Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 ottobre 2011

IMMIGRATI/UE: DELEGAZIONE COMMISSIONE LIBE IN SICILIA A NOVEMBRE
(ASCA) - Roma, 4 ott - ''L'inarrestabile flusso migratorio che dal Nord d'Africa attraversa il Mediterraneo, con il carico di speranze e di attese che accompagna i migranti nell'approdo in terra di Sicilia, richiede una valutazione approfondita del Parlamento Europeo che con una propria delegazione si rechera' a Lampedusa, Agrigento, Porto Empedocle e Palermo dal 24 al 28 novembre''. Lo annuncia, in una nota, l'europarlamentare e vicepresidente della Commissione per le liberta' civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento Europeo, Salvatore Iacolino (Ppe-Pdl). La delegazione sara' composta da almeno 12 Parlamentari europei e dai Rappresentanti della Commissione e dell'Agenzia Frontex.
''Ho chiesto ed ottenuto - aggiunge Iacolino - l'invio di questa delegazione della quale faro' parte per attestare alla popolazione di Lampedusa ed alla Sicilia, la solidarieta' concreta delle Istituzioni Europee con gli interventi fin qui disposti in favore dei Paesi sovraesposti a flussi migratori, per ultimo deliberati con il Bilancio rettificativo approvato il 29 settembre. Ascoltando i reali bisogni di chi ha accolto con infinita generosita' migranti e profughi approdati in Europa, potremmo dare una svolta alla strategia UE in materia di cooperazione con i Paesi Terzi e alla conseguente Politica di vicinato, definendo accordi quadro in linea con la tutela dei diritti fondamentali dei migranti e le effettive esigenze del mercato del lavoro negli Stati Membri''.
La delegazione parlamentare, conclude, ''potra', altresi', rendersi conto della natura cogente dell'impegno assunto dal presidente Barroso a Palermo il 6 maggio 2011 al riguardo della misure compensative che prontamente occorre completare per ristorare il danno subito dalla Sicilia prioritariamente ai comparti del turismo e della pesca''.



Gli immigrati chiedono al Comune pratiche di cittadinanza più veloci
la Repubblica, 04-10-2011
IL COMUNE sveltisca le pratiche degli stranieri per ottenere la cittadinanza italiana. È una delle richieste avanzate dal "Comitato immigrati "dopo la fine della protesta dei due stranieri scesi domenica, dopo 22 giorni, dalla torre di piazzale Selinunte: oggi, dicono, per diventare milanesi gli stranieri devono prenotare con oltre un mese di anticipo. I due hanno accettato discendere dopo l'interessamento del Comune, che ha formalizzato con la prefettura l'avvio di un tavolo di trattative. Ma il presidio della piazza continuerà fino al 15 ottobre, giorno del corteo degli indignados a Roma. Lottano ancora controla sanatoria 2009, che chiamano truffa perché avrebbe facilitato la regolarizzazione di colf e badanti discriminando gli impiegati in altri lavori. Sabato gli "indignati" di Selinunte daranno vi ta a un corteo con chi ha dimostrato loro solidarietà.



Stipendi bassi agli immigrati
AgoraVox Italia, 04-10-2011
Francesco Fravolini
Busta paga leggera per i lavoratori immigrati. Un dipendente straniero percepisce 987 euro al mese, quasi 300 euro in meno di un impiegato italiano. Mentre nelle regioni settentrionali, soprattutto del Nord Est (Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto), lo stipendio è più ricco, con un minore differenziale rispetto agli italiani.
È una differenza di trattamento economico che può scoraggiare i lavoratori immigrati. I manager dovrebbero valorizzare la forza lavoro straniera, guardando a queste risorse umane come se fossero una vera e propria ricchezza, non un problema.
Le donne straniere guadagnano appena 797 euro al mese, nessun vantaggio salariale per gli stranieri più istruiti, migliori retribuzioni per chi lavora nei settori del trasporto/comunicazione e nelle costruzioni, più basse per chi opera nell’agricoltura o nei servizi alla persona. Tra le prime cinque nazionalità più rappresentate, il salario annuo di un dipendente marocchino è equivalente alla ricchezza prodotta da 5,5 marocchini rimasti in patria, 6,5 se si tratta di filippini.
È la situazione sociale ed economica realizzata da uno studio della Fondazione Leone Moressa che ha analizzato le retribuzioni mensili dei dipendenti stranieri nel quarto trimestre 2010.
L’età anagrafica non influisce significativamente sui livelli retributivi. A sottolineare una correlazione tra redditi e anzianità del lavoratore è la differenza con i dipendenti italiani, in possesso delle medesime caratteristiche: se nella fascia 15-24 anni gli stranieri ricevono appena l’1,2% in meno di stipendio, per coloro che superano i 55 anni il gap oltrepassa il 30%.



