Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 ottobre 2014

Triton, ovvero come badare più alle frontiere che alle vite umane
Il ministro Alfano, dal Consiglio di Giustizia e Affari interni a Lussemburgo, dichiara: "Mare Nostrum ha salvato 1.400 persone. Ma dal I° novembre l'operazione Triton sostituirà Mare Nostrum". Ma il sistema appare insufficiente a controllare il fenomeno migratorio senza l'appoggio dell'Italia. Amnesty International lancia un appello
la Repubblica.it, 14-10-14
MARTA RIZZO
ROMA - Triton è un'operazione inadeguata per la tutela di centinaia di persone che, soprattutto da Siria ed Eritrea, fuggono verso un futuro che spesso non vedono, come testimoniano i morti troppo frequenti. Ma in questi giorni, il ministro Alfano da Lussemburgo dichiara che Mare Nostrum verrà sostituito da Triton, operazione cui l'Ue ha destinato pochi fondi, che da sola non potrà controllare l'intero meccanismo che sta dietro alle migrazioni e che non tutela le intere coste del Mediterraneo. Amnesty International lancia l'appello "Le persone prima delle frontiere" e denuncia cifre paurose: 2500 persone sono annegate o disperse da inizio 2014, di cui oltre 2200 dal solo mese di giugno; 1 persona su 53 muore scappando dalla morte della propria terra: dal 1988 hanno perso la vita  21.344 persone in fuga.
Il percorso dell'agenzia Frontex e Triton. Frontex, l'agenzia europea per la gestione della cooperazione sulle frontiere esterne marittime e terrestri, a fine agosto aveva promesso di sostenere l'operazione italiana Mare Nostrum per il salvataggio dei migranti del Mediterraneo con l'operazione Frontex Plus, che avrebbe anche garantito la lotta alle mafie sulle coste africane e agli scafisti. Mare Nostrum e Frontex Plus, hanno poi dato vita a Triton, cui aderiscono, al momento, Francia, Germania e Spagna.  Ma, per la verità, Mare Nostrum non esisterà più.
Triton ingloberà le iniziative per i migranti. L'organizzazione Mare Nostrum ha salvato 140.000 persone, ora basta. Ci saranno altre migliaia di vittime da salvare, sì ma ora basta. Peccato, perché era un'operazione ben articolata: disponeva di 920 militari con navi, elicotteri e radar della Marina Militare, ma soprattutto era organizzata in un lavoro collettivo di tutela dei migranti e di lotta al traffico illegale di esseri umani in mare: Marina Militare, Aeronautica, Carabinieri, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Croce Rossa Italiana, Ministero dell'Interno. Ecco perché sono state salvate tante vite. E Mare Nostrum non era la sola iniziativa internazionale: c'era Hermes, facente capo a Frontex e il cui scopo era di contrastare l'immigrazione irregolare da Tunisia, Libia e Algeria verso le coste italiane; e c'era, sempre in ambito Frontex, Aeneas nel mar Jonio, per vigilare sulle coste pugliesi e calabresi. Verranno tutte soppresse e il loro posto sarà preso da Triton, inefficace, da sola, a tutelare vite, mari, frontiere, criminalità, tutto e contemporaneamente.
Due terzi di fondi in meno rispetto a Mare Nostrum. L'iniziativa riceverà dall'Ue 2,9 milioni di euro al mese per tutto il 2014 (2|3 in meno di quanti erano destinati a Mare Nostrum), denaro che forse aumenterà nel 2015, ma non è certo, dal momento che le autorità di bilancio dell'Ue, Parlamento Europeo e Consiglio, dovranno dare prima il loro consenso. In maniera per ora piuttosto generica, Triton si occuperà di pattugliare le frontiere europee sul Mediterraneo, fornendo anche assistenza alle imbarcazioni in difficoltà. Ma, solo per fare un esempio,  nell'ottobre dell'anno scorso, 500 persone sono morte al largo di Lampedusa  L'Italia, con Mare Nostrum e con operazioni che potevano usufruire di 9 milioni di euro al mese - come denuncia Amnesty International - ha soccorso 140.000 persone in un anno. Contemporaneamente, quasi 3.000 esseri umani, dall'inizio del 2014, sono morti o dispersi durante i viaggi e certo, con una nuovo e limitato controllo delle acque internazionali, soprattutto sull'Egeo e sull'intero Mediterraneo, le cose non possono migliorare.
