Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

13 novembre 2013

Immigrati, la loro "dote" ammonta a 1,5 miliardi di euro
Nel Dossier statistico 2013 centinaia di pagine e tabelle a cura del Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con l'Unar. Due le notizie principali: aumenta la presenza straniera nel nostro Paese (seppure con un calo dei flussi per colpa della crisi) e si consolida la tendenza all'insediamento stabile dei migranti
la Repubblica, 13-11-2013
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Gli immigrati costano troppo all'Italia? Falso. Soppesando costi e benefici, i "nuovi italiani" portano in dote alle casse dello Stato un bel gruzzolo: un miliardo e mezzo di euro l'anno, per la precisione. È quanto emerge dal Dossier statistico 2013: un testo fondamentale per chiunque si occupi d'immigrazione in Italia. Centinaia di pagine e tabelle, a cura del Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con l'Unar. Due le notizie principali: aumenta la presenza straniera nel nostro Paese (seppure con un calo dei flussi per colpa della crisi) e si consolida la tendenza all'insediamento stabile dei migranti. Quanto al quadro normativo, il ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge, nell'introduzione al Dossier scrive: "Le principali norme che attualmente regolano immigrazione e cittadinanza hanno oltre 20 anni, un lasso di tempo troppo lungo per una realtà che ha subito profondi mutamenti".
Nati in Italia e matrimoni misti. Secondo la stima del Dossier, la presenza straniera regolare complessiva è pari a 5.186.000 persone, frutto non solo dell'ingresso di nuovi lavoratori, ma anche dei nati in Italia e dei ricongiungimenti familiari. Rilevante, infatti, anche nel 2012 è stato il numero dei bambini stranieri nati nel Bel Paese (79.894, il 14,9% di tutte le nascite), a cui si affiancano i 26.714 figli di coppie miste (il 5% del totale). Nell'insieme, tra nati in Italia e ricongiunti, i minori non comunitari sono 908.539 (il 24,1% dei soggiornanti) e almeno 250mila sono i comunitari. I matrimoni misti, nuova frontiera della società multietnica, nel 2011 sono stati 18.005, l'8,8% di tutte le unioni celebrate nell'anno; quelli con entrambi gli sposi stranieri 8.612 (4,2%).
Gli "stabili" e i flussi di ritorno. Continuano a crescere tra i non comunitari i soggiornanti di lungo periodo, autorizzati a una permanenza a tempo indeterminato: oltre due milioni di persone, pari al 54,3% del totale. Risultano in crescita anche i flussi di ritorno: complessivamente nel 2012 i permessi di soggiorno scaduti senza essere rinnovati sono stati 180mila. Le imprese straniere (comprensive di imprese individuali con titolari nati all'estero e di società di persone o di capitali in cui a essere nata all'estero è oltre la metà dei soci o degli amministratori) sono 477.519, il 7,8% del totale, con un aumento annuale del 5,4%.
Più benefici, che costi. Il rapporto tra la spesa pubblica per l'immigrazione, da una parte, e i contributi previdenziali e le tasse pagate dagli immigrati, dall'altra, mostra che "anche nell'ipotesi meno favorevole di calcolo (quella della spesa pro-capite), nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema Paese di 1,4 miliardi". Insomma l'obiezione ricorrente, secondo cui l'integrazione degli immigrati costerebbe troppo all'Italia, non trova riscontro nell'analisi delle singole voci di spesa.
La macchina delle espulsioni. È vero invece che l'Italia sostiene spese di rilevante portata, più che per le politiche di integrazione, per interventi di contrasto all'irregolarità o di gestione dei flussi in ottica emergenziale: è stato speso oltre 1 miliardo di euro, tra il 2005 e il 2011, per Cie, Centri d'accoglienza e Centri per richiedenti asilo. Quanto al problema, da non sottovalutare, della criminalità degli immigrati, "gli stranieri regolarmente presenti hanno un tasso di criminalità equiparabile a quello degli italiani; tra gli irregolari incidono invece molto i reati legati allo stesso status di irregolarità".
