Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

18 nmarzo 2011

Immigrazione: Artioli (Ln), battaglia su nuova legge
Case per altoatesini andranno agli stranieri
(ANSA) - BOLZANO, 18 MAR - Annuncia battaglia la Lega Nord Suedtirol sul disegno di legge della giunta altoatesina per l'immigrazione: ''Sono troppe le lacune del provvedimento - ha detto il segretario Elena Artioli - e si riaprono le maglie per dare le case degli altoatesini agli extracomunitari''.In particolare, la critica del Carroccio si accentra su un passus che prevede - ha detto Artioli - l'assegnazione di alloggi, a determinate condizioni, agli stranieri privi del requisito della residenza per almeno cinque anni. (ANSA).



Lampedusa, tendopoli pronte in 48 ore. La Ue: si a solidarietà
Polemiche per l'accampamento davanti la chiesa
Il Messaggero, 18-03-2011
di LUCIO GALLUZZO
LAMPEDUSA - In mancanza (da 48 ore) di sbarchi è tempo di polemiche sull'isolotto. Sindaco ed albergatori protestano contro le 2 tendopoli, per le quali già si lavora, davanti alla parrocchia e nell'area che fu della base Loran. La prima, che sara operativa entro 48 ore, potrà accogliere 200 persone, 300 l'altra e solo allora potrà essere assicura- to ai clandestini quello standard di decente assístenza cancellato dal sovraffollamento. Il sindaco Bernardino De Ru- beis non festeggia i 150 anni dell'Italia, ma espone la bandiera a mezz'asta, a lutto. I suoi giovani fans la pensano diversamente dai coetanei che hanno detto «no» a Le Pen e Borghezio e dunque scandiscano in piazza "Respingimenti subito" "I Centri in Padania". Tengono bordone gli albergatori: «Festeggiare? No, Roma ci tratta come sudditi da usare al bisogno». Poche decine gli isolani convenuti alla messa celebrata dal parroco Stefano Nastasi a «Porta di Lampedu- sa- Porta d'Europa», monumento ai migranti ed all'olocausto sul Canale, in atto da 20 anni. Ancora ieri un corpo decomposto è stato ripescato a Pantelleria. E mentre le ruspe sono al lavoro a Lampedusa per alleggerire la pressione sul Centro (gli ospiti sono in 2800, contro gli 850 previsti) a Mineo (Catania) sono terminati i lavori nel Villaggio che fu dei militari Usa di Sigonella e per oggi è atteso l'arrivo dei primi 200 richiedenti asilo.
Il Governo intanto continua a tessere la trama per responsabilizzare Tunisi e per costruire una risposta unitaria dell'Europa all'emergenza. Roberto Maroni ha avuto ieri un colloquio telefonico con la commissaria europea agli affari ínterni, Cecília Malmstrom, per aggiomarla sulla crisi e preannunciare un dossier che sollecita misure comuni per tutti gli Stati dell'Unione sul controllo dei Mediterraneo, per la gestione dei clandestini ed un contributo Ue di 100 min di euro per l'emergenza.
Frattanto sull'isola si fronteggiano interessi diversi. C'è chi guarda ai clandestini come fonte di circolazione di ricchezza: la rafforzata presenza militare, delia Protezione Civile e lavori connessi, la gestione del Centro fanno scorrere denaro pubblico, una fetta resta sull'isola. E c'è chi evoca "la paura dei clandestini" come causa della disaf- fezione dei turisti e già denuncia un "buco" di 4,5 min di euro a partire dalle vacanze di Pasqua, rispetto al 2010. Spiega il portavoce degli albergatori, Giandamiano Lombardo: «Le tendopoli danno un'immagine devastante, annullano la stagione turística che vale 50 milioni di euro sull'altare di un aiuto umanitario doveroso, ma dei quale Lampedusa non può e non deve farsi carico». Che fare? La "ricetta" di Lombardo premette che non si è in presenza di "sbarchi" ma di "recuperi in mare", dunque "nel Canale stazionino navi civili o militari per raccogliere i migranti e trasferirli altrove, ma non su un' isola di 22 km.



Crisi del Maghreb: sbarcati finora 11.285 tunisini. Maroni alla Camera dei deputati: “temo che siamo solo all’inizio”.
