Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

30 giugno 2010

La visita del presidente della Camera in Tunisia
il Sole,30-06-2010
«Non credo che la soluzione degli aspetti immigratori tra Italia e Tunisia sia l'apertura delle frontiere: bisogna continuare a rispettare la legge italiana che consente di avere il permesso di soggiorno solo a chi ha un contratto di lavoro». Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini  incontrando la stampa al termine della sua visita ufficiale in Tunisia. «Bisogna andare avanti con la cooperazione tra Italia e Tunisia - ha rilevato - e quando si predisporrà il nuovo decreto flussi si tratterà di dare alla Tunisia un ruolo particolare».



Fini: sbagliato aprire le frontiere

Roma, 30-06-2010
TUNISI. Punto primo: «Non credo che la soluzione degli aspetti immigratori tra Italia e Tunisia sia l'apertura delle frontiere». Punto secondo: «Bisogna continuare a rispettare la legge italiana che consente di avere il permesso di soggiorno solo a chi ha un contratto di lavoro». Gianfranco Fini torna a parlare di immigrazione. Lo fa al termine della sua visita ufficiale in Tunisia, durante la quale incontra a Tunisi il presidente della Repubblica tunisina, Ben Ali. Parlando con la stampa, Fini ribadisce i principi fondanti della legge che porta il nome suo e quello di Umberto Bossi. Il presidente della Camera conferma che non c'è alcuna contraddizione tra la Bossi-Fini e le posizioni assunte da Fini in materia di integrazione. La terza carica dello Stato poi spiega che «bisogna andare avanti con la cooperazione tra Italia e Tunisia e quando si predisporrà il nuovo decreto flussi si tratterà di dare alla Tunisia un ruolo particolare». Nel corso della sua visita a Tunisi Fini ha anche parlato dei temi della crisi economica, dicendosi «fiducioso che la crisi economica possa essere rapidamente superata». Il presidente della Camera ha spiegato che vi è una «grande differenza tra l'Italia e gli altri Paesi come la Grecia e la Spagna» e ha portato l'esempio della «solidità del nostro sistema bancario: non abbiamo dovuto sostenere le banche per evitare che fallissero», ha sottolineato. Parlando della manovra, il presidente della Camera ha sottolineato che «non aumenterà il debito pubblico, aumenterà le entrate e ridurrà le spese». Durante i colloqui con il presidente Ali, Fini ha assicurato che «l'Italia sarà al fianco della Tunisia per sviluppare il partenariato approfonditamente sostenuto da questo Paese con l'Ue». Con il capo dello Stato tunisino, il primo ministro, il ministro degli esteri e il presidente della Camera, Fini ha affrontato il tema delle relazioni tra Ue e Tunisia, congratulandosi per «la presentazione della proposta tunisina di uno "Statuto avanzato" per rinforzare le relazioni strategiche con l'Ue, che nelle prossime settimane sarà oggetto di valutazione da parte degli stati membri».



Immigrazione. Fini: "Tra Italia e Tunisia soluzione non è apertura frontiere"

l'Occidentale, 30-06-2010
"Non credo che la soluzione degli aspetti immigratori tra Italia e Tunisia sia l'apertura delle frontiere: bisogna continuare a rispettare la legge italiana che consente di avere il permesso di soggiorno solo a chi ha un contratto di lavoro". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini incontrando la stampa al termine della sua visita ufficiale in Tunisia.
"Bisogna andare avanti con la cooperazione tra Italia e Tunisia - ha rilevato - e quando si predisporrà il nuovo decreto flussi si tratterà di dare alla Tunisia un ruolo particolare".



FINI: L'ITALIA APPOGGIA IL RAPPORTO TUNISI-UE

Secolo, 30-06-2010
«L'Italia sarà al fianco della Tunisia per sviluppare il partneriato approfonditamente sostenuto da questo paese con l'Ue». Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, incontrando a Tunisi il presidente della Repubblica tunisina, Ben Ali. Durante l'incontro Fini ha affrontato il tema delle relazioni tra Ue e Tunisia, congratulandosi per «la presentazione della proposta tunisina di uno "Statuto avanzato" per rinforzare le relazioni strategiche con l'Ue, che nelle prossime settimane sarà oggetto di valutazione da parte degli stati membri. L'Italia - ha detto - ha sempre sostenuto con il cammino di avvicinamento della Tunisia all'Europa».



