Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 luglio 2012

Quei bambini sbarcati in Italia e poi scomparsi
Corriere della sera, 04-07-2012
Virginia Piccolillo
ROMA — C'è un esercito di bambini fantasma di cui non ci siamo occupati. Sono i minori stranieri sbarcati in Italia da soli, durante la «primavera araba». Secondo le stime ufficiali, da gennaio 2011 in circa nove mesi ne sono arrivati quasi 4 mila. Ma di ben 835 se ne sono perse le tracce. Sono per lo più maschi, tra i 16 e i 18 anni, ma tra loro ci sono anche ragazzine. Di tutti loro non ci siamo presi cura. Distratti probabilmente dai problemi di ordine pubblico di quella che burocraticamente è stata denominata «emergenza Nord Africa».
Ora quei minori senza volto e senza storia danno notizia di sé. E non è una buona notizia. Quelli che non sono scomparsi sono finiti nelle comunità o in case-alloggio che, a seconda della maggiore o minore sensibilità, li ospitano con il compito ambizioso di reinserirli. Peccato però che nessuno paghi più per il loro sostentamento da oltre un anno, malgrado l'emergenza sia stata prorogata fino al prossimo 31 dicembre.
Ecco perché è partito un appello firmato da molti Comuni, prevalentemente del Sud, dove le Regioni, in assenza di trasferimenti del governo attraverso la Protezione civile, non ripianano le spese delle comunità che denunciano: fra poco saremo costrette al fallimento e a mandar via i ragazzi.
Bambini traditi due volte. Lo denuncia Sandra Zampa (Pd), relatrice per la Bicamerale Infanzia di un documento che all'unanimità sollevò il problema dei ragazzi fantasma: «Prima abbiamo scoperto con troppo ritardo, nonostante le denunce delle ong, che erano spariti — attacca —. Adesso c'è la seconda grave violazione delle convenzioni internazionali che ci obbligano a prenderci cura di loro. Ma sappiamo che fine fanno i minori quando finiscono i fondi. Ce lo ha detto un prefetto in commissione. Spuntano spesso bei vestiti per le femmine, avviate alla prostituzione, e telefonini per i maschi reclutati da lavoro nero o criminalità. Spero che il governo dia segni di discontinuità».
L'appello dei Comuni è stato inviato al ministro del Welfare Elsa Fornero, presso il quale è istituito il comitato minori stranieri non accompagnati del Nord Africa, ai presidenti di Regione, ai prefetti e a Natale Forlani, direttore del dipartimento immigrazione del ministero. Ma lui ha già risposto: «Non è possibile soddisfare le richieste di erogazione di contributi ancora pendenti poiché non sono state stanziate a favore dello scrivente risorse finanziarie ulteriori rispetto a quelle indicate (pari a 9 milioni 800 mila euro) per altro già integralmente impiegati». È così? Forlani non solo ammette: «Mancano ancora i fondi per tutto il 2012 e per una quota del 2011». Ma rivela: «Attualmente accolti in assistenza i minori non accompagnati sono 2.200». L'esercito fantasma è cresciuto ancora.



L’Italia continua a respingere “arbitrariamente” i richiedenti asilo verso la Grecia anche dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.
È la denuncia che emerge dal report di Pro Asyl e Greek Council for Refugees.
Immigrazioneoggi. 04-07-2012
L’Italia continua a respingere gli immigrati verso la Grecia “in modo arbitrario” applicando il Regolamento Dublino II nonostante la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo abbia già condannato il Paese ellenico perché non garantisce i diritti di chi cerca protezione internazionale.
È quanto emerge da uno studio condotto da Pro Asyl e Greek Council for Refugees che, intervistando oltre 50 immigrati respinti, hanno constatato come nella maggioranza dei casi, ai migranti in cerca di protezione, tra cui ci sono anche minori non accompagnati, individuati nei porti delle coste italiane meridionali, venga rifiutato l’ingresso in Italia o vengano riammessi in Grecia senza aver potuto accedere al sistema di protezione.
In particolare, si legge nel rapporto delle due Ong, “se riescono ad arrivare in Italia, tuttavia, sono immediatamente rinviati in Grecia senza alcuna valutazione individuale dei loro casi, senza garanzie giuridiche”.
