Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 settembre 2014

Manconi: "Nei Cie non si rispettano la dignità e i diritti delle persone trattenute ".

Roma, 24 settembre: La Commissione diritti umani del Senato ha approvato nel pomeriggio il Rapporto sui Centri di identificazione ed espulsione in Italia. "La Commissione, dopo aver visitato nei mesi scorsi i centri di Bari, Roma, Gradisca d'Isonzo, Trapani e Torino - ha dichiarato il senatore Manconi - esprime un giudizio estremamente severo: sono emerse numerose carenze riguardo alle funzioni che essi dovrebbero svolgere, e ciò in ragione di rilevanti insufficienze strutturali, nonché di modalità di esecuzione del trattenimento gravemente al di sotto degli standard di tutela della dignità e dei diritti delle persone trattenute".
"La Commissione propone oggi al Governo - conclude Luigi Manconi - una serie di interventi sulle procedure che regolano il sistema di trattenimento, identificazione ed espulsione con l'obiettivo di rendere il ricorso al trattenimento una misura estrema, del tutto residuale e finalizzata esclusivamente al rimpatrio, di ridurre al minimo i tempi di permanenza in quelle strutture e di assicurare alle persone sottoposte al trattenimento il rispetto delle garanzie previste dalle norme nazionali e internazionali".

http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/file/RapportoCIE.pdf

 

Ipotesi Viminale: profugi nelle famiglie per 30 euro
il sole, 25-09-14
L`idea è suggestiva: non si trovano più posti dove alloggiare i migranti (1.3omila dall`inizio dell`anno)? Li possono ospitare in casa le famiglie, che riceveranno in cambio un corrispettivo in denaro, pari a 3o euro al giorno.
La proposta è stata messa sul tavolo nel corso di un incontro sull`immigrazione tra il sottosegretario all`Interno, Domenico Manzione, i rappresentanti di Anci e Conferenza delle Regioni. Ed ha trovato l`adesione del sindaco di Roma, Ignazio Marino. Il ministro ell`Interno, Angelino Alfano, non si è espresso sull`ipotesi "accoglienza presso privati". Che non sembra comunque di facile praticabilità. E di certo non riscuote i favori del centrodestra. «Trenta euro al giorno - osserva il presidente di Fdi Giorgia Meloni - sono 900 euro al mese. Il doppio di quanto prenda un pensionato minimo, tre volte quanto spetta a un invalido, e più di quanto guadagni la media dei precari italiani. E aggiungo che lo stato italiano non ti dà 3o euro al giorno per mantenere tuo figlio se è disoccupato e vive ancora in casa conte. Lo stato italiano, a te, dice che te la devi cavare da solo. La mia proposta è: gli immigrati vengano distribuiti equamente in tutti i 28 paesi Ue, e la Ue paghi l`accoglienza».