Il panorama delle discriminazioni. Stando al Dossier, "i migranti sono portatori di differenze che non raramente suscitano resistenze o aperta opposizione, in particolare quando i tratti esteriori ne rendono evidente l'origine straniera o quando professano religioni diverse e con una spiccata visibilità nello spazio pubblico (come l'islam)". Non è esente da razzismo il mondo dello sport. Nel campionato di calcio 2012-2013, sono stati 699 gli episodi di razzismo che hanno coinvolto le tifoserie, con ammende pari a quasi mezzo milione di euro e 29 società coinvolte.



Per fermare la strage di migranti un progetto c'è, è "l'ammissione umanitaria". Ecco come fare
Il Foglio, 12-11-2013
Luigi Manconi
"Da gennaio 30 mila persone sono state soccorse in mare, lo dico per far capire all'Europa che siamo attori importanti di salvataggi in mare": queste le parole del ministro degli Esteri Emma Bonino il 7 novembre nel corso di un'intervista video a Repubblica. Torniamo a parlare di migranti e di numeri: al dato relativo alle persone soccorse va affiancato quello delle persone che hanno perso la vita, e parliamo di più di 600 da gennaio a ottobre di quest'anno e di quasi 20.000 nell’ultimo quarto di secolo. In questo lungo arco di tempo, nel Mediterraneo sono morti ogni giorno mediamente 6-7 fuggiaschi che cercavano di raggiungere il continente europeo. Cifre crudeli, stimate per difetto da organizzazioni internazionali e associazioni per i diritti umani.
Questa tragica evidenza porta alla consapevolezza che non sono i pattugliamenti delle motovedette a rappresentare una soluzione efficace; né l’azione del nostro Governo per i salvataggi in mare può bastare a risolvere una questione complessa certamente, ma che necessita di essere affrontata subito e con un approccio completamente diverso rispetto al passato. E d’intesa con l’Unione europea.
Subito dopo il naufragio del 3 ottobre, insieme al Sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, ho presentato al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio un piano di "ammissione umanitaria" basato su un dispositivo elementare: se il principale attentato all'incolumità dei richiedenti asilo è rappresentato da quei viaggi illegali nel Mediterraneo, dobbiamo fare in modo che quel tragitto possa realizzarsi in condizioni di sicurezza. Si deve puntare sull'anticipazione delle procedure di richiesta e consentire a uomini, donne e bambini che cercano un’opportunità di vita nel nostro continente, di chiedere all'Italia e ai paesi europei una misura di protezione temporanea già nei paesi di transito e in quelli dove si aggregano i flussi. Si tratta dunque di anticipare geograficamente il momento della formulazione della domanda di tutela e di ricorrere a un piano di reinsediamento - come già si fa per i profughi siriani -, e di concessione della protezione, a partire da un territorio precedente la traversata maledetta.
Il piano comporta la realizzazione di presidi dove si possa avviare la procedura di riconoscimento della protezione temporanea direttamente nei paesi della sponda sud del Mediterraneo, e quindi Tunisia, Egitto, Giordania, Libano, Algeria, Marocco e Libia, se ve ne sono le condizioni, procedura che deve attuarsi attraverso il Servizio europeo per l'azione esterna e la rete delle ambasciate e dei consolati degli Stati Membri, con il coinvolgimento delle organizzazioni internazionali. Una volta riconosciuta la sussistenza delle condizioni per la protezione temporanea, l’Unione europea definirà le quote di accoglienza per ciascuno Stato membro. Un viaggio sicuro, dunque, dal presidio internazionale al paese di destinazione, quest'ultimo individuato anche considerando l'eventuale presenza di familiari, come previsto dal nuovo regolamento Dublino III, e senza precludere la possibilità di presentare la domanda per il riconoscimento dello status di rifugiato una volta giunti nei singoli Paesi. Per la copertura finanziaria del piano di ammissione umanitaria, si potrebbe ricorrere al Fondo europeo per i Rifugiati e a quello per la Protezione civile.
