Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

17 aprile 2014

Parole Saggi
Italia-tazzismo 17-04-2013
Ieri, alla Camera dei deputati, la seduta delle 12 è stata sospesa per qualche minuto dal presidente a causa delle proteste inscenate dalla Lega Nord durante il resoconto sull'immigrazione del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Le parole del ministro hanno fatto infuriare i deputati leghisti che hanno reagito esponendo cartelli come "Alfano dimettiti" e "Alfano ministro dei clandestini". In effetti si è trattato di dichiarazioni distanti dalla linea politica di quel partito che vorrebbe un blocco immediato degli arrivi via mare e il cui motto più in voga è «fora da i bal». Alfano ha, invece, parlato della necessità di istituire presidi dell'Unione europea nei paesi di transito per accogliere le richieste di asilo e protezione umanitaria. La sua proposta va nella stessa direzione e coincide largamente con il piano europeo di "ammissione umanitaria" di cui si è ampiamente parlato nel periodo successivo alla tragedia di Lampedusa. Quel piano prevede l'istituzione, con il coinvolgimento di tutti gli Stati Membri e delle organizzazioni internazionali, di presidi dell'Unione europea nei Paesi rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo. E perché sia possibile lì, nei luoghi di partenza o di transito dei flussi migratori, l'avvio della procedura di concessione della protezione umanitaria. L'analisi del ministro Alfano mette in evidenza le profonde differenze tra gli sbarchi del 2011 e quelli odierni: "se allora i migranti erano per la maggior parte tunisini in fuga dagli sconvolgimenti che interessarono per primo quel Paese, oggi i migranti hanno nazionalità diverse". E infatti "i Paesi più rappresentati sono l'Eritrea con 3.618 persone, il Mali con 1.753, il Gambia con 1.239, la Somalia con 1.921, la Nigeria con 888, il Senegal con 780, e il Pakistan con 580". Ma non è l'unico punto che diversifica i due periodi. C'è da considerare il fatto che la maggior parte delle persone che viaggiano su quei barconi sono dei potenziali richiedenti asilo che otterranno una forma di protezione, come dimostra anche la "bassa percentuale dei dinieghi, inferiore a un terzo". Nel suo discorso Alfano fa riferimento anche alle forme di ospitalità da attuare perché si riduca l'esclusione dai circuiti di accoglienza di molti richiedenti asilo. Attualmente, infatti, la maggior parte dei fondi economici destinati a questo aspetto viene per lo più spesa per soluzioni che oltre a garantire vitto e alloggio non offrono altri servizi. Sarebbe necessario - come è stato in questo contesto più volte ribadito - aumentare i fondi per altre forme di accoglienza che, in Italia, consistono nel sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) e nel centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). Un passo di questo tipo è stato di recente compiuto dal governo, ma non è sufficiente a rispondere alle richieste. Si tratta di una situazione che il ministro ha dimostrato di conoscere perfettamente, ed è per questo che ci auguriamo che le sue parole diventino fatti.