Marino: 900 euro al mese se ospitate rifugiati
Al sindaco di Roma piace la proposta del Viminale e si appella alle famiglie: avrete 30 euro al giorno
Il Tempo, 25-09-14
Vincenzo Bisbiglia
Non solo minori. Il Ministero degli Interni studia una soluzione per affidare anche i rifugiati adulti agli italiani disponibili ad ospitarli, assegnando alle famiglie i 30 euro al giorno concessi dallo Stato. Lo ha rivelato il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha partecipato a una riunione al Viminale proprio sull’immigrazione. «Con il sottosegretario Manzione - ha spiegato Marino - abbiamo immaginato che, oltre all’affido pediatrico, anche gli adulti possano essere affidati alle famiglie. Con lo stesso attuale investimento di 900 euro al mese crediamo di poter destinare questi soldi alle famiglie che ospitano gli immigrati». I costi di gestione per il Comune, d'altronde, sono altissimi. Solo per quanto riguarda i 2700 «minori stranieri non accompagnati» presenti sul territorio comunale nei primi 6 mesi del 2013 (periodo pre-Mare Nostrum), il Campidoglio ha fatto registrare ben 11,3 milioni di extra-costi non preventivati, per i quali non c’è ancora copertura di cassa. L’ipotesi che gli uffici stanno valutando riguarderebbe, ha spiegato ancora il sindaco, «tutti coloro che hanno diritto a risiedere in Italia, in particolare con status di rifugiato». Roma ha scelto, a differenza degli altri Comuni, di ospitare più profughi rispetto a quelli previsti dalla normativa nazionale, a cui si può andare in deroga solo presentando formale domanda al Viminale. Neanche a dirlo, Marino lo ha fatto, chiedendone più del doppio, contando sulla solidarietà della sua Città e sulla pazienza dei romani che proprio l’altro ieri sera, nel quartiere di Corcolle, hanno invece dimostrato di averne fin sopra i capelli protestando in piazza dopo che alcuni rifugiati avevano assaltato i bus e gli autisti Atac rompendo i vetri dei mezzi pubblici. Ci sarebbero però altre questioni da risolvere: «Le commissioni che devono valutare lo status di rifugiato, troppo poche e hanno una durata dei lavori troppo lunga, circa 2 anni e mezzo per persona; la distribuzione sul territorio, che prevede concentrazioni in alcuni luoghi, scelti dal programma Sprar, che creano una sfida organizzativa». Come Roma. E proprio da Roma ieri si è subito alzato un coro di protesta contro le parole di Marino e il progetto del Viminale. Per il presidente di Fratelli d’Italia-An, Giorgia Meloni, «30 euro al giorno sono 900 euro al mese. Il doppio di quanto prenda un pensionato minimo, tre volte quanto spetta a un invalido, e più di quanto guadagni la media dei precari. Lo Stato italiano non ti dà 30 euro al giorno per mantenere tuo figlio se è disoccupato e vive ancora con te». Poi la stoccata dell’ex sindaco Gianni Alemanno: «Siamo alla guerra tra poveri, un vergognoso tentativo di comprare consenso su una politica socialmente ed economicamente insostenibile».



Marino finanzia gli immigrati: 900 euro al mese a chi li ospita
Il sindaco di Roma sposa la trovata-choc del Viminale: «Fino a 30 euro al giorno per accogliere figli di stranieri». Critico Alemanno. «Si rischia la guerra fra poveri»
il Giornale, 25-09-14
Emanuela Fontana
Roma Con i centri per clandestini occupati all'eccesso, quelli peri minori che non si trovano e un numero di sbarchi che non accenna a diminuire, al ministero dell'Interno stanno pensando a una soluzione estrema: proporre alle famiglie l'accoglienza degli extracomunitari in casa. Trenta euro al giorno per ospitare un rifugiato. Bambino, ma anche adulto. Il rimborso è pagato dello Stato, ed è pari al costo medio di un immigrato nelle strutture di accoglienza del Paese. L'idea sta già sollevando un vespaio di polemiche: molte famiglie bisognose potrebbero accettare la proposta per arrivare alla fine del mese con un quasi stipendio (900 euro) pagato con le finanze pubbliche. Il problema dell'immigrazione non si può risolvere con un affitto di Stato. Chi controllerà le famiglie accoglienti è un altro quesito che si pone. Comunque il progetto ha già un luogo pilota da cui partire.
La proposta è stata rivolta dal sottosegretario all'Interno Domenico Manzione al sindaco di Roma Ignazio Marino, che l'ha accolta con entusiasmo. Roma potrebbe quindi essere la città pilota di un piano di accoglienza casalinga dei rifugiati estendibile a tutta Italia.
La prima emergenza, si è convenuto, riguarda i minori. I ragazzi non accompagnati, che arrivano sui barconi senza genitori, stanno aumentando fino a raggiungere cifre ingestibili: secondo i dati di Amnesty international, su 59.400 migranti sbarcati dal primo gennaio al 22 giugno 2014, più di 9.300 erano minori, dei quali oltre 6.000 non accompagnati. Significa che ogni mese arrivano in Italia dal mare mille bimbi senza genitori, 30 al giorno. I Paesi di origine sono in prevalenzal'Eritrea, la Somalia e l'Egitto. I ragazzini scappano da guerre o da Nazioni dove una bocciatura a scuola significa il servizio militare a vita.
A Roma arrivano tramite passeur di terra, più spesso attraverso associazioni che cercano di condurli in comunità per minori. Molti da Roma, attraverso altri «Caronti» a pagamento, raggiungono il Nord Europa, o sono trascinati nella rete del lavoro nero, soprattutto nel settore ortofrutticolo, e della prostituzione, a partire dalle stazioni della Capitale.
Il progetto romano prevede quindi l'accoglienza a pagamento da parte delle famiglie in prima battuta dei minori, ma non in via esclusiva: «Insieme al sottosegretario Manzione ha spiegato ieri il sindaco Marino - abbiamo immaginato la proposta che oltre all'affido di minori, ci possa essere l'affido alle famiglie anche degli adulti, con una partecipazione economica da parte del governo di 30 euro al giorno per l'ospitalità di un migrante adulto nelle nostre città».
In questo momento a Roma sono assistiti 5.112 immigrati tra richiedenti asilo e rifugiati. Marino ha aggiornato i dati sugli ingressi illegali in Italia dopo aver partecipato al vertice di martedì sull'immigrazione al Viminale: a dicembre si teme di arrivare a livello nazionale a quota «150mila»: «Pensiamo che senza alterare il bilancio dello Stato, perché i soldi investiti per ogni migrante sono 900 euro al mese - ha insistito - il fatto di poterli affidare a una famiglia che decide di ospitare un migrante possa creare una situazione di maggiore integrazione sociale». Come avverrà la scelta delle famiglie che eventualmente si proporranno per l'ospitalità è questione tutta da definire. Le prime polemiche non sono tardate: «Lo Stato italiano - scrive su Facebook Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia - non ti dà 30 euro al giorno per mantenere tuo figlio se è disoccupato. La mia proposta è: la Ue paghi l'accoglienza». 1900 euro al mese vadano «alle centinaia di migliaia di italiani disperati». Così si rischia di scatenare, avverte l'ex sindaco Gianni Alemanno, «una guerra tra poveri. Il governo punta sulla disperazione delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese».