Alla semplicità del progetto si affianca la profonda consapevolezza, da parte nostra, della difficoltà della sua realizzazione. Tuttavia, una direttiva Ue del 2001 prevede già la concessione di una protezione temporanea in presenza di un "afflusso massiccio di sfollati”, persone che hanno dovuto abbandonare la propria terra a causa di una persistente situazione di guerra o di violazione dei diritti umani. La stessa direttiva prevede, se necessario, l'arrivo agevolato degli sfollati nel territorio dell'Unione europea attraverso un programma di evacuazione. Così come già sono in atto programmi di re-insediamento di rifugiati grazie ad accordi tra le organizzazioni umanitarie internazionali e i singoli paesi.
Lo stesso piano fin qui descritto può essere articolato anche assai diversamente, utilizzando strumenti giuridici e procedure differenti, ma è necessario che ne venga mantenuto lo spirito: evitare a chi fugge perché in pericolo di vita di trovare la morte mentre tenta di raggiungere le nostre coste.
È chiaro che, per attuare un piano che persegua questo obiettivo, è innanzitutto necessario che l'Europa tutta si faccia carico del problema, cambiando completamente prospettiva e assumendo l'obiettivo prioritario di porre fine alla politica irresponsabile degli ultimi anni, che ha causato solo morte e ha potenziato il traffico di essere umani.
Certo, è probabile che - invece - la politica europea non sappia rinnovarsi. Ma questo non sarà solo la rovina di migranti e richiedenti asilo: sarà la rovina della stessa Europa e di quanti pensano che essa non possa ridursi al perimetro della European Central Bank.



Lampedusa a Padova
Abbandonati dalle istituzioni in 50 vivono nei locali di via gradenigo 8. Giovedì saranno sotto il Comune per far sentire la loro voce
Melting Pot Europa, 13-11-2013
E’ trascorso poco più di un mese dalla strage di Lampedusa e, al di là del cordoglio per i tanti morti, il nostro sguardo ha bisogno di spostarsi verso chi è sopravvissuto, perché non sia abbandonato.
Per loro, così come altre migliaia di rifugiati in Italia, si apre un futuro incerto, difficile, travagliato.
E’ una storia che conoscono bene gli attivisti dell’Associazione Razzismo Stop e delle altre che con loro si sono battute al fianco dei rifugiati, a partire dalle vicende di centinaia di persone che in questi anni hanno trovato rifugio nei locali di via Gradenigo 8 a Padova.
Oggi la situazione del centro di accoglienza è nuovamente esplosiva, perché esplosivo è il contesto dell’accoglienza in Italia e a Padova.
In questi lunghi mesi trascorsi non si è mai fermata la ricerca di soluzioni, anche aprendo un confronto con l’amministrazione comunale offrendo una collaborazione gratuita affinché i rifugiati, in via Gradenigo o altrove, fosse garantita un’accoglienza degna.
Ma così non è stato.
Ed ancora oggi nei locali del quartiere Portello si trovano circa 50 persone.
Non si tratta di un fatto episodico, neppure di un “residuo” di persone in “sovrappiù” da sistemare. Perché la crisi economica, l’inverno incombente, i tanti scenari di conflitto che interessano il Medio-Oriente così come il continente africano, dalla Siria all’Egitto, dalla Somalia alla Libia, ci raccontano di un domani, che è anche il nostro presente, in cui l’esigenza di costruire spazi e progetti di accoglienza risulta essere una vera urgenza: una necessità strutturale.
Tutte le ricerche svolte sul tema da autorevoli organizzazioni ed enti, così come dall’Unione Europea, denunciano l’insufficienza e l’inadeguatezza del sistema di accoglienza italiano. Quella realizzata da ASGI, insieme ad A.I.C.C.R.E, Caritas Italiana, Communitas Onlus, Ce.S.Pi, dal titolo Il diritto alla protezione, per esempio, rileva che solo il 32,4% dei rifugiati trova un luogo dove stare.
