Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 giugno 2013

L'Italia cresce solo grazie agli immigrati. 59,6 milioni di cittadini, ma nascite in calo
I dati dell'Istat aggiornati alla fine del 2012. I residenti di origine straniera hanno raggiunto il 7,4% della popolazione e i nuovi arrivi dell'anno hanno compensato il saldo negativo tra nascite e decessi. Quasi 26 milioni le famiglie anagrafiche
la Repubblica.it, 26-06-2013
ROMA - Non si arresta in Italia il calo delle nascite, dovuto ad una forte flessione da parte degli italiani, mentre crescono i nuovi nati stranieri che comunque non riescono a compensare il fenomeno delle culle vuote. E' questo il quadro delineato dall'Istat nel Bilancio demografico nazionale relativo al 2012. Secondo i dati appena diffusi il 31 dicembre 2012 risiedevano in Italia 59.685.227 persone. Fra loro più di 4milioni e 300mila (7,4%) di cittadinanza straniera. Nel corso dello scorso anno la popolazione è cresciuta di 291.020 unità (+0,5%).  L'aumento dello 0,5%, spiega l'Istat, è dovuto in parte alla revisione post censuaria delle anagrafi e, in parte, alle migrazioni dall'estero, che compensano il calo di popolazione dovuto al saldo naturale negativo. Sono quasi 26 milioni le famiglie anagrafiche.
Neonati. Il numero dei nati è diminuito rispetto al 2011 di 12.399 unità, pari a -2,3%, seguendo un andamento già registrato a partire dal 2009. Il decremento, seppur contenuto, si registra in tutte le aree del Paese, ma in particolare nelle regioni del Sud e nel Centro (-2,5%), quindi nelle due Isole (-2,3%). Tuttavia, anche il Nord-est (-2,1%) e il Nord-ovest (-2,0%) presentano diminuzioni di poco inferiori.
Bambini stranieri. Aumenta invece il numero di neonati stranieri: di pari passo con l'aumento di stranieri che vivono in Italia, anche l'incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale dei nati ha avuto un notevole incremento,
passando dal 4,8% del 2000 al 14,9% del 2012; in valori assoluti da quasi 30 mila nati nel 2000 a quasi 80 mila nel 2012. Tuttavia, l'incremento che le donne straniere danno alla natalità non compensa la diminuzione dovuta a quello delle donne italiane. Infatti, da un lato le donne italiane in età riproduttiva (15-49 anni) fanno registrare una diminuzione della propensione alla procreazione; dall'altro si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri, dovuto al prolungato calo delle nascite iniziato all'incirca a metà anni '70, con effetti che si attendono ancora più rilevanti in futuro. Nonostante l'assenza di relazioni dirette di causa-effetto, l'Istat non esclude che la crisi economica abbia prodotto qualche effetto negativo anche sulla natalità, come peraltro potrebbe essere avvenuto per la concomitante diminuzione dei matrimoni, registrata proprio negli ultimi tre anni.
Il tasso di natalità è pari al 9,0 per mille, supera la media nazionale nella ripartizione del Nord-est e varia da un minimo di 7,4 nati per mille abitanti in Liguria e nel Molise a un massimo di 10,7 per mille nella provincia autonoma di Bolzano.
Le famiglie. Le famiglie anagrafiche italiane sono 25 milioni e 873 mila circa; il numero medio di componenti per famiglia è pari a 2,3. Il valore minimo è di 2 e si rileva in Liguria, mentre il massimo è di 2,7, riscontrato in Campania. Il 99,5% della popolazione residente in Italia al 31 dicembre 2012 vive in famiglie. Il restante 0,5% della popolazione, pari a circa 326 mila abitanti, vive in convivenze anagrafiche (caserme, case di riposo, carceri, conventi, ecc.).