Il problema del controllo del Mediterraneo. Triton assicura la tutela delle coste europee, ma non s'impegna sulle coste da cui i migranti partono, trattati come bestie da scafisti corrotti e mafiosi. Triton, cioè, prevede il controllo delle acque internazionali solamente fino a 30 miglia  dalle coste italiane ed è evidente che, senza partire dalla fonte del problema e soffermandosi sul solo punto d'arrivo, la situazione può solo peggiorare: 165.000 persone circa, solo quest'anno, sono scappate dall'Africa, soprattutto da Eritrea e Siria, come denuncia Amnesty: "Mentre l'Europa rafforza le sue frontiere terrestri - dichiara  Nicolas J. Beger, direttore dell'ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee - le persone vengono spinte verso percorsi sempre più pericolosi attraverso il Mediterraneo centrale. Ora più che mai l'Ue deve garantire meccanismi collettivi e globali di ricerca e soccorso lungo la rotta marina più pericolosa del mondo."
L'Italia non può permettersi di rimuovere il problema. Lasciano oggettivamente perplessi le dichiarazioni di Alfano, come: "Purtroppo decine e decine di persone sono morte ma, oltre a salvare centinaia di migliaia di vite, Mare Nostrum ci ha anche permesso di arrestare oltre cinquecento scafisti che sono ora nelle prigioni italiane. Però Mare Nostrum era nata dopo la tragedia di Lampedusa e oggi esprimiamo la nostra soddisfazione perché le richieste che abbiamo fatto hanno finalmente trovato accoglienza". Ma i flussi migratori non si attenuano e il punto d'accesso all'Europa per centinaia di migliaia di persone sarà sempre il nostro paese, che Angelino Alfano faccia o non faccia il Ministro degli Interni. Basteranno 2 settimane a contrastare le irregolarità dei flussi migratori?  Le polizie europee, dal 13 al 26 ottobre e su coordinamento italiano, si preparano all'operazione Mos maiorum: due settimane di controlli mirati sui punti di passaggio più critici delle frontiere esterne e lungo le rotte interne del Mediterraneo. In attesa che Triton inizi, il I novembre, ci si chiede se questa operazione lampo potrà tenere a bada l'intero fenomeno.
"Le persone prima delle frontiere"  Per un'azione concreta da parte di tutti verso la  costante emergenza, Amnesty lancia un appello che chiede all'Ue di gestire meglio le operazioni di ricerca sul Mediterraneo e sull'Egeo; di favorire la creazione di percorsi più sicuri e legali di quelli attuali; di garantire la protezione internazionale a  tutti i migranti; di rafforzare la lotta ai paesi che vìolano i diritti umani durante i flussi migratori.



La salvezza dei rifugiati viene da Facebook
Corriere.it, 13-10-14
Shady Hamadi
“Rifugiato, dalla morte alla morte” è il nome di una pagina Facebook che conta ormai 63 mila contatti e si occupa di rifugiati. La pagina è completamente in arabo ed i “fan” si scambiano notizie e esperienze, anche curiose. Per esempio, S., un contatto della pagina, scrive:
   “Arrivati in Germania io e la mia famiglia ci siamo consegnati alle autorità. Ci hanno portato in un campo dove c’era gente delle più disparate nazionalità. Dopo averci fatto le foto di riconoscimento, siamo stati trasferiti in un campo dove siamo rimasti per quindici giorni. Grazie a Dio, dopo ci hanno trasferiti in una casa in un posto di nome Bielefelde, ora stiamo bene. Non potrò mai scordarmi di nessuno né potrò mai ringraziare abbastanza”.
Sulla Pagina, ogni giorno vengono postate le notizie delle barche che partono e quelle che affondano.
Qualche giorno fa, un amico della pagina, ha inviato delle foto scattate sulla spiaggia di Zuara, in Libia, dove si vedono i corpi di persone morte annegate che erano partite su un barcone poi affondato.