La storia di quel restante 67,6% è quella di chi, come a Padova, è costretto a trovare sistemazioni di fortuna. Lo dimostra il crescente numero di persone che raggiungono la sede di via Gradenigo. 12 etnie diverse, alcuni di loro hanno raggiunto le nostre coste da pochi mesi, qualcuno è arrivato solo 10 giorni fa in Sicilia, altri invece tornano dai viaggi nel cuore dell’Europa, da altri stati in cui hanno cercato fortuna ed invece sono andati incontro alle gabbie di Dublino, una parte consistente rappresenta il fallimento del piano per l’emergenza nordafrica,
E’ troppo facile insomma piangere i morti per poi abbandonare i sopravvissuti, guardare alle stragi che accadono altrove mostrando cordoglio per poi chiudere gli occhi di fronte alla realtà che si materializza davanti ai propri occhi, quella non mediata dalle telecamere, quella che bussa direttamente alla porta e si materializza nelle strade. C’è insomma chi chiude gli occhi quando Lampedusa è a Padova.
Per questo l’Associazione Razzismo Stop invitia tutte le associazioni, le organizzazioni, i collettivi ed i cittadini ad essere al fianco dei rifugiati giovedì 14 novembre 2013, alle ore 16.30 davanti a Palazzo Moroni, per chiedere risposte alle istituzioni cittadine.



Figlio del boss pestò due cittadini stranieri, confermata condanna per razzismo
Cirdi, 11-11-2013
La corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna a 14 anni, in abbreviato, per Salvatore Di Giovanni, figlio di Tommaso considerato il boss mafioso del mandamento di Porta Nuova, per tentativo di omicidio aggravato dalla finalità razzista.
Di Giovanni, assistito dall’avvocato Giovanni Castronovo, aveva confessato di avere pestato due ragazzi dello Sri Lanka, Mohanraj Yoganathan e il suo amico Naguleashworan Subramaniam, aggrediti a colpi di casco mentre tornavano a casa, nel quartiere Zisa, nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2011.
Il figlio del boss aveva pero’ negato ogni movente razzista, dicendo che si era trattato di una questione “d’onore”. La corte ha però mantenuto l’aggravante razziale.
Subramaniam ha avuto dei danni permanenti e diverse operazioni a viso e alla testa, poi ha deciso di tornare in patria. Ai due ragazzi tamil, costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Francesco Crescimanno e Roberta Pezzano, sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive di 20mila euro per Yoganathan e 60mila euro per Subramaniam.



"La ministra e la banana". Razzismo in prima pagina in Francia
Il settimanale di estrema destra contro Christiane Taubira, “maligna come una scimmia”. La vittima: “Sono saltate le dighe”
stranieriiniitalia.it, 13-11-2013
Roma – 13 novembre 2013 - Il caso Kyenge sembra aver fatto scuola anche Oltralpe, nel peggiore dei modi. La Francia fa i conti in questi giorni con un attacco razzista a una donna nera membro del suo governo.
La vittima è Christiane Taubira, originaria della Guyana francese  e discendente di schiavi. Oggi è ministro della Giustizia nel governo socialista di Hollande ed è stata relatrice della legge sui matrimoni gay che ha diviso la Francia. A lei il settimanale di estrema destra  Minute dedica la sua copertina. Titolo: “Taubira ritrova la banana”, occhiello: “Maligna come una scimmia”.
La ministra ha preferito non commentare (“non regaliamo pubblicità a quel giornale” hanno spiegato dal suo entourage), ma il suo collega all’Interno Manuel Valls ha definito l’episodio “rivoltante” e ha detto che si studierà “il modo di agire contro la diffusione del giornale”. L’associazione Sos Racisme ha annunciato una querela.