Aumenta il numero di decessi, pari a 612.883, superiore di 19.481 unità a quello del 2011. Il tasso di mortalità è pari a 10,3 per mille, e varia da un minimo di 8,2 per mille nella provincia autonoma di Bolzano a un massimo di 13,9 per mille in Liguria, risultando in aumento in tutte le regioni, eccetto che in Valle d'Aosta e in Molise, dove il numero dei decessi rimane stabile. I maggiori incrementi si evidenziano nella provincia autonoma di Bolzano (+7,2%), in Lombardia (+5,3%), in Umbria (+4,8%), Marche (+4,3%) e Toscana (+4,2%).



Svastiche e scritte antisemite. Sfregio alla sinagoga di Padova
CIRDI, 26-06-02013
Una ventina di giorni fa era toccato alla sinagoga di Verona. Nella notte tra domenica e lunedì è stata la volta di quella di Padova. Una svastica di notevoli dimensioni è comparsa praticamente di fronte alla sede della comunità ebraica di Padova, all’angolo tra via Delle Piazze e via San Martino e Solferino. Ma non solo. Altre tre o quattro svastiche «fresche» di bomboletta spray sono apparse a meno di una decina di metri dalla sinagoga. E ancora la scritta (in parte incomprensibile) «C’eravamo tutti a Dachau», la data «1933» (l’anno in cui Hitler andò al potere), il simbolo dell’organizzazione neofascista «Terza posizione» e alcune croci celtiche. E non è escluso che di simboli di questo tipo ce ne siano altri visto che le segnalazioni dei residenti del ghetto sono continuate per tutta la giornata di lunedì . Una serie di simboli e frasi inquietanti, di cui la Digos di Padova è già stata informata.
Gli agenti della questura hanno infatti già avviato delle indagini procedendo all’analisi delle registrazioni delle telecamere della videosorveglianza presenti in ghetto. Difficile dire chi possa essere l’autore del gesto. Solo una ventina di giorni fa, come detto, era toccato alla sinagoga di Verona. In quell’occasione erano comparse, direttamente sulla facciata, svastiche, stelle di David e la scritta nazista «Juden ». A disegnarle erano state alcune persone incappucciate riprese dalle telecamere di sorveglianza. «Purtroppo Padova ha una lunga tradizione in questo senso – ha spiegato il docente di Storia dell’ebraismo moderno e contemporanea dell’Università di Padova, Gadi Luzzato Voghera – a cominciare da una militanza di estrema destra piccola per dimensioni ma molto pesante. Solo un mese fa ci siamo incontrati per commemorare il settantesimo anniversario dell’incendio alla Scuola Grande Tedesca, il centro pulsante della vita ebraica a Padova e oggi ci troviamo a contare scritte e simboli sparsi per tutto il ghetto». Stranamente però non ci sono stati, come spesso accade, fatti o dibattiti recenti che possano avere riacceso le menti deliranti di intolleranti e antisemiti né le scritte fanno riferimento a fatti di cronaca. L’episodio sembrerebbe quasi essere la manifestazione di un antisemitismo di fondo che continua ad esistere al di là di tutto e nonostante tutto.
Il ghetto è in ogni caso una delle aree di Padova più densamente «coperta» da telecamere e non è escluso che attraverso queste si possa arrivare all’identificazione dei responsabili. «Purtroppo se si contano le decine di svastiche sparse per la città o si pensa all’esistenza di negazionisti come Franco Damiani, del liceo scientifico Rolando da Piazzola – ha continuato poi – si capisce come l’antisemitismo sia drammaticamente un fenomeno che continua a sopravvivere ». La Comunità ebraica di Padova ha preferito attendere di capire le dimensioni e la gravità dell’episodio prima di prendere provvedimenti in merito. Di certo non mancherà, come sempre accaduto in passato, di segnalare ogni nuova scritta o svastica agli agenti della questura.
