Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 settembre 2011

Strasburgo, nuove accuse all'Italia "Politici, basta con gli slogan razzisti"
la Repubblica, 07-09-2011
Il Consiglio d'Europa esprime "preoccupazione" per il rispetto dei diritti umani nei confronti di rom e immigrati nel nostro Paese. "Negli ultimi tre anni nessun progresso". L'Italia dei Valori: "Sonora bocciatura per la politica xenofoba del governo Berlusconi"
STRASBURGO - Basta con gli slogan razzisti dei politici. Il richiamo all'Italia arriva dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, ed è contenuto nell'ultimo rapporto sul nostro Paese. Nel documento si sottolinea anche che pochi passi avanti, se non addirittura nessuno, sono stati fatti negli ultimi tre anni dalle autorità italiane nel garantire il rispetto dei diritti umani di rom e immigrati.
Nel rapporto, basato sui riscontri durante la visita di Hammarberg in Italia il 26 e 27 maggio, si legge: "Per l'Italia è arrivato il momento di sviluppare con vigore le disposizioni del codice penale relative ai reati di matrice razzista per arginare il continuo uso di slogan razzisti da parte dei politici". Il Commissario ritiene la situazione dei rom e degli immigrati una delle sfide più urgenti che l'Italia deve affrontare per il pieno rispetto dei diritti umani. "Il trattamento riservato a queste minoranze costituisce una cartina di tornasole sull'effettivo rispetto degli standard del Consiglio d'Europa da parte dei paesi membri", sottolinea Hammarberg, secondo cui i recenti sgomberi di rom e sinti, "a volte in violazione dei diritti umani", hanno avuto "un impatto negativo sulla fruizione non solo del diritto alla casa, ma anche di altri diritti umani, compreso il diritto dei bambini all'istruzione". Di conseguenza le autorità italiane "devono agire in conformità alle norme internazionali e del Consiglio d'Europa sul fronte delle abitazioni
e degli sfratti e riportare la situazione in linea con la carta sociale europea".
Infine, sui casi di violenza contro i rom, a volte perpetrati dalle forze dell'ordine, si evidenzia quanto sia "necessario migliorare la gestione dei reati di matrice razzista e combattere la cattiva condotta, a sfondo razziale, da parte della polizia".
Per l'Italia dei Valori, i rilievi di Strasburgo non fanno che confermare "la politica xenofoba e razzista del governo Berlusconi di cui il reato di clandestinità è l'esempio più lampante", afferma in una nota il portavoce dell'Idv Leoluca Orlando. "La sonora bocciatura odierna dell'Ue dimostra ancora una volta l'incapacità di un Berlusconi a trazione leghista nel lavorare ad un processo d'integrazione e la mancanza dei requisiti minimi di umanità, accoglienza e tolleranza che da sempre hanno caratterizzato il popolo italiano", conclude il portavoce dell'Idv.



Immigrazione, Strasburgo 'bacchetta' l'Italia: "Basta slogan razzisti"
25 ore, 07-09-2011
L'Italia deve rispettare i diritti umani di rom e migranti. E' uno dei messaggi all'Italia inviato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, nell'ultimo rapporto sul nostro Paese. Nel documento è stato evidenziato che negli ultimi tre anni le autorità italiane hanno fatto pochi passi avanti per garantire il rispetto dei diritti umani di rom e immigrati. ''La situazione dei Rom e dei Sinti in Italia - scrive Hammarberg - rimane una questione di forte preoccupazione".
"Occorre ambiare rotta dalle misure coercitive, come gli sgomberi forzati, per arrivare all'inclusione sociale, all'anti-discriminazione e alla lotta contro il razzismo nei confronti dei nomadi'', ha aggiunto il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa. "E' arrivato il momento per l'Italia - e' scritto ancora nel rapporto - di sviluppare con vigore le disposizioni del codice penale relative ai reati di matrice razzista per arginare il continuo uso di slogan razzisti da parte dei politici'.



