Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Le famiglie dei tunisini scomparsi chiedono aiuto all’Italia. Ricevuto ieri dalla Commissione diritti umani del Senato.

 

“Chiediamo aiuto all’Italia perché faccia pressione sulle autorità tunisine, la nostra ambasciata non si è mossa affatto”.
Un coordinamento tra Italia e Tunisia per conoscere la sorte dei circa 800 tunisini di cui non si hanno notizie dopo la partenza per l’Italia. A chiederlo è una delegazione dei parenti degli scomparsi che, accompagnati dall’associazione Giuseppe Verdi di Parma, sono stati ascoltati ieri dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani in Senato.
“Chiediamo aiuto all’Italia perché faccia pressione sulle autorità tunisine”, ha chiesto uno dei membri della delegazione, Mohamed Amin Chouchane, “la nostra ambasciata non si è mossa affatto”.
Secondo i familiari, i migranti sarebbero tutti giunti in Italia e la loro scomparsa sarebbe avvenuta dopo lo sbarco a Lampedusa. “Questi giovani – ha affermato Rebeh Kraiem dell’associazione Giuseppe Verdi – sono arrivati in Italia il primo, il 14 e il 29 marzo del 2011. Aiutateci a chiedere al nostro governo le loro impronte digitali così da poterli identificare”. Alcune famiglie tunisine, ha riferito la delegazione, “hanno visto i loro figli nei servizi dei telegiornali, altre hanno ricevuto telefonate, ma poi di loro non si è saputo più nulla”. “Abbiamo chiesto aiuto ieri anche al Ministero dell’interno – ha aggiunto Mohamed – bisogna cercare un modo per aiutare queste famiglie”.
Una delle ipotesi, ha affermato un altro tunisino, Rihad Zagdhane, “è che molti di questi giovani siano stati arruolati nella guerra in Libia o nei disordini in Siria. Anche perché in quel periodo alcuni imbarchi non erano stati registrati a Lampedusa. Ma questa scomparsa non può restare un grande mistero a vita, bisogna cominciare a lavorare da subito. La Commissione si mobiliti raccogliendo i filmati delle televisioni, componendo una lista degli scomparsi e chiedendo aiuto ai mass media. In Italia, quando sparisce una persona se ne parla notte e giorno, di queste 800 persone invece nessuno parla”.
ImmigrazioneOggi 23 febbraio 2012
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