Il Ministro rinnova le richieste italiane a Bruxelles: burden-sharing, potenziamento di Frontex e contributo straordinario di 100 milioni.
Immigrazione Oggi, 18-03-2011
11.285 immigrati tunisini sbarcati a Lampedusa dall’inizio della crisi. Si tratta, secondo quanto riferito dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, nel corso del question time alla Camera dei deputati di mercoledì scorso, di un afflusso significativo se confrontato a quello del 2010 quando, a sbarcare, furono complessivamente 4.406 stranieri.
“Temo – ha commentato Maroni ricordando le crisi della Libia e dell’Egitto – che siamo solo all’inizio”. Il Ministro ha poi riferito sulle trattative avviate dal MAE con il Governo tunisino per fermare questi flussi che, sebbene non abbiano portato a significativi risultati, vi è fiducia che entro breve tempo si riuscirà a trovare una soluzione almeno con la Tunisia. Ha annunciato che rinnoverà le richieste italiane alla Ue in un incontro con il commissario europeo agli Affari interni Cecilia Malmström, inizialmente previsto per il 17 marzo e successivamente slittato e sostituito con una lunga telefonata tra i due. Tre le richieste che Maroni ha dichiarato di voler rinnovare a Bruxelles: il burden-sharing, cioè regole comuni per l’immigrazione, il potenziamento di Frontex e un contributo straordinario di 100 milioni di euro.


 
Reportage. Tra gli abitanti del paese che oggi accoglierà i primi 200 richiedenti asilo
Mineo aspetta i migranti: «Qui trovano solo la fame»
il Sole, 18-03-2011  
Mariano Maugeri
MINEO (CATANIA).
"Chi ni ponnu livari sti niuri? 'A fami ch'avemu?». Al caffè Bonaviri nel cuore di Mineo, una processione di palazzi barocchi con la pietra cotta dal sole, una zia alla lontana dello scrittore Giuseppe Bonaviri traduce con la sapienza spicciola di questi siciliani che nel 500 avanti Cristo ebbero come condottiero lo strategos Ducezio, il re dei siculi, l'arrivo di 2.300 immigranti richiedenti asilo. Il primo drappello di duecento africani è atteso nel corso di questa mattina.
La traduzione della battuta dialettale è un trattato di storia isolana. «Cosa ci possono togliere gli immigrati? La fame che abbiamo?». A Mineo hanno davvero poco da perdere. L'intelligenza senescente racchiusa nei palazzi nobiliari e nelle case umili che profumano di sapone è un bene indisponibile. Tutto il resto appartiene alle impellenze di una quotidianità allagata da una natura sospesa tra realtà e magia: Mineo è appollaiata sui monti Erei, circondati dalla fertile valle che al tempo dei greci era sommersa dal lago di Naftia. Di quelle atmosfere propiziatorie sono rimaste le pozze dove gorgoglia l'anidride carbonica naturale imbottigliata dalla Coca cola siciliana e una successione di aranceti, uliveti e campi di carciofi.
Zigzagando i fianchi degli Erei si giunge sulla superstrada Catania-Gela, soprannominata dai cronisti siciliani la "strada della morte" per il numero altissimo di incidenti d'auto. Le 404 casette color albicocca con sfumature giallo tenue e terra cotta sbocciano all'improwiso lungo il rettifilo: sembrano costruite con i Lego. Intorno ai due qua- dratiche compongono il perimetro ci sono prati all'inglese perfettamente rasati, palme, campi di basket e strade larghe come quelle che separano le ville del New Jersey. Una cittadella di 25 ettari completamente autosufficiente con supermercato, bar, palestra, centro ricreativo, asilo, caserma dei vigili del fuoco. Nel campo da baseball (ma c'è anche un campo da football americano e svariati campi da tennis) gli uomini delle Croce rossa montano una grande tenda che ospitera le cucine. Villette di 18o metri quadri con giardino, box auto e barbecue. Fino al 2010, quando ci vivevano le famiglie dei soldati americani di stanza allabase di Sigonella, ogni villetta era abitata da una famiglia. In teoria ogni casetta potrebbe ospitare fino ai 2 migranti. Significa quasi 5mila persone. Il carabiniere che sta di guardia non è per nulla ottimista: «In sei mesi questo posto sara distrutto. Io me la sogno una casa come quella che daranno agli immigrati».