Fonte: Corriere del Veneto



Trappole, contrato, opportunità tutti i segreti per farsi una casa
Guida in cinque lingue per stranieri: il 20% è già proprietario
la Repubblica, 26-06-2013
ZITA DAZZI
CONSIGLI perl'acquisto e per l'affitto di una casa. Suggerimenti pratici per non farsi truffare, per evitare di essere discriminati, per rifiutare di pagare spese inutili o più alte di quelle che verrebbero chieste a un italiano. Indirizzi delle associazioni e dei sindacati inquilini che aiutano chi deve fare domanda per una casa popolare o per i fondi di sostegno all'affitto per le famiglie disagiate. E un aiuto per decifrare le inserzio-ni e gli annunci delle agenzie immobiliari che cercano di evitare clienti stranieri o i padroni di casa che cercano proprio loro nella Speranza di affittare in nero. Tutto questo armamentario — utile a chi deve cercare casa a Milano e negli altri capoluoghi lombardi — è in una nuova guida che è stata realizzata dalla Fondazione Ismu per la Regione Lombardia, in collaborazione con varie fondazioni che si occupano di housing sociale.
La guida «Abitare in Lombardia» è edita in cinque lingue (oltre all'italiano anche in inglese, francese, spagnolo e cinese) e stampata in 45mila copie, che verranno distribuite gratuitamente nelle sedi sindacali e dei vari patronati lombardi, ma è anche scaricabile dal sito della www.ismu.org/abitazioni.
Il testo è di facilissima consultazione e diviso in capitoli che trattano l'affitto privato (a cui si rivolge il 51 per cento de- gli immigrati presenti in Lombardia, in aumento del 3 per cento rispetto al 2012), l'affitto delle case popolari, le case di proprietà (soluzione scelta dal 20 per cento degli stranieri in regione con un calo del 3 per cento rispetto a un anno fa) e le altre forme di condivisione degli alloggi. «Ci sono tutti gli aggiornamenti normativi recenti, dall'Imu alla certificazione energetica delle case—spiegano all'Ismu— e ci sono tutte le informazioni necessarie sull'idoneità alloggiativa che è quella certificazione richiesta per il rinno-vo o la concessione del permesso di soggiorno e il ricongiungimento familiare».
La guida — che verrà presentata domani in un incontro pubblico in Regione — parte dalla semplice consttazione che «trovare casa in Lombardia non è un'impresa facile: i prezzi sono alti e la disponibilità è scarsa», come si legge nell'introduzione che poi consiglia dove e come cominciare la ricerca: passaparola, stampa, Internet, agenzie ma anche cooperative e associazioni che comprano alloggi degradati e le ristrutturano per affittarli a canone sociale. «Diffidate di quelle agenzie che vi chiedono soldi prima di trovare casa e di concludere un contratto o in cambio di una semplice lista di proprietari: non sono seri, potrebbe trattarsi di una truffa», è uno dei consigli che si legge in questo capitolo. Ci sono poi elenchi dettagliati, voce per voce, delle spese che bisogna affrontare in c aso di affitto o di acquisto; spiegazioni delle varie tipologie di contratti d'affitto. «Cedere un appartamento in subaffitto all'insa- puta dei proprietario è causa di sfratto e il sub affitto "in nero" espone, esattamente come l'affitto in "nero" a conseguenze penali», si legge in un altro dei consigli evidenziati graficamente nel volumetto.



Convertiti d'Italia
la Repubblica, 26-06-2013
VLADIMIRO POLCHI
Cosa mi piace dell'Islam? Certamente il concetto di responsabilità individuale, , la mancanza di intermediazione tra credente e Dio. Nell'Islam non esiste la confessione e l'imam non è certo un sacerdote». Alessandro Paolantoni, 45enne romano, ha "rivoluzionato" la sua vita nel 2001. «Testimonio che non vi è dio se non Iddio e testimonio che Muhammad è l'inviato di Dio». Il rito è semplice: una volta verificata la sincerità dell'intenzione, si pronuncia la testimonianza di fede davanti a un uomo di credo musulmano e due testímoni. Cosi ci si converte: una scelta minoritaria, ma crescente, condivisa negli ultimi anni da oltre 70mila persone nel nostro Paese.