Nel rapporto, Pro Asyl e Greek Council for Refugees affermano che, come la maggior parte degli altri Stati membri dell’Unione europea, l’Italia ha ufficialmente smesso di respingere i migranti verso la Grecia, mentre di fatto i repingimenti continuano.
Gli intervistati, quasi tutti rimpatriati dall’Italia, hanno dichiarato di vivere in strada, senza accesso a cibo, acqua, infrastrutture sanitarie e cure mediche. Alcuni hanno dichiarato di aver subito violenza e atteggiamenti razzisti dalla polizia di Patrasso e Atene.
Le organizzazioni denunciano, inoltre, che nessuna delle persone respinte “ha mai avuto la reale possibilità di presentare la richiesta di asilo. Presumibilmente, nella maggior parte dei casi, le autorità italiane non hanno registrato nemmeno i nomi. Altri hanno dichiarato che pur avendo richiesto alle autorità italiane di voler fare richiesta di asilo, la richiesta non è stata registrata”.



Fascisti da tutta Europa a Milano
L’incontro previsto per il fine settimana è organizzato da Romagnoli della Fiamma Tricolore
Le proteste Anpi e Cgil contro il raduno Pisapia: «Oltraggio alla città e alla Resistenza»
Corriere della sera, 04-07-2012
Giuseppe Vespo
Le camere a gas? «Non ho nessun mezzo per poter affermare o negare» che siano esistite. È la frase più celebre di Luca Romagnoli, esponente di Fiamma Tricolore, già europarlamentare e inquilino della Casa delle Libertà alle politiche del 2006, tornato in queste ore sulla ribalta come organizzatore del meeting neofascista in programma a Milano per il fine settimana.
Tra venerdì e sabato si ritroveranno all’hotel “Michelangelo” vari rappresentanti di movimenti e partiti di estrema destra, anche razzisti e xenofobi, riuniti sotto l’«Alleanza Europea dei Movimenti Nazionali», associazione nata nel 2009. Sono attesi, tra gli altri, gli inglesi del British National Party, i francesi del Front National di Marine Le Pen, gli ungheresi di Jobbik (terzo partito al Parlamento di Budapest), gli sloveni di Slovenska Nacionalna Stranka e i portoghesi del Partido Nacional Renovador. Non sono annunciati i greci di Alba Dorata, famosi per le recenti performance elettorali ma anche per le botte in diretta televisiva ai colleghi di altri partiti.
Il programma prevede due giorni di dibattito, il primo a porte chiuse, il secondo aperto e dedicato all’attualità della «Crisi dell’Europa e dell’euro». Un tema molto caro ai partiti dell’Alleanza di destra, che immaginano per il Vecchio Continente una politica diversa da quella di oggi.
In città cresce il malumore per l’evento: l’Anpi, la Cgil, i movimenti e le associazioni riunite nella Rete Antifascista milanese, sono contrarie dal raduno. Per questo nei giorni scorsi hanno chiesto al questore di impedire la manifestazione e ai partiti e al sindaco di esprimere pubblicamente la propria contrarietà.
Ieri Giuliano Pisapia ha ricordato su Facebook come «ancora una volta Milano, Medaglia d’oro della Resistenza, si ritrova ad ospitare un convegno di organizzazioni che, in un momento di crisi, fondano la loro politica istigando all’odio e amplificando inaccettabili discriminazioni razziali, sessuali e religiose». Il sindaco scrive «ancora una volta» perché appena nel 2009 il capoluogo lombardo si ritrovò a dover ospitare un altro meeting di gruppi neofascisti invitati, sempre al chiuso di un hotel, da Forza Nuova. L’incontro fu anticipato dalle polemiche sull’atteggiamento assunto dall’allora sindaco Letizia Moratti: «Se le manifestazioni sono manifestazioni di idee, e non diventano un problema di ordine pubblico diceva Moratti non me la sento di intervenire. Siamo in una città in cui ciascuno deve poter esprimere le proprie opinioni».