Strage di Lampedusa, Nicolini: «Non ricorderemo quei morti con il silenzio»
3 OTTOBRE • A pochi giorni dal primo anniversario della strage di Lampedusa, parla il sindaco dell`isola
«Quei morti urlano vendetta»
il Manifesto, 25-09-14
Carlo Lania
L'omertà che ha sempre circondato l`immigrazione si è rotta quando il Papa è venuto a Lampedusa. Quel giorno, parlando di tutti i migranti morti nel Mediterraneo, ha detto: `Questo è l`Olocausto del nostro tempo, questa è la più grande strage silenziosa che pesa sulla coscienza di tutti`. Di tutti, perché queste non sono le vittime di una guerra, ma persone morte in viaggi che sono la diretta conseguenza delle politiche europee sull`immigrazione e sul diritto d`asilo. E allora il 3 ottobre non dovrà essere un giorno in cui si sta in silenzio. Qua bisogna urlare. Il giorno della Memoria deve essere l`urlo della vendetta che chiedono questi morti».
Parla a fatica, con affanno Giusi Nicolini, sindaco dell`isola che per anni ha il proprio nome e la propria storia uniti a tanti drammi dell`immigrazione. Da giorni l`isola si sta preparando a commemorare la tragedia più grande che l`abbia mai investita, quei 366 migranti morti un anno fa, il 3 ottobre 2013, a meno di un miglio dalle sue coste. Morti che, spiega Nicolini, ancora oggi aspettano giustizia.
Sindaco Nicolini, cosa è cambiato In questo anno appena trascorso?
E` finito quel santuario che era la legge Bossi-Fini, a dimostrazione che non sono più intoccabili le politiche di chiusura e repressive sull`immigrazione. Sicuramente è cambiata anche la consapevolezza dell`opinione pubblica, e non soltanto italiana. Ed è cambiato lo sguardo verso Lampedusa. Molti, forse tutti hanno capito cosa ha fatto Lampedusa in questi anni e hanno capito da una lato l`assurdità di avere una frontiera che fissa le sue colonne su un`isola così piccola, dall`altro il grandissimo sforzo di umanità e accoglienza che è stato fatto. Lo chiamo sforzo perché per quest`isola non è stato né indolore, né facile. Credo che ormai Lampedusa non sia più quella percepita quando al VIminale c`era Maroni, che ci lasciò 10 mila tunisini venuti dalla primavera araba. Allora eravamo la pattumiera d`Europa, perché dovevano tenerli qui per rimpatriarli da qui.
E per l`isola è cambiato qualcosa?
Tantissimo, noi non saremmo statai in grado di gestire i numeri che ci sono stata. ` quest`anno: più di 100mila persone, 5.000 che arrivano in un week end. Direi che Mare nostrum è servita più a Lampedusa che ai migranti, perché per salvarli noi li abbiamo salvati sempre. Tranne dal 2009 al 2011, gli anni dei respingimenti in mare per i quali l`Italia è stata anche condannata dall`Europa.
Cosa pensa del progetto del ministro Alfano di mettere fine alla missione Mare nostrum?
L`operazione di soccorso per tentare di salvare vite umane nell Mediterraneo non può essere interrotta. Il principio è salvare i migranti e diminuire il numero dei morti, diminuire perché evitarli non si può. L`auspicio semmai è che venga effettuata dall`Europa nel suo insieme e non solo dall`Italia. Ma insieme alla presa in carico da parte dell`Europa di tutta la partita: dal combattere la tratta di essere umani fino ad avere una riforma radicale e drastica del diritto di asilo e del regolamento di Dublino. Altrimenti saremo sempre punto e a capo. Sostituire Mare nostrum con Frontex senza che quest`ultima abbia cambiato i suoi obiettivi e le sue finalità non ha senso. Perché lo scopo di Frontex non è quello di salvare vite umane, ma difendere la frontiera.
Lei più volte ha sollecitato l`apertura di corridoi umanitari. Tornerà a chiederlo anche ai politici che verranno a Lampedusa il 3 ottobre?
Ma certo. E` l`unica cosa da fare e credo che sia anche la più conveniente per l`Europa. Anche perché i migranti continueranno ad arrivare anche se nessun li ha autorizzati, perché le ragioni della loro fuga sono enormi, non sono iniziate ieri e non finiranno domani.
Ci sono molte polemiche per la presenza di politici a Lampedusa. Si teme la solita passerella inutile. Questa storia della passerella, che in alcuni casi è vera e vedremo se sarà vera anche questa volta, è un`arma a doppio taglio. Io credo che i rappresentanti delle istituzioni debbano calpestare i luoghi del dolore e che non sia il silenzio quello che bisogna chiedere. Il silenzio si fa in tutte le commemorazioni: negli stadi, in chiesa, prima di un comizio. Qua invece bisogna urlare. Quando era premier, Enrico Letta venne a Lampedusa perché io, mentre mi portavano i corpi sulla banchina, ho preso il telefono e ho dettato un telegramma in cui dicevo: `Caro presidente, sono sul molo Favaloro e mi sono stati portati già 120 cadaveri. Le chiedo di venire qua a contare i morti insieme a me, a sentire l`odore della morte`. Quindi non facciamo confusione e non diamo, con l`alibi della passerella, un ulteriore alibi a chi vuole restarsene lontano, ignaro e indifferente a queste tragedie. Io pretendo che i politici vengano a capire di che cosa stiamo parlando, a vedere e onorare i morti, a vedere come la mia comunità vive, che opera grande ha fatto e che problemi grandi, irrisolti da decenni
abbiamo per essere stati condannati a isola di frontiera. Se per far capire tutto questo devo incontrare di politici, io li incontro.
Anche perché c`è ancora da risolvere li problema dell`identificazione delle vittime.
C`è un grosso ritardo su questo, anche se so che ci sono delle novità. Mettere un nome su una bara e restituirla alla famiglia non è solo una questione di doverosa umanità, ma un altro passo verso il riconoscimento dei migranti morti come essere umani. Perché è anche così che è passata la disumanizzazione della tragedie dell`immigrazione: con il fatto che questi morti non hanno un nome, che nessuno li va a piangere e che non si sa dove sono sepolti.