A riportare sotto la luce dei riflettori la galassia dei musulmani d'Italia è il caso del 24enne genovese, Giuliano Ibrahim Delnevo, ucciso in Siria mentre combatteva a flanco dei ribelli. Delnevo si era convertito all'islam nel 2008. Un percorso di fede, il suo, sempre meno raro nel nostro Paese. «Stando alle nostre stime, i "convertiti d'Italia" superano i 70mila —fa sapere ízzedin Elzir, imam a Firenze e presidente dell'Ucoii (l'Unione delle comunità islamiche d'Italia, che riunisce oltre 150 organizzazioni) — le conver- sioni degli italiani all'Islam sono infatti sempre più frequenti, una scelta figlia anche della crisi economica e morale di questi anni».
Ecco perché sœgliamo
VLAOIMIRO POLCHI
Per Elzir, i nuovi musulmani «possono essere un prezioso ponte di dialogo tra la fede e il Paese in cui vivono». Insomma, una sorta di ambasciatori dell'Islam.
Di dialogo parla anche Alessandro Paolantoni, oggi segretario dell'Ucoii (organizzazione consíderata non lontana dalla Fratellanza musulmana) : «Ero un cattolico tiepido — racconta — mi sono fermato alla comunione. Ad avvicinarmi all'islam sono stati degli amici della comunità palestinese della capitale. Sia chiaro, una comunità laica e talvolta anche critica verso alcuni aspetti della fede. Incuriosito, ho cominciato un percorso solitario di studio durato due anni. Ho letto molti libri di storia e solo in un secondo momento mi sono avvicinato al Corano, nella traduzione italiana. Qualche volta sono andato a chiedere spiegazioni alla moschea». Paolantoni si converte nel 2001 nella moschea di Centocelle a Roma, poco tempo dopo l'attentato dell'11 settembre: «Si, è vero, sono andato in controtendenza. Il fatto è che dai miei studi mi ero accorto che nessun elemento estremistico fa veramente parte della fede musulmana». Dopo la cohversione «i miei famigliari mi sono rimasti vicini e anche la maggioranza dei miei amici, solo qualcuno si è allontanato». Grazie all'Islam, Paolantoni incontra la donna della sua vita: «Mia moglie è tunisina,l'ho sposata quando ero già convertito da tre anni, oggi abbiamo una figlia .Lei porta il velo, ma è una sua libera scelta».
Paolantoni riconosce dei limiti alle comunità musulmane in Italia: «Errori di comunicazione, per esempio, dovuti al fatto che sono comunità ancora giovani e poco radicate. 0ltretutto molti musulmani si autodefiniscono "ospiti", come se non facessero davvero parte del Paese, un limite questo che col tempo e con una maggiore integrazione si supererà». E cosa pensa del gesto estremo di Giuliano Ibrahim Delnevo? «Pur essendo anch'io dalla parte del popolo siriano, non condivido questa scelta. Soprattutto tra i convertiti, accade di trovare chi decida di diventare musulmano contro qualcuno, in contrapposizione per esempio all'Occidente, perché spesso si pro- viene da un percorso personale di disagio. Un'impostazione, questa, radicale e sbagliata. Non solo. Credo che le comunità islamiche europee stiano sottovalutando questo fenomeno, seppure minoritario, mentre dovrebbero impegnarsi ad arginarlo».