Il made in Italy cerca affari in Africa

il Sole, 30-06-2010
MILANO- «Nel continente africano si gioca, ora più che mai, la grande sfida per il futuro perché l'Africa è il più grande giacimento di risorse dell'umanità». Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, ha aperto così la presentazione del Forum «Italia e Africa partner nel business» che comincerà domani a Palazzo Brancaccio a Roma. Vi parteciperanno oltre 500 imprese italiane che incontreranno le delegazioni di 19 paesi africani, dal Congo al Sud Africa.
«Con l'Africa mediterranea, di cui l'Italia è diventato il primo partner commerciale, c'è quella sub-sahariana che, finora, è stata considerata il buco nero della globalizzazione», continua Urso. Con il continente africano il nostro paese ha intenzione «di cambiare la politica dei rapporti, non più solo aiuti ma intese per lo sviluppo. Africa non più solo oggetto ma soggetto dello sviluppo».
A promuovere l'incontro di domani, oltre al ministero dello Sviluppo economico, è la Simest, la società per le imprese all'estero. Le aziende si confronteranno sui temi dell'agroindustria, delle infrastrutture, delle materie prime e degli strumenti finanziari per investire in Africa.
I lavori saranno aperti dal ministro degli Affari Esteri Franco Frattini e dallo stesso vice ministro Urso. Seguirà l'intervento dell'ospite d'onore: Elham Mahmoud  Ahmed  Ibrahim, commissario per le Infrastrutture e l'Energia dell'Unione Africana. E poi quello del presidente della Simest, Giancarlo Lanna, dell'Ice, Umberto Vattani e il vice presidente di Confindustria, Paolo Zegna.
Sempre giovedì ci sarà il primo panel di lavoro dedicato alla infrastrutture dove è previsto l'intervento, tra gli altri, di Luisa Todini, vice presidente della Federazione europea delle costruzioni e dei ministri africani di Congo, Gibuti, Liberia, Nigeria, Camerun e Ghana. Le conclusioni della mattinata saranno affidate al sottosegretario per gli Affari Esteri, Stefania Craxi. Nei quattro tavoli di lavoro a cui parteciperanno le aziende italiane interessate all'ordine del giorno ci saranno infrastrutture, materie prime, strumenti finanziari e agroindustria.
I lavori del Forum proseguiranno il 2 luglio con l'apertura dei lavori affidata al ministro per l'Agricoltura, Giancarlo Galan e a Rhoda Peace Tumusilime, commissario per lo sviluppo rurale e agricoltura dell'Unione Africana. Tra gli altri sono anche gli interventi di Franco Bassanini, presidente Cassa Depositi e Prestiti, Massimo D'Aiuto, amministratore delegato Simest, Massimo Goldoni, presidente Unacoma e del sottosegretario all'Agricoltura, Antonio Buonfiglio. A concludere il forum saranno il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il vice ministro allo Sviluppo, Adolfo Urso.