Mare Nostrum: 91mila vite salvate. E domani?
Avvenire, 25-09-14
Paolo Lambruschi
In 11 mesi 499 corpi di migranti sono stati ripescati nel Canale di Sicilia, 1.446 risultano dispersi secondo i superstiti, mentre 91 mila persone sono state salvate e mezzo migliaio di scafisti arrestati. È il bilancio ufficiale di Mare Nostrum reso noto ieri alla Camera dal ministro degli Interni Angelino Alfano che ha inoltre confermato che Frontex plus partirà a novembre con compiti diversi e una più ridotta area di intervento – al confine con le acque libiche – rispetto ai salvataggi di Mare Nostrum, ormai prossima a concludersi. Alfano ha tenuto la relazione e delineato il futuro dei soccorsi in mare ai profughi mentre Tv2000 annunciava che il pomeriggio del prossimo 1 ottobre Papa Francesco riceverà in udienza privata in Vaticano un gruppo di eritrei sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre dello scorso anno al largo di Lampedusa. Due settimane dopo quella tragedia, il 18 ottobre 2013, il governo fece partire Mare Nostrum allo scopo di prevenire altri disastri. Il titolare del Viminale ha indirettamente risposto a chi – Lega Nordin primis –  sostiene che l’operazione abbia invece fatto aumentare le vittime. Infatti la certezza di trovare una nave militare italiana davanti alle coste libiche avrebbe spinto i trafficanti a far partire i profughi su carrette malridotte.
«In realtà – ha sottolineato Alfano – un paragone con gli anni precedenti – nel 2011 e nel 2012 furono 69 i cadaveri recuperati – è impossibile in quanto negli anni scorsi non era schierato in mare il dispositivo attuale».
Ricordando che la missione ha consentito anche l’arresto di 500 scafisti, ha poi ribadito che Mare Nostrum è «insufficiente a fronteggiare le migrazioni che hanno assunto carattere strutturale in seguito a fatti di portata storica». Perciò il governo «ha chiesto a più riprese che l’Italia fosse assistita dagli altri paesi Ue», ottenendo dalla Commissione europea la partenza, ai primi di novembre, di Frontex Plus. Il ministro ha confermato quanto scritto da Avvenire, che cioè la nuova missione porterà a un «progressivo disimpegno» di Mare Nostrum, nata come «operazione emergenziale per evitare nuove sciagure». Frontex Plus avrà nuove regole di ingaggio, limitandosi al controllo delle frontiere con l’impossibilità di intervenire oltre le acque territoriali e, quindi, in acque internazionali. Avrà poi l’obbligo di distruggere subito i natanti sequestrati alle organizzazioni criminali.
Per il deputato del Pd Edoardo Patriarca, componente della Commissione Affari Sociali va chiarito chi interverrà nelle acque extraeuropee, «visto che la Libia non dispone di mezzi di assistenza e non riesce a fermare chi parte dalle proprie coste». Per Patriarca è «urgentissimo che l’Alto commissariato per i rifugiati sia messo nelle condizioni di operare pienamente in Libia». Definendola «idea interessante», Alfano ha inoltre aperto alla richiesta di una banca dati governativa delle persone scomparse nelle tragedie migratorie del Mediterraneo chiesta dall’onorevole Lia Quartapelle e sostenuta da molte ong. L’unico dato approssimativo esistente parla di 23 mila dispersi in 14 anni nelle acque a Sud della Fortezza Europa. Ieri ha infine preso il via in Commissione Affari costituzionali la proposta di legge per istituire il 3 ottobre la «Giornata della memoria» di queste stragi.