Pisapia affida il suo pensiero alla rete internet: «Auspico fortemente che sia oggi che in futuro, a fronte di eventi simili, venga effettuato ogni necessario ed approfondito controllo da parte delle autorità competenti dell’avvenuto rispetto della Legge Mancino», che punisce le discriminazione di tipo razziale, etnico e religioso.
IL MINISTRO INTERVENGA
«Mi riconosco nelle parole espresse dal sindaco», commenta Emanuele Fiano, responsabile forum Sicurezza del Partito democratico, che ieri ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri: «Chiederò di sapere se sussistano i presupposti di salvaguardia dell’ordine pubblico per lo svolgimento di tale manifestazione. Ovviamente aggiunge il deputato a posteriori sarà necessario verificare se nel corso di tale incontro verranno commessi reati ascrivibili alla legge Mancino o altri legati all’apologia di fascismo».
L’Anpi si dice «indignata». L’associazione nazionale dei partigiani non nasconde la propria preoccupazione per il «rifiorire di formazioni neofasciste e neonaziste in Europa». Un’onda, aggiungono i partigiani, «cresciuta trasversalmente da Est a Ovest». Magari in modo diverso da Paese a Paese, ma con scelte simili «da parte dei partiti o movimenti di scagliarsi, in primo luogo, contro un nemico esterno, di volta in volta identificato nei rom, nei gay, negli ebrei, nei musulmani o negli stranieri in genere».



Il giudice di Milano annulla il provvedimento di espulsione per un giovane serbo “nato e cresciuto in Italia”.
Il 24enne, di etnia rom, era stato trattenuto in un Cie e poi espulso a seguito di una condanna penale. I legali chiederanno la cittadinanza.
Immigrazioneoggi, 04-07-2012
È “nato e cresciuto in Italia”: questo il motivo con cui un giudice di pace di Milano ha annullato il provvedimento di espulsione che aveva costretto un giovane rom ad andare in Serbia, Paese d’origine dei suoi genitori, ma dove lui non era mai stato.
Lo scorso 17 aprile, in esecuzione di un decreto di espulsione del 18 marzo della Prefettura di Milano sulla base di una informativa della Questura, il rom Dejan Lazic, di 24 anni e senza regolare permesso di soggiorno, era stato rimpatriato in Serbia. Nel 2011 era finito in carcere per scontare una condanna definitiva a 5 mesi e all’uscita era stato portato in Questura e gli era stato notificato un primo provvedimento di espulsione. Era poi finito, in attesa di essere mandato via, nel Cie milanese di via Corelli. A fine marzo il giudice di pace di Milano aveva confermato il provvedimento di espulsione, decisione contro cui la difesa, rappresentata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, ha fatto ricorso.
Nella sentenza presentata ieri dal giudice Claudio Bacherini si evidenzia che Lazic “è cittadino serbo, ma nato e cresciuto in Italia e fratello di cittadino italiano”. E inoltre non si è “mai mosso dal suo Paese di nascita”. Per il magistrato, dunque, bisogna tener conto del “luogo di nascita”, un “comune della cintura torinese bizzarramente localizzato in Serbia” (il riferimento è ad alcuni atti del procedimento di espulsione, ndr). Per questi motivi, secondo il giudice, l’espulsione va annullata per “palese illogicità” e l’atto è “irrimediabilmente viziato per eccesso di potere”.
I legali avevano lamentato il fatto che il rom era stato espulso “senza nemmeno attendere l’udienza sul ricorso” segnalando come, in un caso analogo, il giudice di pace di Modena avesse deciso per la liberazione di due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un mese nel Centro di identificazione ed espulsione modenese.
Dopo il rientro in Italia, gli avvocati del giovane hanno informato che si avvarranno della sentenza per richiedere la cittadinanza italiana.