I LIBRI DEI MIGRANTI

l'Unità, 30-06-2010
Igiaba Scego SCRITTRICE
I 29 mattina la lettura dei giornali mi ha regalato una sorpresa. Sul Messaggero Walter Pedullà ha dedicato un bell'articolo alla letteratura italiana che ha radici altrove. Dovete sapere che la letteratura scritta dai migranti e dai figli di migranti in Italia è stata sempre poco considerata, se non addirittura snobbata proprio da quella accademia che doveva darle manforte. Gli unici ad occuparsene sono stati dipartimenti di confine come la letteratura comparata, la pedagogia interculturale e gli studi di genere con una forte propensione ai post-colonial studies. I dipartimenti di italianistica invece hanno sempre tenuto una certa distanza. I testi dei migranti e dei figli dei migranti venivano considerati fenomeni circensi, un po' come l'elefante che si tiene in equilibrio con una zampa sola. Ho sentito accademici dire "ma questa non è vera letteratura e poi non è italiana". Questo mi ha sempre lasciato perplessa. In che lingua è scritta, di grazia? In ostrogoto? Ormai testi di migranti e di figli di migranti circolano, vengono letti, fanno mercato, fanno tendenza. Siamo passati dal bel Io venditore dì elefanti di Pap Khouma, uscito 20 anni fa, agli exploit di Amara Lakhous, Anilda Brahimi, Randha Ghazi e Nicolai Lilin. Walter Pedullà è in buona compagnia in questa riscoperta, per fortuna. A Palermo Domenica Perrone, Natale Tedesco e l'intera equipe di Specchio di carta, laboratorio del romanzo contemporaneo (http://lospecchiodicarta.unipa.it/) hanno dedicato l'anno al mio romanzo. Era la prima volta di un libro scritto da una figlia di migrante. «Era per dare un segno», ha detto Perrone, «questi testi sono in tutto e per tutto letteratura italiana». Sostenere questo è segno di aver preso coscienza che l'Italia è di fatto plurale. Almeno ora si potrà dire in letteratura che l'Italia non respinge più. Per il resto purtroppo non si può dire altrettanto.



Milano: dopo 15 anni smettono di crescere le imprese con titolare straniero. Presentato il rapporto della Camera di Commercio.

ImmigrazioneOggi, 30-06-2010
Nel 2009 erano 21mila quelle di stranieri di cui 17mila non comunitari: un calo del 4,1% rispetto all’anno precedente. Cresce la presenza di imprenditori cinesi.
Aumentano di 23 mila unità le imprese registrate a Milano (+ 1,7%), ma calano del 4,1% quelle gestite da cittadini extracomunitari. “È la prima volta che accade dopo tanti anni di crescita”, ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio milanese, Carlo Sangalli.
Nel documento relativo allo stato di salute dell’economia milanese, curato dalla Camera di Commercio e presentato ieri a Milano, si registra anche un’impennata della disoccupazione (che arriva al 5,5% rispetto al 3,9% del 2008 e tocca il 13,6% tra i giovani under 30) e del ricorso alla cassa integrazione (oltre 26 milioni di ore nel primo trimestre 2010: + 447,8% rispetto allo stesso periodo del 2009). Aumentano anche le disuguaglianze: mentre il 23% della popolazione ha potuto aumentare le spese, la metà delle famiglie con redditi annui inferiori a 15 mila euro ha dovuto ridurre i consumi.
Per quanto riguarda l’imprenditoria straniera, le imprese gestite da cittadini extracomunitari a Milano sono risultate 17.761 (il 15,5% del totale), con una diminuzione del 4,1% nel 2009 rispetto al 2008. Un dato in controtendenza rispetto alla media lombarda (dove le imprese dirette da cittadini extra-Ue continuano ad aumentare del 1,7%) e ancor di più rispetto alla media italiana (+ 4,2%). Secondo Sangalli “il motivo va cercato nel fatto che le imprese gestite da stranieri sono spesso di dimensioni familiari e quindi hanno risentito maggiormente della crisi economica”.
Per la prima volta negli ultimi 15 anni – si legge nel rapporto – le imprese gestite da cittadini stranieri a Milano registrano una battuta d’arresto.
Secondo i ricercatori, tale dato è solo in parte da ricondurre al numero di cancellazioni d’ufficio effettuate nel 2009, e rinvia a un momento di difficoltà che tale realtà sta attraversando. Complessivamente le ditte individuali con titolare di nazionalità diversa dall’italiana che operano nella provincia continuano a rappresentare con quasi 21 mila ditte invidiali il 38% delle imprese straniere in Lombardia e il 7% in Italia (17mila quelle con titolare non comunitario). Tra le singole nazionalità, continuano a primeggiare gli egiziani (con 4.462 imprese, pari al 21,5% del totale), i cinesi (3.185, 15,4%) e i romeni (1.839, 8,9%).
Nell’ultimo anno la crescita più sensibile si è registrata tra i cittadini dell’ex URSS (+7,8%), tra i cinesi (+7,3%) e tra i rumeni (+2,6%), mentre la diminuzione più forte si è avuta tra gli iraniani (-18,9%), i senegalesi (-16,1%) e i tunisini (-15,9%). A livello settoriale, l’iniziativa economica dei cittadini extracomunitari si concentra soprattutto nel terziario (il 59,4% sul totale, di cui il 29% nel commercio, seguito dai servizi professionali 11% e dalle attività di trasporto 8,5%), nell’edilizia (29%) e nel manifatturiero (10%). Rispetto allo scorso anno, diminuiscono soprattutto le imprese manifatturiere (-6,1%) e i trasporti (-13,5%) mentre cresce il settore della ristorazione (+16%).