L’Ue si dà nuove regole per salvare i migranti in mare
Vietati i respingimenti in alto mare e più tutele per richiedenti asilo, vittime di tratta e minori soli. Il regolamento sulla Sorveglianza delle frontiere marittime esterneapprovato dell’Europarlamento
stranieriinitalia.it, 17-04-14
Roma – 17aprile 2014 - L’Europa si dà nuove regole per il soccorso dei migranti che attraversano il Mediterraneo, vietando i respingimenti in alto mare e tutelando richiedenti asilo, minori soli e vittime di tratta.
Sono contenute in una proposta di regolamento sulla “Sorveglianza delle frontiere marittime esterne” approvata ieri dall’Europarlamento con 528 voti a favore, 46 contrari e 88 astensioni. Già informalmente concordato dai negoziatori del Parlamento e del Consiglio, dovrebbe entrare in vigore prima dell'estate.
“Queste nuove regole permetteranno Frontex di reagire in maniera più efficace per prevenire le morti in mare, conciliando così la necessità di garantire la sicurezza con il dovere di proteggere i diritti umani", ha affermato il relatore Carlos Coelho (PPE, PT).
 Il regolamento, spiega una nota dell’Europarlamento, definisce le "fasi di emergenza" per le operazioni di ricerca e salvataggio e impone alle unità partecipanti alle operazioni Frontex l'impegno di salvare vite umane. Le norme in materia di operazioni di ricerca e soccorso e lo sbarco dei migranti riguarderanno solo le operazioni coordinate da Frontex. Ciò dovrebbe contribuire a dissipare la confusione creata negli Stati membri da diverse interpretazioni del diritto e delle prassi internazionali.
Il "piano operativo" che disciplina le operazioni di sorveglianza alle frontiere coordinate da Frontex deve pertanto comprendere le procedure per garantire che le persone bisognose di protezione internazionale, le vittime della tratta di esseri umani, i minori non accompagnati e altre persone bisognose siano identificati e ricevano un'assistenza adeguata. Eventuali misure coercitive potranno essere adottate solo dopo l'identificazione dei migranti (le norme d'identificazione sono obbligatorie, mentre quelle di esecuzione sono facoltative).
I deputati hanno inasprito le regole per garantire il rispetto del principio di "non respingimento", in base al quale le persone non possono essere rimpatriate in Paesi ove sussiste il rischio di persecuzioni, torture o altri danni gravi. Le guardie di frontiera che intendono intercettare o soccorrere persone in un paese terzo dovranno seguire determinate procedure (ad esempio, l'identificazione, la valutazione personale, le informazioni sul luogo dello sbarco, ecc.).
Le operazioni di respingimento in alto mare saranno vietate. Le guardie di frontiera potranno solamente "avvertire il natante e ordinargli di non entrare nelle acque territoriali di uno Stato membro".
I deputati hanno inoltre inserito nel testo che: "il comandante e l'equipaggio non dovrebbero essere passibili di sanzioni penali per il solo motivo di aver soccorso persone in pericolo in mare e averle portate in un luogo sicuro". Una norma, quest’ultima, già recepita da tempo dall’ordinamento italiano.
Il progetto di regolamento approvato ieri dal Parlamento Europeo deve ancora essere formalmente approvato dal Consiglio dei ministri dell'UE. Entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e sarà direttamente applicabile negli Stati membri.



Boom di sbarchi, scontro in Parlamento
Il governo riferisce i dati dell’operazione Mare Nostrum: salvate 19 mila persone, costo di 9 milioni di euro al mese Chiesto aiuto a Bruxelles. La Lega accusa il ministro dell’Interno: deve dimettersi. La Boldrini espelle un deputato
La Lega Nord inscena una bagarre nell’Aula di Montecitorio per contestare l’informativa del ministro dell’Interno Angelino Alfano sull’immigrazione. Urla e cartelli con scritto «Alfano dimettiti» e «Alfano ministro dei clandestini», per contestare il ministro che spiegava le difficoltà con cui l’Italia sta fronteggiando la nuova ondata di sbarchi. Alla fine, la presidente Laura Boldrini è stata costretta a sospendere la seduta ed espellere il deputato del Carroccio Emanuele Prataviera. Riprendendo il suo intervento, Alfano ha replicato duramente: «L'Italia - ha detto rivolto ai leghisti, e applaudito dalla maggioranza - è una grande democrazia che ha l'obbligo di garantire l'accoglienza. Noi non faremo morire 19 mila persone in mare per 500 mila voti in più della Lega, per un punto percentuale in più alle elezioni. Ci faremo carico della sicurezza dei Cittadini e dell'accoglienza. Noi siamo una grande democrazia occidentale che vuole la sicurezza e i vivi, non una Repubblica delle banane che vuole sicurezza e morti, questa è la differenza tra noi e voi"
Secondo il titolare del Viminale «siamo davanti a numeri paragonabili a quelli dei 2011, ovvero l'anno conseguente al- l'approvazione del reato per immigrazione clandestina, che poi non ha rappresentato un deterrente». Dall'avvio della missione Mare Nostrum il 18 ottobre scorso sono state salvate oltre 19mila persone, con una spesa di 9 milioni di euro al mese. Ma se nel 2011 gli sbarchi vedevano protagonist) prevalentemente tunisini, oggi il fénomeno ha «natura strutturale», con mi- granti dall'Eritrea, Gambia, Mali, Somalia e Nigeria. Insomma, secondo Alfano, «dovremo misurarci con il problema immigrazione ancora per molti decenni». E l'Italia in sede europea chiederà un rafforzamento della missione Ue Frontex.
La Lega aveva deciso di cogliere l'occasione per ribadire in modo clamoroso le sue note posizioni. Alla ripresa dell'in- tervento del ministro i leghisti avevano lasciato gli scranni vuoti, spiegando che «la vera responsabilità morale di quelle morti è di chi per inettitudine o incapacità non è stato in grado di fermare queste partenze».«Il penoso Alfano usa i morti in mare per difendere la sua poltrona - ha detto il segretario del Carroccio Matteo Salvini - si dimetta, non è capace di fare il ministro. Quei morti pesano sulle coscienze di chi illude e aiuta i clandestini. Stop all'invasione, i confini vanno difesi». E per Umberto Bossi, «20 mila immigrati in un mese il paese non può sopportarli. Alfano deve muovere un po' le chiappe, altrimenti che ci sta a fare li?».



