utilizzo dei Fondi Europei per ’Integrazione (FEI) dei cittadini dei paesi terzi.
Il programma si articola su 5 moduli di mezza giornata l’uno, distribuiti in tre giornate, sarà ripetuto tre volte, con una edizione per ciascuna area vasta del territorio regionale e si propone di favorire lo sviluppo di una rete territoriale diffusa in grado di garantire il riconoscimento pieno dei diritti del cittadino straniero nel quadro del contrasto di tutte le forme di discriminazione. I cinque moduli si svolgeranno con una sequenza differenziata nelle tre aree vaste , in considerazione delle disponibilità dei docenti, ma sarà garantita la coerenza complessiva del percorso formativo.
Destinatari sono gli operatori delle reti di uffici e servizi territoriali, dei punti informativi attivati presso le amministrazioni comunali della Toscana nell’ambito del progetto ReSISTo (Rete degli Sportelli Informativi per cittadini stranieri in Toscana) e gli operatori di organismi pubblici e del terzo settore impegnati in azioni di tutela e di prevenzione, contrasto e analisi dei fenomeni di discriminazione.



#SiamoTuttiScimmie: in rete foto con banana per difendere Dani Alves
Corriere.it, 29-04-2014
Domenica sera, durante la partita giocata a Villarreal dal Barcellona, alcuni tifosi locali hanno lanciato al difensore brasiliano una banana. Il giocatore blaugrana ha reagito raccogliendo il frutto e mangiandolo prima di battere un calcio d’angolo, E replicando a caldo: «Sono in Spagna da 11 anni - e queste cose accadono da quando io sono qui. Ma penso che bisogna ridere di questi ritardati mentali. Non so chi l’abbia tirata, ma devo ringraziarlo perché mi ha dato l’energia per fare poi due cross che ci hanno fruttato altrettante reti». Sul web, intanto, parte la campagna di solidarietà all’insegna dell’hashtag #somostodosmacacos #weareallmonkeys (#siamotuttiscimmie). Tra i primi a pubblicare uno scatto è la fidanzata di Dani Alves, Thaissa Carvalho (Twitter)


 

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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