Blogosfere con "Rete di Reti" per l'incontro sull'immigrazione a Milano

Blogosfere, 30-06-2010
Eleonora Bianchini
Ieri via abbiamo annunciato, oggi si terrà a Milano il dibattito "Il fenomeno immigrazione, a partire da Milano" che avrà luogo alla Società Umanitaria domani dalle ore 9.30 alle 14.00. Anche noi di Blogosfere ci saremo per seguire l'evento e in qualità di media partner di questa serie di incontri promossa da Rete di Reti di cui scriveremo sul metroblog Milano2.0.
Quali sfide e trasformazioni sociali, culturali e politiche comporta? A queste domande, le istituzioni e la politica in generale forniscono risposte insufficienti o inadeguate. Da tempo, infatti, assistiamo alla mera gestione dei fenomeni migratori - sia a livello cittadino che nazionale- in chiave principalmente repressiva e di ordine pubblico.
L'immigrazione, per noi, è invece un fenomeno strutturale e richiede - con urgenza- risposte politiche, sociali e culturali adeguate e responsabili.
Con questa prospettiva, infatti, la società civile sta già lavorando per affrontare tali cambiamenti e partendo dalla convinzione che diritti e doveri debbano sempre camminare insieme, propone soluzioni e attività quotidiane per realizzare, insieme, la piena integrazione e coesione sociale di nuovi e vecchi cittadini.
Se si richiede il rispetto delle regole e dei doveri agli immigrati, è imprescindibile, allora, introdurre anche nuovi diritti che completino il quadro e pongano basi solide per una cittadinanza responsabile.
Le istituzioni e la politica sono, perciò, chiamate subito ad assumersi - pubblicamente- le proprie responsabilità e a fornire risposte chiare alla cittadinanza su queste proposte:
- attribuzione del diritto di voto amministrativo agli immigrati regolari(secondo il principio: "no taxation without representation");
- diritto di cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia.
Interverranno al dibattito Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia cristiana, Alessandro Rosina, Maurizio Ambrosini, Adel Jabbar, Vittoria Boni, Onorio Rosati, Don Virginio Colmegna e Valerio Onida. Il dibattito sarà moderato da Francesca Terzoni. Seguite l'incontro su Milano2.0.



Zugliano (Udine) - "La salute come bene comune"

