Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
Carmelo Cantone

Alla domanda più diretta e brutale, Mario Balotelli, attaccante dell’Inter, 19 anni non ancora compiuti, non si sottrae.  Se qualcuno, in campo o fuori, ti urla “negro di merda”, come reagisci? Con l’indifferenza.

Qui è necessaria una premessa: due anni fa nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso è stato inaugurato dal presidente Moratti un interclub, costituito da numerosissimi detenuti e agenti di polizia penitenziaria. Questo è un covo di super tifosi, dunque. Non solo. Chi ti parla è siciliano, interista e fa un mestiere un po’ strano: dirige questo carcere. Come vedi alcune cose ci accomunano: anche tu sei interista, hai qualche legame con la Sicilia, e il tuo lavoro non è propriamente il più tradizionale. Tu, poi, hai il privilegio di avere 18 anni: a quest’età, puoi considerarti un ragazzo fortunato che fa la cosa che più gli piace al mondo ed è anche pagato per questo.
Quali sono secondo te le caratteristiche anche umane di un grande campione?

Sarebbe facile per me rispondere l’impegno professionale, la capacità di migliorare giorno dopo giorno, di lavorare sempre per la squadra, di aiutare le persone meno fortunate; trovo, però, che tutte queste siano frasi un po’ troppo usate, quindi preferisco dire che un grande campione deve avere tutte queste qualità che ho detto, ma deve anche saper distinguere gli amici veri dalle false amicizie, da mille persone che ti circondano solo perché sei ricco e famoso. Individuare gli amici veri, che ci sono sempre, sia quando vinci sia quando perdi, è fondamentale per vivere serenamente. In tal senso, per me la famiglia è tutto, mi da questa sicurezza di rapporti che non è facile trovare nel mondo che circonda il calcio.

Tra Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic chi è più vicino a questo modello?
Non lo so e, sinceramente, non ho neppure la curiosità e la presunzione di saperlo. Conosco Ibrahimovic direttamente, Messi e crisCiano Ronaldo solo come avversari che ho incontrato o che un giorno incontrerò. Quello che posso dire è che Ibrahimovic, fuori dal campo, è molto diverso da quello che si vede in campo e so che anche la sua serenità si basa sulla famiglia alla quale è molto legato. Poi ha il suo carattere, come io ho il mio.

A te, in particolare, che ti passa per la testa dopo un goal?
La felicità la provi sempre. Poi dipende dalle situazioni se festeggi o no. Io, per esempio, non festeggio molto. Oppure festeggio se ho preparato qualcosa di particolare con un mio compagno, quest’anno è successo con Santon a Bologna: abbiamo mimato un ballo perché i compagni, nei giorni precedenti, ci avevano preso in giro sul fatto che eravamo andati in discoteca… a Torino, invece, dopo il gol alla Juve sono andato sotto la curva dei tifosi dell’Inter, ho proseguito la corsa, sapevo che per loro, e non solo per me, quello era un gol con un valore molto, molto particolare.

Alla fine di Juventus – Inter hai detto di considerarti più italiano di tutta la curva bianconera. Che significa per te oggi essere italiano?
Significa che sono nato in Italia, che ho sempre vissuto in Italia, che sono cresciuto come ragazzo e come calciatore in Italia, che la mia famiglia ha fatto tanto per essere, anche burocraticamente, considerato un cittadino italiano. Quella cosa, però, l’ho detta in risposta a degli insulti, era un modo per evidenziare la stupidità di chi giudica un cittadino in base al colore della pelle.

Negli anni passati hai mai pensato di essere discriminato, o anche solo sfavorito,  a causa del colore della tua pelle?
Quello che voglio dire è che la discriminazione non può essere solo in base al colore della pelle. Per esempio in uno stadio possono insultare me, ma anche la mamma di Materazzi o le origini di Zlatan. È la stessa brutta cosa.

Se qualcuno in campo e fuori ti insultasse con frasi come negro di merda, come pensi che reagiresti? Chiameresti i carabinieri? Gli diresti “bianco di merda”? Lo sorprenderesti con una risata?
Con l’indifferenza.