IL COMMISSARIO PER I DIRITTI UMANI DEL CONSIGLIO D'EUROPA
Strasburgo all'Italia: basta razzismo
Bacchettata la politica: slogan inammissibili
Corriere della sera, 07-09-2011
Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Hammarberg (Ansa)
Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Hammarberg (Ansa)
MILANO - Strasburgo condanna gli slogan razzisti dei politici italiani. In particolare sulla popolazione rom. Il messaggio all'Italia è stato inviato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, nell'ultimo rapporto sul nostro paese, nel quale si sottolinea anche che pochi passi avanti, se non addirittura nessuno, sono stati fatti negli ultimi tre anni dalle autorità italiane nel garantire il rispetto dei diritti umani di rom e immigrati.
IL RAPPORTO - «È arrivato il momento per l'Italia - è scritto ancora nel rapporto - di sviluppare con vigore le disposizioni del codice penale relative ai reati di matrice razzista per arginare il continuo uso di slogan razzisti da parte dei politici». Il rapporto si basa su quanto riscontrato durante la visita di Hammarberg in Italia il 26 e 27 maggio scorsi. La situazione dei rom e degli immigrati, afferma il Commissario, è una delle sfide più urgenti che l'Italia deve affrontare per il pieno rispetto dei diritti umani. «Il trattamento riservato a queste minoranze costituisce una cartina di tornasole sull'effettivo rispetto degli standard del Consiglio d'Europa da parte dei paesi membri» sottolinea Hammarberg spiegando cosi la sua persistente attenzione per i rom e gli immigrati presenti in Italia.



L'incremento annuale degli arrivi è del 10,6%
L'invasione degli immigrati Battuto il record nazionale
Sempre più immigrati scelgono la nostra regione.
Il Tempo, 07-09-2011
Nel Lazio l'incremento annuale di immigrati, alla fine del 2009, è stato del 10,6%, quasi due punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Si colloca oltre la media nazionale anche l'incidenza degli immigrati sui residenti (8,8% vs 7,0%). Sono questi alcuni dati presentati dall'Assessorato Politiche Sociali e Famiglia della Regione Lazio su una ricerca, affidata al Centro Studi e Ricerche Idos sulla mobilità umana nell'odierno contesto regionale. La maggior parte degli immigrati arriva nel Lazio dal continente europeo (62%), con la prevalenza dei cittadini comunitari (48,3%) sui non comunitari. Il 10,8% è composto da africani, mentre il 17,8% è costituito da asiatici. I romeni (179.469 in tutta la regione) sono la prima collettività in ciascuna delle cinque Province laziali. Gli albanesi (22.344) si collocano al 2° posto in tre province (Frosinone, Rieti, Viterbo), così come lo sono gli indiani a Latina e i filippini a Roma (rispettivamente 11.708 e 29.746 in tutta la Regione). A concorrere per il terzo e il quarto posto nel Lazio sono, a seconda dei contesti provinciali, i marocchini (10.774), gli ucraini (17.142), i macedoni (6.783) e polacchi (23.826): questi ultimi, come anche i filippini, sono maggiormente concentrati nella Provincia di Roma. I filippini sono la seconda collettività, seppure sei volte di meno rispetto ai romeni. Di questi, nel Lazio, quasi i due terzi sono di fede cristiana. Altro dato da tenere in considerazione, da tempo è in atto una tendenza centrifuga che da Roma sta portando gli immigrati a stabilizzarsi nei comuni limitrofi, ma anche verso le altre province laziali, come attesta il fatto che nella provincia di Roma nel periodo 2002-2009 la presenza è cresciuta in misura più contenuta (+86,7%) rispetto alle altre (Frosinone +221,6%, Rieti +276,8%, Latina +278,2% e Rieti +300%). «Nel Lazio – sottolinea l'Assessore alle Politiche sociali e Famiglia, Aldo Forte – l'immigrazione è ormai un elemento strutturale e radicato territorialmente. Da qui l'importanza di uno studio come questo, che nasce dall'esigenza di analizzare come il fenomeno migratorio si sia diversificato negli anni e quali caratteristiche abbia assunto nelle diverse province del Lazio». Mar. Sta.



Pavia, il sindaco attacca la manovra
"Ai comuni le imposte sulle rimesse all'estero"
Il Giorno, 07-06-2011
Nel provvedimento del Governo, è previsto un prelievo del 2% per i trasferimenti di somme di denaro all'estero tramite banca o tramite Money Transfer. Cosa ne pensi? Inviaci un commento
Pavia, 6 settembre 2011 - Il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo e Giorgio Silli, assessore all'immigrazione del Comune di Prato hanno lanciato un appello, in una nota comune: ''Le imposte pagate sulle rimesse degli stranieri all'estero devono finanziare i Comuni con un'alta percentuale di stranieri''.
I due rivendicano la possibilità di usufruire dei prelievi previsti dalla manovra finanziaria che sta per andare al vaglio del Parlamento. A oggi, nel provvedimento del governo, è previsto un prelievo del 2% per i trasferimenti di somme di denaro all'estero tramite banca o tramite Money Transfer.
''Se si considera che i money transfer in Italia sono circa 30 mila, dei quali circa 16 mila aperti negli ultimi 3 anni, per rimesse verso il proprio paese di origine, da parte di immigrati che lavorano sul suolo nazionale, si può capire l'entità del gettito che questa imposta potrà dare''.
La nota prosegue: "Pensiamo sia legittimo, da parte dei Comuni, pretendere che una parte di questa imposta venga riconosciuta e riversata alle amministrazioni locali, fin troppo, ad oggi, falcidiate dalle manovre degli ultimi anni. Questo favorirebbe un clima migliore nel segno di quell'integrazione della quale spesso sentiamo parlare".
In particolare, spiegano gli amministratori, "in casi come Prato e Pavia e altre città con un numero più o meno importante di migranti, sarebbero così gli immigrati che, con le imposte pagate sulle loro rimesse all'estero, diventerebbero in parte finanziatori di quei servizi comunali dei quali fino ad adesso anche loro hanno usufruito, nell'idea di gestione o prevenzione del fenomeno''.



