Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

10 luglio 2014

Profughi. Il Viminale: "Risposte più veloci per chi ha diritto all'asilo"
Alfano in Commissione diritti umani del Senato: "Più rapida è la risposta, minore sarà il tempo di permanenza nelle strutture di accoglienza". "Incentivare i rientri volontari e assistiti"
stranieriinitalia,10-07-14
Roma - 10 luglio 2014 - Massimo impulso ai rientri volontari e nuovi criteri per accelerare le procedure per i richiedenti asilo. Li ha annunciati ieri il ministro Angelino Alfano, spiega una nota del Viminale, nel corso di una audizione in commissione Diritti umani al Senato.
A breve, ha spiegato il ministro, sarà formalizzata un'intesa con gli enti locali per realizzare nei centri regionali di accoglienza dei migranti una 'base ampia di primo ingresso', in modo da selezionare i migranti che hanno diritto d'asilo da quelli che non hanno i titoli per la richiesta.
Attualmente ci sono, infatti, al lavoro 10 commissioni con 10 sezioni, ma l'obiettivo resta quello di un "ulteriore incremento" dei servizi relativi allo Sprar (il Sistema di protezione per i rifugiati), che conta 20 mila posti. «Piu' rapida è la risposta, minore sarà il tempo di permanenza nelle strutture di accoglienza. Per questo il perno della riorganizzazione del sistema è l'accelerazione delle risposte».
Il ministro ha fornito anche alcuni dati: i migranti trattenuti nei Cie da inizio anno sono 2124, di cui 1036 sono stati rimpatriati. Numeri proporzionalmente di poco inferiori rispetto al 2013, quando nei Centri di identificazione ed espulsione transitarono 6016 persone, 2749 dei quali sono stati poi rimandati nei Paesi di provenienza. Per i tempi medi di permanenza nelle strutture si va da 24 giorni di Caltanisetta ai 55 di Bari, passando per i 32 di Roma e Torino e i 50 di Trapani.
Saranno anche attivate tutte le procedure per incentivare i rimpatri volontari e assistiti, anche attraverso programmi finanziati con un apposito fondo europeo. Nel 2013, ad esempio, sono stati rimpatriati 1083 immigrati, fra cui 677 egiziani con 32 voli e 309 tunisini con 32 charter. Mentre nei primi sei mesi di quest'anno i rimpatriati volontariamente sono stati 612, grazie anche a 43 voli congiunti effettuati con l'Inghilterra.
 
 
 
Alfano: «Dopo sei mesi immigrati fuori dai Cie» 
Libero, 10-07-14
A ventiquattrore dal due di picche incassato in diretta dalla commissaria Ue agli Affari Interni, Anna Cecilia Malmstrom («Frontex non 
sostituirà Mare nostrum a meno che tutti non contribuiscano»), il ministro dell`Interno Angelino Alfano torna a parlare di immigrazione: «Siamo pronti a ridurre i tempi di permanenza nei Cie». 
Il titolare del Viminale, in audizione in Senato davanti alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha fatto sapere che la permanenza dei migranti nei Cie (Centri di identificazione ed esplusione) sarà accorciata a 180 giorni. La proposta è stata già inserita nel disegno di legge europea approvato recentemente dalla Camera dei deputati e attualmente all`esame di Palazzo Madama. «Qualora nel prosieguo dell`esame parlamentare si raggiungano intese favorevoli ad una ulteriore riduzione del termine», ha spiegato Alfano, «il governo non avrà difficoltà a farsi carico di un ulteriore alleggerimento». 
Mentre nei due rami del Parlamento si cerca di trovare un accordo sui tempi di permanenza, i Cie continuando ad operare «oltre la loro capacità ricettiva». È per questa ragione, ha annunciato Alfano, che verrà a breve adottato, su scala nazionale, un regolamento per i centri di accoglienza. «Attualmente», ha ricordato il segretario del Nuovo Centrodestra, «i Centri di identificazione ed espulsione operativi sono cinque». Si tratta dei Cie di Torino, Roma, Bari, Caltanisseta e Trapani Mio. Alcuni hanno capienza ridotta. L`effettiva disponibilità complessiva è infatti di circa 500 posti. I migranti trattenuti nei Cie nel 2013 sono stati 6.016 di questi, 2.749 sono stati effettivamente 
rimpatriati. I trattenuti sono 2.124, di cui 1.036 rimpatriati. La permanenza media è stata di 55 giorni a Bari, 24 a Caltanissetta, 32 a Roma e Torino, 50 a Trapani. Altro obiettivo dei prossimi mesi sarà quello di accelerare le procedure per l`esame delle domande di asilo, «nell` interesse del migrante», ha detto Alfano. Saranno quindi incrementate le Commissioni territoriali per l`asilo e il circuito Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) salirà a 20mila posti. «Il perno del sistema resta la velocizzazione delle risposte che sarà «rapido ed efficiente», garantisce il ministro. Tuttavia, fa sapere Alfano, «entro breve tempo», saranno aperti, a livello regionale, dei centri che selezioneranno tra gli stranieri di primo ingresso quelli che hanno titolo per accedere alla procedura di asilo e quelli che invece non hanno tali requisiti. 
Alfano, siciliano e agrigentino, ammette si sentirsi particolarmente «vicino» alle comunità di Pozzallo, Augusta, Porto Empedocle, perché «il 93% del peso degli sbarchi grava sulla Sicilia e buona parte del restante 7% su Puglia e Calabria». Per questo, ha concluso, «come l`Europa non può chiudere gli occhi rispetto all`Italia, l`Italia non può pensare che tutto il peso gravi sulla Sicilia». Proprio ieri a Palermo sono sbarcati 328 migranti, uomini e donne provenienti da Siria, Zambia, Costa d`Avorio e Niger. Anche stavolta ad aprire le loro porte sono state le chiese di periferia. 
CH.PEL. 
 