Abbandonati come randagi “Non capiamo dove siamo”
Tra i migranti che vagano per la Sicilia: “Scappiamo anche da qui”
La Stampa, 17-04-2014
Laura Anello
«Dove vado? Scappo, verso l’Europa. Certo qui non ci resto». Adal, 17 anni, somalo, cammina su uno stradone intorno ad Augusta, 38 mila abitanti a un tiro di schioppo da Siracusa. Gli sono bastate poche settimane in Sicilia, dopo mesi passati ad attraversare il deserto africano, per decidere che no, qui non è aria. Prima un mese al Palajonio, il palazzetto dello sport trasformato in un centro di prima accoglienza con i migranti accampati tra gli spalti e gli atleti della città costretti a sospendere gare e allenamenti – poi il trasferimento in una scuola dismessa. Materassi a terra, due soli bagni per 350 ragazzi, neppure un mediatore culturale per farsi capire.
L’epicentro dell’emergenza
Maria Carmela Librizzi, il commissario messo alla guida del Comune sciolto per mafia, ha la faccia di chi non pensava proprio di finire nel nuovo epicentro dell’emergenza migranti. La nuova Lampedusa. «Il nostro Comune è a un passo dal dissesto finanziario – spiega – è impossibile pensare che possiamo farcela da soli». Già, perché lì, nell’isola a metà tra Italia e Africa, il centro di prima accoglienza è stato chiuso dopo lo scandalo della disinfestazione di gruppo. I profughi vengono prelevati in mare con i mezzi dell’operazione «Mare Nostrum» e portati in salvo. In salvo, sì, ma nel caos più assoluto. Li vedi vagare in piazza, girare nelle campagne, tirare quattro calci a un pallone. O li vedi diretti alla stazione degli autobus a Catania, per prendere un mezzo verso l’Europa. O ancora in fuga verso il Cara di Mineo, il ghetto straripante di 4.200 migranti che però, in confronto ai magazzini adattati per l’emergenza, è pur sempre un centro attrezzato per l’accoglienza. La polvere messa frettolosamente sotto il tappeto a Lampedusa è riemersa qui e si è alzata così tanto che si fa fatica a capire che cosa succederà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, quando altre migliaia arriveranno. In Sicilia dal primo gennaio ne sono sbarcati 20 mila. E più di 2.300 sono minorenni.
Sulle spalle dei Comuni
Se i migranti adulti finiscono in carico alle prefetture, faticosamente impegnate a trovare spazio nei cosiddetti Cas, parola magica che indica i Centri di accoglienza straordinaria (leggasi alberghi, magazzini, capannoni dove i privati incassano 30 euro al giorno a migrante, a fronte di servizi spesso inesistenti), l’ipocrisia della macchina organizzativa vuole che dei minorenni debbano occuparsi i Comuni con i loro poverissimi mezzi. «Ci piacerebbe che ci fosse un piano di distribuzione dice il commissario Librizzi –. Invece ci si arrangia di volta in volta. L’altro giorno sono arrivati 350 minorenni, tutti in uno sbarco. Abbiamo approntato una scuola in attesa di ristrutturazione, siamo riusciti a sistemarli. Ne sono rimasti un centinaio, gli altri sono scappati. D’altronde non sono prigionieri». Mohammed, Abdel, Sirus. Li vedi vagare come randagi, con lo sguardo di chi non se l’aspettava, di chi ha cercato la via del tesoro tra deserti e mare e poi ha scoperto che il tesoro non c’era.
«Ho lasciato la mia famiglia – dice Assad, 16 anni, del Sudan, i capelli tagliati alla Balotelli – ce l’ho fatta a partire. Voglio lavorare, ma sono rimasto venti giorni fermo qui senza capire neanche perché. Domani me ne vado. Dove? Non lo so».
La paura dei «neri liberi»
Secondo Save the Children, degli oltre 800 minori non accompagnati arrivati via mare a Porto Empedocle, Catania e Augusta fra il 9 e il 14 aprile, almeno 500 sono scappati. Giovanissimi eritrei, somali ed egiziani che vanno incontro a rischi, abusi, sfruttamento. E per fortuna che la città ancora regge, che la solidarietà di parrocchie e volontari è stata più forte, finora, degli spauracchi sull’invasione, degli allarmi sull’emergenza sanitaria, della paura dei «neri liberi e in giro per le campagne», come dice una signora in piazza.
Perennemente in fuga
Augusta affronta l’emergenza con cinque assistenti sociali, con nessun mediatore culturale, con una società che assicura (finora non pagata) i pasti, con strutture inadeguate sul territorio (anche loro non pagate). Ogni tanto arriva qualche soldo dal ministero del Lavoro, dal quale dipendono i minorenni, ma è una goccia nell’oceano. Alcuni li hanno messi a Floridia, in un centro per malati mentali in aperta campagna: scappati. Altri a Pozzallo, negli ex magazzini delle dogane. Scappati. Altri ancora sono accampati sotto un ponte. In attesa di racimolare qualche soldo e scappare anche loro.