Le immagini possono rappresentare un monito, uno strumento di prevenzione per distogliere questa gente dal tentare il “viaggio”. Così, accade che vengono continuamente postate dagli utenti foto di loro cari dispersi, come Ousama al Mosri, siriano di Homs, scomparso nel mare della Libia, il 20 settembre, mentre era in viaggio su un barcone che è affondato. Abu Hamad al Sharif chiede:
   «Gente, sapete cosa è successo a quelli che sono partiti il 2 agosto?». Abdel Basset Al Sharif (un parente di Abu Hamad): «Dove sei???». E posta sotto il commento la foto di Abdel Basset, sorridente, seduto davanti a un computer.
Quasi ogni giorno, alla partenza di un nuovo barcone, vengono diffusi dalla pagina i recapiti telefonici della capitaneria di porto, scrivendo anche la nazionalità delle sul barcone.
   Ad esempio, in data 8 ottobre erano famiglie palestinesi e siriane.
Sulla pagina, nonostante i continui annunci di dispersi, di notizie utili e esperienze, c’è spazio anche per la poesia. Accade che Nizar Qabbani, poeta siriano, venga citato costantemente insieme a Mahmud Darwish, poeta palestinese, quasi che i versi di questi due possano allietare il la traversata. Succede poi, che Hamad, ragazzo siriano, forse in procinto di partire e quindi nostalgico, scriva malinconico: «Dov’è la mia Patria?», non ottenendo risposta.



Genova contro la polemica razzista: "Molti immigrati fra gli angeli del fango"
Ha fatto discutere un'immagine diffusa sui social network in cui si vedeva un cittadino di Genova spalare il fango in mezzo alla strada, mentre un uomo di colore lo osservava
TGcom 24, 14-10-14
12:14 - Dopo la polemica esplosa sui social network per un'immagine in cui si vedeva un cittadino di Genova spalare il fango in mezzo alla strada, mentre un uomo di colore lo osservava, risponde una 26enne del capoluogo ligure. "E' una polemica razzista - scrive a Tgcom24 -. Eravamo tutti uniti, sono stati molti gli immigrati che ci hanno aiutato".
Buongiorno,
mi chiamo Valentina,ho 26 anni e scrivo da Genova! Nel 2011 ero con "Angeli del Fango" a spalare e ripulire questa meravigliosa città, ma oggi purtroppo non posso muovermi di casa a causa della mia gravidanza.
Vorrei scrivervi in merito a due cose, la prima un immagine trasmessa dal vostro Tg5 dove un immigrato se ne sta appoggiato al muro mentre un cittadino spala il fango, e la seconda le polemiche nate in seguito alla trasmissione di quell'immagine.
Amo Genova e non mi va che si trasmetta un'idea sbagliata o che si faccia di tutta un'erba un fascio e onestamente alcune polemiche erano anche a sfondo razzista verso persone che in effetti non sono tutte uguali, io vorrei dire e urlare con quanta voce mi rimane che non si risponde al razzismo!
Perche chi nel 2014 è razzista , chi crede di poter giudicare un altro individuo diverso, nonostante la scienza dimostri che ha in comune con lui il 99,99% di patrimonio genetico, chi è talmente coglione da basare un giudizio su un inezia quale un gene che regola la distribuzione di melanina sul primo strato di epidermide , NON MERITA RISPOSTA!
Poi ci sono anche gli ignoranti che fanno di tutta un'erba un fascio,e io dico impariamo a distingue e scandire bene le parole perché queste persone si sono fatti il mazzo per aiutare, e non come invece è stato detto da molti purtroppo, che se ne stavano a guardare,solo perché uno e stato fotografato mentre lo faceva, perché non sarebbe affatto giusto.
E stato detto che i ragazzi giovani non hanno spirito d'iniziativa, che sono svogliati, menefreghisti, che non gli importa che del telefonino o delle scarpe nuove, ma bisogna ammettere che anche voi avete inquadrato più ragazzi dai 15/20 anni a spalare sin dalle 7 del mattino fino anche alle 9 di sera GRATIS che forze dell'ordine PAGATE! E bisogna anche ammettere che alcune persone appartenenti alla categoria delle forze dell'ordine che hanno spalato il fango l'hanno fatto dopo il turno lavorativo magari anche di 12 ore, o prima ancora di cominciarlo, e questo lo dico perché conosco molte persone che l'hanno fatto, chi c'è andato c'è andato perché ha avuto un'iniziativa personale, l'esercito è arrivato dopo che questi angeli hanno cominciato il loro operato, in più nessuno ha portato neanche una bottiglietta d'acqua ai volontari,o qualcosa anche un panino, da mangiare, l'unico posto aperto tale ristorante "il kilt" in viale brigate partigiane per 80 panini vuoti senza nulla dentro ha fatto pagare 100 euro ed erano per i volontari, i supermercati invece si sono mobilitati insieme alle pizzerie ancora agibili per fornire sempre da bere e da mangiare perché l'acqua promessa dal comune ancora deve arrivare.