Melting Pot, 30-06-2010
Convegno sul tema dell’ accoglienza sanitaria e accesso alle cure mediche degli stranieri immigrati
La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni S.I.M.M.* ed il Gruppo Immigrazione Salute Friuli Venezia Giulia Gr.I.S. FVG organizzano il Convegno
"La salute come bene comune"
Venerdì 9 luglio 2010, ore 9.30
Centro di Accoglienza E.Balducci
Piazza della Chiesa, Zugliano
Il convegno tratta il tema dell’accoglienza sanitaria e dell’accesso alle cure mediche degli stranieri immigrati con particolare riferimento alle attività avviate in Italia per la promozione di una salute senza esclusioni.
Vuole essere un’occasione di condivisione e di promozione di percorsi assistenziali equi, più efficaci e culturalmente sensibili, soprattutto in riferimento alla formazione degli operatori e al contesto delle famiglie straniere.
Verrà presentata un’analisi dell’impatto delle politiche regionali sulla tutela e sulla promozione della salute in un’ottica di sanità pubblica e di solidarietà sociale.
PROGRAMMA DELLA MATTINA
-  Ore 09.30
Registrazione partecipanti
-  Ore 09.45
Saluti e introduzione della giornata
Don Pierluigi Di Piazza
-  Ore 10.00
Salute senza esclusioni
Mario Affronti
-  Ore 10.20
Le politiche delle regioni in tema di Immigrazione e salute
Salvatore Geraci
-  Ore 11.00
Linee e proposte per la formazione degli operatori
Maurizio Marceca
-  Ore 11.30
Le politiche per la salute dei migranti nella Repubblica di Slovenia
Rappresentante della Sanità Pubblica della Slovenia
-  Ore 12.00
Il caso Friuli Venezia Giulia
a cura del Gr.I.S. FVG
-  Ore 12.30
Discussione
Moderatore: Guglielmo Pitzalis
-  13.00 - 14.00
Pausa conviviale con l’Associazione femminile interetnica e interculturale Cinampa
PROGRAMMA DEL POMERIGGIO
-  Ore 14.00
Il punto di vista delle donne migranti sul benessere delle nuove famiglie
Awa Diallo Kane, Presidente Associazione Mediatori di Comunità di Udine
Rappresentanti delle Associazioni Circolo Aperto di Pordenone e Interethnos di Trieste
DISCUSSIONE
-  Ore 15.00
Dai Gr.I.S. del Nordest:
punti di forza e criticità regionali
Elisabetta Cescatti Gr.I.S. Trentino
Maximilian Benedikter Gr.I.S. Sudtirol
Marco Baldini Gr.I.S. Veneto
Claudia Gandolfi Gr.I.S. Friuli Venezia Giulia
Interventi dei rappresentanti dei Gr.I.S. di altre regioni
-  Ore 16.00
I diritti sanitari dei cittadini comunitari
Claudia Pretto
-  Ore 16.30
Dibattito e conclusioni
Moderatrice: Graziella Sacchetti
Il Convegno si chiuderà entro le ore 17.00
Si ringrazia l’A.N.A.A.O. di Gorizia per la preziosa collaborazione
SEDE
Il Centro E. Balducci è situato a Zugliano, pochi km a sud di Udine. Per raggiungere il Centro in macchina, prendere l’uscita Udine sud dell’autostrada A23, procedere sulla tangenziale fino al primo incrocio semaforico e svoltare a destra. Al secondo incrocio semaforico svoltare nuovamente a destra, sulla SS 353, e procedere fino all’abitato di Zugliano. In alternativa, una corriera dall’Autostazione di Udine (di fronte alla Stazione ferroviaria) parte alle 8.30.
[ Scarica le informazioni logistiche ]
ISCRIZIONE
La partecipazione è gratuita. L’iscrizione deve essere effettuata entro il 5 luglio 2010, spedendo i dati richiesti come da scheda allegata all’indirizzo mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. oppure via fax al numero 0432- 904007.
[ Scarica la scheda di iscrizione ]
DESTINATARI
Il corso è aperto a tutti i cittadini ed è rivolto in particolare a: operatori socio-sanitari, amministratori e funzionari delle istituzioni locali, associazioni di volontariato, organizzazioni del terzo settore e degli immigrati, studenti.



Immigrazione: 462.840 stranieri residenti in regione, +9,45%

Rappresentano il 10,53%. Eta' media 31 anni. Calo taliani, -506
ANSA, 29-06-2010
BOLOGNA, Oltre 462.840, +9,45% sul 2009, il 10,53% della popolazione totale. Sono i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna al primo gennaio 2010.
Lo dice il Servizio controllo strategico e statistica della Regione. L'eta' media 31 anni. La crescita e' di 39.945, +10,9% femmine, +8% maschi, in flessione rispetto ai valori degli anni precedenti (+15,2% 2009, 15% 2008). L'aumento complessivo della popolazione (+39.439) e' tutto dovuto alla crescita straniera, che ha piu' che compensato la riduzione, anche se lieve (-506 unita'), dei residenti con cittadinanza italiana.