 
 
Migranti, neonato prematuro gettato in mare
Avvenire, 10-07-14
?Una donna eritrea sbarcata lunedì a Pozzallo, nel Ragusano, attualmente ricoverata nel reparto di ginecologia dell'ospedale Maggiore di Modica, ha partorito su un barcone della speranza, durante la traversata in mare, un bambino prematuro che non avrebbe dato segnali di vita e sarebbe stato gettato in mare. Agenti della squadra mobile di Ragusa, notati nel reparto del nosocomio, stanno verificando il racconto della migrante che ricorda poco dell'accaduto. 
La donna, al settimo mese di gravidanza, provata dal lungo viaggio, avrebbe avuto le doglie in anticipo e avrebbe partorito prematuramente il bimbo. Ai medici ha riferito di aver provato ad attaccare il piccolo al seno, ma senza successo. Avrebbe più volte perduto i sensi e l'ultima volta che si sarebbe ripresa il corpo del neonato senza vita era stato già gettato in mare da altri migranti. La donna viaggiava senza il marito.
Sulla vicenda ha aperto un'inchiesta conoscitiva il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia.
 
 
 
Per la “Fortezza Italia” una spesa 7 volte maggiore dell’aiuto ai rifugiati
Amnesty International accusa gli stati europei che spendono la maggior parte dei 4 miliardi stanziati in 7 anni per la difesa dei propri confini invece che per la protezione dei richiedenti asilo, mettendo a rischio la loro vita. In Spagna il rapporto è di 31 a 1
Redattore sociale, 09-07-14
Amnesty International, nel rapporto “Il costo umano della Fortezza Europa: le violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti e dei rifugiati alle frontiere d'Europa” pubblicato oggi, denuncia la situazione dei migranti alle frontiere dell’Europa, e condanna gli Stati europei che spendono più denaro nella difesa delle frontiere che non nella protezione dei richiedenti asilo.
“Nella loro determinazione a isolare le proprie frontiere, l'Unione europea e i suoi stati membri stanno mettendo a rischio la vita e i diritti dei rifugiati e dei migranti” dichiara Amnesty. E attraverso il rapporto mostra come le politiche in materia d’immigrazione dell'Ue e le prassi di controllo delle frontiere impediscano ai rifugiati di accedere all’asilo politico, mettendo a rischio le loro vite nel corso di viaggi sempre più pericolosi.
Infatti, a fronte dei maggiori ostacoli per raggiungere l'Europa via terra, rifugiati e migranti prendono rotte marittime più pericolose verso la Grecia e l’Italia. Ogni anno centinaia di persone muoiono nel tentativo di raggiungere le sponde dell’Europa. Sono più di 400 le persone che hanno perso la vita nel 2013 e solo nei primi mesi del 2014 più di 200 persone sono morte nelle acque del mar Mediterraneo e dell’Egeo.
"La responsabilità per la morte di coloro che cercano di raggiungere l'Ue è una responsabilità collettiva. Altri stati membri dell'Ue possono e devono seguire l'esempio dell’Italia e impedire alla gente di annegare in mare rafforzando gli sforzi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e nell'Egeo" ha affermato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. "Le tragedie umane che si svolgono ogni giorno ai confini dell’Europa non sono né  inevitabili, né fuori dal controllo dell'Ue. Molte sono ad opera dell’Ue. Gli stati membri dell'Unione europea devono, finalmente, cominciare a mettere le persone prima delle frontiere".