«Da qui non ce ne andiamo». E prendono in ostaggio 3 persone
Il Tempo, 25-09-14
Antonio Sbraga
Ora che è arrivato l’agognato permesso di soggiorno, devono abbandonare il vitto e l’alloggio sicuro dell’Hotel "Luisella" di Licenza. Via verso un altro viaggio di sola andata che ieri 3 richiedenti asilo non hanno voluto riprendere, barricandosi dentro il Centro d’accoglienza a pochi chilometri dalla Capitale, ricavato nella struttura alberghiera, dove hanno tentato di trattenere tre operatrici della cooperativa Eriches 29. Prima chiudendole i varchi della palazzina a due piani, poi circondando l’unica operatrice riuscita a divincolarsi. L’hanno bloccata poco dopo le 18 prima che riuscisse a entrare nella sua auto parcheggiata di fronte al Centro. Fortunatamente una delle altre due colleghe è riuscita a chiamare con il telefonino i carabinieri della locale stazione. L’arrivo dei militari ha riportato la calma nella struttura che ospita 66 immigrati.
«Ma gli animi di alcuni di loro si erano ormai surriscaldati, tra insulti e minacce - racconta una delle operatrici della cooperativa, ancora turbata dall’accaduto- Perché hanno vissuto l’arrivo di questo permesso di soggiorno come uno sfratto, ma così non è. Qui purtroppo i posti servono per altri che arrivano nelle loro stesse condizioni e non possiamo continuare ad ospitare chi ha ottenuto un permesso di lavoro», anche se poi, fuori da quelle mura, trovare un lavoro sarà un’impresa impossibile. Per questo, i due giovani nigeriani e il pakistano hanno tentato di barricarsi aiutati da un’altra decina di rifugiati. Poi l’arrivo dei militari e degli agenti di polizia hanno riportato a più miti consigli il gruppo più agitato.
Poco più di una decina di immigrati. «Si, sono quelli in prossimità di scadenza, che sono arrivati negli stessi giorni dei tre che hanno ottenuto il permesso - spiega l’operatrice - hanno subito solidarizzato con loro perché sanno che quanto prima dovranno andar via anche loro».
E la prospettiva li disorienta, «anche perché purtroppo la loro uscita dal centro non viene seguita - denuncia l’ex sindaco di Licenza, Luciano Romanzi, presidente della Comunità Montana dell’Aniene - gli operatori del centro che gestiscono l’uscita degli immigrati dovrebbero essere affiancati dalla Prefettura. Non ci si può limitare a dargli un biglietto del Cotral solo per farli arrivare a Roma». E proprio alla fermata bus vicino al casello autostradale della Roma-L’Aquila, a Vicovaro, negli anni scorsi gli immigrati hanno inscenato più di una protesta. Lo scorso anno, dopo aver camminato per oltre 8 chilometri, erano rimasti per più di dieci ore seduti nell’aiuola spartitraffico davanti all’imbocco dell’A24. Così una trentina di profughi nigeriani, somali ed eritrei, allora protestarono per i motivi esattamente opposti a quelli di ieri. Si accamparono, infatti, contro «le lungaggini per ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato politico».
Erano arrivati 3 settimane prima da Lampedusa, «ammassati in 6 per camera, in carenti condizioni igieniche e di assistenza», lamentarono infuriati. «Tutte scuse», replicarono i responsabili della cooperativa che gestiscono il centro del progetto nazionale Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) dal 2011. Anche se la struttura, che si trova a poca distanza dai resti dell’antica villa del poeta Orazio, è stata riaperta solo il 17 luglio del 2013 per dare «un aiuto concreto per risolvere il problema del sovraffollamento sull’isola di Lampedusa sulla scia del richiamo di Papa Francesco - spiega il sindaco, Giuseppe Rinaldi- Come negli anni 2011 e 2012 e senza mai problemi per la popolazione licentina». Appena mille e 49 abitanti, che uscirono dall’isolamento dell’emergenza neve del 2012 forse anche grazie a chi, quei fiocchi bianchi, non li aveva mai vist, perché provenienti da Nigeria, Ciad, Mali, Eritrea, Somalia, Gambia e Togo.