«II caso dello studente genovese non è purtroppo isolato — conferma l'imam della moschea al-Wahid di Milano e vice-presidente della Coreis (Comunità religiosa islamica), Yahya Pallavicini — tra i convertiti all'islam c'è una minoranza crescente che ha scelto di radicalizzare la propria vita, finendo cosi nelle mani di falsi maestri e falsi predicatori». Insomma il richiamo del fondamentalismo estremista sarebbe più forte tra gli islamici convertiti, «perché spesso hanno cambiato vita per disgusto o in contrasto con un'esperienza precedente. Ma convertirsi contro qualcosa o qualcuno significa tradire lo stesso spirito della conversione, che deve essere solo una scelta di fede, mai di violenza». Lo stesso Pallavicini è figlio di un convertito.
Non mancano però, nei confronti del giovane genovese morto in Siria, posizione diverse. «Ho fatto "professione di Islam" nel 1990, 23 anni fa —ricorda Patrizia Khadija Dal Monte (oggi dirigente Ucoii) — Provengo da una famiglia non religiosa. Ho abbracciato il cristia- nesimo cattolico a circa 16 anni spinta dalla ricerca di un senso profondo dell'esistenza. Poi sono diventata musulmana, a 35 anni». Nulla di strano: «C'è continuità tra le due esperienze religiose e anche col desiderio di verità che mi animava prima. L'Islam rappresenta per me la maturità della fede, quella che confida totalmente in un Dio unico, senza bisogno di raffigurazioni, che lo adora con perseveranza cinque volte al giorno, che ringrazia delle cose buone della vita e vi vede la promessa del bene che verrà».
La Dal Monte oggi indossa il velo. «Lo porto — spiega—perché fa parte della tradizione islamica, la quale ha insegnamenti che coinvolgono nón solo lo spirito ma anche il corpo. Penso che in ciò vi sia una grande saggezza che considera l'essere umano nella sua unità. Il ruolo della donna nell'Islam si dipana tra uguaglianza e complementarietà con quello maschile, ha certo bisogno di essere liberato da tradizioni culturali che lo restringono, ma dall'altra di conservare una propria originalità rispetto alle mode attuali».
Quindi la Dal Monte affronta il caso degli ultimi giorni: «La morte di Ibrahim Delnevo mi ha rattristata, sono madre di un ragazzo che ha più o meno la sua età. Cosa penso della sua scelta? Credo che al di là delle motívazioni religiose, sia stato mosso dal desiderio di aiutare un popolo oppresso. Credo si possa e si debba rispettare come tale».
Hamid Abd al-Qadir Distefano, membro della Coreis, si è convertito all'Islam nel 2002. Oggi si occupa della formazione di aspiranti imam in Liguria. All'anagrafe, Hamid fa Roberto. Hamid («Coluí che loda Dio») Abd al-Qadir («Servo dell'Onnipotente») è infatti il nome che ha assunto dopo la sua conversione. «Ho avuto una formazione cattolica: battesimo, comunione, cresima e scuola dai gesuiti — racconta — poi è iniziato un período intenso di ricerca spirituale all'interno della Chiesa cattolica e l'incontro con alcuni maestri musulmani mi ha consentito di riconoscere il richiamo dell'ultima Rivelazione dei monotesimo abramico: l'Islam». Hamid riconosce ai musulmani convertiti il ruolo importante di possibili pontieri: «Noi siamo Cittadini a tutti gli effetti della nostra Patria e quindi possiamo, anzi dobbiamo, svolgere una funzione di trasmissione della conoscenza dell'Islam, o meglio, una funzione di rappresentanza e testimonianza delle diverse istanze dei sacro anche nella dimensione sociale, culturale e politica del nostro Paese». Ma, certo, «lontani da ogni estremismo».