La "road map" di Ratzinger
La santa alleanza contro l'Islam

Libero, 30-06-2010
Caterina Maniaci

Dietro le aperture agli ortodossi c'è il piano contro la penetrazione musulmana nell'est europeo
Tornare all'unità con i cristiani ortodossi, superare la bar¬riera che li separa da un millennio, per arginare le minacce che arrivano da Nord e Est: la scristianizzazione - legata comunque anche agli scandali e al calo delle vocazioni - e l'avanzata dell'Islam dalle ex repubbliche sovietiche. La futura e ideale road map che il Papa, in prima persona, ha spiegato davanti a sé passa decisamente per Mosca. E proprio "la terza Roma" rappresenta, probabilmente, le meta privilegiata, il viaggio più importante e desiderato, oltre che una delle "eredità spirituali" del suo predecessore, papa Giovanni Paolo II. Che quel viaggio avrebbe tanto voluto farlo, ma sapeva che non gli sarebbe stato concesso.
Molti segni, invece, oggi rendono meno impossibile quel sogno, e più concreto anche un avvicinamento dei cattolici agli ortodossi. Anche in queste ultime ore. Ricevendo in udienza la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, giunta a Roma per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, Benedetto XVI  ha ricordato che il dialogo con il Sinodo del Patriarcato ecumenico è basato sulla «fiducia reciproca, stima e fraternità» e che ciò alimenta la speranza che «il dialogo cattolico-ortodosso continui a segnare progressi significativi». A tale riguardo il Papa ha affermato che «la Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico è ad un punto cruciale, avendo comin -ciato, ad ottobre a Paphos, a discutere del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio». Il primato del Papa, infatti, che la chiesa ortodossa riconosce solo parzialmente, è una delle motivazioni principali della divisione e dello scisma di un millennio fa. Con Benedetto XVI questa questione non è più un tabù ed è divenuto, appunto, oggetto di ecumenici incontri di studio.
Da vari anni la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo è momento alto di dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse d'Oriente, con la presenza alle liturgie officiate dal Papa di delegati del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, se non del patriarca in persona. Durante l'attuale pontificato sono nettamente migliorati anche i rapporti con la parte più cospicua dell'ortodossia, la Chiesa russa. Anche perché il patriarca di Mosca ora è Barili, molto più aperto al dialogo e alla collaborazione, rispetto al predecessore Alessio.
Sia il Papa che il patriarca sono concordi nel voler affrontare assieme quello che ritengono il dovere prioritario dei cristiani nell'Europa di oggi: una nuova evangelizzazione di tutti coloro che sono lontani dalla fede. Quella nuova evangelizzazione alla quale Benedetto XVI ha deciso di dedicare uno specifico ufficio della curia romana. E si guarda con preoccupazione a quel che succede nell'immenso ex impero sovietico, con l'avanzata dell'Islam, sempre più diffuso nei territori del Caucaso, dove si innesta anche su rivendicazioni nazionaliste e secessioniste, nonché fondamentaliste che, come nel caso dei separatisti ceceni, adotta strategie terroristiche. Spesso autorità religiose islamiche sfidano direttamente Mosca. Dove già vivono più di due milioni e mezzo di musulmani.  E tra una decina d'anni gli islamici teoricamente potrebbero essere il 20% della popolazione russa.