"Niente nozze, lui è clandestino". Ora lo Stato li risarcisce
Il sindaco leghista di Tradate Stefano Candiani si rifiutò di unire una coppia italo-albanese, perchè lo sposo era senza permesso di soggiorno. Una decisione illegittima, costata 8 mila euro ai contribuenti. "Lo rifarei"
stranieriinitalia.it, 25-09-14
Roma - 25 settembre 2014 - "Questo matrimonio non s'ha da fare" sentenziò il leghista Stefano Candiani. Il sindaco di Tradate, provincia di Varese,  non volle celebrare le nozze di due giovani, lei italiana e lui albanese, perchè quest'ultimo era privo di un permesso di soggiorno.
Era  il 2008 e la legge non prevedeva alcun divieto di questo tipo. L'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni avrebbe tentato di introdurlo un anno dopo, per poi vederselo annullare dalla Corte Costituzionale perché il diritto a farsi una famiglia prevale sulla lotta all'immigrazione irregolare.
Candiani però  mandò all'aria la cerimonia per due volte. La prima, semplicemente rinviandola e mandando a casa promessi sposi e invitati, la seconda facendo intervenire la polizia locale. Il giovane albanese fu identificato e accompagnato in Questura, quindi trasferito in un Cie e infine rimpatriato.
La sua amata, però, che tra l'altro era al sesto mese di gravidanza, lo raggiunse in Albania e i due si sposarono lì. Poi la famiglia potè riunirsi in Italia grazie al ricongiungimento e iniziò una battaglia legale perché venisse appurata e risarcita l'ingiustizia che aveva subito.
Qualche mese fa, il tribunale di Varese ha dato ragione ai due sposi. Visto che Candiani, come ufficiale di stato civile, non rappresentava il Comune, ma lo Stato, ha deciso che fosse quest'ultimo a risarcire la coppia, alla quale qualche giorno fa la prefettura di Vaerese ha deciso di staccare un assegno da 8 mila euro.
Soldi, conviene ricordarlo, a carico dei contribuenti e non di Stefano Candiani, a meno che lo tato non decida di rifarsi su di lui. Intanto il leghista ha fatto carriera: dopo essere stato per quache anno segretario del Carroccio in provincia di Varese, odal 2013 è volato a Roma, eletto senatore della Repubblica Italiana.
L'ex primo cittadino di Tradate, non ha rimorsi per quelle nozze negate: "Si è trattato di una decisione che prenderei ancora oggi. Quel giovane non aveva i documenti in regola e il matrimonio non può essere usato come una scorciatoia per aggirare le norme sull’immigrazione".