La Pizzarotti di Parma costruisce il Villaggio forte di un contratto decennale con gli americani del valore di 8,5 milioni di dollari l'anno che scadrà il 31 marzo. Il 26 gennaio arriva la disdetta statunitense. Da allora i Pizza- rotti bussano a tutte le porte, compreso Palazzo d'Orléans, l'uffïcio del governatore Raffaele Lombardo (natto di Grammichele, l'antica Occhiolà, a pochi chilometri da Mineo) alla ricerca di  un nuovo affittuario.
A Lombardo propongono di trasformare il Villaggio degli Aranci in una specie di housing sociale. Il leader dell'Mpa, che è un cultore della vita e delle gesta di Ducezio, l'equivalente dell'Alberto da Giussano della Lega lombarda, declina l'offerta a causa delpessimo stato di salute del bilancio regionale. Alla fine gli imprenditori chiudono con il Vi- minale e Palazzo Chigi. Affare fatto, anche se la cifra dell'accordo è segretissima. Owio che a Mineo nessuno sia soddisfatto dei nuovi inquilini. Al Comune, che tra i suoi sindaci vanta lo scrittore verista Luigi Capuana, toccherà rinunciare persino a i3omila euro di Ici versati ogni anno dalla Pizzar otti, costruttrice e proprietaria del Villaggio. «La requisizione da parte dello Stato comportalaperdita dipos- sesso dei proprietário, che quindi è esonerato dal versamento dell'imposta» spiega il vicesindaco Maurizio Siragusa. Se qualcuno si azzarderà a chiedere una navetta che colleghi il Villaggio con il paese si prepari alla seguente risposta: «Anche noi, dopo itagli dello Stato e della Re- gione, abbiamo un bilancio risicatissimo che non ci consente nuove spese». Il resto, semplicemente, non esiste. L'agricoltura langue, i pensionati aumentano, i giovani scappano.
Eppure questa è la terra del Governatore. Grammichele è appiccicato a Mineo e il leader dell'Mpa possiede una casa di Campagna a qualche chilometro dal Villaggio degli aranci, il rifugio in cui si rinchiude tutte le domeniche. Lombardo ha parlato degli immigranti come di una Potenziale "bomba umana". Una bomba umana a pochi passi dal suo buen retiro e dal suo aranceto. In questo caso, da Capuana e Bonaviri, tocca passare all'empedoclino Andrea Camilleri e ai titoli dei suoi racconti. "Le arance africane del governatore" potrebbe essere un buon titolo per il prolífico scrittore agrigentino.



Italia-Ue: intesa sugli immigrati
La commissaria Malmstrom: "Prepariamoci a ogni scenario"
Avvenire, 18-03-2011

VITO SALINARO
Un maggiore coinvolgimento, anche di carattere economico, dell'Unione europea per far fronte all'emergenza immigrati, un rinnovato impegno di solidarietà nei confronti del Paesi del Nord Africa e l'obbligo di proteggere i migranti in difficoltà. Sono questi, in sintesi, i risultati di un accordo raggiunto ieri al termine di una lunga telefonata tra la commissaria Ue agli Affari interni, Cecilia Malmström e il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. «Abbiamo trovato un'intesa comune, dobbiamo prepararei per ogni possibile scenario, finanziariamente cosi come con misure operative concrete», ha detto Malmström, che, proprio a fronte delle risorse straordinarie impiegate dall'Italia per fronteggiare la crisi immigrazione, ha aperto alla possibilità di un supporto straordinario. «A seconda delle circostanze cui dovranno far fronte gli stati membri», ha sostenuto la commissaria e in base alle richieste dei Paesi in difficoltà e anche dell'intervento operativo degli altri, «potrebbero essere aumentate le risorse umane e tecniche di Frontex (l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, ndr) in vista dei bisogni futuri». Intanto, sul piano meramente finanziario, la Commissione europea, a detta di Malmström, «sta anche analizzando come fare il miglior uso possibile dei fondi di emergenza già disponibili a livello Ue». Non una cifra particolarmente cospicua: si tratterebbe di circa 25 milioni di euro stanziati perö per tutta l'Unione. Dopo avere ottenuto da Maroni le informazioni piü aggiornate sugli Ultimi sbarchi e suMo stato di particolare difficoltà in cui versano i centri di accoglienza italiani, la commissaria si è detta «molto preoccupata», aggiungendo che