Documenti falsi anche per bambini Scoperta rete di immigrazione clandestina
la Repubblicca, 04-10-2011
In tutto 27 persone indagate tra Roma, Milano, Napoli e Cosenza. Non si esclude che l'organizzazione portasse avanti adozioni illegali
Documenti falsi venduti, a prezzi esorbitanti, a cittadini di paesi Africani, che poi espatriavano nel Regno Unito, in Svezia e in Canada, transitando per l'Italia. Fin dalle prime ore dell'alba i carabinieri stanno portando a termine un'operazione che ha consentito di disarticolare un'organizzazione internazionale dedita all'immigrazione clandestina, con 27 persone indagate. Gli arresti sono in corso tra Roma, Milano, Napoli e Cosenza.
A capo del gruppo un cittadino eritreo che aveva stabilito la base logistica nella Capitale. L'organizzazione produceva documenti di identità contraffatti venduti a immigrati di paesi Africani. L'operazione dei Carabinieri, denominata 'Piccoli Angeli', vede coinvolti, nel traffico migratorio, anche bambini.
Non si esclude infatti che dietro l'espatrio dei minori ci possano essere adozioni illegali. Decine le perquisizioni sono in corso in Lombardia, Lazio, Campania e Calabria. Sotto il mirino degli inquirenti anche due agenzie di viaggio e un ristorante utilizzati con varie finalità dall'organizzazione.



Lampedusa: Consiglio Europa censura Centri accoglienza
Rapporto assemblea parlamentare sostiene che sono prigioni
(ANSA) - STRASBURGO, 3 OTT - I centri di accoglienza di Lampedusa non sono adatti ad accogliere gli immigrati irregolari che arrivano sulle coste italiane. E' quanto si legge in un rapporto di una sottocommissione dell'Assemblea del Consiglio d'Europa redatto dopo la visita condotta lo scorso maggio sull'isola. ''I centri di accoglienza devono mantenere questa funzione e non trasformarsi in prigioni'' ha sottolineato il presidente del sottocomitato, il parlamentare britannico Christopher Chope.(ANSA).



IMMIGRATI: CENTRO ASTALLI, SOLUZIONE NON E' CHIUSURA CENTRO LAMPEDUSA
(ASCA) - Roma, 3 ott - Il Centro Astalli ''condivide la preoccupazione espressa da Unhcr, Oim e Save the Children per la decisione delle Autorita' italiane di dichiarare Lampedusa porto non sicuro, con la conseguente l'impossibilita' di attraccare sull'isola per i mezzi di soccorso in mare''.
''E' evidente - afferma Padre Giovanni La Manna - che i problemi verificatisi a Lampedusa nei giorni passati sono stati il frutto di una permanenza troppo prolungata dei migranti sull'isola, il che equivale ad una mancata accoglienza. Non si puo' pensare, pero', che la soluzione sia chiudere il centro di Lampedusa e costringere i mezzi di soccorso ad attraccare a Porto Empedocle, ad una distanza, cioe', che renderebbe le operazioni di soccorso piu' complicate e pericolose, aggravando le gia' disperate condizioni psico-fisiche dei migranti che hanno bisogno di cure immediate''.
Il Centro Astalli, pertanto, auspica che tale decisione ''venga rivista, che sia al piu' presto ripristinata la funzionalita' del centro di accoglienza di Lampedusa e che l'isola torni ad essere un porto di approdo''.
''Di fronte a qualsiasi difficolta' - conclude Padre La Manna - nessuna decisione puo' essere presa prescindendo dalla necessita' e dall'urgenza di salvare vite umane. Cio' e' vero soprattutto per i migranti che fuggono dalle violenze della guerra in Libia, ai quali deve essere garantita la possibilita' di essere accolti in un luogo sicuro e di accedere alle procedure di asilo''.