Vi chiedo secondo voi è giusto fare polemica quando siamo tutti fratelli che stanno lottando per la stessa causa? Chi ama Genova lo sta facendo, chi è solo di passaggio invece sta con le mani in mano!
Grazie per l'attenzione, spero che abbiate il cuore di trasmettere queste immagini per far passare un messaggio importante, che non esiste colore della pelle, davanti a questa tragedia siamo davvero tutti fratelli!
in fede
Martis Valentina



Il Servizio Civile apre ai giovani stranieri, arrivano i nuovi bandi
La svolta dopo un parere del Consiglio di Stato: "La norma sulla cittadinanza italiana va disappplicata". Bobba: "Iil Parlamento ne tenga conto nella riforma"
stranieriinitalia.it, 14-10-14
Roma- 14 ottobre 2014 -  Anche i giovani "stranieri", il più delle volte ragazzi cresciuti in Italia, figli di immigrati potranno partecipare ai nuovi bandi del Servizio Civile Nazionale. Dopo le tante sentenze, dopo la recente ordinanza della Cassazione e mentre la riforma deve iniziare il suo cammino in Parlamento, un parere del Consiglio di Stato sembra porre fine una querelle che dura da troppi anni.
Sono in arrivo dei bandi straordinari del servizio civile nazionale, che recluteranno volontari da impiegare accanto a grandi invalidi e ciechi o in progetti promossi dalle Regioni. L'ufficio legislativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, su sollecitazione del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, ha chiesto quindi al Consiglio di Stato se fosse possibile disapplicare l'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n.77, che limita l'accesso al servizio civile ai cittadini italiani, per il contrasto con la normativa comunitaria.
La risposta è che la norma col requisito della cittadinanza italiana va "disapplicata in quanto incompatibile con il divieto, sancito dalla normativa europea, per gli Stati membri di prevedere per i cittadini stranieri (siano essi comunitari, extracomunitari lungo soggiornanti o beneficiari di protezione internazionale), anche in ordine alla formazione professionale, un trattamento diverso rispetto a quello stabilito per i cittadini nazionali".
Anche il governo, varando la riforma del Tezo Settore, si è del resto posto il problema che il requisito dell'italianità nel Servizio Civile possa essere in contrasto con la normativa europea. Ha però deciso di passare la palla ai parlamentari.
Soddisfatto il sottosegretario al Lavoro On. Luigi Bobba. "Il Dipartimento è già pronto ad emanare i prossimi bandi straordinari, prevedendo la possibilità che anche i cittadini stranieri vi partecipino. Questi ultimi saranno, così, chiamati alla costruzione di una democrazia più partecipata e a vivere in modo più consapevole l'appartenenza alla nostra comunità".
"Dopo questo pronunciamento, che arriva a distanza di qualche giorno dall'ordinanza della Cassazione che ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale - conclude il Sottosegretario - auspico che anche il Parlamento, nell'esame della revisione della disciplina del servizio civile universale, valuti attentamente questo importante pronunciamento di due diversi Organi giurisdizionali".



Iscrizione negata agli alunni stranieri: "Rimbalzati da una scuola all’altra"
La denuncia dell'Osservatorio respingimenti scolastici di Bologna: "C’è un sommerso di bambini nemmeno registrati, rimbalzati dalle segreterie da una scuola all'altra. Una pratica illegale". Entro dicembre 77 minori in età d’obbligo scolastico arriveranno per ricongiungimenti
Redattore sociale, 14-10-14
BOLOGNA - A Bologna l’anno scolastico è cominciato con 33 ragazzi stranieri che, nonostante l’iscrizione, sono rimasti fuori dalle classi. A oggi, dopo un mese, sono ancora 7 quelli senza un’aula. I dati sono dell’Osservatorio sui respingimenti scolastici, un organismo informale costituito da varie realtà cittadine. Secondo i numeri della Prefettura, poi, entro dicembre arriveranno tramite i ricongiungimenti familiari altri 77 minori in età d’obbligo scolastico. Pochi giorni fa, l’annuncio: buona parte di questi 77 saranno accolti da 3 istituti secondari (le scuole Jacopo della Quercia dell’Ic7; le Guinizzelli dell’Ic8 e le Zappa dell’Ic15). Nelle intenzioni del comune e dell’Ufficio Scolastico, non saranno inseriti in classi-ponte (come quella che l’anno scorso fece molto discutere), ma in classi aperte: i bambini saranno distribuiti sulle diverse classi e gli insegnanti faranno anche corsi di alfabetizzazione e laboratori, per facilitare l’inserimento.