la Commissione «sta monitorando attentamente la vicenda» degli sbarchi. «Siamo d'accordo che la nostra risposta comune dovrà essere basata sul principio di solidarietà» non solo con gli stati membri ma anche «con il Nord Africa», ha evidenziato. Nei corso della telefonata con Maroni, Malmström, che ha «accolto con favore gli sforzi che l'Italia ha fatto, negli Ultimi giorni, per evacuare Cittadini di Paesi terzi, principalmente di nazionalità eritrea, dalla Libia», ha anche ribadito che «gli obblighi di protezione restano fondamentali» e che «dobbiamo prestare particolare attenzione alle persone vulnerabili e a quelle che hanno bisogno di protezione internazionale nel quadro di una risposta europea, a cui dobbiamo assicurare la protezione a cui hanno diritto sotto le leggi internazionali ed europee». In primo luogo, ha tenuto a precisare, «la garanzia che ci sia il rispetto del principio di non respingimento». Intanto, è stato deciso che a Lampedusa saranno presto allestite due tendopoli dove saranno ospitate circa 500 persone. La più grande sarà realizzata nell'area della ex base militare Loran; l'altra troverà spazio nella zona che circonda la Casa Fraternità gestita dalla locale parrocchia, dove attualmente sono ospitati 200 migranti. Altri 2600 si trovano nel centro di accoglienza. Qui la situazione non muta: l'estrema precarietà è determinata dal fatto che la disponibilità massima delia struttura è di "appena" 850 posti.



CLANDESTINI DEL NORD AFRICA PERCHÉ DECIDONO DI PARTIRE
Corriere della Sera, 18-03-2010  
Chi scappa da guerra e famé va accolto; d'accordo. Ma le chiedo: come mai arrivano soltanto uomini e non donne e bambini?
Vittorio Vida Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Una cosa mi sfugge in tutto questo trambusto sugli esodi veri o presunti dal Nord Africa. Ma perché proprio adesso che hanno conquistato la liberta scappano dai loro Paesi?
Sebastiano Rizzo
sebastiano.rizzo@ gmail.com
Cari lettori,
Fra coloro che cercano di sbarcare clandestinamente sulle coste italiane e spagnole vi è un po' di tutto. Vi sono awenturieri, contrabbandieri, persone che hanno qualche conto da regolare con la giustizia o, come nel caso recente della Tunísia, che hanno approfittato dei disordini per evadere dal carcere in cui stavano scontando una pena. Ma la maggioranza appartiene alla categoria degli «emigranti sociali», vale a dire di coloro che cercano in Europa un lavoro meglio remunerato o addirittura un primo impiego. Se riusciranno a trovarlo manderanno a casa, per sostenere la famiglia, una buona parte del loro salario; e se riusciranno a conquistare un permesso di soggiorno faranno dei loro meglio per ricostituire in Europa la loro famiglia. Nella maggior parte dei casi le mogli e le madri aspettano in patria d'essere chiamate perché i viaggi dei clandestini, come sappiamo, sono al tempo stesso costosi e pericolosi. Ma vi sono anche donne incinte che partono con il loro uomo. Lo fanno forse nella speranza d'impietosire le autorità europee, se le barche vengono intercettate, e di ottenere migliore assistenza. Ma non mi sembra giusto che l'Italia festeggi la giornata della donna senza riconoscere il loro coraggio.
Non vi è alcun rapporto, quindi, tra la conquista delia libertà e la loro decisione di restare o partire. Può darsi che i loro Paesi divengano piü democratici, ma questo non significa che le loro economie siano in condizioni di offrire, di punto in bianco, maggiori occasioni di lavoro e un futuro più promettente. In una prima fase, mentre l'Egitto e la Tunisia devono fare fronte al minore gettito fiscale provocato dalla chiusura delle fabbriche e dall'interruzione dei turismo, la situazione potrebbe addirittura aggravarsi. I tunisini giunti in Italia negli scorsi giorni lo sapevano e hanno approfittato delia minore vigilanza delle forze di polizia per tentare la fuga. Per concludere, cari lettori, capisco che l'Italia e altri governi europei cerchino di bloccare l'immigrazione clandestina. Ma questo non deve impedirei di comprendere le condizioni e le ragioni di coloro che cercano di arrivare sulle nostre coste.