KIRGHIZISTAN, LA DEMOCRAZIA ALL'ESAME DELLE ETNIE

La Stampa, 30-06-2010
Boris Biancheri
Stalin, quei confini dei Paesi dell'Asia centrale, li aveva disegnati apposta in modo da non corrispondere a entità nazionali omogenee e unitarie. Aveva fatto la stessa cosa anche in Europa: nulla di meglio che mescolare etnie, lingue e culture in una singola repubblica per evitare che poi quella repubblica rivendichi la sovranità e l'indipendenza sfidando la compattezza e la solidità dell'intera Unione Sovietica. Aveva disegnato un'Ucraina dove nessun cittadino capiva allora (e non capisce ancora adesso) cosa esattamente «ucraino» voglia dire, o una Lettonia dove per confondere le idee ai suoi abitanti aveva forzosamente inserito centinaia di migliaia di russi che del lettone non avrebbero mai imparato neanche una parola. Poi l'Unione Sovietica è crollata e quei confini sono diventati confini di Stati veri e propri. E con la scomparsa di un regime totalitario centrale e la creazione di Stati indipendenti dove si affastellano culture diverse si affievolisce anche la capacità di mantenere l'ordine interno. Le repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale sono così in condizioni di irrequietudine semi-permanente.
L'ultimo esempio ci viene dai tragici avvenimenti del Kirghizistan, dove tra i cittadini di etnia uzbeka vi sono stati circa duecento morti mentre decine di migliaia di altri sono fuggiti nel vicino Uzbekistan per sottrarsi alle violenze inflitte loro dalla maggioranza kirghisa, al punto che lo stesso Uzbekistan ha deciso di chiudere le sue frontiere perché non è in grado di dare accoglienza a nuovi afflussi di rifugiati.
I russi, che un tempo erano i padroni, si sono guardati bene dall'intervenire per aiutare a sedare i disordini, ben sapendo che chi interviene una volta sarà costretto a intervenire di nuovo in futuro. Ed è sufficiente prendere in mano un atlante geopolitico per rendersi conto di quale mescolanza di etnie vi sia in quelle cinque Repubbliche, tra uzbeki, tagiki, turkmeni, kazaki e kirghisi, tra maggioranze di lingue altaiche e minoranze di lingue iraniche, tra popolazioni stanziali e popolazioni di tradizioni nomadi e quindi inclini alla mobilità. Ancor minore desiderio dei russi di mettere mano in quell'intrico inquieto hanno avuto gli occidentali, già sufficientemente impelagati in Afghanistan per cercare altri problemi da quelle parti.
Le violenze nel Kighizistan, a quanto sembra, si sono arrestate solo perché buona parte delle potenziali vittime è fuggita via e si accalca in baraccopoli provvisorie destinate a diventare definitive.
Sul piano politico, il Kirghizistan non ha alle spalle degli anni tranquilli, come d'altronde non ne hanno avuti i suoi vicini. Due uomini imperiosi e autocratici si sono succeduti al comando nella capitale Bishkek: il primo, Askor Akayev, era un erede diretto della burocrazia sovietica e venne rovesciato nel 2005 da Bakiyev, che si rivelò tuttavia non meno nepotista e autoritario di lui. La costituzione dello Stato è stata modificata cinque volte in un ventennio e nell'aprile scorso, inopinatamente, in quel Paese di uomini forti una donna ha preso il potere. Roza Otum-bayeva, già ministro degli Esteri nel governo del suo predecessore, è temporaneamente a capo di un governo di transizione che è al lavoro per modificare una volta di più la costituzione del Kirghizistan e di avvicinare il Paese ai modelli di una vera democrazia. Un passo storico è stato il referendum con cui il Kirghizistan ha approvato a schiacciante maggioranza (90,6% dei voti) la nuova costituzione che introduce il principio di democrazia parlamentare. C'erano dubbi sull'opportunità di tenere una consultazione popolare a breve distanza da disordini sanguinosi e in una situazione incerta di ordine pubblico, si temeva un boicottaggio delle urne e l'esito non era scontato invece è stato un successo personale per la Otumbayeva.
L'idea di introdurre in Asia Centrale una democrazia parlamentare si può solo condividere augurando buona fortuna. Purtroppo la storia recente ci dimostra che, mentre i principi della democrazia parlamentare possono regolare gli squilibri politici e assicurare l'alternanza tra le opinioni e le ideologie che coesistono in una comunità, non possono da soli comporre le rivalità e gli odi che dividono una etnia dall'altra o una fede religiosa dall'altra. Perché le idee politiche sono mutevoli e chi è in minoranza può domani diventare maggioranza. Ma le etnie e le fedi non lo sono e un kirghizo non diventa usbeko e uno sciita non diventa sunnita. Non bastano democratiche elezioni per assicurare tra etnie diverse l'equilibrio e la pacifica convivenza. Tra Uzbekistan e Kirghizistan vi sono state in venti anni tre modifiche di frontiera: evidentemente non sono bastate e non è detto che non ve ne saranno altre in futuro.



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