"Bene, se le cose stanno davvero così siamo felici - commenta Andrea Grassia dell’Osservatorio, membro anche di Sim, la scuola di italiano con migranti di Bologna -Peraltro quest’anno, per la prima volta, la Prefettura si è premurata di fare avere il numero dei bimbi che sarebbero arrivati in Italia con un po’ di anticipo, come l’anno scorso abbiamo chiesto più e più volte. Però c’è tutto un sommerso con cui nessuno fa i conti: un sacco di bambini – e ovviamente non esistono dati ufficiali – vengono rimbalzati da una scuola all’altra. Faccio presente che questa procedura è illegale. Primo, non sono le famiglie che devono trovare una scuola per i figli, ma sono le scuole a doversi fare avanti. Secondo, c’è un rischio altissimo anche per i genitori. Se i servizi sociali scoprissero uno minore in età di obbligo scolastico non iscritto, dovrebbero intervenire e portarlo via alla famiglia. È normale?”.
La denuncia di Grassia è chiara: capita - spesso - che le scuole vengano meno al loro dovere di prendersi carico dell’iscrizione perché “Siamo pieni”, contravvenendo a un obbligo previsto dalla legge: “Rimandare a casa senza iscrizione tutti questi ragazzi finisce per renderli veri e propri fantasmi del sistema scolastico italiano e in alcuni casi è negato loro il diritto all’istruzione anche per più anni di seguito. Tra l’altro a volte le famiglie non conoscono bene i loro diritti, e le scuole se ne approfittano”. Sono molti, insomma, i casi simili a quello del bambino bengalese escluso dalla scuola l’anno scorso per 8 mesi. Secondo l’Osservatorio, i problemi non finiscono qui: troppi minori sarebbero costretti a frequentare scuole anche molto distanti da casa e, guardando oltre l’età dell’obbligo, “alle superiori, per i ragazzi stranieri è diventato praticamente impossibile scegliere un percorso di studi in maniera autonoma e adeguato alle proprie inclinazioni: sempre più sono costretti a iscriversi in quegli istituti che hanno posti disponibili e che, guarda caso, sono solo scuole di avviamento al lavoro e professionali”. Contro i respingimenti scolastici, l’Osservatorio ha indetto per martedì 14 ottobre alle 10 un presidio davanti all’Ufficio scolastico in via de’ Castagnoli 1. (ambra notari)



Flussi. Via libera all'ingresso di 1200 atleti extracomunitari
Fissato il tetto massimo per la stagione 2014/2015. Le società sportive potranno presentare le domande
stranieriinitalia.it, 14-10-14
Roma – 14 ottobre 2014 – "Per la stagione agonistica 2014/2015, il numero massimo d'ingresso degli sportivi stranieri provenienti da Paesi non appartenenti lla Comunità Europea, che volgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita, da ripartire tra le federazioni sportive nazionali, è determinato complessivamente in 1190 unità".
Un decreto firmato la scorsa settimana dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio fissa il tetto agli ingressi di atleti extracomunitari in Italia. Un passaggio fondamentale per le società sportive che cercano all'estero campioni o giovani promesse.
É una sorta di decreto flussi, con  una procedura che per molti versi ricalca quella con la quale si fanno arrivare in Italia colf, badanti e operati stranieri.
La programmazione viene fatta dal Coni, ma il via libera ufficiale arriva con un decreto del governo. Poi tocca di nuovo al Coni, che in base alle richieste presentate dalle società distribuisce gli ingressi. Una volta qui, come tutti gli altri lavoratori stranieri, gli atleti firmeranno il contratto di soggiorno e postranno chiedere un permesso per lavoro subordinato.

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