Lampedusa non festeggia l'unità: "Bandiere a mezz'asta per lutto"
Il sindaco De Rubeis: "Sono in agonia 300 imprenditori turistici, che soffrono l’invasione da parte degli immigrati. Non vengono effettuati gli annunciati trasferimenti verso l’Italia e l’isola sta morendo"
Quotidiano.net
Roma, 17 marzo 2011 - Bandiere a mezz’asta a Lampedusa, altro che festa per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia: “Sarà una giornata di lutto- ha detto il sindaco Dino De Rubeis- d’altronde, sono in agonia 300 imprenditori turistici, che soffrono l’invasione da parte degli immigrati. Non vengono effettuati gli annunciati trasferimenti verso l’Italia e l’isola sta morendo. L’Italia- ha concluso De Rubeis a Sky Tg24- dovrebbe essere unita e invece non e’ vicina a questa gente”.
Intanto a mezzogiorno le motovedette della Guardia costiera all’ancora nel porto di Lampedusa suoneranno le proprie sirene per onorare la ricorrenza del 1500 anniversario dell’Unità d’Italia.
CARUSO: TUTTI I CENTRI SATURI -  "Il centro di accoglienza di Lampedusa purtroppo è al momento stracolmo di immigrati e non vedo soluzioni, a breve, perchè tutti gli altri centri in Italia sono saturi. Ecco perchè da ieri abbiamo proceduto a dare la disposizione urgente dell’allestimento di tendopoli a Lampedusa", ha detto il commissario straordinario per l’immigrazione Giuseppe Caruso, prefetto di Palermo, parlando dell’attuale situazione sull’isola di Lampedusa dove, nonostante la breve tregua di sbarchi, ci sono oltre 2.800 migranti, 2.600 dei quali ospiti del centro di accoglienza che ne potrebbe contenere soltanto 850.
"Le tendopoli verranno realizzate in attesa di procedere allo smistamento dei migranti nel resto d’Italia -ha detto ancora Caruso a margine della cerimonia per i 150 anni dell’Unità d’italia a Palermo- contestualmente abbiamo accelerato anche le operazioni di apertura del ‘villaggio della solidarietà di Mineo".



Lampedusa, la prigione a cielo aperto
Inviatoespeciale, 18-03-2011
Davide Falcioni
C’è stato forse un solo luogo in Italia dove la bandiera tricolore è rimasta a mezz’asta: si tratta di Lampedusa, l’isola siciliana da anni ormai meta degli sbarchi di immigrati dalle coste del nord Africa: “L’Italia, che oggi dovrebbe essere unita – ha dichiarato ieri il sindaco Bernardino De Rubeis – non ci è vicina, per questo tengo la bandiera a mezz’asta, in segno di protesta. La grave situazione di emergenza che stiamo vivendo, con i continui sbarchi, ha rappresentato la morte di oltre trecento operatori turistici che garantivano salda l’economia della nostra isola. Per questo non abbiamo grandi motivi per festeggiare. Lampedusa è stata definitivamente depennata dall’elenco delle località turistiche, ed è inevitabile guardare con profonda preoccupazione l’arrivo della bella stagione”.
Le parole del primo cittadino dell’isola sono un grido d’allarme che andrebbe ascoltato. E’ stato calcolato, infatti, che ben 11.200 immigrati, tutti provenienti dalla Tunisia, sono sbarcati a Lampedusa nel 2011. E al di là dei problemi degli operatori turistici appare sempre più chiaro che l’emergenza, reale e immediata, riguarda le condizioni di vita dei clandestini che vivono nel centro di identificazione ed espulsione, ormai sovraffollato all’inverosimile e, come ha mostrato ieri un video pubblicato su Repubblica Tv, più simile a un canile che a un luogo deputato all’ospitalità di persone in difficoltà. Le condizioni di vita, infatti, diventano giorno dopo giorno più insostenibili.