“Lo ius sanguinis non si tocca”
Il Sito di Prato, 03-10-2011
 L'eurodeputato della Lega Nord Toscana, onorevole Claudio Morganti, intervenuto in merito alla campagna "L'Italia sono anch'io", ha commentato le dichiarazioni del Governatore toscano Enrico Rossi riguardo le due proposte di legge sulla cittadinanza in particolare per i minori(«bisogna in tutti i modi favorire - aveva dichiarato Rossi - l'integrazione dei bambini, dei ragazzi, dei giovani, facendo leva, per esempio, sulla sensibilizzazione e la formazione delle loro madri, come avviene in altri paesi europei. In caso contrario rischiamo solo di accumulare nubi di tensione. A 18 anni un ragazzo nato in italia e non ancora cittadino italiano si sente mutilato, umiliato e avvilito. Riconoscere lo "ius soli" è vitale per la serenità del nostro paese.»).
Tali proposte di legge vorrebbero introdurre lo “ius soli” temperato (misura che consentirebbe l'acquisizione della cittadinanza italiana a tutti i bambini nati in territorio italiano e aventi almeno un genitore che vi risiede regolarmente da alcuni anni) , e il diritto di voto ai lavoratori regolarmente presenti da cinque anni.
«Dare la cittadinanza sin dalla nascita ai figli degli immigrati costituisce un vero pericolo perché si andrebbe incontro a strumentalizzazioni da parte dei cittadini stranieri. Permettere lo “ius soli” vorrebbe dire che qualsiasi donna incinta di un qualsiasi Paese straniero verrebbe a partorire in Italia e così il proprio figlio diventerebbe subito cittadino italiano. Rischiamo l'invasione di donne incinte – asserisce l'europarlamentare leghista –, senza considerare l'aggravio dei costi, come per esempio le spese sanitarie che sono da evitare, vista la situazione economica nazionale e visti i consistenti buchi nella sanità toscana».
Per Morganti permettere lo “ius soli” porterebbe «alla perdita dell'identità. Per diventare cittadino italiano – prosegue – bisogna conoscere lingua, tradizione e storia. Non solo, ma il riconoscimento della cittadinanza deve essere l'ultimo passo di un'integrazione già in essere».
Riguardo la posizione di Rossi, che ha sottoscritto le proposte di legge, Morganti sostiene che «è semplicemente ideologica e volta a raccogliere consensi tra gli immigrati. Non mi risulta che il suo partito, quando era al Governo, abbia portato avanti qualche battaglia o fatto qualcosa per dare la cittadinanza ai figli di immigrati. Anche in altri Paesi, come per esempio la vicina Svizzera, non vige lo “ius soli”. L'attuale legge – termina – è più che consona ed evita, soprattutto, furbate».
Dello stesso parere è Antonio Gambetta Vianna, capogruppo della Lega Nord Toscana in Regione, per il quale «concedere la cittadinanza per “ius soli” è una forma di non rispetto delle identità altrui. Il figlio dell’immigrato deve avere facoltà di scelta, se diventare cittadino italiano o meno. Sono, infatti, molti coloro che, al compimento del 18° anno di età, scelgono di mantenere il passaporto dei genitori e di non abbracciare la cittadinanza italiana. La sinistra non ha rispetto dell’immigrato, ma vuole massificarlo per accaparrarsi il suo voto. Possiamo stare a discutere sul termine dell’età di scelta, per esempio abbassando la soglia dai 18 anni ai 14, ma lo “ius sanguinis” non si tocca. Così come le elezioni. Il voto agli immigrati dopo appena cinque anni di residenza, seppur alle amministrative, è una semplice strumentalizzazione. Mi dispiace per quei lavoratori immigrati onesti che si fanno strumentalizzare da una sinistra decisamente a corto di idee».



Immigrazione: Asgi denuncia Amt Genova, discrimina extra Ue
Da selezione per autisti. Presentato ricorso a tribunale lavoro
(ANSA) - GENOVA, 3 OTT - L'Amt, Azienda Mobilita' e Trasporti di Genova, esclude i cittadini extracomunitari dalla selezione per autista. Lo denuncia l'ASGI, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione, tramite l'avvocato Elena Fiorini, che ha presentato ricorso contro l'azienda del trasporto pubblico locale alla sezione lavoro del tribunale civile di Genova. I ricorrenti chiedono al tribunale di sospendere la selezione fino alla decisione dei giudici sul ricorso e, quindi, di eliminare il requisito di cittadinanza.(ANSA).