Case ai rom, bufera sul Comune "Ma per loro nessuna scorciatoia"
Palazzo Marino: "Dovranno mettersi in graduatoria come gli altri". Granelli: “Le soluzioni
sono quelle applicate dalla Moratti”. La Lega Nord: “Tasse ai milanesi e soldi agli abusivi”
la Repubblica, 04-07-2012
ZITA DAZZI
«Non esiste alcuna corsia preferenziale né piano per assegnare case ai rom, garantiremo canali ordinari di accesso alle graduatorie per le abitazioni pubbliche. Senza alcun favoritismo». Memori delle polemiche e degli strascichi giudiziari in cui rimase invischiata la giunta dell’ex sindaco Moratti due anni fa, gli assessori alla Sicurezza Marco Granelli e alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, fanno chiarezza sul futuro di chi che verrà allontanato dai campi abusivi. Il nuovo 'Piano rom' - che verrà presentato ufficialmente venerdì - non prevederà alcuna deroga alle normali graduatorie per le famiglie nomadi, che, se vorranno l’alloggio popolare, dovranno mettersi in coda alle 20mila famiglie milanesi che attendono da anni.
Una precisazione resa necessaria dalle polemiche scatenate dal centrodestra dopo l’annuncio degli sgomberi delle aree occupate abusivamente e della ricerca di «soluzioni abitative legali» per uscire dall’emergenza rom. «Soluzioni abitative legali - sottolinea l’assessore Granelli - significa case in affitto privato
o mutui per l’acquisto, anche con il sostegno del Comune, in linea con le scelte della precedente amministrazione».
Il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli va al contrattacco: «La maggioranza sta naufragando sui temi della sicurezza, bisogna che tutti rispettino le stesse regole». Il consigliere comunale del Pdl Riccardo De Corato incalza: «La verità è che le case ai rom verranno date con soldi pubblici, attraverso le convenzioni con il volontariato. Porteremo il piano all’attenzione della magistratura per valutare se vi siano o meno dei fatti penali e contabili da perseguire». Duro anche Alessandro Morelli, consigliere leghista: «La Giunta tartassa i milanesi di tasse e regala soldi ai rom occupanti abusivi. Case popolari e denaro sonante sono una soluzione dannosa per le casse del Comune e pericolosa per i cittadini milanesi che vedranno aumentare in maniera esponenziale irregolari, abusi e illeciti».
Insorgono anche i consiglieri regionali della Lega Nord, Davide Boni e Massimiliano Orsatti: «Utilizzare i fondi dell’emergenza nomadi per trovare casa ai rom dei campi abusivi è l’ultima proposta indecente della giunta rossa di Pisapia. Le migliaia di milanesi in difficoltà e in attesa di un alloggio popolare, si vedranno in pratica scavalcati dalle famiglie rom». Un putiferio dal quale si dissocia la capogruppo pd Carmela Rozza: «Non capisco queste reazioni del centrodestra, quando le misure annunciate dalla giunta sono caso mai in eccesso di continuità con quanto deciso dall’ex sindaco Moratti e dall’ex ministro Maroni».
A calmare le acque provano Granelli e Majorino: «Venerdì presenteremo una serie di progetti per affrontare un tema che in questi anni è degenerato per precise responsabilità del centrodestra. Tra questi progetti non sarà contemplata alcuna azione per assegnare abitazioni al di fuori delle regole vigenti. Sperimenteremo invece, anche sulla base dei risultati positivi raggiunti recentemente, l’inserimento in strutture d’emergenza e in luoghi del terzo settore».



Aree abbandonate e baraccopoli l’eterna emergenza dei campi rom
Intensificati gli interventi dei vigili con tre sgomberi nell’ultima settimana e 15 allontanamenti
Nell’ultimo anno gli irregolari sono tornati a crescere, fra nuovi arrivi e reduci dal Triboniano
la Repubblica, 04-07-2012
FRANCO VANNI
Decine di rom allontanati dal parco delle Memorie Industriali, in zona Ripamonti. Altri 50, tutti romeni, sgomberati dai vigili dalle sponde del Lambro, in via Idro. In via San Paolino 8, quartiere Sant’Ambrogio, sono stati cacciati i nomadi che occupavano una decina di baracche nel prato. Tre sgomberi in meno di una settimana, una media da giunta Moratti. Agli interventi più consistenti si sommano poi gli «allontanamenti preventivi» di piccoli gruppi di rom, una o due famiglie, in punti diversi della città, che negli ultimi sette giorni sono stati quindici. Se la giunta arancione ha ripreso con gli sgomberi, è perché le segnalazioni dei cittadini e degli stessi vigili descrivono un aumento della presenza di insediamenti abusivi in città.