Il Cie dell’isola, avente una capienza massima di 850 persone, ospita in questi giorni 2.630 immigrati (altri 230 sono ospiti di una struttura della chiesa). Un numero spropositato al quale si tenterà di porre rimedio nei prossimi giorni con la realizzazione di una tendopoli e, soprattutto, l’apertura di un nuovo centro di accoglienza, quello di Mineo, in grado di ospitare 2mila persone. Appare chiaro, tuttavia, che anche in questo modo la soluzione al sovraffollamento sarà ben lontana, soprattutto se, come si prevede, gli sbarchi continueranno nei prossimi mesi.
E come se non bastasse al problema dell’ospitalità si aggiunge quello legale. Renato Di Natale, procuratore di Agrigento, ha lanciano l’allarme sul funzionamento degli uffici giudiziari: “Se non si troverà una soluzione all’emergenza immigrazione per gli uffici giudiziari di Agrigento sarà il caos. C’è il rischio del collasso. Se ci sono 8mila arrivi di clandestini a Lampedusa – ha spiegato  – ci saranno 16mila iscrizioni sul registro degli indagati, perché è contestata l’immigrazione clandestina e anche l’ingresso in Italia senza l’esibizione dei documenti. C’è un totale intasamento del nostro ufficio iscrizioni. Quando nei giorni scorsi si è parlato di seimila iscrizioni sul registro degli indagati non si parlava dell’immediatezza ma degli effetti che ci saranno. La nostra è una Procura unica in Italia. Facciamo appello a chi ha il dovere o il potere di decidere in situazioni di emergenza di trovare una soluzione perché altrimenti sarà il caos. Saremo al collasso totale”.
“Quando è uscita la notizia dell’altissimo numero degli indagati – ha raccontato invece il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo – c’è chi ci ha telefonato per dirci “Non ci avevamo pensato”. Il problema è che si fa sempre legislazione di emergenza senza prevedere le conseguenze di ciò che si fa. Si agisce d’imperio. Dire ora ‘non ci avevamo pensato’ e ‘non l’avevamo previsto’ è incredibile”.
Eppure in una situazione così grave e difficile da districare, tra le legittime lamentele dei residenti, le condizioni di sovraffollamento e il tilt giudiziario alle porte, l’unica soluzione che il governo ha ritenuto di adottare è stata l’invio di cento uomini dell’esercito, che avranno il compito di pattugliare il territorio e scoraggiare le fughe dall’isola.



I promessi nuovi italiani
A Roma la rilettura del romanzo manzoniano ad opera di attori e giovani immigrati porta alla ribalta i problemi degli stranieri residenti nel Belpaese ma non ancora cittadini
Città Nuova, 18-03-2011
Vedere giovani di seconda generazione, alcuni dei quali ancora senza cittadinanza italiana, riunirsi ed organizzarsi per festeggiare l’Unità d’Italia ha molto da insegnare agli italiani da numerose generazioni. Questo è stato uno dei messaggi che sono stati trasmessi ieri al Tempio di Adriano a Roma dove la Rete G2-Seconde Generazioni e Save the Children, con la partecipazione di vari personaggi del mondo dello spettacolo e non solo, hanno intrattenuto un pubblico eterogeneo per più di tre ore con un reading del capolavoro di Alessandro Manzoni. Il titolo dell’evento Promessi Sposi …d’Italia. Questa cittadinanza s’ha da fare.
Fedelissimi al testo originale che è stato interpretato da giovani delle più varie origini e da grandi nomi come Remo Girone, Christiane Filangieri, Niccolò Fabi, Giuliano Amato e tanti altri, gli organizzatori hanno intervallato la lettura del romanzo con delle brevi interviste e brani di musica della storia italiana suonati dalla fisarmonica del maestro Marco Lo Russo.
Ad aprire l’evento il messaggio di Carlo Azeglio Ciampi che si è concluso con un augurio: «Cari ragazzi, “Promessi sposi d’Italia”: l’augurio più affettuoso di coronare felicemente e presto un’aspirazione che facciamo pienamente, convintamente nostra». L’aspirazione di cui parla l’ex presidente della Repubblica è quella dell’accesso alla cittadinanza che, in base alla normativa vigente, può essere acquisita solo dopo il 18° anno d’età e solo dimostrando la residenza regolare ininterrotta nel nostro Paese per chi nasce in Italia da genitori stranieri. Per i minori che arrivano in Italia dopo la nascita, la situazione si complica ulteriormente. Ad oggi sono più di 900 milai minori figli di immigrati e, di essi, circa 500 mila sono nati in Italia.