Non è un caso isolato. Il titolo di Minute fa riferimento a quanto successo a fine ottobre durante una manifestazione ad Angers contro i matrimoni gay, quando un ragazzino ha gridato a Taubira “bertuccia mangia la tua banana”. Qualche settimana fa era stato invece un membro del Front Nationalm, poi sospeso dal partito guidato da Marine Le Pen, a paragonarla a una scimmia, e la ministra sul web è oggetto di fotomontaggi offensivi simili a quelli riservati a Kyenge.
“Al di là del mio caso, questi attacchi razzisti sono una attacco al cuore della Repubblica” ha denunciatoTaubira mercoledì scorso in un’intervista a Liberation. "Sono in gioco la coesione sociale, la storia di una nazione. Non si tratta di uno slittamento, è qualcosa di infinitamente più grave! Sono chiaramente sparite le inibizioni, sono saltate le dighe”.



Migranti, chi approda in Grecia diventa automaticamente espulso, anzi "riammesso"
Il flusso migratorio proveniente prevalentemente dall'Afghanistan e dalla Siria si scontra con il "muro" invalicabile delle autorità greche che non prendono neanche in considerazione l'ipotesi di ammettere richiedenti asilo. E poi ci sono le regole di Dublino 2
la Repubblica, 13-11-2013
ROMA - Racconta M., 15 anni, fuggito dall'Afghanistan: "Non c'era un traduttore. Parlavo con la polizia del porto a gesti. Con le mani ho cercato di spiegare loro che volevo stare in Italia. Con le mani ho detto che avevo 15 anni. Loro, sempre con le mani, mi hanno detto: "Tu hai 20 anni, devi tornare in Grecia". Ogni anno, alcune migliaia di migranti e richiedenti asilo affrontano un viaggio drammatico cercando di raggiungere l'Italia dalla Grecia, nascosti nei traghetti commerciali che solcano l'Adriatico.
Respinti, anzi: "riammessi". La maggior parte di loro proviene dall'Afghanistan e dalla Siria, in fuga da guerre e persecuzioni. Molti di loro sono adolescenti, poco più che bambini. In nove casi su dieci, chi di loro viene scoperto durante il viaggio, o al momento dello sbarco, sono respinti - anzi, "riammessi" è il termine formale - dalle autorità italiane verso la Grecia, paese devastato dalla crisi economica e da una violenza xenofoba senza precedenti, dove il diritto d'asilo non viene di fatto garantito e dove migranti e rifugiati devono spesso affrontare condizioni di vita inumane e degradanti.
L'intervento di MEDU. Perché dunque all'interno dell'Area Shengen così tanti potenziali richiedenti asilo devono affrontare un viaggio che comporta rischi per la loro vita e la concreta possibilità di essere rimandati indietro? Per sei mesi, da aprile a settembre 2013, Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha intrapreso un'indagine-intervento, fornendo assistenza sanitaria a centinaia di migranti e richiedenti protezione internazionale in Grecia e in Italia e raccogliendo oltre cento testimonianze dirette di riammissioni sommarie di adulti e minori stranieri dai porti italiani al paese ellenico.
Il rapporto "Porti sicuri". Le evidenze che emergono dall'indagine, raccolte nel rapporto che verrà presentato il prossimo 14 novembre, dimostrano come i valichi di frontiera adriatici del nostro paese non si possano considerare "porti sicuri" dal punto di vista della garanzia dei diritti fondamentali degli stranieri e come sia necessario porre in atto azioni urgenti affinché sia assicurata l'incolumità e la tutela dei migranti, in particolare dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati.
Tra i migranti a Patrasso. La conferenza stampa vedrà la partecipazione di Medici per i Diritti Umani, dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) e di ZaLab che hanno collaborato alla realizzazione di questa indagine. ASGI esporrà l'azione legale intrapresa presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a tutela di 19 migranti riammessi illegitimamente dall'Italia alla Grecia. ZaLab presenterà in anteprima il video-reportage "Riammessi" realizzato a Patrasso tra i migranti che hanno vissuto l'esperienza del respingimento e tra coloro che sono in attesa di imbarcarsi per l'italia.

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