 
Promessa del nuoto non può gareggiare «Niente sincro, è figlia di africani»
È nata in Italia dieci anni fa, si allena a Camposampiero, ma per la legge è considerata ancora una straniera e la Federazione di Nuoto le ha imposto lo stop alle gare
Corriere della sera, 26-06-2013
PADOVA - È nata in Italia dieci anni fa da genitori nordafricani ma per la legge è considerata ancora una straniera e la Federazione di Nuoto le ha imposto lo stop alle gare. La grande delusione sportiva è toccata ad una ragazzina di Camposampiero che alla soglia del debutto agonistico nel team di nuoto sincronizzato è costretta dalla burocrazia a rimanere seduta sui blocchi. La giovane, come spiega il Mattino, gareggia per la locale società «Il gabbiano». A nulla sono valsi sino a questo momento i tentativi di trovare una breccia nella normativa da parte del padre, integrato da 12 anni, nè dello stesso sindaco Mirko Patron. «È una strada lunga - ha spiegato il primo cittadino - come Comune non possiamo intervenire». Nonostante la buona volontà della società che aggrega ad ogni trasferta la giovane schierandola come riserva, senza però farla scendere in acqua, il padre sembrerebbe intenzionato a chiudere definitivamente la non ancora sviluppata carriera sportiva della piccola. (Ansa)



Regno Unito: giudici e avvocati criticano il Governo per i forti tagli alle spese destinate agli immigranti.
I tagli alle spese legali per gli immigrati allarmano gli avvocati che denunciano discriminazioni ai danni dei richiedenti asilo.
Immigrazioneoggi, 26-06-2013
Gli avvocati del Regno Unito si sono uniti nel condannare i piani da parte del Governo di limitare il diritto di alcuni immigrati di ricevere assistenza legale in casi di immigrazione. Il segretario di Stato per la Giustizia Chris Grayling ha annunciato dei piani per impedire agli immigrati di ricevere assistenza legale finanziata dallo Stato finché non abbiano vissuto nel Regno Unito legalmente per dodici mesi. Tra coloro che perderebbero il diritto all’assistenza sarebbero immigrati con il visto scaduto, i clandestini e richiedenti asilo respinti.
Questo provvedimento fa parte di una serie di tagli al bilancio del Dipartimento di giustizia che hanno causato preoccupazione tra gli avvocati della nazione. Il Governo di coalizione del Regno Unito è impegnato in una politica di tagli alla spesa pubblica che è ora però a un livello insostenibile. Infatti, il Consiglio di giustizia civile (Cjc), un comitato consultivo, ha criticato la proposta dell’onorevole Grayling di rimuovere gli aiuti legali per gli immigrati in quanto il piano va contro “il principio fondamentale di uguaglianza di fronte alla legge” e ??potrebbe lasciare gli immigrati “incapaci di avanzare o difendere richieste che possono essere cruciali per la loro vita”. Il Cjc prosegue avvertendo che, qualora venissero apportate queste modifiche, diminuirebbe “la credibilità del Regno Unito nell’ incoraggiamento dello Stato di diritto nel resto del mondo”.
Tuttavia, il Ministero della giustizia afferma che ci saranno garanzie per le persone meritevoli e vulnerabili. Il principio è che non si vuole che “individui con poca o nessuna connessione con il Paese” siano “in grado di rivendicare aiuti legali a spese dei contribuenti britannici”.
L’onorevole Grayling ha spiegato che ci sono stati 8.734 casi di immigrazione finiti in Cassazione nel 2011. Di questi casi, solo 607 sono arrivati ad udienze effettive e solo 31 hanno avuto successo. Egli sostiene, quindi, che molti di quei ricorsi erano senza merito e che il sistema viene abusato dagli avvocati che presentano ricorso in Cassazione al fine di ritardare l’espulsione dei loro clienti anche quando non vi è alcuna possibilità che la revisione abbia successo. Gli avvocati ribattono però che solo perché un caso non produce una sentenza positiva non significa che sia senza merito. L’avvocato Julian Norman ha dichiarato al The Guardian che ci sono casi in cui l’Agenzia per l’immigrazione rifiuta di concedere il diritto d’asilo su basi inconsistenti e spesso illegali e che in molti casi il ricorso in Cassazione è l’unica alternativa possibile per evitare espulsione illegali, come in passato è accaduto varie volte.
(Samantha Falciatori)

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