Cittadinanza. Alfano: "Domande online e nuove norme per tagliare i tempi"
Il ministro dell'Interno alla Camera: "Aumentano gli aspiranti cittadini, ma il Viminale non può rafforzare gli organici. Puntiamo all'informatizzazione e metteremo trenta uomini in più a istruire le pratiche"
stranieriinitalia.it, 25-09-14
Roma – 25 settembre 2014 - Per ora l'informatica e trenta uomini in più. Domani, forse, nuove norme. Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano è questa la risposta dello Stato per tagliare i tempi burocratici della concessione della cittadinanza italiana, che vanno ben oltre 730 giorni previsti dalla legge.
A porre il problema è stata ieri un'interrogazione presentata alla Camera da Per l'Italia. “La definizione dei procedimenti incontra spesso impedimenti che ne ampliano i termini e le pratiche si arenano in attesa di pareri e di integrazioni richieste dagli uffici che portano un'attesa di tre, quattro, cinque e addirittura di sei anni” ha ricordato in Aula il deputato Mario Sberna, chiedendo al titolare del Viminale come pensasse di velocizzare l'iter delle domande.
Secondo Alfano alla base del problema c'è che le domande di naturalizzazione sono “raddoppiate nell'ultimo triennio” e “in costante crescita”, a causa della “più marcata ricerca di stabilità nei Paesi di accoglienza da parte dei cittadini stranieri”. Intanto, però, è difficle “rafforzare gli uffici responsabili della gestione delle pratiche a causa della restrittiva congiuntura della spesa pubblica”.
“Per ovviare a tali problemi – ha però sottolineato il ministro -  sono state adottate alcune misure amministrative dirette a razionalizzare e semplificare le procedure di acquisto e concessione della cittadinanza, grazie alle quali è stato possibile raddoppiare il numero delle istanze definite”.
Alfano ha citato l'attribuzione ai prefetti della competenza sulle domande di cittadinanza per matrimonio e la sperimentazione della acquisizione on line delle domande, “destinata ad essere estesa su tutto il territorio nazionale”. “Anche gli uffici centrali – ha annunciato -  verranno rafforzati con l'assegnazione a partire del prossimo mese di ottobre di 30 unità impegnate proprio nell'istruttoria delle domande”.
Inoltre, ha aggiunto il ministro, “è stato di recente implementato il sistema informatizzato di cittadinanza per l'emanazione dei decreti collettivi a cui segue l'invio dei singoli provvedimenti alle prefetture e la notifica agli interessati”.
“Sebbene permangano criticità – ha concluso Alfano - il percorso di acquisto della cittadinanza è stato reso, in qualche modo, più agevole. Ulteriori disposizioni legislative, contenute nelle varie proposte all'esame del Parlamento, insieme alla costante innovazione anche tecnologica dei processi amministrativi, potranno renderlo ancora più spedito”.

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