Amnesty denuncia infatti l’uso massiccio di risorse, spese ogni anno dagli Stati membri per recinzioni, sistemi di sorveglianza sofisticati e pattugliamento delle loro frontiere a cui non corrisponde uno sforzo uguale nell’accoglienza dei richiedenti asilo. L'Ue ha speso quasi 4 miliardi di euro per proteggere le sue frontiere esterne tra il 2007 e il 2013, di cui 700 milioni di euro (17%) per il miglioramento della situazione di richiedenti asilo e rifugiati all’interno dell’Ue, nello stesso periodo. Ma per alcuni paesi di frontiera il rapporto è molto più sbilanciato: la Spagna ha speso in questi anni 289 milioni di euro per proteggere le sue frontiere, ma solo 9,3 per i rifugiati, vale a dire 31 volte meno. L’Italia, a fronte di una spesa di 250 milioni per difendere i confini ne ha corrisposti solo 36 nella presa in carico dei migranti e richiedenti asilo, ossia 7 volte meno. Per la Bulgaria e la Grecia il rapporto è di circa 10 a 1.
"L'efficacia delle misure europee per arginare il flusso di immigrati irregolari e rifugiati è, nella migliore delle ipotesi, discutibile. Nel frattempo, il costo in vite umane e sofferenza è incalcolabile e viene pagato da alcune delle persone più vulnerabili del mondo" continua Dalhuisen.
Rifugiati e migranti che riescono ad arrivare alle frontiere dell'Ue rischiano inoltre di essere subito respinti indietro. Amnesty International ha documentato respingimenti dagli agenti di frontiera in Bulgaria e, in particolare, in Grecia. I respingimenti sono illegali, negare alle persone il diritto di chiedere asilo, generalmente include violenza e, a volte, mette persino in pericolo di vita.
Ed i respingimenti non avvengono solo ai confini sud orientali dell'Ue. Nel febbraio del 2014, la guardia civile spagnola ha aperto il fuoco con proiettili di gomma, cartucce a salve e gas lacrimogeni contro i circa 250 migranti e rifugiati arrivati a nuoto dal Marocco lungo la spiaggia verso Ceuta, l'enclave spagnola in Africa del Nord. Quattordici persone hanno perso la vita. Ventitre persone che sono riuscite a raggiungere la spiaggia sono state immediatamente respinte, apparentemente senza accesso a qualsiasi procedura formale di asilo. 
"Quasi la metà di coloro che cercano di entrare nell'Ue irregolarmente sono in fuga da conflitti o persecuzioni in paesi come la Siria, l’Afghanistan, la Somalia e l’Eritrea. I rifugiati devono essere dotati di maggiori possibilità di entrare nell'Ue in modo sicuro e legale affinché non siano costretti a intraprendere viaggi pericolosi, in prima istanza". 
In un indicatore significativo delle priorità relative, L’Ue e gli stati membri stanno inoltre finanziando e cooperando con i paesi vicini, come la Turchia, il Marocco e la Libia, per creare una zona cuscinetto intorno all'Ue nel tentativo di fermare migranti e rifugiati prima ancora che raggiungano i confini dell’Europa. Allo stesso tempo stanno chiudendo un occhio sulle violazioni dei diritti umani che migranti e rifugiati soffrono in questi paesi. 
"I paesi dell'Ue praticamente stanno pagando i paesi confinanti per sorvegliare i confini al posto loro. Il problema e’ che molti di questi paesi sono spesso incapaci di garantire i diritti dei rifugiati e dei migranti che restano intrappolati lì. Molti diventano poveri, vengono sfruttati e vessati e non possono accedere all’asilo".  
 
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