Zakir Hossain, ucciso a Pisa per gioco o per razzismo
Il cameriere di origine bengalese è stato insultato e colpito nella notte tra domenica e lunedì. La comunità chiede giustizia
stranieriinitalia.it, 17-04-14
Pisa – 17 aprile 2014 – Prima gli insulti, poi un pugno violentissimo. È morto così Zakir Hossain, 34 anni, nel centro di Pisa, poco lontano dal ristorante indiano dove lavorava come cameriere.
L’aggressione è avvenuta nella notte tra domenica e lunedì, quando Hossain stava tornando a casa. Le telecamere di sorveglianza l’hanno ripresa, si vede un giovane insieme a tre amici che si avvicina all’immigrato, lo provoca ma viene ignorato, quindi lo colpisce al volto.
Gli investigatori ipotizzano che l’aggressore fosse ubriaco e che abbia cercato un pretesto per litigare, anche con offese razziste, prima di colpire all’improvviso la sua vittima. Qualcuno cita anche il “knockout game”, gioco folle che sta rimbalzando sul web il cui obiettivo è stendere ignari passanti con un pugno.
Il colpevole non ha ancora un volto, ma il cerchio si sta stringendo. “Invito gli amici dell'aggressore a farsi avanti e a venire in questura a chiarire la loro posizione. Diversamente rischiano di rispondere del reato di concorso in omicidio” ha detto il questore di Pisa Gianfranco Bernabei.
Ieri al centro di Pisa molte saracinesche sono rimaste abbassate in segno di lutto. La comunità bengalese, che conta circa 1500 persone, si è riunita chiedendo che il colpevole venga identificato e punito e ha annunciando un corteo per venerdì.
Zakir Hossain era in Italia da cinque anni, ha lasciato in Bangladesh la moglie e tre figli.
 

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links