Nomadi, rimasto senza soldi il piano di chiusura dei campi
Mancano i fondi per l’integrazione: smantellato solo un insediamento dei dodici previsti
Allarme del Comune. La prefettura dopo il vertice con il ministro Maroni: “Tutto procede”
la Repubblica, 04-10-2011
ORIANA LISO
Servono soldi per portare avanti il piano Maroni sui campi nomadi cittadini. O meglio: serve che le risorse destinate all’intero progetto vengano distribuite diversamente. Perché quello che è finito è il salvadanaio per la parte 'sociale' del piano Maroni — in totale il piano ha stanziato 14 milioni per tutte le operazioni—, quella che riguarda l’accompagnamento degli abitanti degli insediamenti verso altre soluzioni abitative e verso un lavoro che li aiuti a vivere dignitosamente. Ecco allora il Comune che lancia l’allarme alla prefettura. «Noi stiamo facendo quello che possiamo, ma senza soldi non possiamo portare avanti i progetti sociali necessari, a cascata, a svuotare i campi per poi chiuderli», è l’appello dell’assessore alla Sicurezza Marco Granelli. Che annuncia: «Chiederemo alla prefettura un incontro per capire come ridistribuire i fondi del piano nomadi in base alle necessità attuali».
Lo stato dell’arte di quel piano è stato discusso corso Monforte, durante un incontro tra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario all’emergenza nomadi. Si è fatto il punto sul già fatto e sul da farsi, e il prefetto ha assicurato al ministro che
il programma «d’intesa con il Comune, procede regolarmente secondo i tempi e le modalità già previste», recita lo stringato comunicato che racconta l’incontro. Nei fatti, però, solo il Triboniano, con i suoi quattro insediamenti, è stato completamente sgomberato: in tutti gli altri campi i lavori sono appena iniziati o ancora fermi.
Le due priorità, al momento, sono via Novara e via Bonfadini: sull’area dove sorge il primo dei due arriverà un parcheggio accessorio al sito di Expo, quindi bisogna fare in fretta; il terreno che ospita il secondo è destinato all’ingresso della Paullese. Entrambi sono fatiscenti, e c’è la difficoltà quotidiana — per via Novara — di evitare che le baracche man mano liberate vengano nuovamente occupate da abusivi. Qui restano ancora circa 15 famiglie, altrettante sono state allontanate nei mesi scorsi: alcuni sono tornati nei Paesi d’origine, altri sono stati mandati via perché non rispettavano il patto di legalità o avevano dimore regolari altrove, altri ancora sono stati sistemati nelle case private grazie agli aiuti del piano Maroni. Ma ora i soldi sono finiti, e in più ci si è messa anche la crisi: due famiglie avevano trovato casa, ma le aziende presso cui lavoravano i capofamiglia hanno tagliato i dipendenti, e quindi si sono ritrovati senza lo stipendio necessario per firmare il contratto d’affitto.
In via Bonfadini, invece, il lavoro è ancora fermo ai controlli sulla regolarità degli abitanti del campo: un’opera svolta quotidianamente dai vigili, tra spaccio e auto rubate, con tanto di officina di riparazioni abusiva (e chiusa). «C’è una situazione di grave illegalità che dura da anni a causa dell’immobilismo della giunta Moratti», attacca Granelli. Ancora non si vede l’ora x per lo smantellamento dei campi di Impastato e Negrotto, mentre procedono lentamente le operazioni di riqualificazione degli unici tre campi che rimarranno in piedi: in via Idro — futuro campo di transito da 5 milioni di investimento — non si muove niente, mentre sono partiti gli appalti dei lavori per via Chiesa Rossa e via Martirano.