Ti piacerebbe fare qualcosa contro l’intolleranza? E che cosa?
Io faccio il calciatore, non ho ancora 19 anni, sono un ragazzo e come tale vivo e ragiono. Posso essere solo quello che sono, nella mia normalità e naturalezza.

Insulti razzisti vengono utilizzati dagli ultras di tutte le squadre, che hanno tutte giocatori di colore. Come si spiega secondo te?
Se trovassi uno di loro davanti a me gli direi ‘ma nella vita non hai nulla di meglio da fare che andare allo stadio per insultare?

Prova a descrivere il tuo carattere in campo.
Direi istintivo, anche se calcisticamente sono un po’ cambiato, soprattutto durante gli allenamenti, Mourinho mi sta insegnando lo spirito tattico che un calciatore deve avere per essere utile alla squadra e a se stesso per una grande carriera.

Gli avversari non sopportano certi tuoi atteggiamenti. Per te va bene così (“questo è il mio modo d’essere e non lo cambio per tutto l’oro del mondo”) o vorresti modificare i tuoi comportamenti in campo?
So che non sono facile, ma tante cose che ho fatto vengono ingigantite perché le ho fatte io, in realtà spesso vengo provocato, ho un modo di giocare che mi porta a subire molti falli, ma credo di essere migliorato, non replico quasi più e poi a fine gara tutto per me è finito. Hanno scritto tanto dopo Inter-Roma, ma io sono uscito dal campo con Mexes e Panucci, tranquillamente, quello che era successo prima era successo e basta, tutto è finito lì.

Hai mai sentito parlare di bullismo?

Ovviamente. E i primi a parlarne, a mettermi in guardia, sono stati i miei genitori.

Nelle giovanili dell’Inter vi hanno parlato di questo problema?
Anche, ma le giovanili di un grande club sono un ambiente privilegiato, se ne può parlare perché si legge qualcosa sui giornali o si sente qualcosa in tv, ma la problematica non esiste, mentre purtroppo può essere un problema in livelli calcistici più bassi.

Nel mondo in cui tu vivi oggi chi è un soggetto debole e emarginato? Ti capita di incontrarlo?

Credo che i deboli e gli emarginati non siano solo i poveri, insomma quelli che hanno problemi di soldi, di lavoro, di casa; certo, i poveri ci sono, ma i problemi possono anche essere di altra natura; i soldi aiutano a trovare una dimensione sociale favorevole, ma a volte non basta avere un posto di lavoro o un permesso di soggiorno per sentirsi accettato dal mondo nel quale vivi.

Ti piacerebbe mettere il tuo nome al servizio di progetti di valore sociale?
In realtà l’ho già fatto. Perché i valori del volontariato fanno parte dei valori della mia famiglia. Per questo, per le ultime vacanze di natale, ho accettato l’invito di mio fratello e, con altri amici di un associazione che aiuta i bambini, siamo andati in brasile, abbiamo vissuto in una favela per alcuni giorni, abbiamo giocato e condiviso con loro il nostro tempo. E devo dire che, dopo qualche timidezza iniziale, è stata una vacanza fantastica; soprattutto per me; ho visto con i miei occhi che la felicità è anche altrove, fuori dai luoghi comuni della società europea.

Quando l’anno scorso hai segnato il tuo primo gol in serie a con l’Atalanta, dopo aver superato il portiere hai spinto la palla verso la porta e ti sei girato dall’altra parte senza preoccuparti del possibile recupero dei difensori. Fantastico.
È stato più un freddo calcolo o una manifestazione di spavalderia?

Nè calcolo nè spavalderia. Chi mi aveva visto giocare e segnare per esempio nella primavera dell’Inter non è rimasto sorpreso: ho sempre fatto così.

Ho letto che il tuo piatto preferito è la pizza con la maionese e le patate. Ma ti piace davvero questa schifezza?
Ma dove lo hai letto? Comunque non la mangio quasi mai….

Quando tornerai a roma mi auguro di incontrarti a rebibbia per festeggiarti insieme a tutti i tuoi tifosi che qui trascorrono la loro vita. L’invito è valido per un giorno solo, ovviamente.

Grazie dell’invito per un solo giorno….
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