I NUMERI. Restano circa 600 i rom che vivono nei sette campi regolari cittadini, un dato invariato rispetto a un anno fa, quando furono allontanate le ultime famiglie dal Triboniano. Ma è aumentato il numero dei nomadi che bivaccano in accampamenti di fortuna, campi abusivi ed edifici abbandonati. I vigili che ogni giorno lavorano per chiudere gli insediamenti non autorizzati fanno una stima: se nel marzo 2011 i rom 'irregolari' in città erano 1.100, oggi sono 1.900. Un dato di cui è a conoscenza anche la prefettura e che la Lega ha cavalcato nei mesi scorsi sostenendo «il raddoppio degli zingari in città». La ragione: i nuovi arrivi dalla Romania, dalla Macedonia e dalla Bosnia. Ma pesa anche il pellegrinare dei rom sgomberati
a più riprese dall’amministrazione di centrodestra dal Triboniano. Dei 500 residenti 'storici', 250 sarebbero ancora in città. Secondo Lega e Pdl, complice dell’aumento sarebbe anche «l’atteggiamento lassista con i rom» della giunta Pisapia nel primo anno di governo della città.
LE ZONE. L’assessorato alla Sicurezza non ha reso pubblica la 'mappa delle zone di criticità 2012' compilata dai vigili. La carta topografica, che descrive la presenza di rom in città, distingue fra campi regolari, baraccopoli, 'insediamenti in area privata' e 'stazionamenti in pubblica via'. Fra le nove zone amministrative di Milano, quella che ha una presenza di nomadi più forte è la 4, compresa fra viale Forlanini e corso Lodi. Oltre ai campi regolari di via Impastato 7 e via Bonfadini 39, ci sono 9 baraccopoli abusive (fra cui via Gatto e via San Dionigi), tre bivacchi in strada e 27 fra aree e immobili abbandonati, occupati a più riprese dai rom. Altra zona calda delle occupazioni è la 8, fra San Siro e Quarto Oggiaro, con 21 fra aree occupate e baraccopoli. «Una distinzione fondamentale per capire il fenomeno è quella fra rom italiani e romeni», spiega un vigile veterano degli agomberi.
LA NAZIONALITA'. Dopo lo sgombero dei campi gemelli di via Novara, previsto per fine luglio, a Milano non ci saranno più insediamenti regolari di rom romeni. Tutti i sei campi autorizzati in città (via Martirano 71, via Negrotto 23, via Idro 62, via Bonfadini 39 e via Impastato 7, via Chiesa Rossa 351) saranno a quel punto abitati da nomadi con cittadinanza italiana, con qualche rara famiglia ospite dalla ex Jugoslavia. Per contro, in tutte le 24 baraccopoli abusive stabili in città i romeni sono l’unica nazionalità presente o comunque la principale, da via San Dionigi alle strade nei campi di via Muggiano. «I nomadi italiani in molti casi occupano i campi dagli anni '80, gli arrivi dei romeni sono invece più recenti e disordinati - spiega un vigile - l’aumento dei piccoli insediamenti dipende proprio dai loro movimenti, dentro e fuori dall’Italia».
LE OCCUPAZIONI. La mappa dei vigili comprende l’elenco di palazzi e aree dismesse, pubblici e privati, occupati più volte nel corso degli anni e mai messi in sicurezza in modo efficace. Nell’elenco delle 81 strutture 'soggette a ripetute occupazioni' c’è di tutto: dall’ex cimitero di via del Ricordo all’ex casa dello studente in via Malipiero, fino all’area sotto il cavalcavia delle Milizie. Complessivamente i terreni e gli immobili abbandonati di una certa dimensione in città censiti dai vigili sono 125. Questo significa che il 65 per cento delle strutture in disuso è stata occupata più di una volta. Anche per questo da mesi l’assessore alla Casa e ai Lavori pubblici, Lucia Castellano, indica come «prioritaria la necessità di recuperare gli immobili inutilizzati in città, per evitare il crearsi di situazioni di degrado e rispondere al bisogno di spazi che c’è a Milano».

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