In un bosco la nuova baraccopoli degli sgomberati dal Triboniano
Accampati fra fango e topi: “Non ce ne andiamo”. Si ripopolano anche ponte Bacula e Bovisa Alcuni di loro avevano preso i 15mila euro del piano per tornare in Romania
la Repubblica, 04-10-2011
ZITA DAZZI
In un bosco la nuova baraccopoli degli sgomberati dal Triboniano Nomadi a Quinto Romano
Sono tornati sotto i ponti, lungo le ferrovie, in mezzo ai campi, fra le lamiere contorte degli ex capannoni industriali, dal Bacula al Rubattino. Cinque anni di sgomberi, nell’era Moratti, non hanno eliminato il problema dei campi rom abusivi. Il più grande è in fondo a via Novara, vicinissimo all’acqua park e al campeggio di Milano. Ci stanno gli ex del Triboniano, sgomberato in primavera. Una ventina di famiglie: metà non erano comprese negli elenchi del Comune e quindi non erano state aiutate a trovare soluzioni alternative; l’altra metà sono fra quelle che avevano intascato 15mila euro per tornare in Romania, come prevedeva il 'Piano Maroni'.
«Se provano a sgomberarci, andremo a bloccare l’autostrada. Da qui non ci manda via nessuno, siamo stufi di essere presi in giro e sbattuti da un angolo all’altro della città». Sventolano le carte di identità sulle quali risultano ancora residenti in via Triboniano, anche se ormai abitano sotto la tangenziale ovest, fra gli svincoli di Quinto Romano, dove la città lascia il passo a un boschetto della prima campagna. La loro è una piccola città di baracche di legno buone per ospitare almeno 150 persone, la metà bambini. Casupole malconce, coperte da fogli di plastica, fili elettrici collegati ai generatori, viottoli sconnessi fatti
di terra e scarti edili, niente acqua e tanti topi.
È qui che si sono rifugiati i romeni che abitavano al più grande campo nomadi comunale, quello davanti al cimitero Maggiore, il primo della lista da cancellare, secondo il 'Piano Maroni'. Chiuso in pompa magna ad aprile — in tempo per le elezioni — dall’ex sindaco Letizia Moratti. Con grande fretta, circa 700 persone erano state allontanate. Una ventina di nuclei era riuscita ad avere la casa popolare, dopo mesi di polemica. Altrettanti erano stati aiutati a trovare un alloggio in affitto sul mercato privato. Oltre 50 famiglie, infine, avevano accettato il rimpatrio, ciascuna in cambio di 15mila euro, seguiti in Romania dall’ong Avsi per conto del ministero degli Interni. «Ma a noi nessuno ha offerto niente — protesta Alexandru Sandu — ci hanno sbattuto fuori senza tanti complimenti e si sono dimenticati della nostra esistenza. E noi che dovevamo fare? Abbiamo preso le nostre cose, i nostri figli, li abbiamo tolti dalle scuole dove erano iscritti, e siamo venuti qua. Ma non pensino di poterci mandare via. Non siamo degli sprovveduti».
In effetti gli ex del Triboniano sembrano più agguerriti degli altri rom che abitano gli anfratti della periferia milanese. Gli zingari sono tornati ad occupare i binari e i ponti attorno al cavalcavia Bacula, alla Bovisa, dopo i vari infruttuosi sgomberi che la giunta Moratti aveva organizzato senza prevedere vie d’uscita per le famiglie allontanate. «Così come — racconta Valerio Pedroni, coordinatore dei volontari dei Padri Somaschi — sono ancora nei campi e nei capannoni attorno a Segrate, i rom che l’ex vicesindaco De Corato aveva sgomberato dall’ex Innocenti di via Rubattino. E ce ne sono anche in via Bonfadini. Insomma, il problema è ancora tutto da risolvere, visto che la politica degli sgomberi non ha dato frutti. E l’inverno è alle porte».
Ma un conto sono i nomadi che continuano a girare attorno al Ponte Bacula o alla zona di via Rubattino. Un altro conto sono gli ex del Triboniano, accampati sotto la tangenziale in fondo a via Novara. Gente che è in Italia da 15 anni, che ha abitato regolarmente in un campo comunale, con tanto di residenza anagrafica, iscrizione a scuola dei figli e alcuni persino con uno straccio di lavoro. Oggi nessuno fa niente, a parte lamentarsi di essere stati abbandonati dalle istituzioni. Le donne vanno a fare mengele, l’elemosina; i bambini hanno buttato i quaderni e passano la giornata a pescare rane nella roggia. Un vecchio tavolo da biliardo è il centro della vita di questa specie di villaggio, dove vecchi e nuovi capoclan meditano azioni di rivolta in caso di minacce di sgombero.
«Li conosciamo tutti, uno per uno, da tanti anni. Alcune di queste famiglie sono quelle che hanno preso i 15mila euro e che sono già tornate a Milano. Alcune erano quelle che non risultavano negli elenchi del Triboniano e a cui non sono state proposte alternative nel momento della chiusura del campo», spiega don Massimo Mapelli della Casa della Carità. Don Virginio Colmegna allarga le braccia, preoccupato: «Chi ha preso i 15mila euro per tornare in Romania deve essere allontanato. Ma questo non risolve il problema dei campi abusivi. Cinque anni di sgomberi hanno dimostrato che così non si elimina l’emergenza. Bisogna che la nuova amministrazione cominci a progettare qualche nuova strategia».

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