Queenia Pereira de Oliveira, di origini brasiliane e nigeriane, è arrivata in Italia all’età di quattro anni e, come spiega al microfono, dopo aver compiuto 18 anni «mi sono confrontata con la mancanza di cittadinanza perché, da quel momento in poi, il peso del permesso di soggiorno era sulle mie spalle e non avevo il tempo di riflettere su cosa volessi davvero fare. Le scelte si prendono in base alla scadenza del permesso di soggiorno». Della difficoltà dei giovani figli di immigrati prima della maggiore età ne parla Ashraf Saber, atleta italiano di origine nubiana che ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta: «un ragazzo immigrato non può entrare in nazionale prima dei 18 anni perdendo così tante opportunità di trovare lavoro. Nello sport il tempo è fondamentale».  
Fra i vari ospiti intervenuti anche Eraldo Affinati, giornalista, scrittore e insegnante di italiano della Città dei Ragazzi a Roma: «I Promessi Sposi è un romanzo a carattere nazionale nel quale i ragazzi provenienti da qualsiasi parte del mondo possono riconoscersi. Quelli a cui insegno dicono addio alle loro case nella stessa maniera in cui fece Lucia. Il senso dell’esilio, così ben descritto da Manzoni, è ben presente anche nella loro vita». La serata di giovedì 17 marzo vuole essere un invito alla speranza per queste nuove generazioni che fieramente scelgono, prima delle istituzioni, di non sentirsi più in esilio ma di voler abbracciare una nuova patria, quella italiana. E la politica dovrebbe dare risposte adeguate



Straniera non estranea, campagna contro la doppia discriminazione
Flore Murard-Yovanovitch
l'Unità 16-03-2011
Un volto di donna. Tatuato di scritte che sono insulti, intimidazioni. Stereotipi gettati addosso a quella immigrata che lavora in Italia, ma scompare come persona, per venire risucchiata da molteplici pregiudizi. Da oggi, quell’immagine forte di volto “marchiato”, ci fisserà e interrogherà dai retro dei bus, treni e nelle stazioni delle maggiori città del Paese. E’ stato dato oggi il via alla campagna nazionale di sensibilizzazione "Donne straniere contro ogni discriminazione" realizzata dall'UNAR nell'ambito del Fondo europeo per l'integrazione di cittadini provenienti dai Paesi Terzi.
L’obiettivo è assai vasto; lottare contro doppie discriminazioni che si rafforzano a vicenda: l’essere “straniera”, amplificato dall’essere “donna”. Un maschilismo che, mischiato al razzismo, rende l’immigrata più soggetta alle quotidiane disuguaglianze: sul lavoro, nella scuola, nell’accesso alla casa, sui trasporti pubblici… E alle molestie, quando non alla vera e propria violenza, che vengono però raramente denunciate, come nel caso delle colf e badanti, vere precarie, intimorite di perdere il lavoro. O di persone con titoli di permesso temporanei o senza documenti. Lo fanno invece sempre di più le straniere in condizioni giuridiche che offrono loro maggiori garanzie. E, allo scopo, è attivissimo il call center e numero verde (800 90 10 10) dell’UNAR dove vengono segnalate tutte quelle discriminazioni dirette o di cui si è testimoni.
Ci spiega Rosalba Veltri, direttore dell’Ufficio per la parità e le pari opportunità: “Abbiamo mirato, con questa campagna, al soggetto di donna e straniera, perché è doppiamente a rischio. Per le stesse disuguaglianze che toccano alle donne italiane e per quelle associate al fatto di essere straniera”. Un fatto, insiste, che “non è di per sé una discriminazione, ma lo diventa quando viene resa “estranea””. Come non assimilarla al tessuto sociale, tenerla a distanza da tutta la vita pubblica e sociale: non vedere, dietro la colf, la badante, la cuoca, la persona e la sua vita. La campagna dell’UNAR è un urgente invito alla collettività, affinché cambi attitudini e mentalità. Perché di questa “estraneità” siamo noi i primi responsabili.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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