LA MOSTRA DEL CINEMA
Gli immigrati di Olmi «Un inno alla carità»
Avvenire, 07-09-2011
Alessandra De Luca
«Quando la carità è un ri­schio, proprio quello è il momento di fare carità». Il senso dell’ultimo film di Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone , presentato ieri a Venezia fuori concorso, è contenuto tutto in questa frase che ci riporta a uno dei temi chiave del cinema dell’ottantenne regista. Affrontato però questa volta in maniera per certi versi «rivoluzionaria». La carità diventa così la scoperta nell’altro della propria felicità, dell’uomo delle origini. Gesto d’amore quasi estremo, l’unico capace di spa­lancare davvero le porte del futuro per l’umanità intera. Non a caso nelle note di produzione Olmi inserisce una dichiarazione di Indro Montanelli pubblicata nell’ottobre del 1968 sulla Do­menica del Corriere: «L’unica vera gran­de rivoluzione avvenuta nel nostro mondo occidentale è quella di Cristo, il quale dette all’uomo la consapevolezza del Bene e del Male e quindi il senso del peccato e del rimorso. In confronto a questa tutte le altre rivoluzioni, compresa quella francese e russa, fanno ridere».
Tornato dietro la macchina da presa dopo Centochiodi, Olmi ci offre attraverso una messa in scena scarna, rigorosa, ma ricca di simboli, volti, silenzi e parole che pesano come pietre, l’apo­logo di un vecchio prete, parroco di una chiesa dismessa e sull’orlo della demolizione. Quadri e crocefissi sono stati riposti nei bauli, i muri sono stati spo­gliati con un atto feroce, quasi sacrilego, che lascia un vuoto profondo. Ma quella chiesa devastata, saccheggiata, diventa improvvisamente rifugio per immigrati nordafricani, i miseri e i de­relitti, gli ultimi della terra, «capaci di diventare con i loro accampamenti i nuovi ornamenti della Casa di Dio e di dare una nuova sacralità alle pareti nude, alla mancanza di cerimonie liturgiche».
Quel momento di sconforto sarà «l’inizio di una resurrezione, di un modo nuovo di vivere la missione sacerdota­le, tra fratellanza e coraggio, uomini nuovi e giusti». Interpretato da Michael Lonsdale (pro­tagonista anche di Uomini di Dio), Rut­ger Hauer, Alessandro Haber, Massimo De Francovich, che affiancano attori non professionisti, il film poggia su un’altra parola chiave, 'diabasi', che indica il pensiero che si fa atto creativo e rimanda alla responsabilità di vivere con gli altri. «Vorrei suggerire ai cattolici, e io sono tra questi – dice il regista –, di ricordarsi più spesso di essere anche cristiani. Il vero tempio è la comunità umana. Dobbiamo liberarci dagli orpelli, altrimenti siamo maschere, uomini di cartone».
A chi gli chiede se con il suo film non rischi di ridurre il cattolicesimo al solo concetto di accoglienza, Olmi risponde: «Ma cos’è più importante dell’accoglienza? La sacralità dei simboli? Il simbolo deve rimandare a una realtà di carne per avere valore. Non è possibile genuflettersi davanti a un Cristo di car­tone o di legno se poi non si mostra solidarietà per chi soffre». E sulla scelta di includere nel gruppo di migranti che ritrova asilo nella chiesa anche un terrorista con tanto di cintura esplosiva, spiega: «Il mio non è un film realistico e ogni presenza è simbolica. Il ragazzo decide di accettare l’atto violento come un dovere per non dialogare con l’altro. Ma solo dal confronto e dal dia­logo con gli altri possiamo davvero capire chi siamo».
Da qui le riflessioni sul modo più profondo di vivere la fede: «La vera fede è quando il peso dei nostri dubbi è superiore a quello delle nostre convin­zioni. In tanti momenti difficili ho chie­sto a Dio dove fosse, ma la risposta dobbiamo trovarla noi stessi».

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